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In questa tesi è già stato evidenziato come per uno stesso obiettivo siano stati impiegati due strumenti che differiscono in toto sia nel funzionamento che nella tipologia dei rispettivi risultati.

Il georadar ha mostrato i suoi punti di forza sia per la semplicità di utilizzo dello strumento, sia per il suo principio di funzionamento che ne permette l’utilizzo in qualunque situazione, specialmente in ambito urbano. Infatti non produce rumore, non richiede dispositivi di protezione individuale, né un particolare impegno fisico.

I tempi necessari ad ottenere i risultati variano soprattutto in base al dettaglio di riproduzione che si vuole ottenere, ma sono comunque superiori al tempo necessario per scavare la stessa superficie con l’Air Spade.

Queste caratteristiche lo rendono quindi uno strumento di pratico impiego in ambito urbano, dove le emissioni di polvere e rumore costituiscono un problema di primaria importanza.

Osservando le sezioni generate dall’elaborazione grafica dei risultati ottenuti in campo (paragrafo 4.2.1) si notano delle aree di colore differente che indicano la presenza di vari oggetti che il georadar rileva come anomalie. Purtroppo però lo strumento non ci fornisce dati riguardo alla natura ed alla posizione esatta di queste anomalie.

Inoltre lo strumento fornisce delle scansioni del suolo ad una certa profondità, ma è difficile trovare una radice che sia perfettamente parallela al suolo e quindi che venga rilevata bene dal georadar.

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Nella maggior parte dei casi infatti le radici non sono parallele ad un orizzonte di suolo e quindi lo strumento ne rileva solamente la porzione che interseca il piano di scansione.

Alla luce di ciò, per ottenere dei risultati che permettano in modo efficace di capire cosa ha rilevato lo strumento è necessaria una ricostruzione 3D, che purtroppo in questo studio non siamo riusciti ad ottenere.

Un altro importante limite di questa tecnica sta nel fatto che non si riescono ad avere informazioni sulle dimensioni di quel che sembra essere una radice; infatti non è stato possibile capire l’ordine di grandezza di tali oggetti né tantomeno se si trattasse di radici vive, morte o solamente di pietre ed altri oggetti presenti nel terreno.

Confrontando tali scansioni con le immagini scattate durante lo scavo con l’Air Spade si vede come non tutte le radici siano state rilevate dal georadar, mentre in alcuni punti lo strumento ha individuato oggetti che in fase di scavo non sono stati trovati. Tale problema è stato rilevato anche da Stokes et. al (2002), che hanno provato ad utilizzare sia il georadar che l’Air Spade su altre specie ottenendo risultati analoghi, ad esempio alcune grosse radici laterali non sono state rilevate dal georadar.

Probabilmente, pur esistendo potenzialità per ottenere da questo metodo risultati utili e di pratico impiego ci sono, appare necessario operare una corretta messa a punto realizzando molte prove in campo nell’ambito di sperimentazioni adeguate in modo da stabilire come tarare lo strumento.

L’Air Spade invece ha mostrato vantaggi e svantaggi rispettivamente opposti rispetto al georadar. Infatti, durante lo scavo i dispositivi di protezione

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individuale per la vista e l’udito sono assolutamente indispensabili, così come appare necessario impedire che si possano avvicinare persone senza protezioni a pochi metri dall’area di scavo dato che vengono proiettati con forza sassi ed oggetti presenti nel suolo. Il forte rumore viene prodotto sia dal compressore sia dall’ugello, che emette un sibilo di intensità elevatissima, a frequenze prossime al limite fra suoni ed ultrasuoni.

Lo scavo vero e proprio richiede un impegno fisico da non sottovalutare, soprattutto perché i tempi necessari a rendere visibile un intero apparato radicale si aggirano intorno alle cinque - sei ore e la lancia spinge con notevole forza.

Tuttavia tale sforzo dà i suoi frutti, infatti si possono vedere quasi tutte le radici ad eccezione del fittone (per non compromettere la stabilità della pianta) e capire il loro stato di salute, i difetti presenti, gli eventuali traumi subiti e la loro esatta posizione; informazioni che il georadar non può fornire in alcun modo. Le immagini ottenute dagli scavi permettono infatti di avere un’idea molto chiara riguardo alla forma ed alle condizioni degli apparati radicali osservati.

L’Air Spade, quindi, nonostante sia uno strumento impegnativo da utilizzare, ha dimostrato di essere il migliore strumento per ottenere il massimo numero di informazioni sull’apparato radicale delle piante studiate, informazioni che il georadar non potrebbe darci in alcun modo, neanche tarando lo strumento nel migliore dei modi. Un ulteriore effetto positivo deriva dalla decompattazione del suolo in seguito allo scavo con tale apparecchio, operazione in molti casi necessaria e pertanto prescritta per mantenere in salute piante senescenti con segni di microfillia e crescita quasi assente.

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Specialmente in ambito urbano, infatti, le condizioni di suolo asfittico che vengono a crearsi dopo alcuni decenni, in cui il suolo non è stato lavorato, portano le piante ad uno stato di deperienza e ad una morte precoce.

Il georadar invece potrebbe essere utilizzato per capire in modo relativamente preciso la presenza e quindi la posizione delle radici principali senza cercare di ottenere ulteriori informazioni. Potrebbe quindi essere impiegato per studiare l’evoluzione dell’apparato radicale delle piante in alberature stradali o altri contesti dove le radici siano state danneggiate durante lavori di scavo con pale meccaniche.

Basterebbe infatti osservare le immagini relative alla scansione effettuata sullo stesso apparato radicale a distanza di alcuni anni per capire se vi è stata una ripresa da parte delle radici e se quindi la pianta è nuovamente in sicurezza. Dall’osservazione dell’apparato radicale, grazie agli scavi effettuati, abbiamo potuto vedere numerose radici laterali disposte a raggiera a varie profondità. Si tratta di radici di diametro variabile, solitamente abbastanza grandi, che si inseriscono ad angolo retto rispetto al fusto, senza alcun legame apparente con i cordoni cambiali della pianta. Tuttavia, da una più accurata osservazione, appare evidente come i cordoni che scompaiono poco prima del colletto proseguano in alcune di queste radici laterali di grosso diametro. Ciò concorda con quanto osservato da Morelli e Raimbault (2010), anche se dagli scavi non è stato possibile vedere il fittone per motivi di sicurezza.

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