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Studi sulla evoluzione del tappeto erboso di specie macroterme insediato mediante la tecnica delle plantule preradicate

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Academic year: 2021

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PISA

FACOLTA’ DI AGRARIA

Corso di Laurea Specialistica in

Progettazione e Pianificazione delle Aree Verdi e del Paesaggio

Tesi di Laurea

“Studi sull’evoluzione del tappeto erboso di

specie macroterme insediato mediante la tecnica

delle plantule preradicate”

Relatore:

Candidata:

Dott.

Marco

Volterrani

Dott.ssa

Annalisa

Battini

Correlatore:

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INDICE

Capitolo 1 - Introduzione

1.1 I tappeti erbosi e le loro funzioni...…………...………..…... » 1

1.2 Le specie da tappeto erboso………..……….. » 6

1.2.1 Specie microterme………..……….…...……… » 7

1.2.2 Specie macroterme……….…….…...……… » 12

1.3 Il clima italiano e la scelta delle specie...………...…... » 22

Capitolo 2 - Parte generale 2.1 L’insediamento del tappeto erboso………..……….. » 24

2.1.1 Preparazione del suolo all’impianto………..……… » 24

2.1.2 Tecniche d’impianto………..………... » 30

Semina………..………..……….. » 31

Stolonizzazione…..………..………..…… » 37

Sprigging………..………..……….…..……… » 39

Trapianto del tappeto erboso in rotoli………..………..…….. » 41

Plugging………..………...…... » 46

Capitolo 3 - Parte sperimentale 3.1 Scopo della tesi…………...………..…………..………... » 49

3.2 Materiali e metodi………..………..……….. » 55

3.3 Risultati e discussione……….…...………… » 60

3.4 Conclusioni……….…...………..…... » 71

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Capitolo 1

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1.1 I tappeti erbosi e le loro funzioni

Da oltre dieci secoli l’uomo dedica tempo e risorse al miglioramento della qualità della vita impiegando i tappeti erbosi, ma soltanto negli ultimi decenni si sono diffusi nelle regioni più ricche del mondo ed in particolare negli Stati Uniti dove, parallelamente all’espansione dei grandi agglomerati urbani, si sono andati affermando un redditizio settore commerciale ed una vivace ricerca scientifica (Miele et al., 2002). Attualmente gli U.S.A. sono il paese “leader” del settore con il più alto numero di addetti, di ricercatori, di associazioni di settore e con una superficie complessiva a tappeti erbosi pari a 18.800.000 ettari (Strauss, 2000).

In Italia fino ad un recente passato, la modesta qualità di tappeti erbosi ornamentali e sportivi era imputabile al ridotto bagaglio di conoscenze degli addetti al settore. A partire dalla metà degli anni ‘90 la cultura dei tappeti erbosi si è gradualmente diffusa nel nostro paese, promossa anche da una specifica attività di ricerca universitaria completamente assente in precedenza.

Ma che cosa è e quali caratteristiche deve possedere un tappeto erboso?

Un tappeto erboso è una superficie coperta da vegetazione erbacea, che viene sottoposta frequentemente all’operazione del taglio. Diversamente dalle tradizionali colture agrarie lo scopo non è la produzione di biomassa, bensì il raggiungimento di una copertura di qualità. La qualità globale è determinata da una componente estetica a da una funzionale. La qualità estetica è misurata attraverso i seguenti parametri visivi: densità, tessitura, uniformità e colore. La qualità funzionale si valutata attraverso rigidità, elasticità e resilienza.

Se ad uso sportivo, i tappeti erbosi devono, inoltre, fornire superfici di gioco sicure, favorire l’attività sportiva soddisfacendo determinati requisiti tecnici e creare ambienti gradevoli ad atleti e spettatori. Nel calcio, ad esempio, i requisiti tecnici prendono in considerazione due tipi di interazioni: palla-tappeto erboso e atleta-tappeto erboso. Le misurazioni che rientrano nella prima categoria riguardano il rotolamento ed il rimbalzo della palla; mentre la seconda categoria comprende resistenza alla trazione e durezza della superficie.

L’attuale rilevanza raggiunta dai tappeti erbosi, sia essi funzionali, ornamentali o sportivi, non è dovuta soltanto alla determinazione di un miglioramento qualitativo del luogo in cui

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Svolgono un ruolo importante nel controllo dell’erosione, grazie alla densa copertura fornita dalla parte aerea della pianta che intercetta le gocce di pioggia prima che queste raggiungano il terreno, e grazie all’apparato radicale che imbriglia efficacemente le particelle del suolo. Inoltre permette di controllare il run-off interferendo, rallentando e permettendo l’infiltrazione del flusso d’acqua, favorendo inoltre il ripristino delle riserve idriche nel terreno.

Il manto erboso è in grado di stabilizzare le polveri impedendo il sollevamento delle particelle di suolo in seguito all’azione eolica, migliora la qualità dell’aria intrappolando le polveri che si depositano su di esso ed elimina il problema del fango tipico dei suoli nudi. Il suolo viene migliorato tramite l’incremento della sostanza organica proveniente dai cicli vitali di radici e di altri tessuti della comunità di piante; questo è un aspetto molto importante che permette il recupero di terreni degradati e suscettibili all’erosione.

La sua presenza in ambiente urbano provoca una riduzione degli inquinanti legati al movimento dell’acqua di prima pioggia (questa può portare molti inquinanti tra cui metalli pesanti, oli, grassi, carburanti e solventi), in quanto il tappeto erboso è in grado di catturare e filtrare tali sostanze, grazie all’attività depurante della microflora e della microfauna presente nei suoli colonizzati da questo tipo di associazione vegetale. Sempre in ambito urbano, dove la temperatura può risultare da 5 a 7°C più elevata rispetto alle aree rurali, essi contribuiscono a disperdere il calore e a regolare la temperatura mediante l’evapotraspirazione, raffreddando la superficie e di conseguenza anche l’aria circostante. La superficie inerbita assorbe le onde sonore rispetto ad altre superfici dure come ghiaia, pavimentazioni, asfalto, cemento o suolo nudo e può abbattere la soglia del rumore del 20-30%; inoltre, grazie alla sua colorazione, riduce la radiazione riflessa, al contrario delle superfici cementificate la cui colorazione è tale da riflettere in gran parte la radiazione incidente.

