1.4 Il quadro normativo e legislativo
2.1.2 Il teatro e la Repubblica di Venezia
La questione teatrale `e molto sentita dal governo della Repubblica Ve- neziana, che `e di fatto uno dei primi a occuparsi attivamente di teatro, attraverso normative e decreti, cercando di dare un’organizzazione pratica a un mondo che, fino a quel momento, era costituito da spettacoli di giostre e funamboli.
La storia dei teatri veneziani `e profondamente legata alla vita civile e cultu- rale della citt`a lagunare. Qui nasce e si sviluppa una fervente e diversificata attivit`a per quanto riguarda le manifestazioni d’intrattenimento, anche se, dal primo Quattrocento, appannaggio solo di un ristretto nucleo di pro- tagonisti9
. Verso la met`a del secolo un gruppo di giovani nobili fonda la 7
Bruno de Cesco, Breve storia del teatro veneto, La voce del basso veronese, Isola della Scala. 1983 pag 1.
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Ivi pag. 2.
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Compagnia della Calza, un sodalizio di attori amatoriali riuniti per allietare le festivit`a a Venezia in occasione del Carnevale, o di una festa religiosa, o per qualsiasi altra occasione pi`u o meno ufficiale della Repubblica. `E chia- mata cos`ı perch´e gli attori usano portare calze di due colori diversi10
. Anche se si tratta di un piccolo gruppo, gradualmente si crea un “sistema teatro”: ai nobili attori (puri dilettanti) pian piano si affiancano veri pro- fessionisti al servizio del capo comico, una figura che si afferma proprio a Venezia. Le potenti e ricche famiglie veneziane mettono a disposizione le loro risorse economiche all’attivit`a d’intrattenimento, il pi`u delle volte con la costruzione di un teatro. Questo crescente impegno economico va gesti- to: ecco che si consolida la figura dell’impresario teatrale, una persona che si occupa di tutte le questioni economiche e gestionali legate alla vita del teatro.
Visti i crescenti costi, all’impresario non basta pi`u un pubblico formato dai soli nobili: ecco che nasce, verso la prima met`a del Cinquecento, uno dei primi spettacoli in Italia con entrata a pagamento. Secondo alcune fonti, esso si tiene presso l’auditorio del monastero dei Crosechieri, vicino a San Zanipolo11
.
Tutti questi cambiamenti si consolidano e perfezionano durante il Settecento con la riforma goldoniana, quando Goldoni, con il suo lavoro, ridona lustro e dignit`a alla secolare tradizione comica veneta, con i suoi zanni e massere, contadini, campagnoli e servette. Sempre durante questa fase si ribadisce che, ormai, il teatro `e un mondo di professionisti, non pi`u costituito da no- biluomini improvvisati attori.
Ma gi`a prima di questa epoca a Venezia si articola un sistema che porta alla costruzione dello spazio ideale per la rappresentazione teatrale; ogni parroc- chia della citt`a istituisce il proprio centro di aggregazione; si delimitano i campi e li si chiude con parapetti e transenne; si erigono palchi (soleri ) e si chiede agli spettatori il pagamento di un biglietto12
. Alcuni studi rilevano che, con il trascorrere degli anni, i meccanismi della festa e dello spettacolo tendono a fissare tempi e spazi pi`u organizzati, quasi si trattasse di svilup-
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de Cesco, Breve storia del teatro veneto pag. 3.
11
Paolo Puppa Joseph Farrell, A History of Italian Theatre, Cambridge University Press, Cambridge, UK 2006 pag.69.
12
Giuseppe Tassini, Feste, Spettacoli, Divertimenti e Piaceri Degli Antichi Veneziani, Libreria Filippi, Venezia 1961 pag. 64, 69.
pare un reticolo in grado di incidere sulla strutturazione urbana13
e sulla scansione della tipologia architettonica e della decorazione pittorica; alcu- ne cronache del Cinquecento parlano di teatri provvisori, con l’innestarsi di progetti arditi, seppure effimeri, che coinvolgono artisti e artefici rinomati14
. Secondo alcuni studiosi, poi, si pu`o affermare che la fervente attivit`a teatrale a Venezia (unica in Italia) `e data da un groviglio di impulsi e di interessi particolari e, a volte, non `e focalizzata esclusivamente sul ‘valore artistico’ della piece, intendendo il profitto economico come prioritario rispetto alla qualit`a artistica.
Questa mentalit`a rivolta al guadagno la si pu`o riscontrare in alcune famiglie patrizie, le quali iniziano a preferire alla gestione poco vantaggiosa della co- siddetta affittanza, la trasformazione stabile di alcuni locali dei propri palazzi in “stanze” per gli spettacoli. Questo incoraggia altri operatori economici a realizzaare nuove imprese e, suscitando la concorrenza, sembra offrire una alternativa al ristagno degli affari degli imprenditori veneziani15
.
