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Capitolo 2 Parte generale

2.1.2 Tecniche d’impianto »

Le piante possono essere propagate in due diversi modi: per seme (via sessuale o gamica) o per via vegetativa (asessuale, o agamica).

Generalmente le specie microterme vengono insediate tramite semina, mentre la maggior parte delle specie macroterme viene insediata vegetativamente.

La moltiplicazione vegetativa può impiegare come materiali propagativi parti di comunità mature di tappeto erboso, singole piante e porzioni di piantine (esclusi i semi) caratterizzate da capacità riproduttiva.

La propagazione vegetativa è impiegata al posto di quella per seme per quelle varietà ibride il cui genotipo non permette la produzione di seme vitale e per realizzare tappeti erbosi uniformi interamente composti da piante appartenenti ad un unico genotipo.

Un metodo di propagazione vegetativa che può essere adottato sia con specie macroterme che microterme è il trapianto di tappeto erboso in rotoli su tutta la superficie (sodding). Altri metodi, comunemente utilizzati per specie macroterme, che permettono un risparmio del materiale impiegato, sono la messa a dimora di stoloni (stolonizzazione) e la messa a dimora di piccole porzioni di zolle di tappeto erboso distanziate tra di loro (plugging). Generalmente la propagazione vegetativa risulta più costosa rispetto alla semina, ma, per alcune specie e cultivar di pregio è l’unico metodo disponibile.

Semina

La semina può essere adottata per tutte le specie microterme e per alcune cultivar migliorate di macroterme che sono state introdotte recentemente sul mercato, ad esempio di Cynodon dactylon e Zoysia japonica. L’impianto di queste cultivar tramite la semina può ridurre il costo di insediamento rispetto ai metodi vegetativi quali sprigging o al sodding (Patton et al., 2004a).

I fattori principali che influenzano l’insediamento tramite semina sono: la scelta della specie, del mix o del blend da impiegare, un’alta qualità della semente, la dose di seme e l’epoca e la profondità di semina.

Qualità del seme

La qualità del seme è misurata tramite la purezza specifica e la germinabilità. Queste due caratteristiche vengono determinate tramite analisi di laboratorio.

L’analisi della purezza consiste nella determinazione della percentuale di seme puro, del seme di infestanti e di materiali inerti (paglia, sporcizia, pietre e steli) presenti in una determinata partita.

La germinabilità è valutata in ambiente controllato, a condizioni standard. Un livello di germinabilità basso può essere dovuto a danni meccanici durante la raccolta e la battitura del seme, a danni provocati da insetti o da patogeni, dalla raccolta del seme ancora immaturo, oppure più semplicemente ad un periodo di stoccaggio troppo prolungato che rende vecchia la semente.

Ogni confezione di seme deve essere provvista di un etichetta contenete indicazioni riguardo la specie e la varietà, la purezza, la germinabilità e la data in cui sono avvenute le analisi.

La legislazione italiana in materia di qualità delle sementi, improntata sulle norme in vigore nell’Unione Europea, ha lo scopo di garantire all’acquirente la veridicità di quanto riportato nell’etichetta ed indica le caratteristiche minime di commerciabilità dei semi per quanto riguarda la purezza, la germinabilità e la percentuale massima di semi di infestanti tollerate.

Sulla confezione può essere presente anche un cartellino indicante la certificazione del seme che garantisce la tipologia del seme, ma solamente dal punto di vista genetico; la certificazione non può quindi sostituire l’etichetta in quanto non indica la qualità in termini di purezza e germinabilità.

Oltre a questi aspetti piuttosto tecnici è buona norma, al momento dell’acquisto, controllare l’integrità degli imballaggi e della confezione.

Dose di seme ed epoca di semina

L’epoca di semina varia secondo la specie prescelta per l’insediamento e la zona climatica in cui ci troviamo.