Il manto erboso è importante ai fini della sicurezza stradale in quanto, se presente ai bordi delle strade, aumenta la visibilità della segnaletica e di eventuali animali, rappresentando, inoltre, una solida sede per le fermate di emergenza. Nelle aree adiacenti alle piste degli aeroporti contribuisce alla riduzione delle polveri.

Una funzione ambientale molto importante del tappeto erboso è svolta nell’ambito della lotta agli incendi, infatti, mentre arbusti ed alberi contribuiscono alla loro alimentazione, una fascia di tappeto erboso larga alcuni metri costituisce una valida barriera per l’interruzione della loro propagazione.

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Foto 1: Tappeto erboso come arredo urbano. Genova.

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Foto 3 e 4: Tappeto erboso in un giardino di rappresentanza. Villa Garzoni, Collodi, Pistoia.

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Foto 5: Tappeto erboso ad uso sportivo: campo da calcio. Stadio Olympiacos Pireo F.C., Atene, Grecia.

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1.2 Le specie da tappeto erboso

Le caratteristiche principali delle essenze che vanno a costruire un tappeto erboso sono la resistenza al taglio, la fittezza, l’uniformità di sviluppo, la resistenza al calpestamento, la resistenza agli stress biotici ed abiotici e la ritenzione della colorazione verde per gran parte dell’anno.

Tali condizioni vengono quasi del tutto soddisfatte da specie appartenenti alla famiglia delle Graminaceae (o Poaceae), dal latino gramen (plurale gramina), ovvero “erbe”. Da un punto di vista storico e culturale la famiglia delle Graminaceae costituisce la più importante e diffusa fonte vegetale di alimentazione umana ed animale in quanto comprende i cereali; inoltre fanno parte della famiglia anche molte specie spontanee e foraggiere coltivate in prati e pascoli di tutto il mondo.

La diffusione, quasi ubiquitaria, delle specie appartenenti a questa famiglia è dovuta alla loro grande adattabilità a condizioni climatiche estreme, perfino alle nevi polari ed ai ghiacciai alpini.

La famiglia delle Graminaceae è molto vasta, infatti comprende sei sottofamiglie, oltre 600 generi e circa 10.000 specie vegetali. Nonostante l’elevato numero di specie solo una cinquantina sono state utilizzate per la formazione dei tappeti erbosi, e di queste circa quindici sono quelle impiegate più frequentemente.

In base alle esigenze termiche ed ai processi metabolici le specie da tappeto erboso possono essere suddivise in due gruppi: microterme e macroterme.

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1.2.1 Specie microterme

Le specie microterme impiegate per realizzare tappeti erbosi sono circa venti ed appartengono per la maggior parte ai generi Agrostis, Festuca, Lolium e Poa; possono essere impiegate sia in purezza che in miscugli e/o blend, per favorire un più rapido insediamento ed una maggior resistenza agli stress ambientali.

Tali specie sono adatte ad un clima freddo-umido, mal tollerano le alte temperature e la siccità. Presentano una crescita ottimale tra i 16°C ed i 25°C, con due picchi di crescita, più elevato in tarda primavera (Maggio) e più ridotto in autunno.

Fra le altre caratteristiche si annoverano la propagazione principalmente per via sessuale (seme), la crescita tendenzialmente eretta, l’apparato radicale poco profondo, la buona resistenza al logorio, la media suscettibilità a malattie e la buona tolleranza all’attacco di insetti.

Tradizionalmente, per la costituzione dei tappeti erbosi, in Italia vengono impiegate principalmente queste specie, soprattutto per la facile reperibilità del seme (Croce et al, 1999). Queste specie nelle stagioni intermedie ed in inverno, si adattano ottimamente ai nostri climi, mentre nel periodo estivo, per evitare il disseccamento della parte epigea, è indispensabile l’irrigazione con notevoli oneri finanziari e destinazione non sempre corretta delle risorse idriche (Volterrani et al., 1996).

Un confronto varietale condotto a Pisa nel biennio 1994-1995, su graminacee microterme da tappeti erbosi, ha mostrato che anche nel periodo estivo, alcune varietà di Lolium

perenne e di Poa pratensis e, soprattutto, tutte le varietà di Festuca arundinacea, con

particolare preferenza per quelle a foglia fine come ‘Arminda’, Barfielix’ e ‘Silverado’, mostrano un aspetto estetico generale più che soddisfacente (Volterrani et al., 1997c). L’adattamento ottimale all’ambiente di prova di quasi tutte le varietà di Festuca

arundinacea fa auspicare una sua maggiore diffusione in considerazione anche della

elevata resistenza al calpestamento, alle malattie, ai suoli acidi e della bassa suscettibilità alla formazione del feltro (Volterrani et al., 1997b).

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Genere Poa

Il genere Poa, comprendente il gruppo più noto delle essenze da tappeto erboso, tra cui

Poa pratensis, Poa trivialis e Poa annua, è originario dell’Europa e dell’Asia, ma si è

diffuso nelle zone fredde-umide e di transizione del globo.

Poa pratensis

E’ la specie più importante di questo genere ed è soggetta ad un continuo miglioramento genetico volto alla produzione di cultivar di grande adattabilità e qualità.

Caratteristiche

La tessitura è media, la densità buona ed il colore è un caratteristico verde-blu.

La grande vigoria dei rizomi permette un buon potenziale di recupero ed una buona resistenza al logorio. La velocità di insediamento è bassa e la resistenza all’ombreggiamento è scarsa.

Possibilità di impiego

La buona qualità complessiva, assieme alla resistenza al logorio ed al buon potenziale di recupero, rendono Poa pratensis la specie maggiormente impiegata nel settore dei tappeti erbosi ad uso sportivo; è infatti tipicamente adottata nei campi da calcio e nei fairway dei campi da golf, dove il suo insediamento non avviene in purezza, ma in miscuglio con

Lolium perenne. E’ possibile impiegare questa specie anche per tappeti erbosi ornamentali

di qualità.

Pratiche culturali richieste

Il grado di manutenzione varia da medio a medio-alto. L’altezza di taglio deve essere compresa tra 25 e 30 mm ed il fabbisogno di azoto è pari a circa 20-40 kg/ha ogni 30 giorni di crescita.

