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LAVORO-CORRELATO

4. STRUMENTI DI VALUTAZIONE PER IL RISCHIO STRESS LAVORO-CORRELATO

4.1. Guida operativa del coordinamento tecnico interregionale della prevenzione nei luoghi di lavoro

Il Coordinamento Tecnico Interregionale della Prevenzione nei luoghi di lavoro prevede un metodo di valutazione dello stress lavoro-correlato caratterizzato da due fasi: la prima, di valutazione degli elementi oggettivi e verificabili permette di evidenziare un grado di rischio 14

basso, medio o alto dell'azienda. Se riscontriamo un rischio basso, sarà necessaria una rivalutazione periodica da effettuare ogni due anni, se il rischio non fosse basso verrà effettuata la seconda fase.

Gli strumenti d'indagine impegnati sono:

- questionari: è necessario stabilire i criteri per la somministrazione e valutazione dei punteggi;

- focus group: gruppo ristretto di persone mediato da un conduttore che gestisce la discussione ed un osservatore che organizza il “setting" ed evidenzia gli eventi interni del gruppo considerato;

- interviste semi-strutturate: l'intervistatore sottopone l'intervistato ad una serie di domande per ottenere informazioni riguardanti i temi che in caso contrario sarebbero taciuti.

Il coordinamento tecnico delle Regioni ha lavorato nel 2011 all'elaborazione di un documento strutturato in FAQ per indicare la corretta gestione del rischio.

Per la commissione consultiva la valutazione del rischio dello stress lavoro-correlato deve essere effettuata dal datore di lavoro con la collaborazione del responsabile del servizio di prevenzione, del medico competente e del rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (RLS/ RLST ) ed è necessario che faccia riferimento a gruppi omogenei esposti alla stesso tipologia di rischio.

La commissione consultiva il 17 novembre 2010 approva il seguente percorso metodologico: - VALUTAZIONE PRELIMINARE: prima fase che prende in esame gli indicatori di rischio

stress lavoro-correlato oggettivi come eventi sentinella, fattori di contenuto e contesto del lavoro. Può avvalersi di liste di controllo e presenta un notevole coinvolgimento dei

aree di contesto e contenuto del lavoro proposte dall'agenzia Europea (2009)

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lavoratori e/o dei loro rappresentanti. Quando la valutazione è terminata, si possono avere due esiti: uno negativo caratterizzati dal fatto che non sono stati riscontrati fattori di rischio stress lavoro correlato ma è necessaria comunque l'elaborazione di un piano di monitoraggio. Uno positivo, quando all'interno del luogo di lavoro sono presenti fattori di rischio tali da procedere alla pianificazione e all'adozione degli opportuni interventi correttivi.

- VALUTAZIONE APPROFONDITA: attuata quando gli interventi correttivi della fase preliminare risultano inefficaci. Vengono utilizzati questionari, focus group, interviste strutturate attraverso i quali avviene la valutazione soggettiva dei lavoratori.

4.2. Proposte di metodologie valutative

Il percorso metodologico, prevede, in tutte le realtà lavorative, la sequenza delle tre fasi centrali della valutazione dei rischi, quali:

- l'identificazione dei fattori di rischio;

- la pianificazione delle azioni da mettere in atto;

- la realizzazione delle misure di intervento e il successivo monitoraggio nel tempo.

Alla base del processo di valutazione c'è l'obiettivo di svolgere un'analisi puntuale dei potenziali fattori di rischio da stress lavoro-correlato all'interno del contesto lavorativo di riferimento, puntando a realizzare una valutazione dell'organizzazione del lavoro, al fine di eliminare o ridurre al minimo i fattori di rischio, o comunque di realizzare interventi di prevenzione e miglioramento delle condizioni di lavoro, mirando ad uno stato di benessere diffuso sul lavoro. Nell'arco di poco più di un anno, si sono succeduti una serie di documenti: la proposta metodologica del Network nazionale per la prevenzione del disagio psicologico nei luoghi di lavoro, coordinato dall'ISPESL (marzo 2010), la guida operativa del Comitato Tecnico Interregionale della Prevenzione nei luoghi di lavoro, la contestualizzazione italiana del modello Management Standards HSE proposta anch'essa dall'ISPESL (maggio2010) fino al manuale del dipartimento del lavoro dell'INAIL ex ISPESL (maggio 2011) che integra la

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proposta metodologica del Network e del comitato Tecnico Interregionale con il modello Management Standards adattandoli alle indicazioni della Commissione consultiva. Anche la regione Toscana ha elaborato nel 2009, e successivamente a luglio 2011, linee Guida con l'intento di fornire indicazioni sulla gestione del rischio da stress lavoro correlato.

