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Il suono di un’ingiustizia storica: le canzoni rivisitate di Roberto Cuoghi.

Tracce di Sound Art in artisti emblematici del contemporaneo.

3.3 Il suono di un’ingiustizia storica: le canzoni rivisitate di Roberto Cuoghi.

Trasformazione è la parola che meglio si addice per indicare l’arte dalle mille sfaccettature di Roberto Cuoghi143. Trasformazione artistica che si traduce in un mutamento non solo formale e materico ma anche estetico nel senso di apparenza fisica. Un’arte che abbraccia e considera la totalità delle forme espressive dall’oggetto più mondano ,ed estrapolato dal contesto reale, alla stessa corporeità dell’artista. Poco più che ventenne Cuoghi intraprese un processo artistico che vedeva coinvolto in primis proprio il suo stesso corpo o meglio un’intenzionale evoluzione del suo corpo. Una sorta di performance della durata di ben sette anni; l’obiettivo artistico di Cuoghi era quello di attuare un processo di cambiamento fisico che lo portasse ad assumere le sembianze del padre.

142 Il termine anecòico indica ciò che è in grado di assorbire le onde sonore senza rifletterle. La camera

anecoica è un ambiente le cui pareti assorbono completamente i suoni. Tratto da Dizionario “lo Zingarelli” di Nicola Zingarelli, ed. Zanichelli, Milano, 2007

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Con il passare del tempo il suo corpo mutava aumentando di peso, i capelli crescevano e si ingrigivano. Una performance che perdurava nel tempo e mutava la materia in questo caso corporea.

L’arte di Cuoghi è un mix di forme espressive che vanno dall’impiego della fotografia, al video ma anche all’installazioni sonore. È uno dei tanti artisti che nelle proprie ricerche introducono ed impiegano il suono.

L’attenzione viene rivolta al rapporto tra il mondo dell’uomo e quello sonoro; il suono diventa uno strumento d’indagine dell’identità umana. È simbolo di una storia che attraverso il suono perde una staticità per rimanere viva e trasmessa nel tempo. Riferendosi ad opere che possono essere considerate inerenti al campo della Sound Art risulta significativa l’opera dell’artista presentata in occasione della 53. Esposizione Internazionale d’Arte dal titolo Mei Gui del 2006. Un vero e proprio audio arrangiato e registrato dall’artista “in solo” utilizzando mezzi comuni e di recupero e poi rielaborato attraverso il computer.

La composizione di Cuoghi non è altro che la versione spinta al paradosso di una canzone o ballata popolare cinese intitolata appunto Mei Gui dimenticata oramai dalla tradizione. In origine la canzone composta nel 1940 veniva eseguita nei cabaret di Shangai, ai tempi città cosmopolita di una Cina sempre più crescente a livello produttivo.

Con la proclamazione della Repubblica Popolare Cinese nel 1949 il governo di Mao tacciò canzoni come l’originale Mei Gui con l’accezione di “pornografiche” e le bandì in quanto venne imposto culturalmente che le canzoni della nuova Cina dovevano essere portatrici di un messaggio sociale inerente alle idee del partito.

La trasformazione che contraddistingue l’operare dell’artista emerge nella rivisitazione della canzone da lui attuata. Cuoghi mette in atto un processo di contraffazione sonora; il suo cantato infatti non segue l’impostazione originale della canzone non è una mimesi sonora bensì egli riprende il motivo musicale originario e su di esso canta scimmiottando una voce femminile una versione di Mei Gui arrangiata da un’orchestra russa in chiave swing, quindi in chiave occidentale144.

Il nome della canzone significa rosa, il tema della versione originale era infatti la bellezza che contraddistingue tale fiore.

144 Cfr. Comunicato stampa dell’artista Roberto Cuoghi relativo all’opera Mei Gui inerente l’esposizione

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Cuoghi trasforma il senso della canzone annullandolo si passa ad un insignificanza che solo ad un’ apparenza acustica appare plausibile, egli svincola dalla connotazione d’intrattenimento che qualificava lo spirito della ballata.

La conoscenza della storia che si cela dietro il brano sottolinea la plasmabilità del suono, che può veicolare o meno un significato, può essere trasformato e rielaborato nei contenuti in un continuo evolversi estetico e formale.

Il nuovo linguaggio che si ascolta in musica è prodotto dall’artista che in questo caso interpreta un ruolo che di consueto spetterebbe a cantanti femminili. La ricerca di Cuoghi inizia dalla rielaborazione storica 145.

L’ingiustizia che permea la natura della ballata cinese si riscontra in una altra opera dell’artista dal titolo Mbube del 2005. Attenzione alla ricerca storica, analisi sulla collettività, e sul percorso di una creazione individuale. Riproposizione di un canto individuale cantato e suonato dall’artista con strumenti improvvisati. In cui racconta la storia della canzone e della sua notorietà attraverso la sua esecuzione. Canzone divenuta famosissima e celebre composta da Salomon Linda che divenne molto nota solo vent’anni dopo col titolo The lion sleeps tonight dopo che l’autore ne cedette i diritti per una cifra irrisoria. Ecco l’ingiustizia il creare sta nel combinare in una determinata sequenza i suoni. Cuoghi riflette sul senso di appartenenza e diffusione del linguaggio espressivo, attraverso i concetti di identità libertà e variazione. Soffermandosi sulla necessità dell’uomo di rimaneggiare il prodotto creativo al fine di appropriarsene.

145 Daniel Birnbaum e Jochen Volz (a cura di), Fare Mondi, Making Worlds, catalogo della 53. Esposizione

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Figura 32. Roberto Cuoghi, Mei Gui, 2009, installazione sonora presso il Giardino Scarpa dell’ Esposizione internazionale d’arte la Biennale di Venezia

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Figura 33. Roberto Cuoghi, Mei Gui, 2006, visione d'insieme dei materiali impiegati per la realizzazione sonora.

3.4 Il lato suggestivo di un suono ambientale: il rintocco di una campana.