Negli ultimi due o tre decenni, le posizioni critiche sul pensiero e sull’opera di Cassirer si sono fatte carico in particolar modo degli aspetti problematici che riguardano la filosofia delle forme simboliche. Non sono mancati, tuttavia, alcuni interventi dedicati alla prima fase della speculazione cassireriana, e in particolare all’opera che qui ci interessa. Nel 1995 Enno Rudolph, storico della filosofia dell’Università di Lucerna, ha dedicato un articolo alla ricostruzione ideale della genesi del concetto-funzione in Cassirer119. La sua storia comincia dal Leibniz’
System, giacché egli difende la tesi per la quale lo studio della dottrina di
Leibniz avrebbe stimolato nel giovane Cassirer una sostanziale presa di distanza da Kant e dalla tradizione neokantiana. La monografia sul
119
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sistema leibniziano si può infatti leggere, secondo Rudolph, come uno studio sulla modificazione che il concetto di sostanza ha subito in Leibniz mediante il confronto con Aristotele e Descartes, sino a trasformarsi nel concetto di funzione.
Cassirer avrebbe dunque assimilato questa metamorfosi concettuale, esprimendola nell’idea che la sostanza, nella versione di Leibniz, presenta già la tendenza a rivelarsi legge (Gesetz), in quanto Inbegriff (traducibile forse con «modello») della relazionalità. La concezione gradualista e continuista del passaggio dalla nozione di sostanza a quella di funzione, presentata in questo articolo da Rudolph, ha secondo me il difetto di attenuare eccessivamente la radicalità della proposta teorica di Cassirer. Essa si basa inoltre su un presunto abbandono (ancorché parziale) del neokantismo che, a mio modo di vedere, si fonda a sua volta su un equivoco: il Leibniz di Cassirer è già un Leibniz filtrato attraverso le lenti di un neokantiano, come d’altro canto Russell aveva fin da subito osservato, e pertanto i tratti della dottrina leibniziana che vengono messi in rilievo nella monografia giovanile sono semmai quelli che già preparano il terreno, col senno di poi, alla filosofia critica.
In Francia, il più attento e impegnato studioso di Cassirer e, in generale, del neokantismo è senza dubbio Fabien Capeillères. Nel suo articolo Concept, jugement et «form sérielle» (1996) indaga in particolar modo il nesso che intercorre tra le due fasi del pensiero cassireriano, e si propone di mostrare che la «logica delle relazioni» stabilita in SF pervade, in una forma più sottile, la concezione delle singole forme simboliche proposta in seguito. Capeillères afferma che «per Cassirer, la logica trascendentale del concetto scientifico è di fatto una logica matematica»120.
Il problema di questa assunzione, sulla quale si basa l’intero articolo, è che si parla qui di logica matematica in un senso affatto metaforico, per analogia con le funzioni: f(x) è la forma generale del concetto, che gli
120
F. Capeillères, Concept, jugement et «form sérielle», in Revue de Méthaphysique et
de Morale, 101, 1996, n. 2, p. 345. Traduzione mia dal francese: «pour Cassirer, la logique transcendentale du concept scientifique est en fait une logique mathématique».
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garantisce universalità e necessità; ne segue una logica trascendentale intesa come «logica delle relazioni» (in senso, appunto, figurato) che deve poi essere estesa a tutti i campi della filosofia delle forme simboliche. Come abbiamo visto, però, bisogna fare attenzione a non confondere la logica trascendentale con la logica formale, e ricordare che le due «logiche» hanno statuto e finalità differenti. Ora, l’estensione della teoria funzionalistica del concetto alle forme simboliche non considerate in SF deve intendersi sul piano della definizione kantiana di funzione, e non di quella matematica presa in senso figurato, altrimenti tutto lo sforzo di Cassirer sarebbe in ultima analisi fondato su un’assunzione semplicemente arbitraria, poco più che una suggestione metaforica. Nel mondo anglosassone, Jeremy Heis è recentemente intervenuto sul problema del rapporto tra Cassirer e Russell e, più in generale, della ricezione del logicismo nella Scuola di Marburgo. Contro la tesi di Pulkkinen121, per il quale il dibattito sarebbe puramente verbale e di nessun interesse filosofico, Heis sostiene che vi sia un confronto sostanziale giocato principalmente sulla concezione della natura, dei fondamenti e della demarcazione della logica (rispetto alla matematica e alla fondazione della scienza esatta della natura). In particolare, secondo Heis, nella prospettiva di Cassirer si realizza un connubio inedito tra la nozione kantiana di oggetto e oggettività e la concezione russelliana della matematica «as the study, within the logic of relations, of various
relational structures»122.
Infine gli studiosi italiani che, più di recente, si sono occupati specificamente del nostro Autore sono Massimo Ferrari, Gianna Gigliotti e Giulio Raio. Quest’ultimo, nella monografia dedicata a Cassirer da
121
J. Pulkkinen, Cassirer and Couturat’s Critique of Kant’s Philosophy of Mathematics, in Kant und die Berliner Aufklärung, Akten des IX. Internationalen Kant-Kongresses, V, Walter de Gruyter, New York, 2001, pp. 315-22.
