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Lo Stift tra “vecchio” e “nuovo”

1.2. Gli anni di Tubinga

1.2.1 Lo Stift tra “vecchio” e “nuovo”

Harris è colui il quale riesce a scattare la foto più suggestiva dell’atmosfera che si respirava nello Stift al tempo di Hegel:

Sotto gli occhi dei loro Ripetitori, i borsisti indossavano le loro tonache monacali, studiavano i loro libri prestabiliti, completavano gli esercizi o i saggi richiesti e recitavano i loro sermoni statutari, fornendo gli argomenti previsti in supporto delle dottrine ufficiali e generalmente manifestando i sentimenti appropriati. Nel frattempo in privato studiavano Voltaire e Rousseau, leggevano riviste e quotidiani francesi e recitavano il canto della Libertà, Uguaglianza e Fraternità l’uno all’altro in discorsi e gesti di ogni tipo.113

Ossequio forzato per i vecchi metodi educativi e passione produttiva per il nuovo mondo che da Parigi si udiva nascere, progredire, urlare alle porte del Württemberg e della Germania intera. Era questa l’atmosfera che si respirava nello Stift, era questo contrasto che avrebbe caratterizzato la vita e forgiato il carattere di Hegel e dei suoi compagni. E la coesistenza di vecchio e nuovo si rifletteva anche nei vari tentativi di riforma che venivano progressivamente messi in atto in quegli anni: si cercava di dare la parvenza di essere al passo dei tempi “illuminati”, ma contemporaneamente si stava bene attenti a tenere sotto il più rigido controllo ogni tentativo di effettivo cambiamento.

Lo Stift114, nato come monastero agostiniano nel Medioevo e situato tra il castello ducale e la valle del Neckar, dopo la Riforma, nel 1536, fu trasformato dal duca Ulrich in un seminario per preparare pastori protestanti per il Württemberg. È questa

113 H.S.Harris, Hegel’s Development.Toward the sunlight 1770-1801, cit., pp. 62-63, ( traduzione mia). 114 Per un’analisi dettagliata della storia dello Stift di Tubinga si v. M. Leube, Das Tübinger Stift 1770-

1950, Stuttgart, J. F. Steinkopf Verlag, 1954; per la storia dell’università di Tubinga si v. K. Klüpfel, Universität Tübingen in ihrer Vergangenheit und Gegenwart, Leipzig, Fues’s Verlag (R. Reisland), 1877; H. Decker-Hauff, G. Fichtner, K. Schreiner, Beiträge zur Geschichte der Universität Tübingen 1477-1977, Tübingen, ATTEMPTO Verlag GmbH, 1977; Walter- Inge Jens, Eine Deutsche Universität. 500 Jahre Tübinger Gelehrtenrepublik, Hamburg, Rowohlt Taschenbuch Verlag, 2004.

72 la funzione che conserva fino all’arrivo di Hegel, il quale vi entra come borsista, classificandosi primo fra gli allievi provenienti da Stoccarda. Il legame tra religione e politica è molto forte nel Württemberg, infatti tutti coloro che studiavano allo Stift erano poi avviati, oltre che all’attività scientifica, alle carriere ecclesiastiche o amministrative. Proprio per questo motivo la scuola era sottoposta al rigido controllo del Concistoro di Stoccarda e il capo della fondazione che prendeva il nome di eforo, rispondeva direttamente al duca. Hegel vive, anche qui, anni di transizione: la riforma degli statuti avviene solo nel 1793, quando il Nostro ha già terminato il corso dei studi, quindi durante il suo soggiorno egli si trova a rivivere la stessa situazione del Gymnasium illustre di Stoccarda: l’eforo e i sovrintendenti (all’epoca Schnurrer, Uhland e Storr) svolgevano la loro attività basandosi su un regolamento che risultava antiquato. Nella pratica tuttavia si facevano strada quelle riforme che poi sarebbero state effettivamente varate nel 1793. Medium tra i capi della scuola e gli Stiftler, nome degli allievi della fondazione, erano i sei ripetitori che venivano scelti per meriti dottrinali e disciplinari. Essi svolgevano corsi di ripetizione sulle materie di studio e una volta la settimana esaminavano in un colloquio i corsisti su una sezione della dogmatica.

Nella seconda metà del XVIII secolo lo Stift aveva bisogno di essere restaurato e furono gli stessi ex studenti a richiedere che venisse salvato come istituto, visto che da parte di alcuni critici era comune l'idea che dovesse chiudere i battenti limitandosi a elargire borse di studio e preservando la sola direzione degli studi. La lettera di un ex studente, H.C.G. Paulus, è una delle più forti testimonianze a favore della salvaguardia dell’istituto. Paulus considera fondamentale per lo Stato del Württemberg coltivare la vita in comune di un gruppo di giovani, al fine di creare una comunità scientifica coesa.

