• Non ci sono risultati.

Status quaestionis: dibattiti e nuove acquisizioni su un concetto

Nel documento Tucidide e la tragedia (pagine 128-131)

CAPITOLO IV. ∆Elpiv~ in Tucidide e in Sofocle: la "peste", il dramma e la

IV.1. Status quaestionis: dibattiti e nuove acquisizioni su un concetto

Il concetto di ejlpiv~ in Tucidide è oggetto di indagine già nei primi anni del secolo scorso da parte di Cornford, il quale si sofferma su ∆Elpiv~ come esempio di "tragic passion"347. Schrijen è dell'avviso che l'ejlpiv~ sia per i Greci un moto che nasce "ex affectu, non ex sapientia"348 e dalle conseguenze spesso nefaste, una concezione prevalentemente negativa che Schrijen riscontra in Sofocle, al quale dedica solo poche note349, come in Eschilo ed Euripide; questa generalizzazione non risparmia nemmeno Tucidide350, nella cui opera la "hoop" sarebbe ancora da 346 TOPITSCH 1943-1947, passim. 347 CORNFORD 1907, pp. 167 s. e pp. 221-243. 348 SCHRIJEN 1965, p. 171. 349 Ibi, pp. 68-95. 350 Ibi, pp. 99-119.

considerarsi generalmente una "irrationele kracht"351. Questo termine con Platone mostrerebbe, però, "indicia commutationis cuiusdam"352 per influsso dei misteri, non esclusivamente eleusini. Ancora Mittelstadt inserisce il termine nell'ambito di quel "vocabulary of ambition-words" che individua nell'opera tucididea accanto al "vocabulary of effect", come comune denominatore della pestilenza e della vicenda ateniese353. Della connotazione intellettuale che ejlpiv~ può assumere nello storiografo già Huart sembra, in qualche modo, consapevole quando inserisce

ejlpiv~ ed ejlpivzw fra quei termini per i quali non è semplice tracciare un confine netto fra il campo affettivo e quello intellettuale in Tucidide, pur considerando prevalente l'aspetto irrazionale354, tanto da affidarne la trattazione al capitolo sulle emozioni e le reazioni emotive: si tratterebbe in genere di un'attesa o di una speranza poco fondata, spesso sconsiderata355. Ma quando si parla di letteratura ogni percentuale è molto relativa e quel che diventa essenziale è considerare il motivo di una scelta in relazione al contesto e alle intenzioni dello scrittore in quella determinata circostanza.

In effetti, l'ejlpiv~ potrebbe prestarsi, in alcuni frangenti della narrazione, ad essere interpretata come illusione e passione accecante; questa definizione, d'altra parte, non sembra coincidere con la concezione che trasuda da altri passi della

Guerra del Peloponneso. Lachnit ha ovviato a questa evidenza ed alla conseguente contraddizione inserendo Tucidide in una panoramica diacronica finalizzata a rintracciare un'evoluzione nell'impiego del concetto, pur mancando, come lo stesso Lachnit specifica nell'introduzione356, attenzione particolare per ciascun autore e nonostante la tesi conduca in alcuni casi a forzare l'interpretazione di taluni passi, ora nel senso della "soggettiva verosimiglianza" ora in direzione di quello che lo

351 Ibi, p. 118. Anche Stahl, a proposito di 6.53-61, definisce "Hoffnung" come "ein schlechter Planfaktor" agli occhi di Tucidide (STAHL 1966, p. 5).