C’`e da ricordare, inoltre, che Venezia in questo periodo `e un centro inter- nazionale economico, finanziario e culturale. Molti gentiluomini stranieri si recano nella citt`a per gestire i propri commerci con i mercanti veneziani e non `e desueto, per questi ‘foresti’, partecipare anche alla vita culturale insie- me ai suoi cittadini. Il pubblico teatrale veneziano `e uno tra i pi`u variegati del suo tempo, rendendolo uno dei pi`u multiculturali d’Italia, e non solo. La fervente e crescente attivit`a che si traduce nell’apertura di teatri in modo capillare. Si stima che, tra la fine del Cinquecento e la prima met`a del Sei- cento, si aprano a Venezia non meno di dieci sale e che, alla fine del secolo, queste sfiorino la ventina. Questa rapida creazione di una rete di luoghi di spettacolo, come nessuna in Europa all’epoca, `e il risultato di un’ampia operazione di carattere economico, condotta con criteri di evidente stampo proto-industriale. La spinta data dai capitali finanziari e la messa a punto di una efficiente macchina organizzativa (grazie anche al Governo della Re- pubblica) crea i presupposti del proprio stesso funzionamento. La passione del pubblico veneziano per gli spettacoli non avrebbe potuto manifestarsi come `e avvenuto se non si fossero realizzate le circostanze favorevoli citate sopra, o lo avrebbe fatto in misura assai pi`u modesta, come `e avvenuto in
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Il campo di giorno `e per il mercato, la sera per il teatro.
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La Venezia Barocca.
15
Ludovico Zorzi, Il teatro e la citt`a. Saggi sulla scena italiana, Enaudi Editore,
altri centri, anche illustri, della tradizione teatrale italiana.
A Venezia il processo relativo alla formazione del pubblico e alla concor- danza delle attivit`a finanziarie e professionali ad esso congiunte si trova a crescere in condizioni ottimali, proprio come afferma la teoria economica sui bisogni indotti: al graduale sviluppo dell’offerta corrisponde, in circostanze opportune, una proporzionale crescita della domanda16
. Venezia si conqui- sta cos`ı il primato di ‘Citt`a del teatro’ dell’intera Penisola, attirando poi i migliori interpreti, artisti, capocomici e impresari di quegli anni. Questo `e possibile anche grazie a una certa stabilit`a del settore dovuta al monopolio dei mezzi finanziari, concentrato nelle mani di poche famiglie interessate al controllo dei teatri (come i Tron, i Vendramin, i Pisani o gli Zane)17
. Anche sul versante politico questo schema risulta funzionale, in quanto il governo della Repubblica esercita il controllo diretto sulle Compagnie con attivit`a di vigilanza su cosa portare in scena e quando.
Il primo autore che nobilita la Commedia nel Rinascimento `e Angelo Beol- co, detto il Ruzante, che si pu`o senza alcuna incertezza definire il pioniere della commedia in Italia18
. Il teatro dell’autore padovano rompe, in un certo senso, con la tradizione rinascimentale il cui modello linguistico `e il fioren- tino colto (quello di Petrarca e Boccaccio), che segue una linea classica e plurilinguista. Il teatro di Ruzante, invece, usa prevalentemente il vernacolo e mette in scena per lo pi`u la vita contadina dell’entroterra veneto.
Angelo Beolco introduce uno stile pi`u naturale, basato sulla vita vissuta, come lui la percepisce nella sua Padova. Recita, dirige e scrive le sue com- medie (capocomico), donando ai personaggi spessore e veridicit`a19
. Altra caratteristica `e senza dubbio la contrapposizione tra campagna e citt`a, tra le difficolt`a della vita contadina e le agiatezze della vita urbana. Questo conflitto si esplicita anche con l’uso della lingua: il fiorentino viene usato per i personaggi di citt`a, il vernacolo per i personaggi contadini20
.
La grande fortuna e longevit`a dell’attivit`a di Ruzante si deve anche all’a- micizia e protezione del nobiluomo veneziano Alvise Cornaro, per il quale l’autore scrive e mette in scena, presso la sua corte, i propri testi. Cornaro
16
Zorzi, Il teatro e la citt`a pag. 245.
17
Ivi pag. 246.
18
Joseph Farrell, A History of Italian Theatre pag. 61.
19
AA.VV., The New Encyclopaedia Britannica, Encyclopaedia Britannica, Incorpora- ted, Chicago 1993 Storia del teatro occidentale. Nostra traduzione.
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istituisce una compagnia di artisti formata da giovani padovani21
ed `e in questo ambiente che Angelo Beolco sviluppa i suoi personaggi “villani” e la predilezione per l’uso del suo dialetto pavano22
.
Lo scrittore padovano getta nuove basi per il teatro rinascimentale con i suoi concisi, cupi e controversi capolavori, i cui protagonisti poveri contadini e gente delle campagne, offrono ai suoi privilegiati spettatori una tagliente immagine della propria citt`a23
.
Alcuni studiosi lo definiscono una specie di precursore della Commedia del- l’Arte, considerando alcune caratteristiche dei suoi testi, come il ruolo fisso o la grande importanza affidata ai valori comici24
. `
E su queste basi che Goldoni svilupper`a le sue opere, portando in scena la societ`a veneziana a lui contemporanea.