'Mi ricordo ora e con adesione piena, come l'onorabile vegliardo, all'epoca il cancelliere Sartorius, fin dall'inizio mi avesse fatto presente l'enorme vantaggio appena su menzionato della vita in comune in questo istituto, con una visione corretta e incoraggiandomi a sfruttarla fin da subito. È anche l'unico motivo che mi ha spinto a oppormi al piano redatto e lasciato in eredità da Gg. Bernh. Bilfinger , che a causa di alcuni innegabili disagi prevede di abolire quella vita in comune e trasformare la fondazione in una sovvenzione finanziaria. Che questa

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vita in comune, che fra l'altro per l'intero corpo clericale dello Stato del Württemberg prepara il terreno a una ben precisa unitarietà, venga conservata anche nei nuovi piani di miglioramento, […]su questo non posso esimermi dall'augurare fortuna al paese e dichiarare ad alta voce all'istituto: “Sacra haec cum patria stet caleatque domus!” Questa casa è sacra e si riscaldi sempre accanto alla patria.115

Sporcizia, disordine e ostacoli affrontati dai ragazzi erano i problemi cui si trovava di fronte la direzione. Se le risorse economiche della chiesa non fossero state perennemente sfruttate dal duca, un miglioramento della fondazione si sarebbe realizzato già da molto tempo. Inoltre, da più parti si faceva riferimento ai legami tra i fondatori della fondazione, che avevano interesse politico ed economico a far rimanere la realtà immutata. Tra gli attacchi non mancano tuttavia voci concilianti che tentano di salvare l’immagine e l’opera dell’istituto facendo leva sulla sua importanza per il paese. Tra questi possiamo annoverare Balthasar Haug:

La fondazione teologica, uno dei seminari tra i più importanti della Germania, viene appena preso in considerazione, è tuttavia in stretto contatto con l'università e ha il più grande influsso sul benessere dello Stato del Württemberg […] Si pensi però che è stato il primo istituto formativo della Germania riformata, che la Riforma stessa procedeva lentamente, che non ci si poteva aspettare da parte dei riformatori il modo di pensare illuminato del XVIII secolo, che tutte le fondazioni sono al loro inizio grossolane e imperfette116

Haug prosegue poi indicando la struttura interna dello Stift, sottolineando la cooperazione tra la vecchia disciplina e i nuovi principi aderenti all’illuminismo. Haug dice che legiferatore dell'istituto è il duca regnante e il suo concistoro. Un apposito consiglio ispeziona regolarmente l'istituto, indicando sempre i miglioramenti da apportare. A dirigere l'istituto è invece preposto un ispettorato (Inspektorat) che, avendo ampia libertà di manovra, potrebbe essere all'origine della pedagogia antiquata dell'insegnamento, lamentata da più parti. Le autorità che lo gestiscono, a parte l’Ispettorato, si sforzano di migliorare il servizio e la qualità del seminario che,

115 M. Leube, Das Tübinger Stift 1770-1950, cit., p. 41, (traduzione mia); la chiosa della testimonianza “Sacra haec cum patria stet caleatque domus!” è una variazione tratta dalla scritta di Matth. Hafenreffer che fino al 1793 si trovava sopra al portone d'ingresso della fondazione: “Claustrum hoc cum patria statque caditque sua!” (Questo monastero sta con la patria e cade con i suoi).

74 in tema di Illuminismo, è perfettamente allineato ai suoi pari di tutta la Germania. Tuttavia, sottolineava Haug, bisognava ammettere che lo stampo iniziale dato dai monaci è ancora presente, come anche l'antica e anacronistica disciplina del convento che all'epoca vi si respirava ancora.

Altre voci non sembrano essere così concilianti e lamentano i limiti della Fondazione. Leube cita diversi libri critici in merito, come, per esempio, quello pubblicato anonimo nel 1773 Sophron oder die Bestimmung des Juglings, che poi, come si saprà, appartiene a Gottlob David Hartmann, un tipico rappresentante del movimento Sturm und Drang. Un decennio più tardi è la volta di Wilhelm Ludwig Mechterlin, con il suo Grauem Ungeheuer del 1784. Ancora più forte la critica anonima contenuta in

Einige Berichte und Zusätze, den Aufsatz im Grauen Umgeheuer Nummer 9, über das theologische Stift in Tübingen betreffend, o quella fatta dal del magister appena licenziato Karl Friedrich Reinhardt.