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Genere Festuca

Originario dell’Asia e dell’Europa, conta un centinaio di specie di cui solamente cinque o sei hanno interesse nel settore dei tappeti erbosi. Le specie appartenenti a questo genere sono adatte a climi freddo-umidi ma al tempo stesso tollerano ambienti siccitosi (Panella et

al., 2000).

Festuca arundiacea

E’ originaria del nord Europa ma, grazie alla sua tolleranza alle alte temperature, si è diffusa anche nella zona di transizione e perfino nelle aree colonizzate dalle macroterme. Caratteristiche

La tessitura è molto grossolana, la densità è bassa ed il colore è un verde di media tonalità. Il potenziale di recupero è basso a causa del portamento cespitoso. La specie presenta una buona resistenza alle alte temperature, alla siccità, al logorio ed al ristagno idrico. La resistenza alle basse temperature è scarsa e porta ad un ingiallimento del tappeto erboso, se non è ben concimato con azoto nel periodo tardo-autunnale (Grossi et al, 2005).

Possibilità di impiego

Impiegata per i rough dei campi da golf, con adeguata gestione potrebbe essere utilizzata nei campi da calcio e in prati ornamentali. Per quanto riguarda l’aspetto funzionale l’impiego si estende a banchine stradali, piste di aeroporti, pendii ed in tutte quelle aree che non prevedono, o in cui non è possibile, l’irrigazione.

Pratiche culturali richieste

La manutenzione è di livello medio-basso. L’altezza di taglio è compresa tra 35 e 55 mm ed il fabbisogno di azoto è di circa 20-45 kg/ha per mese di crescita.

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Genere Agrostis

Originario della fascia freddo-umida del continente eurasiatico, presenta alcune essenze in grado di colonizzare anche le zone di transizione. Le specie di interesse per la costituzione di tappeti erbosi sono Agrostis alba, Agrostis canina, Agrostis tenuis ed Agrostis

stolonifera, quest’ultima riveste una grande importanza per il suo utilizzo nei green dei

campi da golf.

Agrostis stolonifera

Presenta apparato stolonifero molto sviluppato e vigoroso ed è la specie che, tra le essenze microterme, forma il tappeto erboso più compatto.

Caratteristiche

La tessitura è fine, la resistenza al logorio è scarsa, ma il potenziale di recupero è buono, l’insediamento è lento e la resistenza alla siccità piuttosto scarsa.

Possibilità di impiego

Largamente utilizzata nei green, ma anche nei tee e nei fairway, dei campi da golf ed in passato anche nei campi da tennis in erba.

Pratiche culturali richieste

Il livello di manutenzione è alto. L’altezza di taglio ottimale è compresa tra 3 e 15 mm, anche se per superfici ornamentali è possibile arrivare ad un’altezza di 25-30 mm.

La specie è molto soggetta alla produzione di feltro, per limitare tale problema è indispensabile un taglio basso e molto frequente. Il controllo del feltro è condotto praticando il verticut ed il topdressing.

Il fabbisogno azotato è piuttosto elevato, varia da 25 a 65 kg/ha per mese di crescita.

E’ molto suscettibile a malattie fungine e spesso richiede un elevato numero di interventi fitosanitari.

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Genere Lolium

Di origine europea, questo genere si è largamente diffuso in tutto il mondo, soprattutto nelle regioni temperate e subtropicali. Di notevole interesse dal punto di vista foraggiero, presenta solamente due specie da tappeto erboso: Lolium perenne e Lolium multiflorum, anche se quest’ultima non vanta cultivar selezionate a tale scopo.

Lolium perenne

E’ una tra le specie da tappeto erboso più impiegate e diffusa al mondo. Caratteristiche

La velocità di insediamento è la migliore tra tutte le microterme, buona è la resistenza al logorio e media la tolleranza all’ombreggiamento. Scarsa è la resistenza alla siccità.

Possibilità di impiego

Lolium perenne è componente di consociazioni con Poa pratensis e Festuca rubra, tali

miscugli sono impiegati per tappeti erbosi ad uso sportivo ed ornamentale.

E’ impiegata inoltre per realizzare rapidi inerbimenti (anche in piste di aeroporti e banchine stradali), stabilizzazioni di terreni e rigenerazioni di campi sportivi (anche in tee e fairway dei campi da golf).

Pratiche culturali richieste

L’intensità di manutenzione è media, l’altezza di taglio è compresa tra 15 e 50 mm, mentre il fabbisogno di azoto è compreso tra 20 e 50 kg/ha per mese di crescita.

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1.2.2 Specie macroterme

Le principali specie macroterme da tappeto erboso appartengono ai generi Cynodon,

Paspalum, Zoysia, Pennisetum e Stenotaphrum.

Tali specie sono adatte a climi caldi, sia umidi che aridi e preferiscono temperature dell’aria comprese tra i 25°C ed i 35°C. Si risvegliano in primavera, e si sviluppano con intensità crescente durante l’estate, poi in autunno interrompono la crescita, fino a quando, con temperature inferiori a 0°C, si assiste ad una più o meno rapida perdita di colore ed alla stasi vegetativa invernale. Infatti, il picco di crescita e di sviluppo si presenta nei mesi estivi, mentre l’entrata in dormienza si presenta in corrispondenza dei mesi più freddi dell’anno (dall’autunno a primavera).

Le macroterme vengono propagate più spesso per via vegetativa (stoloni, rizomi e rotoli di prato) e sono impiegate in purezza. La crescita si presenta piuttosto prostrata, gli stoloni ed i rizomi si sviluppano creando una fitta trama e spesso anche un’eccessiva produzione di feltro. Altre caratteristiche tipiche delle macroterme sono: basse esigenze idriche, alta resistenza alla siccità, alta resistenza al logorio (Busey, 1992), alle malattie e bassa resistenza all’attacco di insetti. La loro fotosintesi è molto efficiente anche all’aumentare della temperatura e dell’intensità luminosa; questo è possibile grazie al fatto che queste piante hanno ciclo C4 e riescono a sfruttare meglio l’elevata radiazione solare.

