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Una volta individuati la tipologia testuale, le specificità linguistiche e la dominante del prototesto, oltre al lettore di prototesto e metatesto, si conclude la fase più marcatamente analitica del processo traduttivo. A questo punto, sulla base delle conclusioni a cui siamo giunti, è necessario elaborare una strategia generale da utilizzare come linea guida durante la traduzione vera e propria.

Bisogna considerare, tuttavia, che si tratta di un testo letterario, e quindi un testo “aperto”, che si presta a diverse letture e interpretazioni, e che “Per quanto il traduttore cerchi di farsi tramite trasparente tra l’opera e il lettore – e vedremo quanto questa trasparenza possa essere deleteria – la sua opera di mediazione storica, geografica, ideologica, culturale e psichica lascia inevitabilmente un’impronta […].”101 Nessun approccio quindi è quello perfetto, nessuna strategia produce la

migliore traduzione, e inoltre, nella traduzione di qualsiasi testo letterario, vista la complessità e diversità delle problematiche che presenta, non è possibile individuare un’unica strategia risolutiva applicabile sistematicamente.

Sulla base di queste premesse, nei paragrafi seguenti si descriveranno gli approcci che maggiormente hanno influenzato e caratterizzato la traduzione del testo in oggetto, da un punto di vista sia culturale che linguistico.

4.1 Macrostrategia “straniante”

La traduzione di un testo, che sia letterario o meno, non consiste mai solamente nel passaggio da un sistema linguistico a un altro, ma piuttosto deve essere il passaggio da una lingua-cultura all’altra: ogni testo, ogni espressione individuale, anche se non di carattere creativo, esprime in parte l’individualità di chi l’ha scritta, e tale individualità è espressione della cultura in cui si è formata.

Il rapporto con la specificità culturale di un testo durante la sua traduzione è piuttosto complesso: nel campo dei translation studies si sono affermate due tendenze principali, che rappresentano due modalità opposte di considerare e gestire tale specificità. Una di esse si concentra sul punto di vista dell’autore e vorrebbe mantenere il più possibile le peculiarità del testo, magari anche a scapito della comprensione del lettore e della resa estetica della traduzione. L’altra, invece, considera maggiormente il punto di vista del pubblico ed è disposta a sacrificare alcuni aspetti del testo originale, magari proprio alcuni elementi specifici della cultura di partenza ma non familiari in quella d’arrivo, per assicurare la comprensione del testo e l’impressione di “originalità” della traduzione. Sono stati elaborati diversi sistemi per descrivere e denominare queste due tendenze generali, in questa sede si è scelto di utilizzare quelle proposte da Lawrence Venuti, che parla di traduzione “straniante”, la prima, e “addomesticante”, la seconda.102

Nel tradurre il testo preso in esame, considerata anche l’identificazione del lettore modello come dotato di una conoscenza specialistica adeguata, si è scelto di adottare come strategia generale quella di una traduzione straniante, che mostrasse la maggiore aderenza possibile al testo di partenza, alle sue intenzioni e al suo stile. Bisogna evidenziare, infatti, che il prototesto è un testo teatrale appartenente alla corrente del teatro d’avanguardia, il quale basa la sua tecnica espressiva proprio sul tentativo di suscitare nel pubblico un senso di straniamento e de-familiarizzazione. A questo punto una traduzione che non si discostasse dalle specificità linguistiche e culturali del prototesto è stata preferita per rispettarne non solo l’identità culturale, ma anche le caratteristiche stilistiche e la vicinanza ideologica a un determinato movimento letterario.

Non in tutti i casi è stato possibile mantenersi fedeli a questa linea d’azione: per ragioni di correttezza grammaticale e sintattica, o per obbedire a convenzioni estetiche, in alcune limitate occasioni è stato necessario allontanarsi dal prototesto, “addomesticandolo” in parte. Tuttavia nella maggior parte dei casi gli elementi originali sono stati mantenuti, come ad esempio nel caso dell’atto XI: in questa scena diversi attori si aggirano sul palcoscenico recitando alcune date abbinate ad eventi storici svoltisi in quell’anno. Si tratta di un’azione completamente staccata dalle scene che la precedono e succedono, slegata dalle vicende della trama e che potenzialmente potrebbe confondere il pubblico. Si è considerato brevemente di tagliare questa scena, ma infine si è stabilito di riportarla integralmente, senza alcuna aggiunta esplicativa, proprio per rispettare le caratteristiche del testo.

4.2 Approccio semantico

Nel definire la strategia traduttiva adottata proponiamo anche un altro criterio di valutazione dell’aderenza al prototesto e distinguiamo tra traduzione “comunicativa” e traduzione “semantica”. Tale distinzione è stata proposta da Peter Newmark che spiega così le differenze tra le due tipologie:

In general, semantic translation is written at the author’s linguistic level and the communicative at the readership’s. Semantic translation is used for “expressive” texts, communicative for “informative” and “vocative” texts. […] Semantic translation is personal and individual, follows the thought process of the author, tends to over-translate, pursues nuances of meaning, yet aims at concision in order to reproduce pragmatic impact. Communicative translation is social, concentrates on the message and the main force of the text, tends to under-translate, to be simple, clear and brief, and is always written in a natural and resourceful style.103

Considerando la natura letteraria del testo in oggetto, e in accordo con la scelta di una strategia di tipo straniante, riteniamo che l’approccio più adatto alla traduzione in questo caso sia quello semantico: adottando un approccio comunicativo sarebbe forse stato possibile rendere la natura teatrale del testo secondo i canoni estetici e le convenzioni della cultura letteraria ricevente, ma abbiamo stabilito che si tratta di un testo destinato alla pubblicazione, e di cui si intende mantenere il più possibile le caratteristiche stilistiche, che correrebbero il rischio di essere stravolte da una traduzione comunicativa.

Si ritiene importante inoltre specificare che una traduzione semantica, per quanto incentrata sulla “fedeltà” al testo originale, non è una traduzione “alla lettera”. Lo stesso Newmark lo specifica nel suo testo:

Semantic translation differs from “faithful” only as far as it must take more account of the aesthetic value […]. The distinction between faithful and semantic translation is that the first is uncompromising and dogmatic, while the second is more flexible, admits the creative exception to 100% fidelity and allows for the translator’s intuitive empathy with the original.104

Questo significa che la traduzione semantica, pur aderendo al testo, non insegue l’ideale utopistico della letterarietà, ma lascia spazio anche alla creatività del traduttore e al suo giudizio individuale nella risoluzione dei problemi a livello testuale.

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