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I riferimenti intertestuali nel romanzo 1 Sertarul cu aplauze: un cassetto pieno di sorprese

3. Riferimenti intertestuali nel testo

3.3. Sutor, ne supra crepidam!

Il terzo esempio è, stavolta, una mera allusione a qualcosa di nascosto. In questo caso, come vedremo, la questione del riferimento intertestuale è molto più sottile e richiede uno sforzo di analisi maggiore rispetto alle precedenti citazioni.

La urma urmei, nici eu nu înțeleg cronicile tale muzicale și, după cum se vede, nu mor. Fiecare cu meseria lui. Iar meseria mea nu-i să te fac să înțelegi, ci să te fac să vorbești. (p. 45)

In fin dei conti neanche io capisco le tue cronache musicali ma, come ben puoi vedere, vivo bene lo stesso. Ad ognuno il suo mestiere. E il mio non è farti capire, ma farti parlare.

In questa parte ci troviamo di fronte all'interrogatorio al quale viene sottoposta un'amica del protagonista che scopriamo essere così una delatrice. L'agente, a un certo punto, sminuendo il lavoro di critica musicale svolto dalla sua interlocutrice, pronuncia le parole “Fiecare cu meseria lui” (Ad ognuno il suo mestiere). Penso che l'autrice non abbia usato a caso questa frase, bensì lo abbia fatto per alludere a un ben preciso proverbio ovvero Sutor, ne supra crepidam! (Calzolaio, non più in alto della scarpa!). Plinio, nella sua opera Storia naturale, riporta la frase come la risposta data dal pittore greco Apelle a un calzolaio che, dopo aver criticato una calzatura presente in un suo quadro, ne criticava anche altre parti per le quali non era affatto competente. Questo modo di dire ha poi ispirato sia il proverbio italiano che ho usato nella traduzione, che quello romeno proferito dall'agente.

La questione va però chiarita ulteriormente. In questo caso la mia lettura vede infatti una critica fatta in chiave ironica (o amara, dipende da come si interpretano i fatti) dall'autrice alla figura del dittatore romeno Nicolae Ceaușescu. Il suo mestiere da giovane era infatti quello di apprendista calzolaio. Durante il periodo comunista circolavano barzellette che sottolineavano questo aspetto mettendolo in relazione al fatto che lui, una persona totalmente incolta, avesse la pretesa di dare i suoi pareri su tutta una serie di questioni sulle quali era completamente incompetente, pretendendo inoltre che le sue direttive venissero seguite, e non dando alcun peso al parere dei veri esperti.

Ecco dunque che, alla luce di queste considerazioni, si palesa sullo sfondo del dialogo la figura del odiato dittatore. Ho ritenuto plausibile questa interpretazione del riferimento intertestuale, anche basandomi sul fatto che Ana Blandiana, da sempre, ha aspramente criticato questo personaggio e il suo operato.

Anche in questo caso, quindi, penso lo abbia fatto volutamente, con l'intento di fare una satira, e criticare aspramente un atteggiamento di superiorità presunta e infondata che, forte dell'esempio del leader, era diventata dilagante nel Paese.

Per quanto riguarda l'atteggiamento che ho adottato in traduzione, la mia decisione è stata quella di tradurre col corrispettivo proverbio italiano. Nonostante l'assenza di virgolette ho lasciato intendere che fosse un pezzo di testo preimpostato non elidendo la d eufonica di ad, che normalmente non avrei usato.

3.4. La poesia

Il quarto esempio di cui mi vorrei occupare è quello della poesia che costituisce il ventesimo capitolo del romanzo e che viene ripresa in citazione alla fine dell'ultimo capitolo, elidendo però, l'ultimo verso.

…Orice zbor e o fugă Orice fugă o-nfrângere, Și totuși, și totuși, Salvează-te, îngere. Orice fugă de înger E o fugă din rai, Și totuși, și totuși Pe-o aripă de plai… (p. 348)

…Ogni volo è una fuga Ogni fuga una sconfitta, E pure, e pure,

Salvati, o angelo. Ogni fuga angelica È una fuga dal paradiso, E pure, e pure…

Su un alato lembo di terra…

…Orice zbor e o fugă Orice fugă o-nfrângere, Și totuși, și totuși, Salvează-te, îngere. Orice fugă de înger E o fugă din rai, Și totuși, și totuși… (p. 405)