Queste specie offrono tappeti erbosi di elevata qualità, consentendo consumi idrici più ridotti (dal 20 al 45%) rispetto alle microterme (Biran et al., 1981). La maggior tolleranza alla siccità rispetto alle microterme è dovuta ad apparati radicali più profondi, abbondanza di peli e rivestimenti cerosi delle foglie o comunque meccanismi fisiologici che consentono loro di sopportare intense disidratazioni dei tessuti (Beard, 1989).

Sono molto utilizzate negli Stati Uniti, anche in regioni con inverni più freddi di quelli mediterranei, mentre in Italia si stanno diffondendo, ed è tuttora allo studio il loro adattamento al clima della nostra penisola. Nell’ultimo decennio sono state condotte prove di adattabilità dalla Federazione Italiana Golf (FIG), dal CONI e dal Centro Ricerche Tappeti Erbosi Sportivi (CeRTES) dell’Università di Pisa (Volterrani et al., 1996, Croce et

al., 2001).

I risultati di tali sperimentazioni hanno messo in evidenza che le specie macroterme si adattano ottimamente agli ambienti costieri dell’Italia centro-meridionale fornendo tappeti erbosi di buona o eccellente qualità durante i mesi più caldi (Croce et al., 2002). Il loro limite di impiego è costituito dal periodo di disseccamento invernale conseguente

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procedendo da nord verso sud ed è comunque ovviabile, quando non tollerato, mediante la trasemina autunnale con una specie microterma a rapido insediamento come Lolium

perenne (Volterrani et al., 1996).

Da varie sperimentazioni è inoltre emerso che le varietà propagate vegetativamente forniscono risultati qualitativi più elevati rispetto a quelle da seme; così negli ultimi anni sono stati avviati numerosi programmi di miglioramento per le varietà da seme di alcune specie dei generi Cynodon e Zoysia.

I minimi danni, causati da patogeni fungini, osservati in queste specie e quindi il limitato uso di fitofarmaci, oltre al minore impiego d’acqua d’irrigazione rispetto alle specie microterme, le fanno preferire anche nell’ambito di una gestione del tappeto erboso più rispettosa dell’ambiente.

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Genere Cynodon

Il genere Cynodon, originario del bacino dell’Oceano Indiano ed in particolare del corno d’Africa, è la macroterma più diffusa al mondo per la formazione di tappeti erbosi.

Questo genere è caratterizzato da una buona qualità complessiva legata all’elevata densità ed alla grande capacità di recupero. Tali peculiarità hanno indotto i ricercatori statunitensi ad effettuare programmi di miglioramento genetico fin dal 1952, con particolare interesse verso la produzione di ibridi tra le specie dactylon e transvaalensis da cui sono derivate le cultivar più famose come la Tifgreen (1956) e la più nota Tifway (1960) (Beard, 1989). Le specie del genere Cynodon impiegate nei tappeti erbosi sono:

C. dactylon: gramigna comune, ubiquitaria tra 45° N e 45° S (Taliaferro, 1995). E’

propagata per seme, mostra una vigorosa crescita laterale, tollera eccellentemente il caldo, la siccità, la salinità ed il calpestamento. La tessitura fogliare è media e la densità dei culmi è bassa. La resistenza all’ombra è scarsa.

C. transvaalensis: ha tessitura molto fine e densità molto elevata, ma la crescita è lenta e la

resistenza alle basse temperature è scarsa.

C. dactylon x transvaalensis: La tessitura è fine, produce stoloni sottili con internodi molto

ravvicinati, la resistenza alle basse temperature è buona, non produce seme vitale. Possibilità di impiego

Tra le specie macroterme, Cynodon sembra essere quella più adatta ad una grande diffusione in Italia (Miele et al., 2000). Può essere impiegata per tappeti erbosi di elevata qualità, per uso sportivo e alcune cultivar possono costituire i green dei campi da golf. La grande resistenza al logorio e l’ottima capacità di recupero rendono adatto questo genere per l’utilizzo in superfici sottoposte ad intenso traffico, mentre la resistenza alla siccità ne permette l’impiego anche in aree a bassa manutenzione come banchine stradali e piste di piccoli aeroporti.

Pratiche culturali richieste

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In generale le altezze di taglio ottimali sono comprese tra 12 e 25 mm, anche se alcune varietà migliorate per l’uso nei green sopportano altezze di taglio di circa 5 mm. La concimazione azotata è compresa tra 35-80 kg/ha per mese di crescita.

Cultivar disponibili in Italia

Le cultivar possono essere a propagazione vegetativa o per seme, le prime presentano mediamente caratteristiche qualitative superiori. Ne ricordiamo alcune attualmente impiegate nel nostro paese:

- Santa Ana: è un ibrido a propagazione vegetativa di C. dactylon x transvaalensis rilasciato nel 1966 in California. Presenta tessitura fogliare media, crescita vigorosa e buon potenziale di recupero.

- Tifaway 419: è un ibrido a propagazione vegetativa di C. dactylon x transvaalensis rilasciato in Georgia, U.S.A., nel 1960. Presenta tessitura medio-fine, un eccellente ripresa primaverile, ha buon potenziale di recupero e richieste di azoto intermedie. - Princess: è una varietà migliorata di Cynodon dactylon che viene propagata per

seme. Questa varietà produce poco seme, che viene commercializzato a prezzi molto elevati. Presenta una tessitura medio-fine e crea tappeti erbosi densi e di qualità elevata.

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Genere Zoysia

Il genere Zoysia, originario dell’Asia orientale e introdotto in America intorno al 1895 (Christians, 2003), è adatto a zone con clima caldo-umido e di transizione, dove è in grado di formare tappeti erbosi di ottima qualità.

La lentezza con cui cresce, che peraltro può rendere difficoltosa la fase di insediamento, ha impedito finora una maggiore diffusione di questo genere in Italia.

Le specie impiegate per la formazione di manti erbosi sono tre: Zoysia japonica, Zoysia

tenuifolia e Zoysia matrella.

