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Strumenti e concetti del web 2.0 applicati alla biblioteca

CAPITOLO 6. RAPPORTO CON SOCIAL NETWORK E ALTRI STRUMENTI 2.0

6.4 Strumenti e concetti del web 2.0 applicati alla biblioteca

Il concetto di long tail, ben conosciuto dalle biblioteche, in quanto «le biblioteche hanno sempre avuto come parte fondamentale della loro missione quella di conservare e rendere disponibile, nel loro complesso, una coda davvero lunghissima di prodotti, corrispondenti né più né meno che a tutte le pubblicazioni mai prodotte dall’umanità» (RIDI [2007 p. 260]), può offrire alla biblioteca una importante occasione per ampliare la rosa dei servizi offerti. Per allargare la domanda da parte degli utenti è necessario quindi trasformare la «lunga coda di documenti» in una «lunga coda di servizi», che prevede da un lato il potenziamento delle forme di cooperazione e delle attività di digitalizzazione di collezioni e servizi, anche attraverso la collaborazione con partner commerciali (ad esempio Google scholar44 e Google Books45), dall’altro l’utilizzo di strumenti messi a disposizione dalle nuove tecnologie (2.0), inquadrabili all’interno delle linee di sviluppo dei vari settori e servizi bibliotecari. RIDI [2007]

6.4.1 OPAC

Nella sua versione attuale, l’OPAC,46 che rappresenta il fulcro attorno al quale ruotano le attività della biblioteca e dei suoi servizi, non rappresenta più un’entità separata e unidirezionale con cui

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Cfr. il sito ufficiale <http://scholar.google.it/>. Google scholar Google Scholar è un motore di ricerca che permette di individuare testi della cosiddetta letteratura accademica, quali tesi di laurea e dottorato, libri, preprint, sommari, recensioni e rapporti tecnici di tutti i settori della ricerca scientifica; consente inoltre di reperire articoli redatti da associazioni scientifiche e professionali, nonchè da case editrici che si rivolgono al mondo dello studio e della ricerca, depositi di preprint e università, oltre che articoli scientifici e culturali distribuiti sul Web.

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Cfr. il sito ufficiale di Google Books di <http://books.google.com/> (in precedenza conosciuto come Google Books Search e prima come Google Print), è lo strumento sviluppato da Google per permettere la ricerca nel testo di libri antichi digitalizzati oppure in commercio.

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È possibile distinguere 4 fasi di evoluzione dell’OPAC. Nel primo modello di OPAC, l’OPAC tradizionale, oggi forse ancora il più diffuso in Italia, il catalogo rappresenta un’entità separata, con la quale l’utente non può in alcun modo dialogare: è solo in grado di interrogarla, ottenendo in cambio una scheda bibliografica, che si presenta chiara nelle sue informazioni, ma non particolarmente amichevole come presentazione del dato. Il secondo modello, l’OPAC arricchito, presenta nuove risorse: alla scheda catalografica si affiancano link a indici, abstract o immagini digitalizzate, e ad altri strumenti informativi. Si aggiungono informazioni, però le funzionalità di ricerca rimangono le stesse e le interfacce si presentano poco usabili. L’informazione, dunque, aumenta, ma tende a rimanere statica: mancano dinamicità e possibilità di creare reti informative più fluide rispetto alla rigida struttura sintetica già esistente nel catalogo tradizionale. Nel terzo modello, l’OPAC avanzato, vengono applicati alcuni strumenti tipici del web 2.0, che consentono di creare quella rete sociale finora del tutto assente. In questa terza fase cominciano a crearsi rapporti più dinamici tra il catalogo e gli utenti: l’utente può generalmente lasciare commenti, recensire i libri catalogati, inserire

non si può interagire in maniera partecipativa: questo modello di OPAC, ancora poco diffuso, presenta rapporti più dinamici con gli utenti, i quali, attraverso i loro commenti, arricchiscono questo strumento con informazioni non strutturate, ma potenzialmente condivisibili da un’utenza più ampia. MARCHITELLI – PIAZZINI [2008]

Ai fini di implementare maggiormente quelle attività partecipative finalizzate a produrre e a scambiare conoscenza sulle risorse informative risultano di particolare interesse: la segnalazione e l’aggiunta di informazioni, la classificazione collaborativa, l’aggiunta di commenti e recensioni sulle risorse, suggerimenti di lettura e percorsi di ricerca e tutto ciò che potrebbe affiancare il tradizionale lavoro di catalogazione e di classificazione, migliorandone l’efficacia. METITIERI [2009b]