Generalmente le specie microterme devono essere seminate in tarda estate o inizio autunno in quanto mostrano una maggior competitività verso le infestanti nei periodi più freddi dell’autunno e dell’inverno.

Nelle zone di transizione, una buona epoca di semina è il mese di Settembre. Alcune microterme caratterizzate da un veloce tasso di germinazione, come Lolium perenne, possono essere seminate con successo anche ad Ottobre; mentre questo è sconsigliabile per le specie a lenta germinazione, come ad esempio Poa pratensis.

In Toscana il periodo ottimale per l’impianto delle microterme è dal 15 al 30 Settembre, con buoni risultati ottenuti anche seminando ad Ottobre, mentre a Novembre l’insediamento risulta lento. E’ possibile effettuare la semina primaverile, ma l’insediamento può risultare difficoltoso a causa dell’elevata competizione delle infestanti macroterme.

Per insediare le specie macroterme nelle zone di transizione, il periodo migliore in cui effettuare la semina è la tarda primavera, quando la temperatura del suolo è abbastanza elevata da garantire la germinazione e il rischio di gelate tardive è bassissimo.

In generale, l’intervallo utile per la semina delle macroterme è compreso tra Maggio e Luglio. E’ possibile anche effettuare con successo una semina tardiva in estate, quando sono ancora presenti condizioni ambientali favorevoli alla nascita, anche se alcuni studi hanno dimostrato che l’insediamento delle macroterme nelle zone di transizione è difficoltoso se effettuato dopo il mese di Luglio, a causa della ridotta stagione di crescita ancora a disposizione delle piantine, che potrebbe impedire alla pianta di immagazzinare riserve di carboidrati necessari alla loro sopravvivenza durante il periodo invernale (Dunn, 2004).

Una prova triennale condotta da Patton (2003) su alcune specie macroterme, a West Lafayette, Indiana (U.S.A.), studiando diverse epoche di semina, comprese tra il primo di

durante la prima stagione vegetativa, non è possibile posticipare la semina oltre il 1 Agosto.

Nello stesso studio, Zoysia japonica ‘Zenith’ ha raggiunto il 95% di copertura in 105 giorni quando seminata entro il 15 Giugno. Le epoche successive, non consentono il raggiungimento di percentuali di copertura soddisfacenti.

Le dosi di seme da impiegare, riportate in Tabella 2, sono determinate soprattutto dalle dimensioni e dal peso del seme, che varia da specie a specie.

Tabella 2. Dose di seme delle principali specie da tappeto erboso. (Da Beard, 1998.)

Specie Dose di seme (kg/ha)

Agrostis stolonifera 25 - 49 Buchloe dactyloides 73 - 123 Cynodon spp. 49 - 73 Ermerochloa ophiuroides 25 - 49 Festuca arundinacea 367 - 536 Festuca rubra 269 - 439 Festuca ovina 148 -220 Lolium perenne 342 - 512 Lolium multiflorum 341 - 536 Paspalum notatum 269 - 389 Poa pratensis 73 - 97 Poa trivialis 49 - 63 Zoysia japonica 73 - 122 Profondità di semina

La profondità di semina è determinata dalle dimensioni del seme, pur essendo sempre abbastanza superficiale. Un seme di piccole dimensioni (per esempio quello di Agrostis

stolonifera) dovrà essere interrato poco profondamente, mentre con un seme di grandi

dimensioni (come quello di Festuca arundinacea), si potrà arrivare fino ad una profondità di 1-2 cm.

Metodi di semina

La semina può avvenire in modo manuale oppure avvalendosi di macchine operatrici. La semina manuale è adottata in superfici di piccole dimensioni, avviene a spaglio, deve essere effettuata in assenza di vento per evitare la dispersione del seme, e non garantisce una distribuzione uniforme e calibrata del seme sulla superficie. Generalmente si compone di almeno due passaggi incrociati a 90°.

Nelle grandi superfici la semina avviene tramite macchine operatrici che possono distribuire il seme a spaglio o a file.