Siamo del resto negli anni in cui in tutta l'Europa viene richiesto di cambiare le linee pedagogiche e i dibattiti intorno al seminario non possono non essere giunti anche a Carlo Eugenio. Come riporta Leube, alcune richieste provengono ad esempio dal professor Hegelmaier che richiedeva il miglioramento del vitto attraverso la figura di un cuoco (Speisemeister), l’eliminazione della divisa nera a favore di un'altra da concordare, la votazione più severa per i dottorati (Magisterpromotion), l’allontanamento degli svogliati, gli esami pubblici semestrali, la premiazione e le ricompense per i più diligenti, più libertà di viaggiare durante le vacanze e una migliore proposta di attività ricreative, una maggiore possibilità di contatto degli stipendiati con i loro sovrintendenti. Inoltre egli richiedeva meno vacanze per i Magister, di modo che ne sia sempre a disposizione dei ripetitori un certo numero. Queste richieste avrebbero provocato delle proteste nello Stift, in quanto gli studenti si sentivano in tal modo costretti a tagliare i ponti con il mondo esterno al seminario. Tutte le proteste facevano capo, prevalentemente al cosiddetto gruppo dei poeti (Dichterpartei), ma di fatto raccoglievano anche i malumori di buona parte di quegli studenti che utilizzava le visite in città per tenersi aggiornati circa le vicende giacobine di Parigi. In questo clima di disaccordo tra la direzione e i borsisti, risultava

75 anche difficile organizzare una organica e coerente richiesta di riforme. Si tentò di raccogliere le proteste e le proposte di riforma in un unico scritto dal titolo Plan zu

einer allgemeinen Verbesserung der Schulen, redatto nel 1775 (del quale non si conosce bene l’autore), nel quale si presentavano anche delle proposte per migliorare modernizzare il sistema scolastico in generale, ma il Concistoro, che rispose solo nel 1780, negò la possibilità di essere realizzate (in parte anche per mancanza di fondi). La posizione del duca in merito era ambivalente. Da un lato, egli si mostrava favorevole alle riforme, dando ragione e voce a tutti coloro che le richiedevano, ma dall’altro, si mostrava a favore degli ecclesiastici che gestivano l’Istituto. Il duca quindi decide di non intervenire direttamente nella questione e di lasciare il tutto in mano agli istituti preposti alla preparazione dei giovani, di fatto ecclesiastici; il duca riteneva che solo essi fossero a conoscenza di ciò che veramente fosse utile e vantaggioso in materia di educazione dei giovani e quindi in funzione del benessere del paese. In tal modo egli tentava, in realtà, di far gravare il peso economico delle riforme sugli organi ecclesiastici.

Se si considera il peso economico che la cosa avrebbe significato per la chiesa, già depredata dei suoi beni dal duca si comprende come essa non abbia voluto appoggiare un piano che prospettava il miscuglio tra priorità economiche ecclesiastiche ed esigenze della scuola. La moderna preparazione degli insegnanti, ad esempio, era una mansione del tutto nuova e dispendiosa e la Chiesa non era felicemente propensa a sobbarcarsi di questa evenienza, né gli insegnanti dal canto loro avrebbero potuto accettare di buon grado di avviare una nuova preparazione a proprie spese.

Questa situazione andò avanti per parecchio tempo. I nuovi statuti furono approvati ed entrarono in vigore solo nel 1793, anche se bisogna rilevare che la fase di preparazione si protrasse per qualche anno a partire dall’anno accademico 1787/88. Gli anni in cui Hegel frequentò lo Stift, quindi, dal 1788 al 1793, furono quelli agitati e confusi della formulazione di queste riforme, del tentativo del duca e degli ecclesiastici di contenere i fermenti rivoluzionari che da Parigi si diffondevano nel Württemberg, concedendo delle riforme che, pur dando la parvenza di stare al passo coi tempi, di fatto tentavano di mantenere il controllo della situazione, lasciando

76 pressoché immutati nella sostanza gli ordinamenti didattico-pedagogici; furono gli anni del malcontento soprattutto da parte degli studenti che di fatto comprendevano la vacuità e l’insufficienza delle riforme che non andavano a modificare la sostanza delle cose.