6.4.1.1 Segnalare e aggiungere informazioni

Una prima forma per rendere il catalogo più collaborativo consiste nel segnalare o aggiungere l’informazione cercata e non rintracciata all’interno dello stesso: l’utente che non trova l’informazione potrebbe segnalare una richiesta nel catalogo in modo tale che altri utenti che incontrano quella stessa richiesta possano inserire la risposta sotto forma di testo o di rinvio ad altre informazioni presenti nel catalogo, con opzione di notifica.47

Nella gestione di tale attività è opportuno da un lato preservare l’autorevolezza delle informazioni catalografiche tenendo distinti in visualizzazione i record della biblioteca dai dati inseriti dagli utenti stessi, e sugli inserimenti degli utenti stessi applicare dei filtri, valutando di volta in volta cosa possa essere visualizzato pubblicamente e cosa no.48 FREDA [2010]

6.4.1.2 Folksonomie

La classificazione collaborativa può essere utilizzata non per sostituire forme tradizionali di soggettazione controllata, ma per fornire un punto di accesso alternativo ai propri archivi: possono dunque convivere un metodo tradizionale di soggettazione controllata secondo una codificazione delegata a specialisti, che offre ampie garanzie di affidabilità, e un sistema di classificazione dal basso, gestito dagli utenti, con termini provenienti non da un tesauro, ma dal linguaggio comune, che riflette le loro inclinazioni, la mentalità corrente e i loro interessi conoscitivi. FREDA [2010] Non vanno comunque ignorati i rischi e i limiti del social tagging, ovvero scarsa qualità, attribuibile spesso all’ignoranza sull’argomento; rischio etico di un conflitto di interessi legato alla possibile

tag, votare le risorse e, soprattutto, trovarsi a far parte di un network che gli permette di incontrare altri utenti con un profilo simile, dalle cui letture potrà trarre ulteriore ispirazione. Il quarto ed ultimo modello, intorno al quale non esiste un termine consolidato, né a livello di letteratura né a livello pratico professionale (anche se il termine che sta raccogliendo maggiore consenso per definire il nuovo OPAC è quello di «portale bibliotecario» RIDI [2007]), aggrega risorse provenienti da più fonti informative per consentire agli utenti di effettuare ricerche in un dominio più ampio e complesso, e presenta inoltre particolari strumenti di socializzazione e di condivisione di contenuti creati dagli utenti. MARCHITELLI – PIAZZINI [2008]

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Attivando l’opzione di notifica, il sistema segnala in tempo reale la presenza di una o più risposte all’utente che ha avviato il processo: l’utente quindi sarà aggiornato in tempo reale sull’esito della sua ricerca (FREDA [2010]).

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Come afferma Lankes «è un errore comune, pensare che la partecipazione significhi che tutti i partecipanti sono uguali, per cui se si aprisse il catalogo agli inserimenti dei non bibliotecari la sua qualità si abbasserebbe rapidamente verso un minimo comune denominatore. Esistono delle contromisure da adottare per evitare che ciò si verifichi, secondo le regole della comunità. Se si tratta di una biblioteca per medici, questi potrebbero volere che solo i medici possano contribuire al sistema; nel caso di una scuola, gli insegnanti potrebbero voler convalidare tutti i nuovi inserimenti. Il punto è sempre che i sistemi devono corrispondere alle esigenze della comunità e il problema è che i bibliotecari, in realtà, non si informano in merito» (METITIERI [2007 p. 17]).

coincidenza del catalogatore con l’autore stesso; scarsa copertura di determinati ambiti documentari; scarsa astrazione, necessaria in ogni operazione di indicizzazione, legata alla sovrapposizione fra il piano della realtà e la sua concettualizzazione. RIDI [2007]

Ciò non toglie che le folksonomie, se vengono utilizzate con la consapevolezza della loro natura e dei loro limiti, possono offrire significativi vantaggi.

In primo luogo consentono agli utenti di «scoprire e seguire i percorsi di ricerca, le categorizzazioni concettuali o anche solo i gusti di lettura di altri utenti, offrendo varie forme di socializzazione, serendipità49 e didattica» (RIDI [2007 p. 264]). In secondo luogo «permettono agli indicizzatori professionali di conoscere il linguaggio e gli interessi della propria comunità di riferimento, ricavandone utili indicazioni per il loro lavoro e per quello dei colleghi» (RIDI [2007 p. 264]). 6.4.1.3 Commenti e recensioni