Le seminatrici a spaglio distribuiscono il seme attraverso un distributore centrifugo.

Le seminatrici a file è bene che non abbiano una spaziatura superiore a 5 cm, per consentire velocemente la chiusura delle file stesse.

Per i terreni caratterizzati da grandi pendenze come scarpate o argini viene utilizzata una semina specializzata: l’idrosemina (Foto 9). Questo metodo si avvale di specifiche macchine che spruzzano a pressione una miscela di seme, acqua, fertilizzanti e materiali consolidanti (fibre vegetali e colle amidacee) che consentono l’aderenza al terreno.

Cure pre e post-semina

Talvolta, in presenza di situazioni ambientali difficili o di tempi ridotti di insediamento, come in ambito sportivo, è possibile trattare il seme attraverso il processo della pregerminazione.

La procedura consiste nell’imbibire i semi in modo che questi si rigonfino, mantenerli ad una temperatura compresa tra 20 e 25°C per 1-2 giorni, e successivamente distribuirli sul terreno. In questo modo la germinazione inizia prima che il seme sia distribuito sul suolo consentendo di abbreviare l’emergenza in campo.

La germinazione, essendo un processo irreversibile, è il momento più critico dell’insediamento in quanto, se alcuni fattori ambientali sono sfavorevoli, è possibile che sopraggiunga la morte delle plantule.

Le condizioni ambientali generalmente necessarie per una germinazione rapida e completa del seme da tappeto erboso sono: un’adeguata umidità del terreno, una temperatura favorevole, un’adeguata ossigenazione e, in alcuni casi, una sufficiente esposizione alla luce.

Gli interventi irrigui successivi alla semina hanno lo scopo di mantenere la superficie umida attraverso leggere e frequenti irrigazioni che devono protrarsi fino all’emergenza completa.

Quando le superfici non sono molto estese, e soprattutto in caso di specie microterme, si può coprire il terreno con materiali pacciamanti i quali rallentano il processo di evaporazione dell’acqua dal suolo durante la germinazione. Questa pratica, denominata mulching, oltre a fornire condizioni microclimatiche favorevoli per la germinazione e la crescita delle piantine, svolge un ruolo importante nel controllo dell’erosione. La paglia è uno dei materiali pacciamanti più comunemente usati, ma vengono impiegati anche torba, legno, fibre naturali e tessuto non tessuto.

La pacciamatura può essere effettuata anche per mantenere la temperatura del suolo favorevole alla germinazione durante il periodo di insediamento.

A seguito del primo taglio, da effettuare seguendo la regola standard e cioè di non asportare più di 1/3 dell’altezza del tappeto erboso, è opportuno effettuare una concimazione con fertilizzante azotato.

Per il controllo delle infestanti nelle prime settimane di vita del tappeto erboso, è bene evitare l’uso di diserbanti in quanto le plantule sono molto sensibili e pertanto potrebbero manifestarsi effetti fitotossici. L’uso dei diserbanti è consigliato non prima di aver

Nelle macroterme gli stoloni sono un fattore importante per la sopravvivenza invernale, infatti, le riserve di carboidrati solubili non impiegate per il supporto della pianta, o i carboidrati non strutturali totali, sono accumulati in questi organi e forniscono energia alla pianta nel periodo in cui l’attività fotosintetica è nulla (Lacey et al., 1994). Più stoloni sono prodotti dalle piante maggiori sono le chance di sopravvivenza invernale.

Un esperimento condotto a Lexington (U.S.A.) su Cynodon dactylon seminata con diverse dosi di seme e azoto durante la stagione di crescita, ha dimostrato che è possibile massimizzare il livello di carboidrati accumulato seminando 12,2 kg/ha di seme e applicando 48,8 kg/ha di azoto ogni due settimane (Munshaw et al., 2002).

