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Supporto di consorzi e associazioni no-profit

CAPITOLO IV PROCESSI DI TRATTAMENTO PANNELLI FOTOVOLTAICI DISMESSI

3. Supporto di consorzi e associazioni no-profit

Per poter valutare l’impatto e i costi associati allo smaltimento dei pannelli e aggregare le aziende produttrici, nel tempo si sono formati organi che si prefiggono come scopo il coordinamento e la semplificazione delle procedure di recupero e riciclo produttori. Il già citato PV Cycle è stato uno dei primi consorzi a essere stato fondato dall’industria manifatturiera fotovoltaica. Esso è nato nel 2007 come associazione senza scopi di lucro e ancora oggi garantisce che i pannelli fotovoltaici dismessi siano raccolti in modo ecosostenibile ed economicamente vantaggioso. Attualmente appare particolarmente attivo a livello europeo nell’informare le aziende sulle potenzialità del suo programma e promuovere uno sviluppo del fotovoltaico sostenibile, rivolto a un adeguato processo di smaltimento.

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Per assicurare una risposta più efficiente alle crescenti esigenze operative e favorire una collaborazione con i partner locali il consorzio ha annunciato l’intenzione di aprire sedi nazionali in Germani e Italia. Infatti, parallelamente al suo programma di creazione di sedi locali, PV Cycle continua a contribuire allo sviluppo di regolamentazioni e processi sostenibili in ambito RAEE su scala nazionale. Il presidente dell’associazione Wilfried Taetow ha dichiarato che, avvicinando i propri servizi di raccolta e riciclaggio sul mercato, si desidera rafforzare le partnership esistenti e favorirne di nuove.

L’associazione dell’industria fotovoltaica italiana di Confindustria ANIE/GIFI appoggia pienamente le decisioni intraprese da PV Cycle, poiché ritenute utili a sensibilizzare maggiormente le aziende del settore verso un’opportuna gestione a fine vita dei moduli in linea con le regole nazionali.

Attualmente PV Cycle è presente in 27 Stati membri dell’Unione e nei paesi dell’EFTA (European Free Trade Association) e dall’avvio delle proprie attività ha raccolto nel tempo oltre 5.000 tonnellate di materiale fotovoltaico, di cui più della metà provenienti da Germania e Italia. Rappresento oltre il 90% del mercato solare europeo ed è il partner fidato di centinaia di società europee e internazionali. I servizi da esso offerti sono disponibili per chiunque desideri smaltire pannelli fotovoltaici a seguito di un progetto di smantellamento, demolizione o ristrutturazione.

In Italia la gestione dei moduli fotovoltaici deve rispettare la normativa europea che equipara i pannelli ai comuni rifiuti RAEE. Sono imposti processi di smaltimento che permettano il recupero della maggior parte delle sostanze di partenza. In questo modo

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le materie prime contenute nei moduli possono essere reinserite nei rispettivi cicli produttivi, salvaguardando l’ambiente e riducendo le richieste energetiche dei diversi processi. Inoltre i soggetti responsabili, produttori e importatori sono chiamati ad aderire a un consorzio in grado di garantire prestazioni finalizzate al riciclo dei moduli. Un esempio è offerto da Ecolight, uno dei maggiori sistemi collettivi nazionali, il quale si propone di offrire un servizio dedicato di gestione dei rifiuti fotovoltaici. Esso ha rispettato tutti i criteri previsti dal GSE ed è stato certificato fin dalla pubblicazione del primo elenco dei sistemi autorizzati. Gli sono stati riconosciuti i requisiti previsti dal Disciplinare Tecnico, i quali non tengono conto solamente delle prestazioni tecniche relative al recupero e riciclo di moduli, ma anche del rispetto delle Regole Applicative previste dai decreti. Il consorzio, in collaborazione con CSR (Centro Servizi RAEE) ha sviluppato e reso disponibile un sistema integrato di raccolta e recupero pei pannelli solari rotti o non più funzionanti. Grazie alla capillare filiera italiana è stato reso possibile il recupero dei prodotti sull’intero territorio nazionale e il loro riciclo nel rispetto della legge e dell’ambiente. Il servizio comprende i seguenti punti fondamenti:

- Ritiro dei pannelli fotovoltaici vecchi o danneggiati a domicilio; - Trasporto verso i centri di smaltimento;

- Recupero delle materie prime-seconde contenute; - Smaltimento sostanze non riciclabili;

- Gestione delle pratiche burocratiche; - Rispetto delle normative previste.

