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6 SONNO E APPRENDIMENTO

6.4 SWA ed apprendimento loco-regionale, Reto Huber

In questa sezione affrontiamo, dopo quella di J. Born e L. Marshall, l'altra grande tesi afferente al legame tra sonno e apprendimento. Il lavoro del 2004 di Reto Huber si pone in stretta continuità con l'ipotesi della regolazione omeostatica della SWA avanzata da Giulio Tononi e descritta nel capitolo 263 di questa tesi. Huber parte dall'assunto che il sonno ad onde lente sia regolato omeostaticamente, il suo bisogno aumenta con la veglia per poi tornare alla baseline nel corso della notte. Tale meccanismo, come è già stato

descritto nel dettaglio precedentemente, è figlio dei cambiamenti plastici sinaptici avvenuti durante gli apprendimenti giornalieri, cambiamenti sinaptici che vanno incontro al fenomeno di “downscaling” ad opera della SWA. A questo punto ci si è posti la seguente domanda: se il fenomeno di “pruning” sopra-descritto rappresenta, in termini di attività lenta del sonno, il bisogno delle cellule di alleggerire il peso sinaptico accresciuto dai molteplici apprendimenti in veglia, allora ci si deve aspettare un aumento focale della SWA a carico di quei gruppi neuronali che sono stati più fortemente sollecitati. Per rispondere al quesito si è deciso di usare come “sonda”, per poter localizzare con precisione l'ubicazione di un apprendimento in veglia, un compito di apprendimento visuo-motorio studiato da M.F. Ghilardi: “rotation adaptation task”. I dettagli tecnici dell'esercizio sono stati ampiamente riportati nella parte della tesi relativa all'esperimento che sta mettendo in atto il Centro Extreme e i cui dati preliminari sono discussi in questo lavoro. Per ora ci limitiamo a dire che i soggetti vengono sottoposti ad un compito visuo-motorio di raggiungimento di targets illuminati. ad insaputa degli stessi viene effettuata una rotazione dell'angolo sulla traiettoria, percepita visivamente, di raggiungimento degli obbiettivi. Il compito induce nei soggetti, man mano che correggono l'angolo di rotazione, un miglioramento implicito. Questo test è stato scelto in primo luogo proprio per la sua capacità di elicitare un apprendimento di tipo procedurale, in secondo luogo perchè tale apprendimento correla secondo Ghilardi e collaboratori con l'attivazione di specifiche aree della corteccia motoria e premotoria e con altre, prese in considerazione da Huber nella corteccia parietale. (l'area 40 e l'area 7 destre di Broodman). Inoltre l'esercizio può essere messo a confronto con la sua variante senza rotazione in cui non è presente l'errore direzionale. Immediatamente dopo avere svolto il compito i soggetti venivano messi a dormire e ne veniva registrato il tracciato del sonno con EEG ad altà densità a 256 canali. Una settimana prima o dopo della sessione veniva riproposto ai soggetti il medesimo pattern sperimentale con l'unica differenza che il compito visuo-motorio non era manipolato con l'inserimento della rotazione. Ciò era fatto come condizione di controllo e di confronto tra il task elicitante apprendimento implicito e quello standard. Una prima media generale dell'analisi di potenza durante il sonno NREM ci mostra, in linea con i precedenti studi, che la SWA è rintracciabile maggiormente nelle regioni anteriori.

Fig.24 R. Huber 2004, l’omeostasi locale della SWA durante il sonno dopo l’adattamento alla rotazione.

La distribuzione topografica dell’SWA dopo il test con rotazione (a sinistra) e senza rotazione (a destra). La media EEG della densità di potenza ad 1-4 Hz (SWA, n= 11 soggetti) per i primi 30 minuti del sonno non NREM. I segnali EEG (riferimento medio) sono stati digitalizzati a 500 Hz insieme all’elettromiogramma e all’elettro-oculogramma, filtro (0.5-50 Hz), tagliando gli artefatti.. I valori (la barra colorata) sono stati normalizzati dalla potenza totale per la registrazione e distribuiti alle posizioni corrispondenti sulla proiezione piana della superficie dello scalpo.

Altra osservazione che si può inferire dalla figura è che il pattern topografico delle potenza è altamente sovrapponibile nelle due diverse condizioni sperimentali: quella con apprendimento e quella senza. Ma da una comparazione più dettagliata delle due distinte condizioni emerge che nella sessione in cui vi è rotazione dell'angolo della traiettoria si riscontra un incremento locale della SWA in un cluster di sei elettrodi della corteccia parietale destra ( Fig. 25). Dall'immagine appare chiaramente come il rotation adaptation task eliciti una risposta in aree specifiche. Il lavoro di Huber prosegue con un'analisi dettagliata della risposta omeostatica globale di SWA nella condizione sperimentale. Ricordiamo che un maggior bisogno di sonno ha come conseguenza, secondo l'ipotesi di Tononi, un incremento della potenza nel range frequenziale di 1-4Hz ed una leggera diminuzione di quella in banda sigma (12-15Hz) nel corso della notte. Dall'analisi dei dati emerge proprio un rafforzamento percentuale della potenza nel range

frequenziale del sonno ad onde lente e una diminuzione di quella nel range frequenziale sigma. Per quanto riguarda l'aumento nel range del sonno a ritmo delta è utile notare come l'incremento sia specificatamente rintracciabile nelle frequenze inferiori ad 1Hz tipiche della SSO.

