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- Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell'ambiente

Nel documento deliberazione n. 6 (pagine 41-57)

Gestione dei rifiuti

Anche nel settore della gestione dei rifiuti, il governo della Regione si troverà nel corso del mandato di fronte alla necessità di affrontare nuovi scenari di attività, come l’adeguamento degli obiettivi pianificatori e programmatici alle disposizioni delle più recenti normative europee del pacchetto economia circolare, a partire dalla Direttiva (UE) 2018/851 del 30 maggio 2018; a tal fine, l’avvio del percorso di aggiornamento del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR), approvato con Deliberazione della Assemblea Legislativa n. 128 del 14/04/2015, rappresenta uno dei primi fondamentali impegni che la Regione dovrà assumere.

Attualmente, infatti, le politiche ambientali in tema di gestione dei rifiuti urbani e speciali hanno il loro quadro di riferimento dettato dal PRGR 2015; tuttavia, a cinque anni dalla sua approvazione, nessuno dei cinque Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) è dotato di una pianificazione vigente e conforme allo strumento sovraordinato di riferimento.

Infatti, le Assemblee Territoriali d’Ambito (ATA), ovvero gli organismi territoriali a scala provinciale a cui competono le funzioni relative al governo della gestione del ciclo integrato dei rifiuti urbani, già esercitate dalle Autorità d’Ambito di cui all’art. 201 del D.Lgs.n.152/2006, non sono riuscite a garantire l’efficace esercizio di una delle principali prerogative assegnate dalla legge, ovvero la redazione, adozione ed approvazione del Piano d’Ambito, che costituisce lo strumento attuativo del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti (PRGR).

Poiché la vigenza dei Piani d’Ambito rappresenta una condizione indispensabile per dare corso alla organizzazione del sistema di gestione dei rifiuti, è evidente che l’avvio dell’aggiornamento del Piano regionale, non può rappresentare una condizione di disturbo per la approvazione dei Piani d’Ambito, ma anzi deve costituire un elemento di propulsione per la più rapida ed efficace conclusione dei procedimenti in corso.

Diversamente, si avrebbe un ulteriore prolungamento nel tempo di uno scenario di tipo inerziale, che finora ha bloccato la possibilità di adeguare l’impiantistica ai fabbisogni di trattamento e smaltimento degli Ambiti e non ha consentito di raggiungere gli obiettivi di performance previsti dal PRGR 2015, se non quelli che derivano dalla attuazione della previgente pianificazione del 1999, come il buon livello raggiunto dalla % di Raccolta Differenziata, che nel 2019 si è attestata al 69,39 % su media regionale, a fronte di un vincolo di legge del 65% e di un obiettivo del PRGR, che prevede per il 2020 un valore di almeno 70% in ogni ATO.

In questo scenario forzatamente inerziale, la Regione dovrà proseguire nell’impegno finanziario già profuso nel sostenere quelle linee di attività che possano contribuire alla attuazione degli obiettivi previsti dal PRGR, ma che non siano strettamente dipendenti dalla pianificazione d’Ambito, perché orientati ad una scala locale e finalizzati alla prevenzione e riduzione della produzione dei rifiuti di cui al Programma Regionale di Prevenzione della Produzione dei Rifiuti, per lo più a supporto di fabbisogni a livello comunale o intercomunale.

Appartengono a questa categoria le spese di investimento e di natura corrente sostenute dai Comuni nell’ambito delle azioni finalizzate alla prevenzione della produzione dei rifiuti, per opere o forniture per la strutturazione a supporto della fase gestionale della raccolta, come i centri di raccolta o i centri del riuso, o l’acquisizione di dotazioni funzionali all’attivazione e diffusione del sistema di tariffazione puntuale.