Un’ulteriore forma di partecipazione è rappresentata dalla possibilità di inserire commenti e recensioni: dare un giudizio alle proprie letture e tenerne traccia, ma anche leggere, votare e commentare quelle altrui rappresenta una efficace funzionalità per stimolare la collaborazione tra gli utenti, prestando particolare attenzione al rischio di possibili raggiri e falsificazioni, dal momento che non è possibile controllare le identità degli autori e i loro contenuti.50

Tale funzionalità assume una rilevanza particolare in contesti bibliotecari più specializzati, come i sistemi bibliografici delle istituzioni di ricerca: «un commento, una citazione o un collegamento ad altre risorse, aggiunto da uno studioso ad un record catalografico e condiviso da una comunità di specialisti, rappresenta non solo un ulteriore ed efficace canale per veicolare le conoscenze relative ai progetti di ricerca in corso ma anche uno strumento in grado di raccogliere sull’argomento oggetto di studio posizioni eterogenee connesse agli sviluppi del dibattito» (FREDA [2010 p. 48]). 6.4.1.4 Suggerimenti di lettura

Al di là dei classici sistemi di suggerimenti di lettura che consistono in elenchi di libri oppure liste tematiche predisposte da bibliotecari suddivise per filoni di lettura e fasce d’età, è possibile generare un sistema più partecipativo attraverso l’utilizzo del collaborative filtering, che consiste in suggerimenti di lettura «basati sulla registrazione, anonimizzazione, elaborazione e proposta contestualizzata di quelle che potrebbero essere viste come delle statistiche d’uso personalizzate» (RIDI [2007 p. 261]): del tipo gli utenti che hanno letto gli stessi libri che hai letto tu, hanno letto anche i seguenti libri, o più semplicemente i lettori che hanno letto questo libro hanno poi letto anche questi altri. In tal modo i comportamenti degli utenti vengono riutilizzati in funzione di guida per gli utenti stessi, ipotizzando che essi siano assimilabili a giudizi che si presume siano positivi. RIDI [2007].

6.4.1.5 Percorsi di ricerca potenziati

Per semplificare la crescente offerta di risorse informative è possibile creare e gestire, attraverso l’utilizzo di un metamotore, un accesso unificato e integrato ad una pluralità di fonti informative

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La serendipità è quella modalità di navigazione un pò casuale grazie alla quale si trovano delle informazioni molto interessanti che non si stavano cercando (FREDA [2010]).

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«L’anonimato e i nick […] possono determinare problemi in molte situazioni. Basti ricordare quando, nel 2004, grazie a una temporanea falla nel sistema, sula grande libreria Amazon si potè vedere che le recensioni entusiaste di diversi libri erano scritte dagli autori dei libri stessi, che a volte parlavano bene delle proprie opere e altre volte, addirittura, recensivano negativamente i libri dei loro concorrenti» (METITIERI [2009a p. 87]).

digitali locali (REL, risorse elettroniche locali) e remote (RER risorse elettroniche remote): attraverso una meta interrogazione si può accedere di volta in volta ai metadati di una risorsa posseduta solo in formato cartaceo, al fulltext di una gamma più o meno vasta di risorse digitali locali o remote, acquisite o selezionate, gratuite o a pagamento (RIDI [2007]).

Le altre principali caratteristiche, oltre alla portalizzazione del catalogo, come già visto sono: la personalizzazione sempre più marcata da parte dell’utente dell’interfaccia e dei percorsi di ricerca, orientati ad una generale semplificazione (si cerca di assomigliare il più possibile ai motori di ricerca, quali Google <http://www.google.it>, ad esempio adottando altri sistemi per ordinare i risultati, quali il relevance ranking51 o valorizzando la modalità di ricerca «in tutti i campi»); il raggruppamento dei risultati suddivisi sulla base delle caratteristiche oggettive dei documenti (sulla base della ricorrenza dei metadati) o soggettive degli utenti (fornite dai metadati inseriti dagli utenti stessi o ricavati dal loro comportamento all’interno del catalogo); lo sviluppo di tecniche che suggeriscano in modalità automatica possibili percorsi di ricerca alternativi, qualora l’utente sia giunto ad un punto morto nel suo percorso di ricerca; possibile integrazione con i motori di ricerca, ovvero l’esposizione dei contenuti degli OPAC agli strumenti di ricerca sul Web di tipo generalista, come Google, o specializzati in determinati ambiti, sottraendo così i contenuti dal cosiddetto web invisibile, ovvero quelle risorse del tutto inaccessibili ai motori di ricerca, o comunque difficilmente identificabili e classificabili.52 RIDI [2007]

6.4.2 Servizi di comunità

Per le biblioteche che eventualmente prevedano tra i propri obiettivi tradizionali anche quello di offrire alla propria utenza delle occasioni di aggregazione sociale, non per forza legate alla fruizione documentaria, Internet offre l’opportunità di allargare in modo significativo tale funzionalità, mettendo a disposizione sul sito della biblioteca o all’interno di spazi di socializzazione virtuale, vari strumenti per la creazione di comunità virtuali, che possono essere utilizzati liberamente dagli utenti in autogestione oppure moderati da bibliotecari o altro personale (RIDI [2007]).

