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STUDIO NAZIONALE FERTILITÀ: INDAGINE SUI COMPORTAMENTI SESSUALI E RIPRODUTTIVI DEGLI ADOLESCENTI IN ITALIA

Angela Spinelli1, Enrica Pizzi1, Marta Buoncristiano1, Paola Nardone1, Daniela Pierannunzio1, Laura Lauria1, Silvia Andreozzi1,

Patrizia Carbonari1, Claudia Ferraro1, Stefania Luzi1, Giulio Marzolini1, Ferdinando Timperi1, Serena Battilomo2 e i Referenti

Regionali dell’indagine

Centro Nazionale per la Prevenzione delle malattie e la Promozione della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Roma1;

Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria, Ministero della Salute, Roma2

Introduzione

La denatalità e l’invecchiamento della popolazione presenti da alcuni anni nel nostro paese possono avere importanti influenze in vari settori: economico, sanitario, previdenziale, ecc. L’Italia è uno dei Paesi europei con il più basso tasso di fecondità (1,32 figli per donna). Per raccogliere informazioni sulla salute sessuale e riproduttiva in diverse fasce di popolazione e orientare e sostenere interventi a sostegno della fertilità, il Ministero della Salute ha promosso il Progetto "Studio Nazionale Fertilità", conclusosi alla fine del 2018, nel cui ambito sono state svolte 5 indagini. Lo studio coordinat o dall’Istituto Superiore di Sanità ha svolto, in collaborazione con le Regioni, le indagini sugli adolescenti e sulla popolazione adulta.

Obiettivi

Presentare i principali risultati dell’indagine sulle conoscenze, gli atteggiamenti e i comportamenti in ambito sessuale e riproduttivo degli adolescenti, che fa parte dello Studio Nazionale Fertilità.

Metodi

Il campione è costituito dagli alunni delle classi terze della scuola secondaria di II grado, con rappresentatività nazionale e regionale, selezionato con procedure di estrazione randomizzata a partire dalla lista completa di tutte le scuole. Il disegno di campionamento è a due stadi stratificato e a grappoli. Tutti gli alunni iscritti nelle classi selezionate sono stati invitati a partecipare compilando un questionario web anonimo.

Risultati

Dalle risposte di 16.063 studenti prevalentemente di 16-17 anni (tasso di rispondenza dell’80%) emerge una sovrastima dell’adeguatezza delle informazioni in loro possesso sulle tematiche della salute sessuale e riproduttiva. Si rilevano spazi di miglioramento nella conoscenza dei seguenti aspetti: fattori di rischio/protettivi per la riproduzione; alcune infezioni a trasmissione sessuale e metodi contraccettivi. I consultori familiari sono poco conosciuti e utilizzati e anche il contatto con i medici specialisti è limitato. Il 35% dei maschi e il 28% delle femmine ha dichiarato di aver avuto rapporti sessuali completi. I metodi contraccettivi più conosciuti sono il preservativo (99%) e la pillola (96%). Per quanto riguarda il loro utilizzo, più del 70% ha dichiarato di usare il preservativo, circa il 25% il coito interrotto e il 10% di non usare alcun metodo. Solo il 20% dei ragazzi parla in famiglia di questi argomenti in maniera approfondita. Il 94% ritiene che debba essere la scuola a garantire informazione su queste tematiche e il 62% le vorrebbe ricevere da personale esperto esterno alla scuola. Solo il 7% degli adolescenti pensa di non avere figli nel suo futuro, mentre quasi l’80% di loro indica “prima dei 30 anni” come età giusta per diventare genitore.

