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Sulla ricerca ambientale nell’ambito della Tecnologia dell’architettura

Nel documento Tecnologia dell architettura DOTTA (pagine 142-146)

Il motivo e il senso del mio intervento in questo importante con-sesso, nell’ambito del quale ringrazio gli organizzatori per esser stato invitato in quanto referente delle discipline riconducibili alla proget-tazione ambientale, è riferibile alla necessità di cominciare, oggi, a tirare dei risultati e a fare delle valutazioni critiche rispetto a una serie di attività legate, per l’appunto, alla cosiddetta area ambientale nel suo esser collocata nel settore disciplinare della tecnologia dell’architettura, area alla quale appartengo con impegno da circa un quarto di secolo in virtù di una mia ulteriore pregressa esperienza più che ventennale che mi ha fatto avvicinare a tale questione negli anni ’80 pur proveniendo da un’area architettonica più propriamente compositiva.

È importante sottolineare come il percorso seguito da tale ambito disciplinare relativo alle questioni ambientali negli ultimi vent’anni si sia fatto portatore, da una parte, ma anche e soprattutto referente

“naturale” e dialettico, dall’altra, di problematiche dovute a complesse articolazioni interne, nate principalmente dal ruolo che dovevano avere altri settori disciplinari ad essa strettamente correlati, come quello della cultura tecnologica, del disegno industriale e della produzione edilizia, tutte discipline che hanno sempre seguito invece percorsi autonomi e indipendenti. Tale complessità disciplinare ha, a volte, portato ad una separazione tra i vari settori più che ad una compenetrazione, a discapito, quando è accaduto, di un accrescimento evolutivo reciproco al quale invece la maggioranza di noi vuole tendere.

Negli interventi precedenti si faceva giustamente riferimento alla situazione internazionale, al ruolo dell’Europa e più in particolare dell’Italia in tale contesto.

134 Salvatore Dierna

Nonostante il fatto che il lavoro che abbiamo contribuito a portare avanti non abbia avuto sempre il seguito che gli spettava, mi sembra comunque positivo oggi riproporre tali tematiche, puntando anche sulla potenzialità delle ricerche interne all’università, che negli ultimi anni hanno contribuito nel nostro paese a determinare un’identità sempre più articolata e riconosciuta della disciplina ambientale.

Il tema della ricerca è un argomento quanto mai delicato in un contesto come quello italiano, ma anche europeo, in cui si stanno re-stringendo sempre di più i fondi e le risorse economiche a disposizione, eppure, a nostro parere, può rappresentare un punto di grande forza per originalità e ‘futuribilità’ in tema di questioni ambientali.

Si parlava della “disciplina della progettazione ambientale” e a tal proposito, anche in linea con le proposte di innovazione emerse da alcuni precedenti interventi, è importante riconoscere i princìpi teorici e metodologici alla base di essa, fondati anche su una cultura tecnolo-gica che, alla luce dei percorsi storici, non può non essere rielaborata, rivisitando il concetto di autonomia di tale settore disciplinare che in un’ottica di multidisciplinarietà può apparire ormai riduttivo.

La questione ambientale, insieme a molte altre, è valorizzata, come si accennava precedentemente, dal contributo della ricerca in ambito universitario, orientata sull’analisi di una complessità di competenze, su una maggiore estensione del campo di applicabilità dei fattori che interessano tali temi, di cui quello ambientale non è l’unico.

Proprio alla luce di tale evoluzione e complessità di fattori, sono convinto che sarebbe opportuno ricollocare la stessa disciplina am-bientale all’interno di una ancora più ampia e consapevole cultura tecnologica del progetto.

Questo tema introduce un altro aspetto, non meno importante quando si parla di questione ambientale, cioè quello di scalarità. Tale fattore contribuisce, insieme agli elementi emersi precedentemente, come i concetti di evoluzione, innovazione, originalità e ‘futuribilità’, a ricollocare la questione dell’ambiente in uno spettro culturale più ampio, animato oltre che da tali fattori anche da una verticalità e interconnes-sione di interventi che non si può più fermare al livello di un intorno insediativo limitato, ma che presupponga l’estensione al concetto di territorio in senso più vasto.

Tale concetto è fondamentale per ricollocare al ruolo che gli compete la disciplina che si occupa della questione ambientale, per il potenziale di riconnesione e intervento operativo su una realtà più complessa gestita in termini di sostenibilità.

Tale ultimo fattore, quello della sostenibilità, è quello che più di tutti rende competitiva, nel panorama degli interventi territoriali e progettuali, la disciplina della progettazione ambientale, legandola ad un triangolo strutturale in cui fattibilità tecniche, economiche e procedurali vengono oggi riesaminate e applicate in una dimensione ambientale in cui integrazione, multidisciplinarietà e interdisciplinarietà ne sono alla base.

Alla luce di tale complessità evolutiva della cultura del progetto è importante comunque precisare come la ricerca progettuale, pur rima-nendo legata alle nuove tematiche di risparmio energetico, nell’ottica di un approccio di tipo ambientale, non può sganciarsi da un riapprofondi-mento e soprattutto da una riesamina profonda della teoria esigenziale, recuperando concetti come il rapporto tra tipologia e morfologia o tra tecnologia e morfologia.

Come più volte sottolineato, iniziative come quella di oggi sono auspicabili, perché il confronto su tali tematiche possa essere ripreso soprattutto a livello nazionale, includendo nella disciplina ambientale anche altri settori disciplinari strettamente correlati ad essa, come il disegno industriale e la produzione edilizia.

Concludendo, ci auguriamo che il futuro della cultura dell’ambiente appartenga sempre di più a una cultura di ampio respiro, in cui pos-sano essere superate tutte le divisioni tra settori e in cui tali tematiche possano accrescersi ed arricchirsi di complessità, collegate oltre che ad una cultura tecnologica del progetto anche alle tante nuove discipline che si stanno evolvendo nel sempre più ricco e stimolante panorama della ricerca contemporanea.

136 Maria Antonietta Esposito

GABRIELLA CATERINA1

La tecnologia del recupero edilizio: esperienze e

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