Caratteristiche

Tale genere comprende le specie da tappeto erboso più resistenti in assoluto al logorio; presenta una buona resistenza alla siccità ed alle alte temperature, una buona tolleranza alla salinità ed all’ombreggiamento e mal sopporta i ristagni idrici. La lenta crescita, tipica delle specie appartenenti a questo genere incide negativamente sul potenziale di recupero. Nei nostri climi Zoysia spp. presenta il periodo di dormienza più breve rispetto a tutte le altre macroterme. A Pisa tale periodo, che presenta durata variabile secondo la specie e la varietà, nel caso di Zoysia tenuifolia mostra la durata minima di circa 45 giorni, compresi tra fine Gennaio e metà Marzo (Volterrani et al., 1997a).

Possibilità di impiego

Z. japonica e Z. matrella sono le specie di Zoysia più comunemente usate negli Stati Uniti

d’America.

Le varietà migliorate sono impiegate per tappeti erbosi di elevata qualità, sia a scopi ornamentali che in tappeti erbosi ad uso sportivo.

Zoysia japonica è la specie più adatta per la formazione di bunkers, fairways e tee dei

campi da golf nelle zone di transizione (Patton et al., 2004c). Pratiche culturali richieste

L’altezza di taglio ottimale è compresa tra 15 e 25 mm, anche se alcune varietà dal portamento prostrato consentono tagli più bassi. Data la durezza della lamina, le operazioni di taglio devono essere compiute con utensili ben affilati. Sono necessarie pratiche mirate alla riduzione del feltro. Il fabbisogno di azoto è pari a 20-45 kg/ha per mese di crescita.

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Cultivar disponibili in Italia

- Zoysia japonica ‘Meyer’: è una varietà a propagazione vegetativa rilasciata nel 1951. Crea tappeti erbosi molto densi, tollera il parziale ombreggiamento (Duble,1996).

- Zoysia japonica ‘Zenith’: può essere propagata per seme o vegetativamente; tessitura medio-grossolana.

- Zoysia japonica ‘El Toro’: è una varietà a propagazione vegetativa, ha una velocità di insediamento maggiore rispetto a Z.j. ‘Meyer’ e presenta tessitura grossolana. - Zoysia matrella ‘Zeon’: varietà propagata vegetativamente, tessitura medio-fine,

buona resistenza alla siccità, velocità di insediamento media.

Tabella 1. Caratteristiche delle tre specie di Zoysia impiegate per i tappeti erbosi. (Da Beard, 1973).

Caratteristiche Z. japonica Z. matrella Z. tenuifolia

Larghezza foglia (mm) 3 1,5 1

Densità di germogli media buona eccellente Habitus di crescita prostrato moderatamente prostrato eretto

Velocità di crescita lenta molto lenta estremamente lenta Produzione di feltro bassa media molto alta

Resistenza alle basse

temperature media bassa molto bassa Resistenza alle alte

temperature eccellente eccellente eccellente Resistenza alla siccità buona buona buona

Tolleranza

all’ombreggiamento buona buona buona Resistenza al logorio eccellente eccellente eccellente Richieste nutrizionali medio-basse medie medie Propagazione per seme o

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Genere Paspalum

Il genere Paspalum, è originario delle zone costiere sabbiose del Sud America e dell’Africa ma si è diffuso nella fascia tropicale umida e nelle zone temperate a clima mite marittimo, adattandosi bene al clima Mediterraneo.

Due sono le specie che è possibile impiegare nei tappeti erbosi: Paspalum vaginatum e

Paspalum notatum.

Paspalum vaginatum

L’areale di origine di tale specie, che proviene da zone paludose costiere e salmastre, ha permesso a Paspalum vaginatum di adattarsi ad alcune situazioni “estreme” quali valori di pH compresi tra 3,6 e 10,2 (Miele et al., 2002).

E’ la specie macroterma più tollerante ad alte concentrazioni di sali nel terreno o nell’acqua di irrigazione (Duncan et al., 2000) e riesce a tollerare periodiche inondazioni di acque saline. Paspalum vaginatum ha, inoltre, la capacità di resistere a prolungati periodi di siccità, ma anche di tollerare ristagni idrici.

La capacità di tollerare situazioni difficili conferisce a tale specie un grande potenziale di diffusione.

Caratteristiche

Tale specie è caratterizzata da una rapida velocità di insediamento, una buona densità ed una tessitura medio-fine; sopporta discretamente il calpestio e presenta un buon potenziale di recupero.

Possibilità di impiego

In Italia l’uso di questa specie si va diffondendo prevalentemente in ambienti ostili dal punto di vista pedoclimatico (substrati sabbiosi aridi e salsi), dove è in grado di fornire tappeti erbosi di buona qualità (Volterrani et al., 1996).

Paspalum vaginatum è impiegata per tappeti erbosi ricreazionali a basso impatto

ambientale. Il rapido insediamento e la resistenza alla salinità ne consentono l’impiego per la stabilizzazione di terreni costieri soggetti ad erosione ed in aree dove sono presenti problemi di salinità dell’acqua di irrigazione.

Inoltre, la tessitura medio-fine ne consente l’utilizzo in tappeti erbosi di elevata qualità, come i campi da golf.

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Pratiche culturali richieste

Richiede una manutenzione media in quanto si adatta ad altezze di taglio comprese tra 6 e 25 mm. Il fabbisogno di azoto per manti erbosi di elevata qualità è di 30-40 kg/ha al mese nella stagione di crescita.

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Genere Stenotaphrum

Questo genere comprende solamente sei specie, di cui solo una, Stenotaphrum secundatum, è impiegata per i tappeti erbosi. Tale specie, originaria del centro America, è molto diffusa nelle regioni tropicali dell’Africa, dell’Australia e nel sud degli Stati Uniti, inoltre è abbastanza diffusa anche nelle zone costiere del bacino Mediterraneo.

Caratteristiche

Stenotaphrum secundatum presenta una media resistenza al logorio, un’eccellente

resistenza all’ombreggiamento, una buona tolleranza alla salinità, una tessitura fogliare molto grossolana ed un colore verde chiaro.

L’apparato radicale non è molto profondo ma la presenza di grandi stoloni rende la zolla molto robusta. La ritenzione di colore durante il periodo invernale, la ripresa vegetativa primaverile e la resistenza alla siccità sono simili a quelli di Zoysia.

Possibilità di impiego

E’ impiegata per tappeti erbosi ornamentali, specialmente se questi si trovano in zone ombreggiate. Tuttavia il suo utilizzo è possibile ove non è richiesta una tessitura fogliare fine.