Arrivare alla dotazione in ogni ATO e nell’intera regione degli adeguati strumenti di pianificazione rappresenta tuttavia un obiettivo di tipo intermedio, perché l’interesse è che questi si traducano in efficaci percorsi attuativi, che arrivino a garantire la necessaria realizzazione di impianti efficienti, adeguatamente dimensionati, opportunamente collocati, che consentano una gestione virtuosa sia dei rifiuti urbani, sia dei rifiuti speciali

prodotti dalle imprese, massimizzando l’effettivo recupero e la minimizzazione del ricorso allo smaltimento, a supporto di una vera visione di circolarità dell’economia.

In tal proposito è opportuno porre uno sguardo al settore delle spedizioni transfrontaliere dei rifiuti, particolarmente significativo per comprendere la dinamica dei fenomeni in atto.

In particolare, il Regolamento (CE) n. 1013/2006 definisce le procedure e i regimi di controllo dei rifiuti in funzione dell’origine, della destinazione e dell’itinerario, del tipo di rifiuti spediti e del tipo di trattamento da applicare ai rifiuti nel luogo di destinazione.

Il regolamento definisce gli elenchi di rifiuti la cui spedizione è autorizzata secondo procedure dedicate. I rifiuti soggetti alla procedura di notifica figurano nell’«elenco ambra» (allegato IV), mentre i rifiuti soggetti unicamente all’obbligo d’informazione figurano nell’«elenco verde» (allegato III). I rifiuti la cui spedizione è vietata sono invece riportati in elenchi separati (allegato V). All’interno di questo quadro normativo, la Regione Marche, nel corso dell’anno 2019, ha autorizzato l’esportazione (verso paesi UE) di un quantitativo di rifiuti pari a circa 11.218,71 tonnellate, con un trend in sensibile aumento, mentre l’importazione di un quantitativo di rifiuti dalla Repubblica di San Marino pari a 417,90 tonnellate (in virtù dell’accordo bilaterale siglato tra Regione Marche e Repubblica di San Marino – deliberazione regionale n. 77/2013).

L’esportazione di rifiuti nasce dalla cronica insufficienza di impianti di incenerimento e di recupero energetico sia sul territorio nazione che regionale, trattandosi per lo più di rifiuti non collocabili in discarica, determinando un evidente svantaggio competitivo per le aziende locali, rispetto ad aziende nazionali o straniere che beneficiano di migliori condizioni di sistema.

Tale situazione, dato il continuo aumento della produzione dei rifiuti e data la saturazione impiantistica in alcuni paesi europei, sta spingendo l’esportazione di rifiuti anche oltre i confini europei.

Nella futura pianificazione regionale e di ambito non si potrà prescindere dal prendere in adeguata considerazione uno scenario che proponga una efficace soluzione al problema della collocazione dei rifiuti speciali, garantendo lo stesso principio di prossimità richiamato dalla normativa.

Siti inquinati

Ogni anno ai sensi del Piano dei rifiuti viene pubblicato un decreto dirigenziale dove vengono aggiornati i seguenti dati:

A. L’elenco dei siti che hanno superato le CSC (Concentrazioni Soglia di Contaminazione).

B. L’elenco dei siti che hanno terminato le procedure di cui al TITOLO V.

C. Anagrafe dei siti da Bonificare (ai sensi del TITOLO V). Nell’elenco sono riportati i siti dove già sono stati attivati i Progetti di bonifica e quelli dove l’Analisi di Rischio ha determinato il superamento delle CSR (Concentrazioni Soglia di Rischio) che determina la necessità di produrre un progetto di bonifica da approvare e mettere in atto.

La situazione attuale è: Elenco A = n. 1092 siti - Elenco B = n. 508 siti - Anagrafe = 207 siti. Da questo si evince che il 47% dei siti ha concluso le procedure e che il 25% sia giunto all’ultimo stadio della procedura.

Tutti i dati sono contenuti nella banca dati denominata SIRSI (allocato in un server regionale) è gestito da ARPAM presso il Dipartimento di Ancona mediante una struttura denominata ARSB.

I siti sono distribuiti quasi uniformemente nelle varie Province fatta eccezione di quella di Macerata in cui le procedure legate all’EX Sito di Interesse Nazionale (SIN) Basso Bacino del fiume Chienti (BBC) (ora SIR Sito di Interesse Regionale) hanno generato un proliferare di siti.

