Rossella Bonito Oliva
5. Superfici inquiete e fondi oscur
Tutta la trama psichica dall’inconscio alla coscienza, dal transindividua- le all’individuale rientra nella riflessione hegeliana della soggettività che si muove su un terreno complesso e contraddittorio. Se la filosofia non deve distogliere lo sguardo dalla “notte dell’uomo”, non può ignorare la luce che squarcia la notte e dà vita alle ombre. In definitiva il pensiero va oltre la semplice conoscenza, coglie il nesso tra notte e giorno, coglie la trama dell’intero dell’uomo dentro e al di là della scissione e delle scomposizioni anatomiche29. Animale malato per quella indeterminazione ed eccentricità che lo separano dagli altri viventi, trova formazione e legami attraverso la “sua” misura. In quanto vivente spirituale l’individuo sperimenta il peso della libertà, che lo trascinerebbe nell’abisso se non scoprisse al proprio interno l’appartenenza ad un genere non-più-naturale, in questo legame la radice della propria specificità, nella libertà la vertigine del poter essere tut- to. Là dove la spiritualità non è un dato di fatto, non è nemmeno a portata di mano per l’individuo che oscilla tra uno smisurato senso di sé e il disa- gio dell’indeterminazione. Allo stesso modo che la virtù delle anime belle isolata dalla vita concreta e reale degli uomini moltiplica il senso di inade- guatezza senza contribuire al processo di determinazione dell’Io – cattu- randolo in un dover essere senza approdi – l’indeterminazione dell’umano non si risolve nella scelta di un individuo o nel cammino continuo e omo- geneo di un genere, ma è il reiterarsi in ogni vita singolare e nella storia dell’umanità dell’incrocio dialettico tra transindividuale e individuale, tra passato e futuro: ogni passaggio può essere allo stesso tempo un oltrepas- samento e una ripetizione, una continuità e una frattura nel momento in cui si perde il movimento dell’intero dell’uomo e dell’uomo come realtà spirituale. La malattia è sempre possibile, il rischio della follia cresce sul terreno stesso della ragione. Se la psichiatria guarda il caso isolato della pa- tologia alla luce della sana ragione, la filosofia individua nel non-essere- più-natura dello spirito la malattia radicale della natura umana.
In questo senso la scienza psichiatrica, e la lezione di Pinel in particola- re, suggeriscono immagini per un pensiero del tempo nuovo30. La via indi- cata da Pinel va nella direzione della cura come trattamento morale in gra-
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29 G. W. F. Hegel, Fede e sapere, cit.
30 Cfr. Id., Encyclopaedie der philosophischen Wissenschaften im Grundrisse (3. Ed. 1830), tr. it. Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, qui parte prima, Scienza della logica, a cura di V.
Verra, Torino, UTET, 1981, dalla Introduzione: «[Il bisogno della filosofia] esiste soltanto
come una necessità interiore più forte del soggetto e dalla quale il suo spirito viene poi in- cessantemente spinto a “dominare” e a soddisfare degnamente l’impulso della ragione» (p. 114).
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do di riattivare i principi della morale della libertà senza costrizioni o pene, attraverso il dialogo e la persuasione nella convinzione dell’unità della psi- che nell’articolazione piena delle sue figure. Seguendo l’insegnamento di Pinel, Hegel legge la follia come una possibilità, una forma della realtà spi- rituale prodotta nel corso della vita dell’individuo, che non interrompe la trama di questa realtà, piuttosto la isola dal processo continuo di forma- zione del soggetto come attore e regista della sua vita. Se la terapia e la co- noscenza sono affidate alla scienza, alla filosofia spetta il compito di pene- trare con il pensiero il legame tra ragione e follia individuando il nesso del soggettivo nelle figure della sua declinazione31. In questa prospettiva il movimento di soggettivazione investe la personalità e la traduce nel per- sonaggio di una vicenda che ha alle sue spalle l’unità della persona, ma o- gni persona costituita da un’identità a cui ascrivere ogni gesto, comporta- mento e azione rimarrebbe una mera astrazione, certo in grado di espri- mere giudizi e dare espressione all’Io, ma incapace di dare ragione di una vicenda che registra sempre sconfitte e vittorie, che porta con sé il rischio di una perdita nell’avventura nel mondo. In questo orizzonte il pensiero filosofico non si ferma ad una delle determinazioni psichiche, ma le coglie nel loro movimento al cui interno caratteri, romanzi e visioni morali del mondo si alternano e si intrecciano. La filosofia non si sofferma su casi particolari, la filosofia non crea storie, romanzi, la filosofia non si ferma al bene: il pensiero si muove lungo una spirale che si allunga e ritorna su se stessa creando la scena infinita per vicende e personaggi tragicamente af- faccendati e mossi in quanto intimamente portatori della ferita della libertà soggettiva.