Pratiche culturali richieste

Le esigenze di manutenzione sono medio-basse e l’altezza di taglio varia da 45 a 65 mm; altezze di taglio minori rischiano di diradare il manto erboso e facilitare così la comparsa di infestanti. Il fabbisogno di azoto è pari a 25-45 kg/ha per mese di crescita.

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Genere Pennisetum

Il genere Pennisetum comprende numerose specie, ma tra queste solamente una è impiegata nel settore dei tappeti erbosi: Pennisetum clandestinum. Questa specie, originaria dell’Africa orientale è stata introdotta in America all’inizio degli anni ‘20, dove spesso è considerata una pericolosa infestante a causa della sua aggressività nel propagarsi. In Italia il suo sviluppo è piuttosto limitato per l’elevata sensibilità alle basse temperature invernali.

Caratteristiche

Veloce tasso di diffusione e produzione di grandi e vigorosi stoloni, colore verde chiaro, tessitura media, buona resistenza al logorio e alla siccità, sensibilità elevata alle basse temperature.

Possibilità di impiego

La scarsa resistenza alle basse temperature rende il suo utilizzo tendenzialmente limitato alle regioni meridionali dell’Italia.

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1.3 Il clima italiano e la scelta delle specie

L’Italia è protetta dalle correnti fredde, provenienti dal nord Europa, grazie alla catena alpina ed è caratterizzata da un ampio sviluppo costiero dove il mar Mediterraneo esplica i suoi effetti mitigatori lungo tutta la penisola, cedendo durante l’inverno il calore immagazzinato durante i mesi estivi; tali peculiarità conferiscono al nostro paese un clima di tipo subtropicale-temperato (Figura 1).

In particolare, lungo le coste la nostra penisola è contraddistinta da un clima tipicamente mediterraneo con inverni freddi, ma non eccessivamente rigidi, con temperature minime che raramente scendono sotto gli 0°C ed estati calde e poco piovose.

Nell’entroterra si accentuano leggermente i rigori invernali, anche se non è possibile parlare di clima continentale vero e proprio.

La temperatura media annua è circa 11°C nell’Italia settentrionale e 19°C nel meridione, in entrambe le zone i mesi più freddi sono Dicembre e Gennaio, mentre quelli più caldi sono Luglio e Agosto.

Le precipitazioni durante l’arco dell’anno non sono abbondanti e sono concentrate in brevi periodi: tra la fine dell’autunno e la prima metà dell’inverno, dove il picco massimo si registra nel mese di Novembre. Al contrario i mesi estivi sono i più siccitosi e nel mese di Luglio si ha il minimo di precipitazioni.

Anche se la piovosità varia molto all’interno della penisola, possiamo affermare che piove maggiormente nelle regioni settentrionali e meno in quelle meridionali.

Alla luce di quanto appena detto è possibile dedurre che in Italia le esigenze ottimali per lo sviluppo delle specie da tappeto erboso, sia esse microterme che macroterme, non sono presenti costantemente per tutto l’arco dell’anno. L’Italia, come la fascia centrale degli Stati Uniti d’America, si trova in una zona di transizione climatica all’interno della quale le microterme risentono delle condizioni climatiche tipiche dell’estate e le macroterme risentono delle condizioni climatiche invernali.

Il fattore climatico principale da considerare nella scelta della specie è la temperatura, in particolare i suoi estremi, che condizionano l’attività vegetativa e la sopravvivenza delle specie.

La temperatura costituisce il fattore più influente nella scelta della specie in quanto non è possibile modificarla, mentre è possibile correggere, ad esempio, le carenze idriche tramite l’irrigazione.

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Altrettanto importante, ai fini della scelta delle specie, è la funzione che il tappeto erboso dovrà svolgere. Per manti erbosi di particolare pregio qualitativo si sceglieranno le specie anche in base alle loro caratteristiche estetiche; mentre in aree sottoposte a frequente calpestamento, soprattutto in aree sportive, per mantenere la miglior funzionalità possibile, saranno impiegate specie soprattutto caratterizzate da una grande capacità di resistenza e di recupero, quali le specie macroterme.

Figura 1: Carta climatica della penisola italiana. Fonte: www.i-h-g.it

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Capitolo 2

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2.1 L’insediamento del tappeto erboso

La scelta della tecnica da adottare per l’insediamento del tappeto erboso dipende principalmente dalle caratteristiche delle specie coinvolte e dal periodo di tempo entro il quale si vuol ottenere la completa copertura del suolo. Qualunque sia il procedimento prescelto, per un impianto di successo risulta fondamentale una corretta preparazione del terreno.

2.1.1 Preparazione del suolo all’impianto

Nella preparazione del suolo, in linea generale, possiamo individuare una serie di operazioni da compiere nel seguente ordine temporale:

a. Eliminazione dell’eventuale vegetazione preesistente b. Lavorazioni del terreno

c. Rimozione di pietre, pezzi di legno ed altri detriti d. Movimenti di terra e livellamento

e. Eventuale ammendamento e/o correzione del terreno f. Eventuale realizzazione dei drenaggi

g. Installazione dell’impianto di irrigazione h. Affinamento del terreno

i. Fertilizzazione starter l. Rullatura

a. Eliminazione della vegetazione preesistente

Prima di iniziare le operazioni di insediamento del tappeto erboso è opportuno valutare la tipologia della vegetazione preesistente all’interno del sito in quanto, la rimozione di tale vegetazione, avviene seguendo diverse metodologie, in relazione al tipo di pianta.

Piante erbacee non perenni presenti in esigue quantità possono essere estirpate ed interrate semplicemente lavorando il terreno.

Piante erbacee non perenni e piante scarsamente lignificate, presenti in discreti quantitativi, possono essere rimosse tramite trinciatura seguita da lavorazioni profonde del terreno. Tali

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metodo risulta il migliore per eliminare la vegetazione erbacea dal momento che, non impiegando sostanze di tipo chimico, provoca un ridotto impatto ambientale.

In presenza di erbacee perenni, specialmente dotate di strutture di propagazione come stoloni o rizomi, può rendersi necessario effettuare un diserbo totale con prodotti ad azione sistemica, capaci, in quanto tali, di essere assorbiti e traslocati nella pianta.