Stolonizzazione

La stolonizzazione è un metodo di insediamento vegetativo che si avvale degli stoloni: i fusticini striscianti in superficie che costituiscono il sistema principale di diffusione delle macroterme.

Questa tecnica consiste nella distribuzione di porzioni di stoloni a spaglio sul sito d’impianto. Gli stoloni vengono prelevati da appositi “vivai” dove sono raccolti da tappeti erbosi maturi tramite particolari macchine operatrici (Foto 10). Diversamente dalle zolle per il plugging e per il trapianto di tappeto erboso in rotoli, gli stoloni sono raccolti senza prelevare suolo; ciò implica una maggior predisposizione del materiale vegetale al disseccamento in condizioni di scarsa umidità. Per minimizzare il rischio di danni dovuti dal disseccamento, una volta raccolto, il materiale deve essere impiantato entro un breve periodo di tempo; se ciò non è possibile è opportuno provvedere allo stoccaggio in un ambiente refrigerato.

In aree dalle ridotte dimensioni lo spargimento degli stoloni può avvenire manualmente, mentre in aree di grandi dimensioni è possibile avvalersi di apposite macchine operatrici. Una volta terminata la distribuzione del materiale vegetale è necessario eseguire una discatura per il loro interramento seguita da una rullatura in modo da assicurare il contatto degli stoloni con il terreno (Foto 11).

Le specie insediate tramite la stolonizzazione sono gli ibridi sterili o le migliori varietà

Zoysia matrella, Paspalum vaginatum e Stenotaphrum secundatum.

Generalmente occorrono da 152 a 304 litri di materiale vegetale per insediare 100 m2 di terreno (Turgeon, 2004).

La stolonizzazione nelle macroterme può consentire insediamenti più veloci rispetto alla semina. Questo metodo viene impiegato per la realizzazione di tappeti erbosi ornamentali, campi sportivi, fairways e green di campi da golf. La dose di stoloni delle varietà ibride di

Cynodon dactylon x transvaalensis da impiegare per tappeti erbosi ad uso sportivo è

compresa tra 348 e 696 litri/100 m2 (McCarty et al., 2002).

Un aspetto da considerare nella diffusione della stolonizzazione è rappresentata dalla legislazione italiana che non consente l’importazione di materiale propagativo da Paesi extracomunitari con la sola eccezione di quelli che si affacciano sul bacino mediterraneo (punto 19 dell’allegato 3, parte A del Decreto ministeriale del 31 gennaio 1996 sulle “Misure di protezione contro l’introduzione e la diffusione nel territorio della Repubblica Italiana di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali”) (Croce et al, 1999).

Cure post-impianto

Appena terminate le operazioni di impianto è necessario effettuare irrigazioni frequenti e ripetute in modo da mantenere umida la superficie del terreno e gli stoloni, al fine di evitare il loro disseccamento (Rodriguez et al., 2000). Durante il periodo dell’insediamento può essere utile praticare un topdressing con sabbia: questa operazione crea condizioni favorevoli alla crescita degli stoloni ed incoraggia la radicazione ai nodi.

Sprigging

La tecnica denominata sprigging è una modificazione della stolonizzazione che consiste nella collocazione del materiale vegetale in piccoli solchi (una sorta di stolonizzazione localizzata).

I solchi, o righe, sono generalmente distanziati tra di loro da 15 a 45 cm, mentre gli stoloni sono solitamente posizionati sulla riga ad una distanza di circa 10 a 15 cm l’uno dall’altro. La profondità di impianto degli stoloni è mediamente di 2,5-5 cm, è infatti preferibile interrare gli stoloni in modo da garantire più facilmente un’adeguata umidità del terreno. Ovviamente, minore sarà la distanza tra le righe e tra gli stoloni e minore sarà il tempo impiegato dal tappeto erboso per raggiungere la copertura completa. Sebbene la creazione dei solchi implichi un dispendio di tempo maggiore per la messa a dimora degli stoloni rispetto alla stolonizzazione, lo sprigging permette un attecchimento più sicuro con l’impiego di una quantità minore di materiale vegetale e con un minore tasso di mortalità dello stesso.