I servizi analizzati in questa sezione, blog, wiki, social network,53 possono facilitare la comunicazione tra biblioteca e utenti, sia interni che esterni alla biblioteca stessa, facendo

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Quando si effettua una ricerca su centinaia di milioni di documenti con tecniche di interrogazione non particolarmente raffinate come quelle dei motori di ricerca web, ci si può facilmente aspettare di ottenere una notevole quantità di risultati, non sempre facilmente «raffinabili» con ulteriori interrogazioni. Assume una certa importanza allora il criterio utilizzato dal motore per effettuare l’ordinamento (ranking) dei risultati. Il criterio più diffuso è l’«ordinamento in base alla rilevanza» (relevance ranking), che in realtà è un mix di criteri puramente quantitativi e statistici, che viene tenuto rigorosamente segreto per motivi commerciali. Per un ulteriore approfondimento cfr. RIDI [2013a].

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Per ovviare a questa limitazione è necessario risolvere i problemi legati alla particolarità in cui sono espressi i dati bibliografici, che li rende invisibili e non reperibili attraverso i mezzi di ricerca più comuni. Così pur essendo online e accessibili attraverso la rete, i cataloghi delle biblioteche non fanno parte della vera rete ma del cosiddetto web invisibile. È quindi necessario ridefinire le regole della descrizione bibliografica, che dovranno essere ristrutturate in una nuova forma in grado di dialogare con i servizi del Web. FREDA [2010]

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Nel panorama bibliotecario italiano le biblioteche che ricorrono a tali strumenti vi si affidano per due motivi: comunicare con i propri utenti e promuovere i propri servizi e attività (FIORENTINI [2010]). Tra gli strumenti web 2.0 il blog rappresenta lo strumento più praticato ed è un fenomeno in forte espansione nelle biblioteche italiane, anche se non si può parlare ancora di consuetudine. Si presenta però non come strumento dinamico ed interattivo, come vorrebbe il web 2.0, ma piuttosto come una moda seguita con superficialità, senza convinzione, né costanza. MAZZOCCHI [2010]. Per una panoramica aggiornata delle biblioteche che hanno aperto un blog si consulti il repertorio curato da Juliana Mazzocchi <http://www.burioni.it/forum/mazzoc-blog.htm>. I wiki e gli strumenti di social network trovano un’applicazione marginale rispetto all’uso del blog; in linea generale si può affermare che in Italia prevalgono i mezzi tradizionali e qualora si utilizzi strumenti web 2.0, questi vengono adottati per la biblioteca intesa in senso generale,

risparmiare soldi in termini di installazione e creazione; d’altro canto è però necessario valutare preventivamente l’impegno necessario per la gestione e manutenzione di una o più pagine di biblioteca su questi nuovi strumenti, dato che l’aggiornamento e la manutenzione di tali servizi richiede una presenza virtuale costante da parte dello staff di biblioteca (ZANIN-YOST [2009]). 6.4.2.1 Blog, wiki e social network

Blog

Il blog in biblioteca può assumere tre macro-funzioni: può essere utile per offrire supporto informativo all’utenza da un lato, creare e sviluppare il senso di comunità attorno alla biblioteca stessa dall’altro, e da ultimo ampliare il bacino dei possibili utenti (FIORENTINI [2010]).

All’interno di un sito di una biblioteca il blog può rappresentare un utile strumento per promuovere gli eventi organizzati dalla biblioteca o proporre le novità in materia di nuove accessioni (libri, audiovisivi, cd e dvd e altre risorse informative), e se predisposti per accettare anche contributi esterni, può ospitare i commenti da parte degli utenti.