Le tipologie più presenti sono: Distributori di carburante; Industrie di vario genere; Discariche.

I siti più significativi sono: il SIN Falconara Marittima (titolare del procedimento il Ministero dell’Ambiente) ove ricade anche la Raffineria API; il SIR BBC sopra richiamato; il sito EX SGL CARBON ad Ascoli Piceno

Tra i siti sono presenti anche siti di interesse Pubblico ove i Comuni (proprietari dei luoghi o sostituti di privati inadempienti) producono e attivano le varie fasi del procedimento di bonifica. Ogni anno la Regione pone a disposizione fondi derivanti dal Tributo in discarica al fine di aiutare i Comuni ad attivare le varie fasi del procedimento.

Secondo il principio comunitario “chi inquina paga” non è possibile finanziare le attività di bonifica dei siti contaminati fatta eccezione per quelli di interesse pubblico.

Situazione particolare è quella relativa al SIR BBC dove è stato istituito un tavolo tecnico regionale ed è in corso un aggiornamento della caratterizzazione delle aree più sensibili da parte di Arpam; altra situazione peculiare è quella del SIN di Falconara Marittima per la quale, attraverso un accordo di programma con Ministero Ambiente, Provincia e Comune, è stato eseguito da Arpam uno studio che deve essere completato con ulteriori indagini; infine il Sito ex SGL Carbon che ha visto la nomina del Commissario straordinario Vadalà che ha l’obiettivo di mettere in sicurezza parte del sito.

A parte dei casi particolari sopra indicati, l’ammontare dei fondi necessari di anno in anno è legata alla fattibilità da parte dei Comuni di interventi di bonifica; infatti essendo il procedimento di bonifica molto articolato si devono finanziare, a ciascun Comune avente un sito di interesse pubblico, almeno quattro fasi propedeutiche alla verifica di necessità o meno di esecuzione del progetto di bonifica. Ciò comporta una variazione notevole di fabbisogno nel tempo.

Principali obiettivi del triennio:

- Completare l’aggiornamento della caratterizzazione dell’area SIR BBC in modo tale da individuare e finanziare interventi di messa in sicurezza e/o bonifica della falda acquifera; Modificare le “Linee guida ed indirizzi operativi in materia di bonifica dell’ex Sito di Interesse Nazionale Basso Bacino del fiume Chienti”

aggiornandole in seguito alle recenti modifiche normative con il fine di semplificare l’iter di bonifica;

- Aggiornare l’accordo di programma sul SIN di Falconara Marittima con Ministero, Provincia e Comune al fine di affidare ad ARPAM il completamento delle attività già effettuate relativamente alla caratterizzazione a terra e a mare, la caratterizzazione dei due siti di interesse pubblico (Campo sportivo Parrocchia S.Maria della Neve – Area Ex Antonelli);

- Supportare e stimolare i Comuni per rendere più celeri possibile i procedimenti e le attività da svolgere per i siti contaminati di interesse pubblico.

Paesaggio. La pianificazione attraverso il Piano Paesaggistico Regionale (PPR)

La Regione Marche ha intrapreso un processo di aggiornamento del PPAR vigente del 1989 come previsto dal Decreto Legislativo n. 42/2004 “Codice dei beni culturali e del paesaggio” e dalla Convenzione Europea per il paesaggio del 2000. Il Codice definisce lo strumento regionale di governo del paesaggio come Piano Paesaggistico Regionale (PPR).

Il processo di revisione, che si è avviato con una delibera di indirizzi della Giunta Regionale, ha prodotto, fino ad oggi, un “Documento preliminare per l’adeguamento del PPAR al Codice del paesaggio e alla Convenzione europea” approvato dalla Giunta Regionale con delibera n.140 del 01/02/2010.