4.3. Il modello Managemennt Standard

Il ruolo attuale della ricerca scientifica sui rischi psicosociali è di fornire rigorosi contributi, fondati sulle evidenze scientifiche, per l'elaborazione di strumenti per la valutazione e gestione del rischio psicosociale. Il modello proposto (metodologia ISPESL-HSE), contestualizzato alla normativa vigente, si propone di fornire al datore di lavoro, un valido percorso utilizzabile per la valutazione del rischio stress lavoro- correlato, in linea con quanto previsto dell'Accordo europeo dell'8 ottobre 2004, con il coinvolgimento dei lavoratori e delle figure della prevenzione. E' stato sviluppato dall'HSE (Health and Safety Executive) per favorire la riduzione dei livelli di stress lavoro-correlato tra i lavoratori. Il modello permette di semplificare il processo di valutazione del rischio stress lavoro-correlato, fornendo il supporto al datore di lavoro di dirigenti, preposti, medico competente, RSPP, ASPP, RLS sia nell'individuazione delle cause, sia nella loro prevenzione. Tale modello si fonda su un approccio partecipativo tra datore di lavoro, figure della prevenzione e lavoratori al fine di identificare e gestire le fonti potenziali di stress lavoro-correlato con l'obbiettivo di fornire parametri di riferimento attraverso i quali le aziende possano essere in grado di valutare la propria organizzazione.

Il modello illustra sei dimensioni organizzative chiave riconosciute in letteratura come potenziali fonti di stress lavoro-correlato(Kerr et al, 2009; Edwards et al 2008) che sono:

-

Domanda. Comprende il carico lavorativo, l'organizzazione del lavoro e l'ambiente di lavoro. Lo standard prevede che i lavoratori siano in grado di soddisfare le richieste provenienti dal lavoro. Le condizioni ideali da conseguire: richieste da parte dell'azienda al lavoratore conseguibili e realizzabili nell'orario di lavoro; attività lavorativa concepita sulla

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base delle competenze del lavoratore; adeguata attenzione alla gestione dei problemi legati all'ambiente in cui i lavoratori svolgono la loro attività.

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Controllo. Riguarda l'autonomia dei lavoratori. Lo standard prevede che il lavoratore abbia potere decisionale sul modo di svolgere il proprio lavoro. Le condizioni ideali da conseguire: controllare il lavoratore nei propri ritmi di lavoro; stimolare il lavoratore a sviluppare competenze per eseguire lavori nuovi; gestire le pause compatibilmente alle esigenze del lavoratore.

-

Supporto. Consiste nell'incoraggiamento e nelle risorse fornite dal datore di lavoro e dai colleghi. Le condizioni ideali da conseguire: adozione da parte dell'azienda di procedure in grado di dare sostegno ai lavoratori, conoscenza dei lavoratori delle modalità di accesso alle risorse necessarie per svolgere il proprio lavoro, feedback dei lavoratori.

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Relazioni. Concerne la promozione di uno stile di lavoro positivo ed il contrasto a comportamenti inaccettabili. Le condizioni ideali da conseguire: promozione da parte dell'azienda di comportamenti positivi sul lavoro, progettazione di sistemi per favorire la segnalazione di comportamenti inaccettabili.

-

Ruolo. Consapevolezza del lavoratore relativamente alla posizione che riveste nell’organizzazione. L'azienda deve garantire al lavoratore informazioni adeguate per comprendere il proprio ruolo, le proprie responsabilità e che le richieste fatte siano compatibili con queste.

-

Cambiamento. Come i cambiamenti organizzativi vengono gestiti e comunicati nel contesto aziendale. Le condizioni ideali da conseguire: consapevolezza dei lavoratori dell'impatto che un determinato cambiamento potrebbe avere sull'attività lavorativa, garanzia di un supporto adeguato durante la fase di cambiamento. Il datore di lavoro ha il dovere di tutelare la salute e la sicurezza dei lavoratori nei luoghi di lavoro attraverso l'adozione delle misure necessarie per prevenire l'insorgenza di patologie.

La valutazione del rischio, non riduce lo stress lavoro-correlato, ma facilita il percorso finalizzato all'adozione di misure correttive.

Il modello Management Standards è un approccio globale che permette di valutare e gestire il rischio stress nei luoghi di lavoro attraverso sei fasi: 


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FASE 1. Preparazione dell'organizzazione.