Gli stoloni riescono a svilupparsi ed a colonizzare il terreno grazie ai nodi; il materiale vegetale più idoneo per lo sprigging deve possedere da due a quattro nodi. Secondo la distanza tra le righe e tra gli stoloni, possono essere necessari da 38 a 152 litri di materiale vegetale per insediare 100 m2 (Turgeon, 2004).

Le specie adatte all’insediamento tramite sprigging sono le stesse della stolonizzazione. Uno studio condotto da Johnson (1973) in Georgia, che prevedeva l’insediamento di C.

dactylon x transvaalensis varietà ‘Tifway’ tramite sprigging, ha dimostrato che durante la

prima stagione di crescita il tasso di insediamento è stato influenzato dalla dose di stoloni impiegata, dalla dose di azoto applicata e dal trattamento con erbicidi. Tale esperienza ha indicato che la quantità di stoloni è importante se la stagione di crescita utile all’insediamento è breve (occorrono 2 m2 di stoloni per una superficie di 100 m2), mentre se lo sprigging è effettuato all’inizio della primavera, e quindi il tappeto erboso ha davanti a se un’intera stagione per l’insediamento, è sufficiente una dose più bassa (0,5-1,0 m2 di stoloni/100 m2).

Una prova condotta da Carrol (1996) all’Università del Maryland (U.S.A.), ha studiato l’influenza di erbicidi e di dosi di azoto sul tempo necessario ad ottenere la copertura di

Zoysia japonica ‘Meyer’ insediata tramite sprigging.

Dalla prova è emerso che durante il primo anno di crescita la copertura era fortemente aumentata nelle parcelle trattate con l’erbicida oxadiazon; tali parcelle presentavano una

copertura di cinque o sei volte maggiore (dal 52% al 69%) rispetto a quelle non trattate con l’erbicida (dal 10 all’11%).

Inoltre nella stessa prova si è osservato che applicazioni mensili di 48 kg/ha di azoto durante la prima stagione di crescita non hanno mostrato un incremento della copertura di

Zoysia rispetto al testimone non concimato.

In Giappone, Miyachi (1993) ha studiato un metodo innovativo di insediamento per la

Zoysia spp. chiamato Zoysian-Net planting system, che consiste nel posizionare sul terreno

stoloni racchiusi in reti di cotone in rotoli.

Ogni rotolo è costituito da una doppia rete di cotone di 53 m2 di superficie che pesa circa 18 kg. Tra le due reti sono contenuti da 200 a 300 stoloni/m2.

La procedura d’impianto si articola in quattro fasi e prevede: la stesura dei doppi rotoli di cotone contenenti stoloni sul terreno, un topdressing di 10-20 mm con sabbia, una rullatura ed infine un’irrigazione con 4 litri di acqua al m2.

I risultati ottenuti hanno evidenziato un insediamento piuttosto veloce, con il raggiungimento della copertura totale dopo 85 giorni.

Trapianto del tappeto erboso in rotoli (sodding)

L’industria del tappeto erboso in zolle si è sviluppata nel Nord America alla fine degli anni cinquanta. Questa tecnica di insediamento vegetativo consiste nel coprire un’intera superficie attraverso il trapianto di zolle di tappeto erboso maturo precostituito in appositi “vivai”, permettendo l’insediamento di un manto erboso di qualità in tempi brevi.

Il trapianto di tappeto erboso in rotoli permette di svincolarsi da due fattori che risultano importanti e che possono condizionare buona parte dei tradizionali metodi d’impianto: l’epoca di impianto ed il problema delle infestanti. Per quanto riguarda l’epoca d’impianto, questa non è importante come nella semina, infatti la zolla può essere insediata in qualsiasi momento dell’anno, purché il suolo non sia gelato. Le infestanti, invece, non rappresentano un problema come nell’insediamento tramite semina, stolonizzazione, sprigging o plugging, in quanto la copertura del terreno con i rotoli è totale per cui non lascia spazio vitale ad eventuali erbe indesiderate.