Il documento legge i paesaggi delle Marche organizzati in ambiti rispetto ai quali sarà possibile organizzare strategie e progetti di paesaggio. Gli ambiti, infatti, pur non potendo essere considerati omogenei al loro interno, comprendono territori connessi e resi simili da relazioni naturalistico-ambientali, storico-culturali, insediative. La loro estensione è tale da poter garantire un’efficiente gestione di progetti definiti sulla base delle caratteristiche paesaggistiche locali.

La Convenzione Europea per il paesaggio ha innovato profondamente la nostra percezione del paesaggio e dei suoi problemi, ma non ha ancora sufficientemente innovato le politiche per il paesaggio che dovranno sempre più basarsi su due capacità: quella di costruire politiche attive e quella di gestire gli effetti indiretti, gli impatti paesaggistici, spesso inattesi, prodotti da altre scelte di politiche di settore.

Le analisi paesaggistiche, i quadri conoscitivi, gli elaborati tecnici e cartografici che costituiscono la proposta di individuazione degli ambiti di paesaggio contenuta nel documento preliminare, non possono perciò rappresentare un punto finale, ma lo strumento per avviare la fase di discussione e di concertazione con i soggetti istituzionali e con le parti sociali e attraverso cui procedere alla successiva definizione degli indirizzi progettuali e normativi che dovranno costituire la proposta di adeguamento del PPAR richiesta dal Codice del paesaggio.

Valutazioni e autorizzazioni ambientali

Per quanto concerne le valutazioni ambientali, a partire da un contesto giuridico-amministrativo nazionale in costante evoluzione, anche a seguito delle esigenze derivanti dall'emergenza sanitaria, l'obiettivo strategico è l'implementazione dell'attuale disciplina regionale al fine di allinearla alle recenti novità statali.

Le procedure di valutazione di impatto e di valutazione strategica intervengono sui progetti ed i piani maggiormente significativi sotto il profilo economico, sociale ed insediativo.

Si rende, pertanto, necessaria un'azione coordinata di carattere normativo, organizzativo e tecnico-scientifico:

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la prima finalizzata all'aggiornamento della legge regionale 11/2019 in modo da allinearla agli interventi di semplificazione introdotti dalla recente legge 120/2020 (di conversione del Dl 76/2020 “Semplificazioni”), intervenendo, in particolare, sui rapporti con gli strumenti di pianificazione urbanistica comunale;

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la seconda, finalizzata a ad efficientare la risposta degli uffici e razionalizzare la gestione delle procedure attraverso l'introduzione di una struttura amministrativa dedicata sul modello dei SUAP comunali ed il potenziamento dell'attività di coordinamento della pianificazione comunale e provinciale;

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la terza, da attuarsi attraverso accordi di collaborazione con il sistema universitario regionale, con l'obiettivo di approfondire le tematiche ambientali e gli effetti derivanti dalla realizzazione di interventi sottoposti a procedure di valutazione, monitorando i risultati attraverso studi e simulazioni.

Riguardo alle autorizzazioni ambientali, l'obiettivo principale è quello di potenziare il ruolo di coordinamento della Regione nei confronti delle amministrazioni locali, anche con interventi di carattere normativo finalizzati ad un'applicazione uniforme, a livello regionale, della disciplina dell'autorizzazione integrata ambientale, nonché a restituire valore ed autorevolezza al ruolo delle Province sul territorio, quale riferimento per le comunità locali e per specifici comparti produttivi. Parallelamente, l'attività di ricerca scientifica, condotta in collaborazione con Università ed ARPAM, consentirà di mettere a punto strumenti e sistemi per migliorare i sistemi di valutazione e dotare la Regione Marche di strumenti amministrativi per colmare lacune giuridiche su temi di grande attualità ed interesse, non solo ambientale ma anche sanitario e sociale (es. disciplina sugli odori).

In materia di autorizzazioni in area marina il principale obiettivo è rappresentato dall'efficace gestione dell'hub portuale di Ancona, quale perno dello sviluppo turistico ed industriale regionale.

La situazione del Porto di Ancona è molto delicata in quanto i numerosi interventi dei quali necessita debbono essere coordinati con la programmazione del riutilizzo dei sedimenti, sia nella cassa di colmata, sia per eventuali ripascimenti o interventi di immersione.