FASE 2. Identificazione dei fattori di rischio stress.
 FASE 3. Raccolta dati: valutazione oggettiva e soggettiva.


FASE 4. Valutazione del rischio: esplorare problemi e sviluppare soluzioni.


FASE 5. Formalizzazione dei risultati: sviluppare ed implementare i piani d’azione. FASE 6. Monitoraggio e controllo dei piani d'azione e valutazione della loro efficacia.

Il compito di monitorare ed agevolare l'attuazione del programma previsto dal modello Menagement Standars, è svolto dal gruppo di coordinamento, costituito dal DL, RLS, RSPP, ASPP e MC, ed ha l'obbiettivo di gestire e coordinare lo svolgimento dell'intero processo valutativo.

I Management Standards prevedono uno strumento di indagine chiamato “questionario di valutazione della percezione soggettiva dello stress lavoro- correlato”, che può essere somministrato ad ogni categoria di lavoratore ed è composto da 35 item riguardanti le condizioni di lavoro ritenute potenziali cause di stress all'interno dell'azienda e che corrispondono ai sei fattori di rischio definiti dal modello Management Standards. Il lavoratore fornisce le risposte in base alla propria percezione all'attività lavorativa svolta. I dati ottenuti possono essere raccolti tramite uno strumento di analisi dell'applicazione Excel. L'obiettivo finale è avere parametri di riferimento per valutare le risposte fornite dai lavoratori. Una volta somministrato il Questionario ed analizzati i risultati, è importante una comunicazione efficace dei risultati, alle figure della prevenzione ed ai lavoratori. I dati prodotti devono essere presentati come una possibilità di sviluppo per il futuro dell'azienda. Dove l'indagine evidenzi la necessità di adottare provvedimenti, queste possono essere le basi su cui istituire un focus group, guida utile per l'adozione di misure successive. Sebbene il processo di valutazione si concentri su problematiche presenti nel contesto lavorativo, è opportuno prestare attenzione ad eventuali problemi individuali. Il coinvolgimento del medico competente, che ha il compito di collaborare alla valutazione del rischio e di effettuare la sorveglianza sanitaria, è necessario se vengono rilevate criticità relativamente a singoli lavoratori. 


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4.4. Nuove linee di indirizzo della REGIONE TOSCANA

La valutazione del rischio dello stress lavoro-correlato deve essere eseguita in tutte le aziende. Prima di effettuare l'analisi sono importanti sette attività preparatorie:

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definizione del progetto di valutazione con assunzione di responsabilità del datore di lavoro in merito alla finalità della valutazione che deve andare ad eliminare o ridurre le condizioni ritenute responsabili dello stress lavorativo;

-

definizione e formazione di un gruppo di lavoro (costituito da RSPP, RLS, Medico Competente, Dirigenti, Lavoratori esperti) incaricato della gestione dell'intero percorso valutativo;

-

sensibilizzazione di tutti i lavoratori sul rischio stress lavoro-correlato (natura del rischio, possibili effetti negativi sulla salute dell'individuo e/o dell’azienda e possibili misure preventive attuabili) e sul progetto definito dall'azienda per la sua valutazione;

-

l'individuazione delle porzioni organizzative omogenee nelle quali suddividere l'azienda per la valutazione;

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individuazione, grazie alla collaborazione di esperti, di condizioni lavorative potenzialmente stressogene per i lavoratori. Una volta individuata la porzione organizzativa, deve essere coinvolto un numero adeguato di soggetti aziendali, appartenenti ad ogni mansione, al fine di indicare le criticità se presenti;

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analisi del ciclo lavorativo e della sua organizzazione. Ogni porzione organizzativa deve essere sottoposta alla scomposizione del ciclo lavorativo, ovvero all'individuazione di fasi, attività, procedure, arrivando così a costruire l'organigramma dell’azienda;

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analisi delle condizioni di lavoro potenzialmente stressogene per i lavoratori: caratteristiche intrinseche e presenza di possibili disfunzioni dell'organizzazione del lavoro e del suo contesto ambientale e relazionale. L'analisi deve produrre dati oggettivi e misurabili inerenti i fattori di rischio. Per ogni fattore di stress evidenziato deve essere presa in considerazione la misura preventiva eseguita dall'azienda che deve essere valutata nella sua efficacia e operatività e riportata in un documento. 