Se all’interno del sito di interesse sono presenti cespugli, arbusti o alberi è opportuno, oltre alla rimozione della parte aerea, rimuovere anche la parte ipogea poiché eventuali residui radicali o del colletto della pianta intralcerebbero le operazioni d’impianto e colturali e condizionerebbero lo sviluppo e l’aspetto futuro del tappeto erboso.

b. Lavorazioni del terreno

Le lavorazioni hanno lo scopo di smuovere il suolo e di migliorare la porosità del terreno in modo da creare condizioni di abitabilità ottimali per le piante da coltivare.

Ogni suolo ha caratteristiche proprie, quindi la profondità a cui spingersi deve essere commisurata al tipo di terreno, alla possibilità di drenaggio e di approvvigionamento idrico. La profondità massima da raggiungere è di circa 40 cm, anche se normalmente sono sufficienti 25-30 cm.

c. Rimozione di pietre, pezzi di legno ed altri detriti

Una buona preparazione del suolo coinvolge la rimozione di pietre, pezzi di legno ed altri detriti. Durante le fasi di costruzione delle infrastrutture è purtroppo frequente che sassi, legno, calcestruzzo ed altri materiali, vengano seppelliti nel terreno invece di essere rimossi dal sito. Questa pratica è spesso la causa di problemi latenti, che possono manifestarsi anche molto tempo dopo che è avvenuto l’insediamento.

Il tappeto erboso insediato sopra detriti di vario genere è maggiormente soggetto a stress dovuti alla siccità ed alle alte temperature della stagione estiva; questo perché l’eccessiva presenza di materiali grossolani interrati rendono il suolo arido e di conseguenza le riserve idriche risultano scarse.

Il legno interrato è causa di due diversi tipi di problemi: una volta marcito, provoca depressioni nel terreno causando una superficie non uniforme che disturba le operazioni di taglio e può favorire il crearsi di ristagni idrici; inoltre crea condizioni favorevoli ad eventuali funghi che potrebbero attaccare il manto erboso.

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Le conseguenze possono essere la comparsa di aree clorotiche, l’appassimento, la presenza di muschio o il diradamento del prato.

Oltre a pietre di elevate dimensioni è opportuno, se possibile, asportare anche i piccoli sassi presenti nello strato di radicazione, fino ad una profondità di circa 10 cm, poiché questi possono danneggiare le macchine operatrici durante le future operazioni di coltivazione del tappeto erboso.

d. Movimenti di terra e livellamento

Spesso nel realizzare un tappeto erboso ornamentale o ad uso sportivo, occorre effettuare movimenti di terra in modo da conferire determinate pendenze al suolo.

Nei casi in cui i movimenti di terra siano molto consistenti (Foto 7) trattandosi di veri e propri sbancamenti o riporti, è conveniente eseguirli prima di effettuare tutte le altre operazioni.

Foto 7: Grandi movimenti di terra. Parc diagonal del mar, Barcellona, Spagna.

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e. Ammendamento e correzione del terreno

Conoscere la natura del terreno che costituisce il sito d’impianto è molto importante perché non sempre questo presenta tutte le caratteristiche ideali per lo sviluppo delle specie vegetali.

E’ possibile conoscere la natura del suolo attraverso varie analisi che prendono in considerazione caratteristiche sia fisiche che chimiche.

Uno studio di base del terreno prevede l’analisi dei seguenti parametri: tessitura, calcare totale e calcare attivo, pH, capacità di scambio cationico, sostanza organica, rapporto C/N, macro e microelementi scambiabili e/o assimilabili, conducibilità elettrica e conducibilità idrica.

Valutando i risultati delle analisi è possibile stabilire quantità e qualità di eventuali ammendanti da apportare al terreno.

L’applicazione di ammendanti deve interessare l’intero strato di radicazione e quindi arrivare ad una profondità di almeno 20-30 cm.

In suoli argillosi, con tendenza a ristagni idrici, l’ammendamento è a base di sabbia e sostanza organica; in tal modo viene migliorata la struttura del terreno, aumentando areazione e movimenti idrici.

Il pH ottimale per lo sviluppo delle principali specie da tappeto erboso è compreso tra 6 e 6,5, ma sono da considerare buoni anche i valori compresi tra 5,5 ed 8. I risultati delle analisi possono mostrare valori che non sono compresi in tale intervallo, quindi può risultare necessaria una correzione del pH.

Terreni eccessivamente acidi sono corretti con l’applicazione di carbonato di calcio o carbonato di magnesio, mentre terreni troppo basici sono corretti tramite solfato di calcio (gesso).

f. Eventuale realizzazione dei drenaggi

La realizzazione dei drenaggi (Foto 8), soprattutto per tappeti erbosi ad uso sportivo, deve assicurare un rapido deflusso dell’acqua in eccesso in modo da evitare il ristagno.

Lo smaltimento dell’acqua superficiale non costituisce quasi mai un problema nei terreni sabbiosi, mentre, nei terreni argillosi, il ristagno idrico avviene più frequentemente a causa della permeabilità molto ridotta e della bassa velocità di infiltrazione.

Il ristagno idrico che satura il terreno può essere causa dei seguenti effetti dannosi: - asfissia radicale;

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- ridotta qualità e vigore del tappeto erboso; - scarsa areazione nel terreno;

- minor resistenza del tappeto erboso agli stress biotici ed abiotici;

- predisposizione del terreno al compattamento, specialmente in condizioni di traffico intenso;

- maggior lentezza del terreno a riscaldarsi (in primavera).

Foto 8: Realizzazione di drenaggi in campo da rugby. Centro CONI, Tirrenia, Pisa.

g. Installazione dell’impianto di irrigazione

Come già accennato precedentemente la distribuzione delle precipitazioni durante l’anno, nel nostro clima, fa sì che queste si concentrano nei mesi autunno-invernali, mentre diminuiscono nel restante periodo dell’anno per raggiungere il minimo nei mesi estivi. Per compensare il deficit idrico che viene a crearsi, e per mantenere vitale il tappeto erboso, risulta necessaria l’irrigazione. Gli impianti di irrigazione consentono di bagnare in modo uniforme grandi superfici, quelli più complessi possono essere suddivisi in settori comandati da elettrovalvole e possono essere collegati ad un programmatore che consente

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h. Affinamento del terreno

Avvalendosi di erpici, frese o zappatrici rotanti, si eseguono una serie di lavorazioni che permettono di disgregare ed affinare il più possibile il terreno.