Nel novembre 1789 e nel gennaio 1790 il duca visita per due volte l’istituto e discute con gli ecclesiastici le cose ancora da chiarire. Fanno seguito altri due incontri nel 1790. Nell'estate del 1791 vengono consultati internamente i vari dipartimenti (cancelliere, sovrintendenti, ripetitori e procuratore) e vengono ascoltati concistoro e i membri del collegio. Il duca risponde il 12 dicembre 1791. Nel marzo del 1792 il concistoro e il consiglio ecclesiastico si incontrano di nuovo e in aprile consegnano la bozza dei nuovi statuti. A settembre viene ripresentato lo statuto migliorato, che il 21 dicembre viene riconsegnato dal duca. In febbraio gli statuti vengono stampati. La proclamazione degli stessi davanti al duca avviene l'11 maggio. In settembre muore Carlo Eugenio.

Sarebbe interessante sapere quali fossero le perizie presentate al duca durante la fase iniziale della ristrutturazione, nel 1791. Purtroppo non è possibile, dal momento che gli atti sono andati perduti nel corso del tempo. Il Leube ci riporta nella sua opera sullo Stift, il titolo di un’opera che ci permette in qualche modo di ricostruirli. Si tratta di un libro di J. Klaiber, Tabellarischer Auszug aus dem untertänigsten

Gutachten der herzogl. Geheime Ratskollegii und herzogl. Konsistorii, den Votis einzelner Glieder herzogl. Konsistorii und den gutächtlichen Äußerungen des Kanzlers, der Superattendenten und des Ephorii die bessere Einrichtung des theolog. fondaziones betreffend (1788), così come un capitolo del libro dedicato alla risoluzione del duca in merito Resolutio Serenissimi, uno scritto per la verità vago nel quale il duca ribadisce semplicemente l'esigenza di attualizzare in senso illuministico l'istituzione adattandola ai tempi che mutano117. Analizzando insieme questi due testi si può dare una visione perlomeno generale di ciò che veniva discusso in sede di riforme nel 1791 e dei principali problemi che venivano posti in essere. Di fatto

117 L’indicazioni die testi ci è data da Leube in Id, M. Leube, Das Tübinger Stift 1770-1950, cit., pp.52- 53. Pare che il testo sia andato perduto.

77 successivamente alla risposta del duca del Dicembre del 1791 che accolse solo una piccola parte delle richieste, durante tutto l’anno 1792 l’Istituto e gli organi a ciò preposti si occuparono semplicemente di mettere per iscritto quanto già era stato deciso dal duca nella sua risposta, senza apportare sostanziali modifiche.

Se osserviamo più da vicino la situazione del 1791 e il dibattito intorno alle riforme, nonché le decisioni prese dal duca e dal Concistoro118, si nota come le prime lamentele sono quelle di quei borsisti che rifiutavano la religione, in contrasto con i loro genitori che invece chiedevano espressamente che essa rimanesse. Secondo il duca bisognava evitare che tali studenti entrassero nel seminario. Chiaramente il rifiuto della religione oltre che snaturare completamente il senso dell’istituto teologico avrebbe favorito, cosa ancora più grave, il diffondersi di idee anarchiche e rivoluzionarie, pericolo maggiore di quegli anni.

Altre questioni riguardavano l’organizzazione burocratica e didattico-amministrativa. Il sovraccarico lavorativo dell'eforo doveva essere alleggerito. La costituzione dell'istituto era difettosa e non completa, il concistoro doveva considerarlo come lavoro prioritario rispetto al resto. Al fine di raggiungere un costume etico migliore e l'ubbidienza il numero dei ripetitori doveva essere portato a 9. L'assenza ripetuta degli studenti (per convalescenza) doveva essere evitata altrimenti il gruppo correva il pericolo di diventare disomogeneo e disunito. Altre questioni riguardavano l’organizzazione degli studi e la vita interna dell’istituto. Per lo studio scientifico e filologico della Bibbia, seguendo lo spirito dei nuovi tempi, si dovevano coltivare anche la lingua ebraica e le lingue orientali. Dall’altro lato per non discostarsi troppo dal vecchio sistema e riuscire a tenere maggiormente il controllo si dovevano rendere gli esami più difficili e assicurarsi che i ragazzi si attenessero alle regole, il che prevedeva, ad esempio, la chiusura dei portoni esterni, il divieto di fumare e l’obbligo della presenza durante le prove scritte. La richiesta di maggiore libertà venne rifiutata, dal momento che tenere a bada circa 200 ragazzi era assai difficile.