L’Enciclopedia è la veste sistematica della filosofia come sapere dell’in- tero di parti plurali e dinamiche, è come uno spartito in cui le note già nel segno grafico sono predisposte a legarsi con altre32. Una sinfonia creata da suoni e risonanze la cui pienezza non è data dalla singola nota, né dai sin- goli movimenti, ma dal compimento dell’ideazione nell’esecuzione. La fi- losofia è proiettata sulla sinfonia, più che sullo studio delle note: coglie il movimento complessivo al di là dei suoni specifici, allo stesso modo che nel soggettivo coglie la soggettivazione, nell’incrinatura di questo processo il nesso sotterraneo. L’occhio filosofico domina un oggetto già delineato, osservato, perimetrato dalla psichiatria, ma fa interagire l’intero sviluppo sul singolo momento. Il filosofo traduce il discorso del medico nella verità antropologica, ma la verità antropologica è a sua volta solo un momento
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31 Cfr. R. Bonito Oliva, La «magia dello spirito» e il «gioco del concetto». Considerazioni sulla fi- losofia dello spirito soggettivo nell’ Enciclopedia di Hegel, Milano, Guerini e Associati, 1995.
32 Cfr. V. Verra, Introduzione a G. W. F. Hegel, Enciclopedia, Cit.
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della realtà spirituale. Nella coappartenenza tra uomo e realtà spirituale, l’uomo come poter essere altrimenti può sempre perdere la salute, allo stesso modo che la realtà spirituale dall’uomo e nell’uomo patisce sempre il rischio di una patologia.
La concentrazione sull’oggetto follia impedisce di coglierla come mo- mento di una strutturazione più ampia che tiene insieme la malattia e la sua linea di guarigione, la possibilità con l’attualità, il non essere sano con l’essere sano a partire dall’intero processo. In qualche modo se il tratta- mento morale mostra la possibilità del recupero del folle alla ragione, la filosofia dello spirito soggettivo entra nelle pieghe della psiche in cui la dif- ferenziazione non si è ancora prodotta. Spagina il complesso quadro dell’es- senza dell’uomo e ritrova il principio dinamico della sua strutturazione al cui interno la malattia mentale è una delle possibilità del poter essere tutto che non è del singolo o dell’uomo, ma della realtà spirituale. L’interesse della filosofia non è perciò la malattia, ma la possibilità della malattia e di conseguenza della guarigione come specifico della realtà spirituale. Se la patologia mentale rientra nell’antropologia, solo la fenomenologia può re- stituire la scienza dell’esperienza nel suo farsi attingendo la radice del trat- tamento morale: la coscienza in quanto essere consapevole della totalità complessa nel divenire interno dell’esterno e esterno dell’interno. La filo- sofia spinge lo sguardo più in là del patologico, coglie nel patologico una mancanza, un non essere di un pieno che rinvia a quella contraddizione sperimentata dall’individuo: originariamente “spostato” rispetto all’intero, fuori sesto rispetto al tempo della storia, sempre impreparato a cogliere quanto non è fuori, sia quando è rifiutato che quando è accettato nell’as- soggettamento al medico, ma nell’ordine della realtà che lo trascende e in- sieme lo potenzia. Parafrasando Hoelderlin si potrebbe dire che Hegel ri- conosce nel pericolo crescente della follia la possibilità della salvezza di una ragione consolidata dall’inclusione piuttosto che dall’esclusione, con- solidata nella sua istanza di sanità proprio dall’esperienza della disperazio- ne e dell’infelicità. Proprio quel movimento dall’interno sperimentato nel trattamento morale ha indicato la via per spingersi fin nelle pieghe più e- nigmatiche della soggettività capace di mettersi alla prova nell’assunzione consapevole della norma come migliore dei mondi possibili. In questa prospettiva la filosofia è la terapia delle terapie dell’animale malato e il suo farmaco come ogni farmaco agisce ambiguamente come veleno e rimedio, come assoggettamento e soggettivazione.
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