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I possibili effetti negativi dello stress sull'azienda come l'incremento dei costi, la diminuzione della partecipazione dei lavoratori e delle prestazioni devono essere valutate per stabilire se proseguire o meno con la valutazione approfondita.

I possibili effetti negativi dello stress su singoli lavoratori vengono individuati dal medico competente (casi conclamati di disagio verso cui è stato accertato un nesso con condizioni di stress lavorativo).

Per la valutazione preliminare può essere utilizzata la check list proposta dal Network per il disagio lavorativo ex ISPESL. La valutazione preliminare può portare a un’irrilevanza del rischio per cui la valutazione viene interrotta, e sarà riconsiderata dopo un anno, nel caso in cui siano emerse delle criticità, vengono programmate le attività correttive. Attraverso il monitoraggio, viene valutata l'efficacia degli interventi migliorativi: se risultano efficaci, la valutazione non procede ulteriormente; se risultano inefficaci o si attua la valutazione approfondita oppure c'è la revisione dei piani d'intervento con conseguente rivalutazione dell'andamento dopo dodici mesi. Nella valutazione approfondita viene valutata la percezione soggettiva dello stress dei lavoratori in merito agli elementi del contenuto e del contesto del lavoro attraverso questionari, focus group, interviste semi-strutturate o riunioni. I risultati della prima e della seconda fase vengono studiati proprio per capire il rischio e ridefinire gli interventi migliorativi, l'andamento è rivalutato dopo un anno.

4.5. Il modello della REGIONE TOSCANA

Nel marzo 2010 è stata prodotta una guida operativa, dal Coordinamento Tecnico Interregionale per la Prevenzione nei Luoghi di Lavoro, per i rischi collegati allo stress lavoro-correlato. Questa cita fra i modelli di valutazione del rischio cui fare riferimento quello elaborato dalla Regione Toscana nel settembre 2009 integrando un documento precedentemente prodotto nell’ambito di un progetto dell’Area Vasta Nord-Ovest. I contenuti di questi documenti, tuttavia, pur attuali nei loro principi ispiratori e nelle loro indicazioni generali, non rispondono completamente, in riferimento alla metodologie di valutazione

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proposte, alle indicazioni che sono state fornite in data 17/11/2010 dalla Commissione Consultiva Permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro ex art. 6 comma m quater del D.Lgs. 81/08 (comma 1 bis (CCP). Le differenze riguardano, in particolare, la possibilità di modulare l’analisi in funzione delle dimensioni aziendali, gli elementi di cui la valutazione deve necessariamente tener conto per qualsiasi realtà lavorativa, le fasi della valutazione in cui scatta l’obbligo di attuare le misure correttive in riferimento agli elementi di rischio individuati, e la necessità di valutazione della soggettività dei lavoratori. Le indicazioni concernenti l’analisi del rischio dovranno consentire di rispettare i requisiti minimi previsti dalla Commissione Consultiva Permanente per la salute e la sicurezza sul lavoro (CCP) e, in adesione ai contenuti dell’accordo europeo sullo stress lavoro-correlato dell’8 ottobre 2004, la finalizzazione del percorso valutativo a obiettivi di qualità e alla realizzazione di obiettivi di prevenzione primaria, ponendo particolare attenzione all’individuazione delle misure correttive da attuare in riferimento alle criticità organizzative, ambientali e relazionali eventualmente individuate e al miglioramento del benessere dei lavoratori e della qualità della vita lavorativa. Viene poi indicata una metodologia di valutazione del rischio corredata di specifici strumenti di analisi, organizzata in due fasi, una preliminare; volta all’individuazione di elementi di rischio, e l’altra di approfondimento per la definizione del rischio.

Il metodo indica i criteri cui attenersi per un corretto monitoraggio nel tempo del rischio e per una sua adeguata gestione. Fornisce indicazioni sul percorso da seguire per verificare la rispondenza delle valutazioni effettuate dalle aziende ai requisiti minimi previsti dalla CCP esplicitando e meglio definendo le indicazioni da questa recentemente approvate.