…Ogni volo è una fuga Ogni fuga una sconfitta, E pure, e pure,

Salvati, o angelo. Ogni fuga angelica È una fuga dal paradiso, E pure, e pure…

La poesia è già di per sé un riferimento intertestuale nel testo di partenza, essendo infatti un componimento poetico inserito all'interno di uno in prosa. Diventa, però, nell'ultimo capitolo anche una citazione. Al suo interno essa racchiude l'essenza stessa del romanzo. Sertarul cu aplauze si delinea infatti come il romanzo di una fuga impossibile, a causa del carattere fatalistico intrinseco del popolo romeno. Infatti il Plai è l'allegoria dello spazio geografico e socio- culturale romeno, il quale racchiude in sé tutte quelle caratteristiche di stampo arcaico che hanno accompagnato l'evoluzione stessa degli esseri umani contenuti in esso. All'interno della poesia, poi ci sono presenti delle citazioni tratte dalla già nominata ballata Miorița, ma in questo caso modificate intenzionalmente dall'autrice. Infatti l'incipit della ballata è Pe-un picior de plai, / Pe-o gură de rai. (che ha come significato l'inizio della transumanza). Vediamo che Blandiana riprende e fa suo questo concetto, modificandolo in relazione al suo messaggio. Il picior (piede), diventa aripă (ala), e sta a indicare la fuga che è da un paradiso. Ma quale paradiso? Ovviamente quello fittizio della società socialista. Il plai rappresenta quindi l'essenza stessa di quel fatalismo romeno che impedisce ai suoi componenti di fuggire ma gli aiuta al tempo stesso a sopravvivere restando ancorati a delle tradizioni arcaiche che danno loro l'illusione della speranza.

Nella seconda versione della poesia, però, l'ultimo verso scompare, e con esso anche quel attaccamento. L'interpretazione che io ho dato è duplice. Da un lato credo che la scrittrice abbia voluto sottolineare il fatto che il comunismo, alla fine, ha vinto, spazzando via anche quel briciolo di identità culturale, pur fatalista, insito nel popolo. Questo ha portato ad una conseguenza drammatica, ovvero che dopo la caduta del regime non vi fosse più nessun punto di riferimento sul quale poter ricostruire la società civile e ripartire. Dall'altro lato mi è piaciuto credere che quei puntini di sospensione fossero il marchio di uno spiraglio di speranza in un futuro diverso e migliore, che eliminasse sia il fatalismo che le ombre del comunismo, permettendo così un evoluzione verso un tipo di società giusto e sereno per un popolo che troppo ha subito e sofferto.

3.5 I nomi

Il quinto significato “nascosto” che ho trovato è quello di due nomi usati molto probabilmente in chiave allusiva. Già precedentemente ho accennato al nome dell'agente Neacșu, richiamato dalla citazione della Lettera di Neacșu. Mi vorrei soffermare adesso su altri due nomi, ovvero quello del protagonista, Alexandru, e quello della perpetua del Plai, Frusinica. Entrambi evocano due personaggi realmente esistiti.

Alexandru fa riferimento all'imperatore Alessandro Magno. Questa allusione è segnalata dall'autrice stessa, facendo proferire al suo personaggio le seguenti parole:

— Nu mi-ai ales bine numele. N-am fost niciodată învingător… N-am învins niciodată pe nimeni…

— Non hai fatto una scelta giusta per il mio nome. Non sono mai stato un conquistatore… Non ho mai sconfitto nessuno…

Da questa affermazione si evince che il personaggio, rovesciando il sistema di valori che pensa possano essere trasmessi dal suo nome, si sminuisce.

Una considerazione diversa, invece, va fatta per quanto riguarda il nome del personaggio Frusinica. Questa viene descritta nel corso del romanzo come una persona sciatta, sempre beffarda nei confronti dei personaggi intellettuali, attorniata sempre da un'aura di ambiguità. Il suo sguardo è impenetrabile, i suoi occhi di un colore indefinito. Essendo, appunto, questi lo specchio dell'anima, possiamo già dedurre che si tratti di un personaggio da tenere per così dire “sotto controllo”. Per un lettore romeno (che possiede la conoscenza enciclopedica del suo spazio culturale) il nome di questa donna rimanda a una famosa agente della Securitate, ovvero a Frusinica Moraru. Questa persona, membro d'élite del corpo della polizia segreta, è stata una delle prime donne a diventare ufficiale della Securitate, nonché la “testa” dell'archivio del CID, il Centro di Informazione e Documentazione, dove venivano controllati tutti i fascicoli delle persone messe sotto osservazione e controllate dal regime.

fatto che in realtà anche il personaggio Frusinica non fosse così innocuo come poteva apparire in un primo momento. Alla fine del romanzo, quando i tre invasori irrompono anche nel “rifugio” di Alexandru, con modalità simili al passato, quando avevano fatto irruzione nel suo appartamento, questo tratto inquietante della donna esce alla luce. Infatti lei sarà l'unica a entrare nelle grazie dei tre e a essere accettata come una di loro.

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