Un blog può inoltre servire per creare e sviluppare il senso di comunità attorno alla biblioteca, favorendo delle occasioni di aggregazione sociale, non necessariamente legate alle specifiche finalità della biblioteca stessa; il blog potrà essere liberamente utilizzato dagli utenti oppure moderato da bibliotecari o altri addetti. RIDI [2007]

Da ultimo, il blog può raggiungere quegli utenti che, pur essendo vicini alla biblioteca, non utilizzano ancora o non dimostrano interesse per i suoi servizi: attraverso il blog è possibile inviare una newsletter con le novità, i suggerimenti e le proposte di lettura e di studio. La periodicità con cui le informazioni vengono inviate costantemente ai destinatari può aiutare a far sentire la biblioteca come una struttura «amica» e utile ai fini della ricerca, della didattica, dello studio e anche dello svago. FIORENTINI [2004]

Wiki

Data la sua caratteristica di ambiente collaborativo per la stesura di documenti collettivi, lo strumento wiki può essere utilizzato in ambito bibliotecario al fine di creare forme di collaborazione tra biblioteche, tra bibliotecari all’interno della medesima biblioteca, tra bibliotecari e utenti della stessa biblioteca, o tra gli utenti stessi. FIORENTINI [2008]

Usato come strumento di collaborazione tra biblioteche, il wiki può essere utile per raccogliere e organizzare i progetti di successo riguardanti le biblioteche, in modo da far conoscere, diffondere presso una più ampia platea iniziative e informazioni che altrimenti resterebbero chiuse nello stretto ambito in cui sono nate.

Inteso come strumento di comunicazione interno tra bibliotecari, il wiki offre un luogo dove il personale della biblioteca può rimanere al corrente di cosa succede o per aggiornare documentazione di vario genere relativa ai servizi offerti o di interesse per il personale di biblioteca. Il wiki può inoltre favorire la collaborazione tra bibliotecari e utenti di una stessa biblioteca, fornendo informazioni e risorse, personalizzate sulla base delle richieste della specifica utenza. Da ultimo il wiki può incrementare la collaborazione tra gli utenti: creato da bibliotecari, personale docente e studenti della biblioteca, il sito può essere occasione per discutere e valutare le risorse di reference e i servizi messi a disposizione dal sistema bibliotecario.

anziché cercare specifiche applicazioni nel campo dell’information literacy (alfabetizzazione informativa). FIORENTINI [2010.]

Se un wiki da un lato presenta il vantaggio di non richiedere particolari abilità informatiche, dall’altro presenta lo svantaggio di essere un sistema troppo «aperto» e per questo necessita di controlli nell’introduzione dei contenuti da parte degli utenti al fine di garantire l’affidabilità dei contenuti stessi; se la gestione non è attenta e precisa, un wiki corre il pericolo di risultare confuso e disordinato. FIORENTINI [2004]

Social network

Nei social network, finalizzati prevalentemente a comunicare e promuovere le attività della biblioteca stessa, la biblioteca può comparire con una propria pagina e con servizi più o meno avanzati che spaziano dai semplici dati sulla biblioteca (con orari di apertura e avvisi) all’offerta di guide bibliografiche, dall’accesso all’OPAC alla consultazione di banche dati fino ad argomenti non prettamente istituzionali. MORRIELLO [2010]

Per garantire un servizio efficiente ed efficace è però necessario seguire alcune regole basilari: la pagina deve essere realizzata sulla base di una scelta strategica che prenda in considerazione la tipologia di biblioteca, il contesto nel quale si posiziona l’attività della stessa, le caratteristiche degli utenti e il loro rapporto con la biblioteca, il livello di personalizzazione che si vuole assegnare alla pagina, i servizi già erogati e quelli che si vorrebbe attivare sul social network; i bibliotecari devono inoltre essere consapevoli che la gestione di una efficace pagina di biblioteca sul social network presuppone un impegno quotidiano. Obiettivo minimo del bibliotecario/amministratore dovrebbe essere quello di inserire almeno una news al giorno in modo da mantenere viva l’attenzione e di stimolare la partecipazione degli utenti finali; inoltre le richieste degli utenti devono essere soddisfatte nel tempo più breve possibile; da ultimo il web è multimedialità: le pagine sul social network vanno arricchite con foto, video, podcast, che oltre a possedere una notevole carica didattica, saranno particolarmente apprezzate anche da un’utenza giovane. CASSELLA [2010] 6.4.3 Il reference

Come supporto alla normale attività di reference in biblioteca, il bibliotecario può servirsi del social bookmarking per raggiungere gli utenti remoti e aiutarli nel lavoro di ricerca e di studio o per condividere le risorse con altri colleghi (FREDA [2010]): è sufficiente selezionare una delle piattaforme di social bookmarking54 disponibili, e quindi raccogliere le risorse preferite in un profilo della biblioteca creato sulla piattaforma selezionata, classificandole e associandole a diversi tag e famiglie di tag ritenuti più opportuni, che oltre a facilitare l’organizzazione da parte della biblioteca, consentono di fornire all’utente molteplici punti di accesso. Oltre ai tag, i bookmark