Tenendo conto della particolare natura dei rischi collegati allo stress lavoro-correlato e dei possibili effetti sull’azienda e sui singoli lavoratori, la valutazione tiene conto della presenza di quattro categorie di informazioni:

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condizioni di lavoro potenzialmente stressogene per i lavoratori;

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possibili effetti negativi dello stress sull’azienda;

-

possibili effetti negativi dello stress su singoli lavoratori;

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Una prima fase dell’analisi si pone l’obiettivo di individuare elementi di rischio mediante una analisi oggettiva delle prime tre, che consentono l’individuazione, rispettivamente, di elementi oggettivi di condizioni di lavoro potenzialmente stressogene ed elementi indicativi di effetti negativi che il rischio può produrre sull’organizzazione o su singoli lavoratori. In una seconda fase l’analisi della soggettività dei lavoratori consente di approfondire e completare i dati oggettivi ottenuti nella prima fase e di definire, in questo modo, il rischio. Nei casi in cui dalla prima fase risulti evidente l’assenza di qualsiasi elemento di rischio si può ritenere legittima la decisione di non procedere ad ulteriori approfondimenti mediante l’analisi della soggettività dei lavoratori, anche se questa può offrire preziose informazioni che accrescono, in ogni caso, la qualità e la completezza dell’analisi.

Nella FASE PRELIMINARE si persegue lo scopo di individuare la presenza di fattori di contenuto e di contesto del lavoro, potenzialmente stressogeni per i lavoratori e di eventi sentinella, rappresentati da effetti negativi dello stress lavoro correlato sull’organizzazione o su singoli lavoratori.


Nella FASE APPROFONDITA si prendono in considerazione le percezioni soggettive dei lavoratori in rapporto ai fattori di contenuto e contesto del lavoro al fine di definire il livello di percezione dello stress dei lavoratori, e si integrano i risultati di questa analisi con i dati ottenuti, in riferimento agli stessi fattori, nella prima fase, al fine di identificare il rischio e decidere le misure di tutela necessarie.

Per valutare le percezioni soggettive dei lavoratori possono essere utilizzati strumenti diversi come questionari, focus group, interviste semistrutturate. È necessario che i questionari vengano somministrati salvaguardando l’anonimato dei lavoratori.

Sulla base dei risultati della valutazione del rischio specifico devono essere definiti: - i lavoratori esposti al rischio;

- il livello del rischio;

- le criticità organizzative, ambientali e relazionali individuate; - le misure di tutela.

Il percorso metodologico deve permettere una corretta identificazione dei fattori di rischio da stress lavoro-correlato, in modo da pianificare e realizzare misure di eliminazione o riduzione

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al minimo di tali fattori di rischio. Tentando di combinare i due approcci proposti, cioè quello oggettivo e soggettivo, le linee di indirizzo della Regione Toscana hanno utilizzato due modelli che hanno avuto già esperienze applicative in medicina del lavoro: il metodo delle congruenze organizzative di Maggi e il questionario per lo stress realizzato sul modello proposto da Karasek.

Approfondimento criticità emerse (nelle aree omogenee con rilevanti sintomi di stress) attraverso check

list con

Valutazione del rischio - FASE PRELIMINARE Compilazione check list del modello ISPESIL

Nelle Aziende ad organizzazione complessa utilizzare il metodo oggettivo delle linee di indirizzo della Regione Toscana con affiancamento degli interventi sentinella

RISCHIO IZ NO Interrompere la valutazione (dichiarazione del DL su irrilevanza rischio) RIVALUTARE DOPO 1 ANNO Sviluppo dei piani di intervento

Pianificazione, tramite cronoprogrammi, di interventi mirati monitoraggio di sistema

(da verificare ogni 12/18 mesi) SE monitoraggio di attuazione Interventi NON efficaci Interventi

efficaci

Interventi NON efficaci

STOP Revisione dei piani di intervento FASE APPROFONDITA

Esposizione allo stress (JCQ o questionari selezionati dal Network dell’ispesil, focus group, interviste semistrutturate)

Rivalutazione andamento dopo 12 mesi Revisione dei piani di intervento

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4.6. Job Content Questionnaire di Karasek

Secondo Karasek (1971) le condizioni del lavoro prese singolarmente non conducono necessariamente a una situazione di stress, ma combinandosi in modo interattivo possono alterare la salute del soggetto. I suoi studi hanno dimostrato che i dipendenti il cui impiego era caratterizzato da elevate richieste di lavoro (job demand) e da scarsa autonomia decisionale (job control) riferivano stati di malessere e un basso livello di soddisfazione (job strain), in grado di spiegare il livello di stress cronico.

Viene chiamato “modello domanda/controllo” dove per domanda si intendono il carico e la complessità del lavoro quindi l’impegno in termini psicologici e fisici richiesto dal compito svolto; il controllo rappresenta sia la capacità dell’individuo (skill discretion), sia il margine discrezionale che esercita nello svolgere il suo lavoro (decision authority). Le due dimensioni

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