352 Ibi, p. 171 e pp. 145-170, per quanto concerne Platone. 353 MITTELSTADT 1968, p. 153.

354 HUART 1968, p. 55, p. 141, p. 163 e pp. 334 s.

355 Ibi, pp. 141-151. Anche secondo Nestle Tucidide avrebbe una concezione negativa dell'ejlpiv~: la fede nella mantica espressa dai Melii sarebbe ricondotta da Tucidide alla illusoria ejlpiv~ (ma avremo modo di riconsiderare questa interpretazione), la cui percezione come "etwas Schlimmes" sarebbe confrontabile, oltre che con quella esiodea, anche con la contemporanea rappresentazione, quale emerge dai frammenti di Antifonte e dalle tragedie di Euripide (NESTLE

1968a, p. 338).

studioso definisce "interesse soggettivo"; è quest'ultima la funzione che Lachnit individua come novità, accanto all'abituale contenuto semantico, a partire dal V secolo, in particolare da Sofocle, ma soprattutto in Tucidide ed Euripide357. Come già, in qualche modo, fa Lachnit, anche Van Menxel e Visonà delineano un'evoluzione del termine da una connotazione razionale ad una emozionale, da valutazione a speranza, e promotori di quest'evoluzione sarebbero stati proprio Sofocle, ma soprattutto Tucidide ed Euripide358.

La centralità del concetto in Tucidide non sfugge nemmeno a Corcella359, il quale precisa il carattere dell'evoluzione semantica subita da ejlpiv~ ed ejlpivzw che finirebbero con l'indicare "la sola aspettativa nel campo futuro", qualificandola "come passione, spinta emotiva": nella "dialettica che può portare dall'aspettativa razionale a quella puramente emotiva" Tucidide vede, secondo Corcella, "un movente fondamentale del processo storico"360.

Gervasi, infine, sembra esprimere un'idea simile quando afferma che Tucidide "seems to have regarded the idea of hope much as we do today--as a sometimes unreliable but generally indispensable motivational force"361, una forza "dinamica" che emerge in particolari punti-chiave dell'opera, contribuendo a fornire alla narrazione un senso di unità e "dramatic momentum"362. Questa interpretazione, non priva di interessanti spunti, ha un punto debole, quello di considerare prevalente l'aspetto retorico tanto nell'opera quanto nella funzione svolta dal termine in questione. L'elemento retorico è molto forte nell'opera, come abbiamo visto nei precedenti capitoli, ma esso non ne rappresenta la ragion d'essere né il carattere preponderante.

357 Ibi, pp. 84-119.

358 Van Menxel individua anche in Eschilo alcuni passi che, a suo parere, preannunciano quello che egli definisce l' "enrichissement du sens" del sostantivo in direzione dell' "espoir" (VAN

MENXEL 1983, p. 67), che diventerà evidente con Sofocle (ibi, pp. 71-78) e specialmente in Tucidide (pp. 89-93; con "speranza" Van Menxel traduce ejlpiv~ nel discorso di Pericle in Thuc. 2.62.5 come in 3.57.4) ed Euripide, come chiarisce nelle conclusioni sull'impiego del termine nel V secolo (ibi, p. 94).Cfr. ancheVISONÀ 1993, pp. 23 s.

359 CORCELLA 1985, pp. 78-100. 360 Ibi, p. 50 (ma cfr. anche pp. 78-100). 361 GERVASI 1981, p. 2.

362 Ibi, p. 29 e passim. Interessante il confronto che Gervasi instaura nell'appendice tra il concetto di ejlpiv~ che emerge dalla Guerra del Peloponneso e quello che trapela dall'Orestea di Eschilo (ibi, pp. 135-147), reimpostando le basi del confronto stabilito da Cornford (CORNFORD

Il presente capitolo mira, da una parte, a distinguere nell'opera tucididea gli ambiti in cui prevale l'aspetto razionale da quelli in cui prevale l'elemento emotivo, allo scopo di afferrare l'interpretazione tucididea del ruolo assunto dalle diverse personalità negli eventi e la funzione che Tucidide affida alla sua opera nella formazione dell'uomo politico; dall'altra, mira a cogliere, nella tragedia sofoclea, che gli studi precedenti hanno trattato a mio parere troppo sommariamente363, l'eco dei dibattiti dell'epoca; in entrambi i testi, infine, questo capitolo rivelerà una nuova propensione all'introspezione psicologica.

Nel documento Tucidide e la tragedia (pagine 128-131)