Un altro soggetto risultato idoneo alla gestione dei servizi di raccolta e riciclo è il Consorzio Nazionale Raccolta e Riciclo Cobat, il quale con i suoi 25 anni di attività rappresenta uno dei soggetti di riferimento nell’ambito di riciclo dei RAEE e, in particolare, dei moduli fotovoltaici, per il quale risulta leader del mercato costituendo più del 50% dei produttori e importatori italiani. Per Cobat è stato fondamentale poter garantire un sistema di monitoraggio orientato non solo allo smaltimento dei moduli fotovoltaici, ma all’intero ciclo di vita degli stessi. Tale controllo viene realizzato mediante un apposito software, il quale permettere di ricondurre ogni singolo modulo al produttore o importatore che l’ha inserito sul mercato per la prima volta,. Il direttore

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generale di Cobat Michele Zilla ha confermato che il GSE, tramite la loro banca dati, è in grado di eseguire delle verifiche a campione sulla veridicità dei dati inseriti.

Zilla aggiunge inoltre che hanno reso possibile il recupero del 90-95% dei materiali presenti in un pannello, dal silicio all’argento, reimmettendoli nel ciclo produttivo. Non tutto risulta economicamente vantaggioso, come la lavorazione del vetro, ma appare fiducioso sulle innovazioni tecnologiche, le quali gli verranno sempre più incontro.

Possiamo dunque osservare che l’industria italiana si sta organizzando in maniera tale da rendere pienamente sostenibile il settore fotovoltaico. Questo impegno è già stato dimostrato nel 2011 dall’accordo sancito tra Comitato IFI e Cobat, il quale suggella la volontà di realizzare una forte filiera italiana che punta al riciclaggio di tutti i componenti presenti nel pannello. Il programma siglato dai due partner prevede che tutti i produttori e distributori associati al comitato potranno garantire ai propri clienti il ritiro dei pannelli fotovoltaici a fine vita. Tale piano di gestione rappresenta un’iniziativa senza precedenti in Italia, la cui importanza è testimoniata dai dati contraddistintivi del settore, che vedono la presenza di 100 milioni di moduli sul territorio nazionale. Un ulteriore aspetto rilevante è fornito dall’origine dei pannelli fotovoltaici presenti nel nostro paese. Infatti solo il 10% risulta prodotto da aziende italiane, mentre la restante parte viene importata dall’estero, rendendo dunque difficile tenere traccia dei materiali presenti nelle loro configurazioni. Sulla base di queste valutazioni il piano di raccolta è stato organizzato appoggiandosi a 90 aziende locali e rendendo disponibile da parte di Cobat la tecnologia di mappatura geo-referenziata di tutti gli impianti fotovoltaici presenti in Italia e il sistema di tracciabilità dei pannelli da riciclare, dal punto di raccolta fino alla destinazione finale. Tali attività sono rese possibili tramite l’istituzione di una banca dati centralizzata, resa accessibile per la consultazione anche alle autorità competenti.

In seguito alla raccolta, il Consorzio si occupa del frazionamento dei prodotti, attraverso il riciclo in Italia di tutte le componenti metalliche e vetrose, mentre la cella viene inviata all’estero per lo smaltimento finale. Attualmente il nostro Paese risulta privo di simili impianti, ma considera la prospettiva di realizzarne uno in futuro.

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Cobat e il Comitato IFI si stanno tuttora impegnando nella promozione sull’intero territorio di una campagna di comunicazione e sensibilizzazione, affinché sia resa nota l’esistenza del sistema nazionale di gestione dei rifiuti fotovoltaici e di una partnership accreditata, in grado di offrire supporto legislativo, tecnico e amministrativo a privati cittadini, aziende e Pubblica Amministrazione. Si offre in questo modo al Paese un servizio ambientale che guarda alla sostenibilità lungo tutto il ciclo di vita del pannello fotovoltaico, recando grandi benefici rispetto l’identificabilità del prodotto, oltre a generare positive ricadute sull’indotto delle aziende italiane, che potranno così recuperare i materiali dei moduli in seguito alla loro disinstallazione.