Fig.25 (Huber et al. 2004) I sei elettrodi con aumento focale dell’attività.

La distribuzione topografica del cambiamento della percentuale di SWA durante il sonno NREM fra la condizione sperimentale e quella di controllo. I punti bianchi indicano il gruppo di sei elettrodi che mostrano un incremento di SWA dopo l’adattamento alla rotazione (P< 0.01), mappatura statistica non parametrica.

Si osserva anche come la caratteristica specifica che più si modifica nella SWA sia l'ampiezza dell'onda, che risulta maggiore nella sessione di apprendimento. Per localizzare con precisione le regioni di incremento della SWA Huber ha usato un sistema di posizionamento per sovrapporre i 256 elettrodi, digitalizzandoli, alle immagini di risonanza magnetica dei soggetti. L'aumento di potenza della SWA è localizzato nella corteccia parietale destra, in particolare nelle aree di Broodman 40 e 7. Ricordiamo che queste regioni corrispondono alla maggiore attivazione di segnale con tomografia ad emissione di positroni PET nei soggetti che svolgono il rotation adaptation task, rispetto a quelli che compiono l'esercizio senza manipolazione della traiettoria. Sia l'area 40 che la 7 ricevono inputs convergenti visivi e propiocettivi e sono coinvolte nei processi di attenzione visuo-spaziale. I dati sono in linea con la letteratura che attribuisce alla corteccia parietale dell'emisfero destro un ruolo cruciale per i tasks spaziali e per il continuo riadattamento delle coordinate spaziali, anche se come mostrato dal nostro studio, la corteccia premotoria, area 6 e parte della motoria sono fondamentali per l’acquisizione e la programmazione di nuovi engrammi motori. Come già sottolineato in questa tesi diversi studi hanno certificato un miglioramento delle performance in compiti motori dopo una notte di sonno, miglioramento non dovuto al mero passaggio di tempo o a fattori circadiani. (Stickgold et al. 2000), (Fenn et al. 2003). Anche Huber ha voluto testare questa ipotesi legandola alla performance dei soggetti nel rotation adaptation task. Per fare ciò si è costruito un gruppo di controllo che riaffrontasse il compito dopo otto ore dalla sessione di apprendimento, ma senza dormire. I risultati ci mostrano come l'errore direzionale fosse sensibilmente diminuito dell'11% tra chi, dopo la fase di learning, aveva dormito. Si è voluto poi correlare il miglioramento nella performance nel task con l'accresciuta potenza della SWA. Si osserva che la decrescita dell'errore direzionale è positivamente correlata con l'aumento focale della SWA, riguardante gli elettrodi 185 e 132, non è riscontrabile nessuna relazione tra il miglioramento nella prova e la modificazione dell'attività lenta in altri elettrodi. Altro elemento interessante riguarda il fatto che i soggetti che affrontano il compito con maggiore variabilità di prestazione nell'errore direzionale nella fase di learning sono quelli che sembrano beneficiare di più della notte di sonno relativamente ai risultati del mattino. I lavori di Huber e Born esposti

in questo capitolo risultano preziosi per la comprensione dell’esperimento ideato dal Centro Extreme che è stato esposto nella sezione precedente di questa tesi.

Fig. 26 Specificità della frequenza, distribuzione del tempo e localizzazione anatomica dell’omeostasi della SWA locale.

A. Specificità della frequenza delle variazioni di potenza. Lo spettro della densità di potenza EEG per i primi 30 minuti del sonno NREM. I valori rappresentano il cambiamento in percentuale operato dal rotation adaptation task rispetto al task senza la rotazione.

B. Il tempo totale di SWA cambia dopo il compito di adattamento alla rotazione. Il cambiamento nella media della potenza EEG nella banda 1-4 Hz è stata calcolata in base a tre intervalli consecutivi di 30 minuti durante il primo ciclo di sonno

C. La localizzazione anatomica delgi elettrodi mostra una differenza significativa della SWA durante i primi 30 minuti di sonno NREM nel rotation task rispetto alla condizione di controllo. Tutti i 256 elettrodi (punti gialli) sono stati digitalizzati e cooregistrati con le immagini di risonanza magnetica del soggetto. Il cluster dei sei elettrodi mostra un incremento della slow wave activity rispetto agli altri punti. A fini di riferimento gli elettrodi situati esattamente nel margine anteriore destro del cluster (185) ricevono proiezioni dall’area 40 di Broodman, l’elettrodo sul marigine posteriore destro del cluster (132) riceve invece proiezioni dall’area 7.

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