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8 Una visione più ampia delle libere professioni
Questa sezione del Rapporto si propone di affrontare il mondo dei liberi professionisti da un nuovo punto di vista. Le analisi svolte nei capitoli 4 e 5 si sono basate principalmente sulla Rilevazione delle Forze di Lavoro effettuata dall’ISTAT: l’esigenza di una visione più ampia nasce principalmente dal fatto che, nel questionario RFL, la rilevazione del numero di liberi professionisti è basata sull’autodichiarazione del soggetto intervistato, che si qualifica appunto spontaneamente come libero professionista. L’ipotesi alla base delle analisi illustrate nella presente sezione è che questa modalità di rilevazione possa condurre a una sottostima del mondo delle libere professioni, soprattutto in riferimento alle nuove professioni non ordinistiche, dove i confini tra lavoro autonomo e libera professione sono meno delineati. Si tratta quindi come primo obiettivo di individuare criteri precisi e coerenti atti ad identificare in maniera sistematica quei lavoratori che, pur non essendosi definiti liberi professionisti, svolgono di fatto un lavoro assimilabile alla libera professione. Al fine di individuare i tratti salienti della libera professione, si è partiti innanzitutto dalla definizione normativa della figura del libero professionista. Come riportato dall’Istituto Nazionale di Statistica:
“Il legislatore[...] non definisce la figura del libero professionista. Essa si ricava
dal combinato disposto dell’art. 2229 del codice civile in materia di esercizio delle professioni intellettuali e dell’art. 2230 in materia di prestazione d’opera intellettuale. In base alle norme citate per libero professionista si intende colui che svolge una prestazione di opera intellettuale che richiede l’impiego di cultura e di intelligenza in misura nettamente prevalente rispetto a un’eventuale attività manuale”.
Ai sensi dell’art. 2229, primo comma, la legge determina i casi in cui è prevista l’iscrizione in appositi albi o elenchi per l’esercizio di determinate professioni intellettuali, individuando così l’ampio gruppo delle professioni ordinistiche. Successivamente, la Legge 4 del 14 Gennaio 2013 in materia di professioni non organizzate interviene a meglio definire le professioni non ordinistiche:
“Per "professione non organizzata in ordini o collegi", si intende l'attività
economica, anche organizzata, volta alla prestazione di servizi o di opere a favore di terzi, esercitata abitualmente e prevalentemente mediante lavoro intellettuale, o comunque con il concorso di questo, con esclusione delle attività riservate per legge a soggetti iscritti in albi o elenchi ai sensi dell'art. 2229 del codice civile, delle professioni sanitarie e delle attività e dei mestieri artigianali, commerciali e di pubblico esercizio disciplinati da specifiche
normative20”.
Dalle definizioni precedenti si evince quali siano le prerogative essenziali dei liberi professionisti, che si sintetizzano nei seguenti quattro punti:
1. l'attività svolta dal libero professionista dev'essere prevalentemente di tipo intellettuale;
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2. tale attività richiede un alto livello di qualifica e specializzazione; 3. in molti casi, questo tipo di professioni prevedono l'iscrizione in appositi
albi o elenchi;
4. si tratta di un lavoro autonomo in termini di orario, modalità e mezzi necessari.
Per stimare il numero di indipendenti che, pur non dichiarandosi liberi professionisti, svolgono di fatto un lavoro che presenta tutte le caratteristiche della libera professione, si sono innanzitutto selezionate dai microdati della Rilevazione sulle Forze Lavoro dell’ISTAT alcune categorie di lavoratori indipendenti: lavoratori in proprio, imprenditori e collaboratori coordinati e continuativi. Di questi sono stati considerati solo quelli in possesso di un titolo di studio almeno pari al diploma di istruzione secondaria di secondo grado. Si è poi individuato un insieme di professioni che presentassero almeno un libero professionista autodichiarato e la cui descrizione risultasse coerente con le prerogative essenziali dei liberi professionisti. Per la descrizione delle professioni si è fatto riferimento al Sistema Informativo delle Professioni di fonte Isfol21. Un’attenzione particolare è stata rivolta ai piccoli imprenditori, per i quali si è utilizzato anche un criterio settoriale, includendo solo i settori Ateco vicini al mondo delle libere professioni: ad esempio sono stati considerati come liberi professionisti coloro che lavorano nei settori quali produzione di software, attività legali, contabilità, pubblicità e ricerche di mercato. Infine, sono state riconsiderate e, quindi, incluse le professioni per le quali esiste un’associazione, sulla base dell’elenco delle associazioni professionali presenti sul sito del MISE22.
Il prodotto di questa analisi ha portato all’individuazione di una nuova categoria, che si indica di seguito con il termine di “liberi professionisti non autodichiarati”: questi sono indipendenti con caratteristiche di liberi professionisti che tuttavia non si dichiarano tali ed ammontano a oltre cinquecentomila. Si tratta di un aggregato che, aggiungendosi ai numeri dei liberi professionisti dichiarati (pari a 1.491.804 unità nel 2018) conduce ad ampliare in misura rilevante i numeri della libera professione. Considerando anche il segmento dei “liberi professionisti non dichiarati” si passa infatti da poco meno di un milione e mezzo a poco più di due milioni di liberi professionisti.
Fin qui si sono sommariamente descritte le operazioni di stima del numero di professionisti finalizzate all’inclusione di segmenti libero professionali che non vengono computati dalla Rilevazione ISTAT sulle Forze Lavoro, che si basano come detto su un’autodichiarazione dell’intervistato. Tuttavia, date le modalità di rilevazione, legate appunto all’autodichiarazione, è necessario individuare non soltanto le quote (aggiuntive) di “liberi professionisti reticenti” ma anche “sottrarre” dal novero quella parte di indipendenti che svolgono un lavoro che non presenta le caratteristiche di autonomia tipicamente associate alla libera
21 http://professionioccupazione.isfol.it/
Osservato rio delle lib ere professi oni 101 professione. Per indagare tale aspetto si è utilizzato il modulo ad hoc23 inserito
nella Rilevazione sulle Forze di Lavoro effettuata dall'ISTAT nel secondo trimestre del 2017.