Tramite il sodding possono essere potenzialmente propagate tutte le specie da tappeto erboso, sia esse microterme che macroterme.

L’unico difetto di questa tecnica d’impianto è rappresentato dal costo elevato, dovuto ai costi di coltivazione, raccolta, trasporto e posa in opera delle zolle.

Qualità e raccolta della zolla

Il tempo necessario alla maturazione delle zolle varia da sei mesi a due anni in relazione a: specie, condizioni climatiche e pratiche colturali. Zolle di Cynodon dactylon e di Poa

pratensis, ad esempio, maturano più velocemente rispetto a zolle di Zoysia spp. e Stenotaphrum secundatum, mentre Agrostis stolonifera ed Ermerochloa ophiuroides

impiegano un periodo intermedio rispetto ai due gruppi citati.

Una zolla di qualità deve essere uniforme, priva di infestanti, insetti e malattie, presentare uno strato di feltro minimo ed avere riserve di carboidrati sufficienti per permettere la radicazione.

La raccolta avviene attraverso apposite macchine operatrici che asportano strisce di manto erboso e le arrotolano; un operatore, lavorando sulla parte posteriore della macchina operatrice, provvede a posizionare i rotoli l’uno sopra l’altro (Foto da 12 a 15).

Lo spessore della zolla varia da specie a specie (Tabella 3), ma non deve essere mai eccessivo, generalmente non supera i 2-3 cm, sia per motivi di costo di trasporto che di maneggiabilità della zolla stessa.

Le dimensioni delle zolle sono variabili: la dimensione standard è 1 m2 (0,4 x 2,5 m), ma, per grandi superfici, ad esempio per tappeti erbosi ad uso sportivo, vengono impiegati rotoli di circa 10 m2 (0,6 x 16 m), i cosiddetti big-roll.

Tabella 3. Spessore di taglio della zolla in relazione alla specie (misurato dalla superficie del suolo).

(Da Beard, 1973).

Specie Spessore della zolla (cm)

Agrostis stolonifera 0, 6 - 0,8 Basso

Poa pratensis Cynodon spp. Zoysia spp.

1,2 - 2,0 Medio basso

Festuca rubra

Festuca arundinacea 1, 8 - 2,5 Medio alto Stenotaphrum secundatum

Paspalum notatum Ermerochloa ophiuroides Lolium perenne

2,5 - 3,3 Alto

Cura della zolla, trapianto e cure post-trapianto

Se l’ambiente di stoccaggio non è climatizzato le zolle devono essere impiantate al massimo entro trentasei ore dall’espianto dal vivaio di produzione altrimenti si corre il rischio che surriscaldandosi diano vita al processo di fermentazione che può portare alla morte delle stesse. Per tale motivo, a parità di specie e qualità, è opportuno scegliere il vivaio più vicino al sito di impianto.

I fattori che contribuiscono ad accelerare il riscaldamento della zolla possono essere la temperatura del suolo al momento della raccolta, la quantità di foglie presenti, il livello nutrizionale di azoto, il livello di umidità del suolo e la presenza di malattie.

E’ possibile adottare alcuni comportamenti in modo da ritardare il riscaldamento: la raccolta dovrà essere effettuata al mattino presto in modo da avere una temperatura del suolo non troppo alta; inoltre una bassa altezza di taglio può ridurre parte dei processi

In estate i mezzi di trasporto più adatti sono quelli che prevedono un sistema di refrigerazione in modo da consentire anche lunghi spostamenti senza problemi per le zolle. Il trapianto deve avvenire su terreno leggermente umido e le zolle devono essere disposte in modo sfalsato per impedire il movimento delle stesse. Se il sito presenta una pendenza,

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