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CAPITOLO II POLITICA AMBIENTALE E CONTESTO NORMATIVO

1. Il ruolo del Governo nella tutela ambientale

1.1 Strumenti di politica ambientale

I mezzi attraverso i quali è possibile attuare politiche ambientali si suddividono in tre macro categorie:

 Strumenti di regolazione diretta di tipo normativo;

 Strumenti economici, come ad esempio tasse ambientali e incentivi fiscali, mediante i quali il raggiungimento degli obiettivi previsti avviene orientando il comportamento dei diversi attori sulla questione ambientale;

 Strumenti volontari, attraverso i quali applicare sia regole legislative che strumenti economici.

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Gli strumenti normativi sono stati i primi ad essere applicati e a essi sono poi succeduti gli altri. La politica ambientale è quindi andata incontro a un’evoluzione nel corso degli anni. L’azione della Comunità europea in materia inizia intorno agli anni ’70, periodo in cui cominciano ad emergere le prime emergenze ambientali, a cui si tenta di porre rimedio tramite interventi di natura legislativa (emanazione di norme). Iniziano dunque a essere elaborati veri e propri Programmi d’azione fino ad arrivare all’anno 1993, il quale segna un momento decisivo nell’evoluzione degli strumenti con cui attuare la politica ambientale comunitaria. Nell’elaborazione del documento viene infatti posta enfasi sul già citato concetto di sviluppo sostenibile, il quale può concretizzarsi solo in presenza di una forte responsabilità condivisa per la protezione dell’ambiente. La tradizionale regolamentazione non appare più sufficiente per raggiungere gli obiettivi ambientali prefissati e si richiede un più intenso e attivo coinvolgimento di tutti i soggetti coinvolti nella tutela. Inoltre si introducono nuovi strumenti d’attuazione complementari ai precedenti, che sottolineano l’importanza dei principi della prevenzione e precauzione nell’affrontare la questione ambientale, richiedendo implicitamente una inversione nella tendenza dei comportamenti delle imprese: da attori passivi della politica ambientale a soggetti attivi e promotori di iniziative finalizzate alla minimizzazione dell’impatto ambientale. In questo contesto hanno suscitato interesse gli strumenti volontari e gli accordi ambientali quali mezzi a disposizione per integrare la tutela dell’ambiente nelle strategie e sistemi di gestione delle imprese.

Nell’ambito di questa crescente tendenza alla cooperazione tra pubblica amministrazione e imprese si sono sempre più affermati come strumenti di politica ambientale, e più in generale di politica industriale, gli accordi volontari. Essi possono essere definiti come strumenti di governo e di pianificazione ambientali realizzati generalmente tra soggetti pubblici e privati. La definizione degli obiettivi da raggiungere deriva da un processo di negoziazione in cui una parte deve essere necessariamente una Autorità pubblica, la quale riconosce l’impegno assunto nella protezione ambientale dalla controparte industriale. Questo riconoscimento rappresenta un elemento di forte differenziazione di questi strumenti da altri di carattere unilaterale.

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Dal punto di vista formale gli accordi costituiscono dei contratti che possono includere l’eventualità di sanzioni da applicare e il diritto di procedere in termini di ricorso. Entrambi le parti realizzano uno scambio volontario di impegni: da un lato il soggetto economico si adopera per realizzare quanto previsto, dall’altro il soggetto pubblico è chiamato a intervenire al fine di agevolare le azioni dell’industria. Rispetto ad altri strumenti volontari, gli accordi si contraddistinguono per la loro flessibilità in merito alla scelta delle risorse e della priorità da rispettare.

Recentemente l’Università Bocconi ha condotto una ricerca che esamina le modalità di sviluppo degli accordi volontari in Italia, confrontandole con quella di altri Paesi europei (sulla base di una recente indagine dell’Agenzia Europea per l’Ambiente) e statunitense. Sono stati analizzate alcuni casi emblematici a livello nazionale e locale, che vedono coinvolti grandi imprese, associazioni industriali e consorzi. Da questa valutazione emergono importanti differenze con gli altri Stati, ma anche punti in comune, come il ruolo critico svolto dai sistemi di controllo e, più in generale, dalle modalità di gestione dell’informazione. È stato dunque evidenziato come contributo rilevante l’evoluzione del quadro normativo - istituzionale, sia a livello nazionale che comunitario. È tutt’ora in corso uno sforzo di formalizzazione degli accordi volontari che intende garantire un loro impiego più equo, senza comprometterne la flessibilità. Si tratta dunque di una dinamica ancora fluida, i cui esiti possono determinare un impatto rilevante sulla competitività del sistema industriale nazionale.

Nell’ambito delle energie rinnovabili, un importante accordo stipulato nel nostro Paese è stato quello realizzato nell’ottobre del 2011 tra il Comitato IFI2 e il consorzio Cobat,

il quale sancisce la volontà di istituire una filiera completamente italiana per la raccolta, il riciclo e lo smaltimento dei pannelli fotovoltaici. Esso rappresenta un’intesa storica per il futuro dell’energia solare in Italia.

Recentemente è stato inoltre siglato un nuovo programma tra ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani) e il Centro di Coordinamento RAEE Rifiuti, che prevede importanti novità per la gestione dei rifiuti. In primo luogo sono state introdotte alcune

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Il comitato IFI (Industrie fotovoltaiche Italiane) è un’associazione di aziende manifatturiere, italiane e straniere, che rappresenta l’80% della capacità produttiva di celle e moduli fotovoltaici nel nostro Paese. In generale promuove lo sviluppo del settore fotovoltaico e mira a realizzare un sistema armonico, capace di coprire la sempre più crescente domanda di prodotti, all’interno della quale le aziende possano operare in un’ottica di competitività globale.

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semplificazioni delle procedure operative e nuove regole per l’accesso ai premi di efficienza, i quali coincidono con corrispettivi in denaro concessi dai Sistemi Collettivi per sostenere le scelte organizzative dei Centri di Raccolta Comunali. È stato infine confermato un fondo destinato al loro adeguamento e potenziamento da parte dei Sistemi Collettivi con un contributo di 5 € per ogni tonnellata premiata. L’accordo rappresenta quindi la conferma di una solida collaborazione che vede gli Enti Locali lavorare a fianco dei Sistemi, al fine di rendere la raccolta efficace e capillare.