Gli addetti al rispetto dell’ordine dovevano essere i ripetitori, che oltre a esaminare i ragazzi settimanalmente su sezioni della dogmatica, dovevano anche occuparsi

78 dell'ordine, aiutando in questo modo l'ispettorato. Essi potevano aiutare i borsisti in camera, ma lasciando rigorosamente la porta aperta. I ripetitori da quel momento in poi avrebbero fatto parte del Senato, avrebbero redatto in seduta comune ogni quattro settimane un verbale sulla condotta dei borsisti, senza però mai citarne il nome; il verbale doveva essere immediatamente consegnato all'ispettorato. Ogni sei mesi questi verbali venivano mandati al Concistoro. La stessa cosa avveniva con le pagelle dei borsisti redatte dai professori di filosofia e teologia. Le riforme in atto, quindi, con la scusa di soddisfare la richiesta di una maggiore comunicazione tra le istituzioni e gli studenti, di fatto non facevano altro che aumentare il controllo sugli studenti. Bisogna tuttavia fare un appunto proprio sui Ripetenten (Ripetitori) che si presentavano anch’essi come delle figure ambivalenti. La loro posizione risulta molto interessante in quanto essi condensano in se stessi e nel loro insegnamento, la combinazione di “vecchio” e “nuovo” presente nella fondazione. Le ripetizioni che essi svolgevano settimanalmente si riferivano a luoghi della scrittura di chiaro interesse dogmatico e per adempiere a questo compito essi si servivano del manuale di Sartorius, il testo più tradizionale al riguardo; tuttavia, anche in queste letture e ripetizioni non mancavano gli spunti critici derivanti dagli stessi interessi culturali e dalle simpatie politiche all'avanguardia dei ripetitori. Conz, ad esempio, mostrava interesse per il mondo dei greci e per la rivoluzione francese, Mauchart per la psicologia e l'antropologia in chiave illuministica, Gaab era un kantiano, Diez era un kantiano in chiave antiteologica (quindi in netto contrasto con il soprannaturalismo dei teologi dello Stift) e simpatizzava per il giacobinismo radicale119. Di fatto quindi i ripetitori, che dovevano simboleggiare il rispetto per la tradizione dello Stift e adempiere alla forte esigenza di controllo degli Stiftler da parte dell’istituto, adempivano formalmente al loro dovere, ma di fatto, essi stessi consapevoli della necessità di modernizzazione dei metodi di studio ed aventi essi la stessa l’esigenza di coltivare altri interessi, probabilmente facevano passare sotto banco le inadempienze degli studenti riguardo soprattutto alle materie di studio. Probabilmente poteva

119

A proposito delle figure dei ripetitori e dei meccanismi didattici dello Stift si v. M. Brecht e J. Sanberger, Hegels Begegnung mit der Theologie im Tübinger Stift, in «Hegel-Studien», Bd 5, 1969, pp. 47-82.

79 capitare che durante gli incontri settimanali in cui si doveva discutere di dogmatica, i testi presi in questione sottobanco erano la Critica della ragion Pura di Kant o le opere di Rousseau e di Voltaire. I testi di dogmatica rimanevano comunque sul tavolo dal momento che le porte delle stanze dovevano rimanere aperte e da un momento all’altro poteva passare un sovrintendente pronto a controllare se l’attività di studio si stesse svolgendo secondo quanto prestabilito.

In questi anni, a prescindere dalla effettiva adempienza ai loro doveri, i Ripetenten vedono accrescere il loro potere. Per aumentare il prestigio e il potere dei Ripetitori si stabilì, ad esempio, che in assenza dell'eforo (ma solo in quel caso) valeva quanto stabilito dal ripetitore in tema di libertà e permessi. L'ispettorato, inoltre, non aveva il permesso di punire compromettendo quanto deciso dai ripetitori. I ripetitori potevano inoltre usufruire, così come l’ispettorato, della carcerazione in instanti, ma solo in casi estremi e ai fini di ristabilire l'ordine e la sicurezza pubblici. In questi anni inoltre vengono eliminati i sai ai ripetitori, i quali devono ugualmente vestirsi di nero. Vengono tuttavia imposti loro anche dei limiti: sempre per motivi di ordine sarebbe bene che i ripetitori entrassero per primi nel refettorio e lo lasciassero per ultimi, così come sarebbe bene che essi per ultimi andassero in vacanza e al rientro tornassero subito nella fondazione.

Le riforme tuttavia non riguardano solo i ripetitori, ma anche le materie e i metodi di studio. Il concistoro propose la nomina di un ulteriore professore di filosofia per definire più precisamente orari e collegi, così come l'ammissione dei ripetitori alla lettura accademica. Vennero eliminate le disputazioni filosofiche per i testi, al contrario, rimasero le disputazioni filosofiche sulle singole materie e sui testi scritti di