Conclusioni

I dati raccolti permettono di avere un quadro approfondito sulla salute riproduttiva e sessuale dei giovani, mettendo a fuoco le maggiori aree di intervento. Progetto realizzato con il supporto finanziario del Ministero della Salute-CCM.

angela.spinelli@iss.it

147 - poster

Vent’anni di transizione epidemiologica in Italia: serie storica 1994-2016

Emanuele Rizzo1, Cosimo Neglia2, Giovanni De Filippis3, Antonella De Donno4, Prisco Piscitelli5

Dipartimento di Prevenzione, ASL Lecce, Lecce e Istituto Scientifico Biomedico Euro Mediterraneo (ISBEM), Mesagne (Brindisi)1; Istituto Scientifico Biomedico Euro Mediterraneo (ISBEM), Mesagne (Brindisi)2; Dipartimento di Prevenzione, ASL

Lecce, Lecce3; Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali (DISTEBA), Università del Salento, Lecce4;

Dipartimento di Prevenzione, ASL Lecce, Lecce e Istituto Scientifico Biomedico Euro Mediterraneo (ISBEM), Mesagne (Brindisi)5

Introduzione

La definizione di transizione epidemiologica si basa su un semplice assunto: se all’inizio del XX secolo nei paesi più sviluppati la popolazione era affetta sostanzialmente da patologie infettive e parassitarie, negli ultimi decenni si sono riscontrati eccessi di incidenza e mortalità per patologie croniche, a probabile eziologia ambientale. Tuttavia, nuovi fenomeni quali l’antibiotico-resistenza, l’esitazione vaccinale, i cambiamenti climatici e l’avvento di patogeni emergenti e riemergenti hanno riacutizzato la causa infettiva, mentre si osserva una pandemia silenziosa di patologie neurologiche. Siamo quindi in una nuova fase, in cui cause infettive ed ambientali potrebbero coesistere e determinare elevati carichi di malattia.

Obiettivi

Tale lavoro si propone di indagare statisticamente le varie cause di morte in Italia, distinguendo i due universi patologici, patologie infettive e croniche.

Metodi

E’ stata ricostruita la serie temporale 1994-2016, utilizzando dati Eurostat ed ISTAT. In particolare, sono stati estrapolati i valori assoluti per tutte le cause iniziali di morte, basandosi sulla European shortlist of causes of death. E’ stato poi calcolato ogni singolo tasso grezzo di mortalità e il relativo tasso standardizzato (per 10000 abitanti), valutando eventuali incrementi o decrementi delle mortalità per ogni patologia.

Risultati

La mortalità per tutte le malattie infettive ha segnato il suo minimo negli anni 2000-2001 (TS: 0,85) ed il suo massimo nell’anno 2015 (TS: 2,18), con un incremento del 156,5%. In particolare, la mortalità per tubercolosi ha registrato una lieve diminuzione, mentre è più marcata per quella per HIV. È cresciuta invece la mortalità per epatiti virali, come anche quella per tutte le altre patologie infettive: si va da un TS di 0,28 per il 1994 ad uno di 1,63 nel 2015 (+482%). Per le patologie croniche, si evince un calo del 24,5% della mortalità per tumori maligni (TS 1994: 31,91; TS 2016: 24,09), del 18% per malattie endocrine (diabete mellito -27,6%, altre +175%), un incremento del 95,3% della mortalità per disturbi psichici (demenza +108%) e del +60% per malattie neurologiche (Parkinson +83%, Alzheimer +115%, altre +30,5%). Inoltre, si evidenzia un calo nella mortalità per malattie cardio-cerebro-vascolari del 49% e del 27% per malattie respiratorie (influenza -89%, polmonite -43%, disturbi cronici -38%, altre +30%). Infine, per le patologie del sistema digerente abbiamo una riduzione della mortalità del 50% (-72% per cirrosi, fibrosi ed epatite cronica), mentre per quelle dei tessuti connettivi è cresciuta del 63% (artrite reumatoide e osteoartrosi -33%).

Conclusioni

I risultati ottenuti allineano l’Italia alla tendenza epidemiologica in atto nei paesi occidentali: un aumento della mortalità per alcune patologie infettive e per malattie croniche della sfera nervosa. Significativa la riduzione di mortalità per alcuni storici “big killer” come le neoplasie e le patologie cardiovascolari.

emanuele.rizzo@email.com

148 - poster

BULLISMO E CYBERBULLISMO TRA GLI ADOLESCENTI IN ITALIA: I DATI DELLA