L’obiettivo di questa parte dell’analisi è da un lato quello di valutare se i due gruppi di professionisti – quelli che si autodichiarano tali e quelli che si sono stimati in estensione – siano effettivamente vicini e simili tra loro, in termini di profilo d’autonomia; dall’altro quello di quantificare quanti siano i professionisti che presentano un grado limitato di autonomia e che dunque non possono essere considerati liberi professionisti tout court (rif. Capitolo 9). Dal modulo ad hoc si sono selezionate, sia per il gruppo dei liberi professionisti autodichiarati che per le figure indipendenti assimilate (per settore, titolo di studio, professione) ai liberi professionisti, le seguenti sette domande, in grado di descrivere nel loro complesso l’effettivo grado di autonomia del lavoro:
1. Negli ultimi 12 mesi, per quante aziende e/o clienti Lei ha lavorato, o quanti clienti ha avuto?
2. Nello svolgimento del suo lavoro Lei utilizza strumenti/strutture di sua proprietà o di proprietà del suo principale cliente/committente (ad esempio computer o macchinari, locali per la vendita, uffici)?
3. In generale Lei decide liberamente e in autonomia l'orario di inizio e di fine della sua giornata lavorativa?
4. In particolare chi decide? (se non decide liberamente l'orario di fine e inizio giornata lavorativa)
5. Per quale motivo ha intrapreso una carriera da lavoratore indipendente?
6. Lei può decidere l'ordine con cui svolgere i diversi compiti, o realizza i diversi obiettivi previsti dalla sua attività lavorativa? Ad esempio, sceglie quali compiti svolgere per primi nell'arco della giornata, o da dove cominciare nel realizzare un lavoro se ha un elenco di cose da fare? 7. Lei può influenzare il contenuto della sua attività lavorativa? Ad
esempio su cosa lavorare, come farlo e quali materiali utilizzare? Gli indicatori di relativa subordinazione, ovvero i tratti del lavoro meno consoni alla libera professione sono: la monocommittenza, l’utilizzo di strumenti o strutture del cliente, l’imposizione di un orario lavorativo, la non autonomia nell’organizzazione del lavoro e l’impossibilità di influenzare il contenuto dell’attività lavorativa. In merito al punto cinque, si sono considerati più vicini al mondo delle libere professioni coloro che non sono stati in qualche modo “costretti” a diventare indipendenti.
Su queste domande si è sviluppata una preliminare analisi descrittiva al fine di osservare la presenza di caratteristiche comuni tra coloro che si definiscono liberi professionisti e il gruppo stimato in estensione. La prima domanda presa
23 Come riportato sul sito ISTAT, analogamente a quanto avviene negli altri paesi dell'Unione Europea, a partire dal 1999 ogni anno, nel secondo trimestre, l'indagine viene condotta con un supplemento di quesiti (modulo ad hoc), decisi a livello europeo, volti ad approfondire un particolare aspetto del mercato del lavoro. Il modulo ad hoc del 2017 è dedicato a approfondire la situazione lavorativa dei lavoratori indipendenti.
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in considerazione è relativa alla monocommittenza e mostra come i due gruppi abbiano un profilo molto simile. La monocommittenza è limitata rispettivamente al 14% e 13%; entrambi i gruppi esprimono prevalentemente un numero di clienti compreso tra i 10 e i 99 (rispettivamente il 54% e il 55%). A differenziarsi notevolmente dagli altri è il profilo di coloro che svolgono la libera professione come secondo lavoro. Tale segmento, che con poco meno di 62 mila unità vale il 4% dei liberi professionisti stimati dall’Istat24, dispone prevalentemente di un numero di clienti compreso tra 2 e 9 ed è più spesso esposto alla monocommittenza (21%). Analogamente, è il campione di quanti svolgono la libera professione come secondo lavoro a differenziarsi dagli altri per quanto riguarda la disponibilità e l’utilizzo di strumenti propri di lavoro (Figura 8.2): infatti tra i liberi professionisti dichiarati e non, la schiacciante maggioranza (82-83%) utilizza strumenti propri per svolgere l’attività, mentre tale percentuale scende notevolmente (al 57%) tra i professionisti che esercitano come secondo lavoro. È tuttavia necessario sottolineare che la categoria dei liberi professionisti che esercita come secondo lavoro presenta una numerosità poco significativa nell’indagine campionaria realizzata con il modulo ad hoc25, pertanto, anche nel prosieguo delle analisi, i risultati riferiti a questo specifico segmento vanno considerati come puramente indicativi.
24 Rif. Tabella 4.1, Capitolo 4.
25 Nell’indagine campionaria del modulo ad hoc si osservano 2.890 unità per i liberi professionisti autodichiarati che svolgono la libera professione come prima attività; 943 unità per il gruppo dei liberi professionisti stimati in estensione (non autodichiarati) e 14 unità per i liberi professionisti autodichiarati che svolgono la libera professione come seconda attività.
Figura 8.1:
Negli ultimi 12 mesi, per quante aziende e/o clienti Lei halavorato, o quanti clienti ha avuto?
14% 21% 13% 27% 57% 24% 54% 22% 55% 5% 8% 0% 20% 40% 60% 80% 100%
LP primo lavoro LP secondo lavoro Estesi Monocommittenza Da 2 a 9 clienti Da 10 a 99 clienti 100 o più clienti
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