Analogamente, la situazione andrà monitorata anche per i restanti porti marchigiani, con l'obiettivo di individuare soluzioni ambientalmente compatibili che consentano di mantenere in efficienza le strutture.

Altro obiettivo fondamentale sarà quello di garantire la protezione della costa attraverso interventi ambientalmente sostenibili, soprattutto in quelle aree ad altissimo valore naturalistico di cui la Regione Marche è ricca.

Sistema delle aree protette e Rete natura 2000

Con riferimento alla gestione del sistema delle aree protette parchi e riserve statali e regionali, l'obiettivo strategico è rappresentato dalla realizzazione della nuova programmazione triennale/quinquennale, quale strumento per guidare l’azione propria e delle Aree protette verso un positivo assetto sia in termini naturalistico-territoriali sia in un’ottica di sviluppo sostenibile. La definizione di un quadro generale di riferimento per i parchi e le riserve naturali è, peraltro, elemento necessario per garantire una coerenza ed una coesione reale al Sistema Regionale delle Aree protette.

Il nuovo Piano sarà, inoltre, uno strumento per garantire, attraverso un processo di partecipazione e condivisione, un reale sforzo da parte di tutte le aree protette, per tutelare habitat e specie delle Marche. Sarà

cura anche delle azioni di piano garantire il reperimento delle risorse necessarie ad assicurare la gestione di parchi e riserve regionali.

In materia di Rete Natura 2000, i principali obiettivi sono legati all'attuazione della nuova disciplina regionale sulla valutazione di incidenza, all'approvazione delle misure di conservazione/piani di gestione dei siti Natura 2000 ed alle attività di monitoraggio naturalistico.

Altri obiettivi di carattere strategico riguardano:

- il superamento della procedura di infrazione comunitaria 2015/2163 e della messa in mora complementare di tutte le Regioni relativamente alla designazione delle Zone Speciali di Conservazione con rimodulazione degli obiettivi e delle misure di conservazione sulla base delle indicazioni del MATTM e della Commissione UE;

- predisposizione del PAF Marche (Quadro delle azioni di finanziamento prioritarie per Natura 2000 Marche) per il prossimo periodo di programmazione 2021-2027 (attualmente è in fase di redazione, anche con l’utilizzazione dei dati provenienti dagli enti gestori dei siti Natura 2000 il quadro delle azioni prioritarie nei siti Natura 2000 e nella più ampia infrastruttura verde);

- revisione della L.R. n. 6/2007. Capo III Rete Natura 2000, alla luce delle criticità legate in particolare all’attuazione delle funzioni attribuite agli enti di gestione dei siti Natura 2000 (UM, Province, gestori di Parchi e Riserve naturali): adozione misure di conservazione/piani di gestione, effettuazione della Valutazione di incidenza, esecuzione dei monitoraggi periodici.

Infine, per quanto concerne l'educazione ambientale, la costruzione di un futuro ispirato ai principi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite trova un valido strumento nel sistema regionale di informazione, formazione e educazione ambientale (INFEA Marche). I cambiamenti necessari che lo sviluppo sostenibile impone non riguardano solo i settori produttivi, in una logica di economia circolare, ma anche i comportamenti e le abitudini dei cittadini. Grazie alla decennale esperienza e alla diffusione sul territorio, anche nelle aree interne, compreso il cratere del sisma 2016, i Centri di educazione ambientale - CEA (45 in totale) continueranno a svolgere le attività di informazione e sensibilizzazione ambientale rivolta sia ai giovani che agli adulti, soprattutto nel processo di definizione e della futura attuazione della Strategia regionale per lo sviluppo sostenibile.

Considerando la consistenza della quota “green” che la UE richiede nella futura programmazione dei fondi europei 2021-2027, verranno in tale sede proposte misure che prevedano il coinvolgimento del sistema INFEA nelle attività di comunicazione e sensibilizzazione.