122 J. Heis, «Critical philosophy begins at the very point where logistic leaves off»:
Cassirer’s response to Frege and Russell, in Perspectives on Science, 18, n. 4, 2010, p.
386. Dello stesso autore, risulta prossimo alla pubblicazione Ernst Cassirer’s Substanzbegriff und Funktionsbegriff, in The Journal of the International Society for
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Laterza, presenta SF come un’opera sollecitata dal problema dell’astrazione e della teoria del concetto. Il suo argomento centrale sarebbe proprio la «nuova forma fondamentale del concetto», alla luce della quale l’Autore conduce, attraverso la ricostruzione storica (sul modello, quindi, dell’Erkenntnisproblem), una reinterpretazione dei problemi fondamentali della critica della conoscenza. A questa impresa è dedicata in particolare la seconda parte dell’opera, mentre nella prima vengono analizzati i principi della formazione dei concetti (Begriffsbildung). Il carattere neokantiano di questa analisi si evidenzia in particolare «nell’indissolubilità della correlazione di materia e forma della conoscenza»123. Con Kant e Cohen alle spalle, Cassirer propone insomma una nuova teoria critica dell’esperienza che getta luce proprio sul problema dell’astrazione: «nel concetto-funzione non è più operante il tipo dell’astrazione logico-formale, ma un altro tipo di astrazione che possiamo definire simbolica, nel quale le note particolari (…) vengono mantenute grazie alla simbolizzazione, cioè loro sostituzione attraverso simboli»124. Questa conclusione è tutto sommato compatibile con la nostra interpretazione, a patto che con logica formale si intenda qui esclusivamente la sillogistica.
Massimo Ferrari ha dedicato due monografie alla figura di Cassirer, e una in particolare alla sua produzione giovanile. In entrambe tuttavia SF sembra restare sullo sfondo, e si evita di affrontarne apertamente i problemi interpretativi. Leggendo Il giovane Cassirer e la scuola di
Marburgo (1988), però, salta all’occhio il medesimo nesso che abbiamo
già incontrato in Rudolph tra lo studio di Leibniz e l’elaborazione di una teoria funzionalistica del concetto. Nella ricostruzione di Ferrari questo legame appare ben più ragionevole, giacché si fa chiaro qui che il
Leibniz’ System non è tanto un’opera di carattere storico-esegetico quanto
piuttosto uno scritto teorico camuffato, in cui la dottrina leibniziana funge da travestimento per posizioni originali che il Cassirer neokantiano
123
G. Raio, Introduzione a Cassirer, Laterza, Roma-Bari 2000, p. 24.
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andava già elaborando, e che ben presto avrebbe esposto apertamente in
SF. Ferrari non è così esplicito, ma mi sembra che – leggendo tra le righe
– si possa trarre una siffatta conclusione dalla sua presentazione del
Leibniz’ System: al centro dell’opera troviamo il problema del giudizio
come presupposto del concetto, dove per giudizio deve intendersi, alla maniera di Cohen, una attività produttiva originaria; il grandioso progetto di una characteristica universalis si struttura, nell’ottica di Cassirer, come una vera e propria «logica delle relazioni»125; in tal modo si delinea già in Leibniz una compiuta teoria relazionale del concetto, il cui compito è «il tentativo di un sistema delle categorie, e prima di tutto di un sistema delle categorie matematiche»126.
Si tratta a ben guardare della testimonianza efficace di un certo modo di fare storia della filosofia fortemente orientato sul piano teorico; ma è d’altro canto un’ingenuità la convinzione di poter svolgere un compito storiografico senza alcun influsso di tipo ideologico. Già ogni scelta o selezione preliminare delle fonti (e degli autori) ha alle spalle un qualche pregiudizio, e nel modo tipicamente cassireriano di combinare riflessione teorica e ricostruzione storica queste insidie non sono affatto più pericolose che in procedimenti di altro genere: ciò che conta è disporre degli strumenti adeguati ad affrontarle. A questi scopi può essere molto utile la lettura critica dei manoscritti inediti, attualmente agevolata dalla pubblicazione dei Nachgelassene Manuskripte und Texte a cura di J. M. Krois. L’impresa è stata avviata nel 1995 e raccoglie numerosi volumi dal contenuto tavolta illuminante per l’interpretazione di alcuni aspetti ancora oscuri del pensiero di Cassirer; in questo lavoro ho fatto uso di alcune delle lettere che risalgono al periodo giovanile, assai utili nel chiarire la genesi concreta del concetto-funzione quale sarà poi presentato in SF.
125 «I caratteri devono essere essenzialmente le espressioni delle possibili relazioni
ideali tra i contenuti, prima di tutto delle relazioni fondamentali della matematica». E. Cassirer, Cartesio e Leibniz, trad. it. di G. A. De Toni, Laterza, Roma-Bari 1986, p. 101.
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