Con l’obiettivo di incrementare e aggiornare la qualificazione delle figure professionali che lavorano in tale settore, verrà infine valutata la possibilità di inserire una apposita figura professionale nel repertorio regionale delle qualifiche professionali (es. “Operatore in attività di educazione ambientale e alla sostenibilità”).

Qualità dell'aria, inquinamento acustico

Per la qualità dell'aria l'obiettivo strategico di breve termine è rappresentato dall'aggiornamento dell’attuale zonizzazione del territorio regionale ai fini della valutazione della qualità dell’aria, approvata con DACR 116 del 9/12/2014.

Il Decreto Legislativo 13 agosto 2010, n. 155 “Attuazione della direttiva 2008/50/CE relativa alla qualità dell'aria ambiente e per un'aria più pulita in Europa” stabilisce che l'intero territorio nazionale sia suddiviso in zone e agglomerati da classificare ai fini della valutazione della qualità dell'aria ambiente. Alla zonizzazione provvedono le Regioni e le Province autonome sulla base dei criteri indicati nello stesso decreto.

La zonizzazione viene effettuata ai fini di predisporre una adeguata rete di valutazione della qualità dell’aria ambiente. Nelle zone in cui invece i livelli degli inquinanti atmosferici sono inferiori alla loro soglia di valutazione inferiore possono essere utilizzate, anche in via esclusiva, tecniche di modellizzazione o di stima obiettiva.

L'attuale zonizzazione necessita di urgente aggiornamento, anche in considerazione del mutare delle condizioni che incidono sulla qualità dell’aria e dell’evolversi della situazione economica che ha determinato

situazioni differenti a livello locale anche a seguito della crisi economica. Analogamente, il sempre maggiore sviluppo antropico ed insediativo delle aree costiere comporta la necessità di una revisione approfondita anche in relazione a differenziati regimi di circolazione atmosferica nel territorio regionale che recenti studi stanno evidenziando.

Secondo obiettivo, di medio termine, è rappresentato dal nuovo Piano regionale di risanamento e mantenimento della qualità dell’aria, in aggiornamento e sostituzione del Piano regionale risanamento e mantenimento della qualità dell’aria è stato approvato con DACR 143/2010.

Il Piano regionale per la qualità dell'aria è l'atto di governo del territorio attraverso cui la Regione persegue in attuazione il progressivo e costante miglioramento della qualità dell'aria ambiente, allo scopo di preservare la risorsa aria anche per le generazioni future.

Sulla base del quadro conoscitivo dei livelli di qualità dell'aria e delle sorgenti di emissione, il Piano dovrà intervenire prioritariamente con azioni finalizzate alla riduzione delle emissioni di materiale particolato fine PM10 (componete primaria e precursori) e di ossidi di azoto NOx, che costituiscono elementi di parziale criticità nel raggiungimento degli obiettivi di qualità imposti dall'Unione Europea.

Il Piano, a partire dai risultati della rete regionale di monitoraggio qualità dell'aria e dell'inventario regionale delle emissioni, dovrà fornire il quadro conoscitivo in materia di emissioni di sostanze climalteranti ed individuare le azioni intersettoriali finalizzate alla loro mitigazione, integrandosi con le strategia regionale per lo sviluppo sostenibile nonché in materia sanitaria, energetica, di trasporto, agricola, turistica e coordinandosi con gli strumenti di finanziamento e pianificazione dei fondi comunitari (POR FESR, PSR, ecc.).

Il Piano, a partire dai risultati della rete regionale di monitoraggio qualità dell'aria e dell'inventario regionale delle emissioni, dovrà fornire il quadro conoscitivo in materia di emissioni di sostanze climalteranti ed individuare le azioni intersettoriali finalizzate alla loro mitigazione, integrandosi con le strategia regionale per lo sviluppo sostenibile nonché in materia sanitaria, energetica, di trasporto, agricola, turistica e coordinandosi con gli strumenti di finanziamento e pianificazione dei fondi comunitari (POR FESR, PSR, ecc.).

Nel documento deliberazione n. 6 (pagine 41-57)