E’ importante eseguire le operazioni con il minor numero di passaggi possibile per evitare di compattare nuovamente il terreno smosso con le ruote delle macchine operatrici; queste infatti sono molto pesanti e possono creare nuove difformità nella struttura e nella coesione del suolo.

i. Fertilizzazione starter

In fase di insediamento del tappeto erboso è fondamentale che il terreno contenga un adeguato contenuto degli elementi della fertilità più importanti: azoto, fosforo e potassio. Tali elementi sono contenuti in fertilizzanti detti “starter”. E’ importante che il livello di azoto sia più basso rispetto a quello del fosforo e del potassio poiché, se applicato in eccesso, l’azoto può avere un’azione caustica sulle nuove plantule. Inoltre livello di fosforo sarà maggiore rispetto al livello di potassio, poiché questo elemento è molto importante nella fase di insediamento in quanto favorisce lo sviluppo dell’apparato radicale.

E’ possibile utilizzare un concime ternario, per esempio 12-25-10, mentre in suoli ricchi di potassio si può impiegare un concime binario, per esempio 18-46-0.

m. Rullatura

La preparazione finale del terreno prevede la rullatura.

La rullatura consente di avvicinare le particelle di terreno, specialmente se questo dopo le lavorazioni subite risulta troppo soffice, favorendo una superficie uniforme, permettendo una costante profondità per la semina o per il trapianto.

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2.1.2 Tecniche d’impianto

Le piante possono essere propagate in due diversi modi: per seme (via sessuale o gamica) o per via vegetativa (asessuale, o agamica).

Generalmente le specie microterme vengono insediate tramite semina, mentre la maggior parte delle specie macroterme viene insediata vegetativamente.

La moltiplicazione vegetativa può impiegare come materiali propagativi parti di comunità mature di tappeto erboso, singole piante e porzioni di piantine (esclusi i semi) caratterizzate da capacità riproduttiva.

La propagazione vegetativa è impiegata al posto di quella per seme per quelle varietà ibride il cui genotipo non permette la produzione di seme vitale e per realizzare tappeti erbosi uniformi interamente composti da piante appartenenti ad un unico genotipo.

Un metodo di propagazione vegetativa che può essere adottato sia con specie macroterme che microterme è il trapianto di tappeto erboso in rotoli su tutta la superficie (sodding). Altri metodi, comunemente utilizzati per specie macroterme, che permettono un risparmio del materiale impiegato, sono la messa a dimora di stoloni (stolonizzazione) e la messa a dimora di piccole porzioni di zolle di tappeto erboso distanziate tra di loro (plugging). Generalmente la propagazione vegetativa risulta più costosa rispetto alla semina, ma, per alcune specie e cultivar di pregio è l’unico metodo disponibile.

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Semina

La semina può essere adottata per tutte le specie microterme e per alcune cultivar migliorate di macroterme che sono state introdotte recentemente sul mercato, ad esempio di Cynodon dactylon e Zoysia japonica. L’impianto di queste cultivar tramite la semina può ridurre il costo di insediamento rispetto ai metodi vegetativi quali sprigging o al sodding (Patton et al., 2004a).

I fattori principali che influenzano l’insediamento tramite semina sono: la scelta della specie, del mix o del blend da impiegare, un’alta qualità della semente, la dose di seme e l’epoca e la profondità di semina.

Qualità del seme

La qualità del seme è misurata tramite la purezza specifica e la germinabilità. Queste due caratteristiche vengono determinate tramite analisi di laboratorio.

L’analisi della purezza consiste nella determinazione della percentuale di seme puro, del seme di infestanti e di materiali inerti (paglia, sporcizia, pietre e steli) presenti in una determinata partita.

La germinabilità è valutata in ambiente controllato, a condizioni standard. Un livello di germinabilità basso può essere dovuto a danni meccanici durante la raccolta e la battitura del seme, a danni provocati da insetti o da patogeni, dalla raccolta del seme ancora immaturo, oppure più semplicemente ad un periodo di stoccaggio troppo prolungato che rende vecchia la semente.

Ogni confezione di seme deve essere provvista di un etichetta contenete indicazioni riguardo la specie e la varietà, la purezza, la germinabilità e la data in cui sono avvenute le analisi.

La legislazione italiana in materia di qualità delle sementi, improntata sulle norme in vigore nell’Unione Europea, ha lo scopo di garantire all’acquirente la veridicità di quanto riportato nell’etichetta ed indica le caratteristiche minime di commerciabilità dei semi per quanto riguarda la purezza, la germinabilità e la percentuale massima di semi di infestanti tollerate.

Sulla confezione può essere presente anche un cartellino indicante la certificazione del seme che garantisce la tipologia del seme, ma solamente dal punto di vista genetico; la certificazione non può quindi sostituire l’etichetta in quanto non indica la qualità in termini di purezza e germinabilità.

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Oltre a questi aspetti piuttosto tecnici è buona norma, al momento dell’acquisto, controllare l’integrità degli imballaggi e della confezione.

Dose di seme ed epoca di semina

L’epoca di semina varia secondo la specie prescelta per l’insediamento e la zona climatica in cui ci troviamo.

Generalmente le specie microterme devono essere seminate in tarda estate o inizio autunno in quanto mostrano una maggior competitività verso le infestanti nei periodi più freddi dell’autunno e dell’inverno.

Nelle zone di transizione, una buona epoca di semina è il mese di Settembre. Alcune microterme caratterizzate da un veloce tasso di germinazione, come Lolium perenne, possono essere seminate con successo anche ad Ottobre; mentre questo è sconsigliabile per le specie a lenta germinazione, come ad esempio Poa pratensis.

In Toscana il periodo ottimale per l’impianto delle microterme è dal 15 al 30 Settembre, con buoni risultati ottenuti anche seminando ad Ottobre, mentre a Novembre l’insediamento risulta lento. E’ possibile effettuare la semina primaverile, ma l’insediamento può risultare difficoltoso a causa dell’elevata competizione delle infestanti macroterme.

Per insediare le specie macroterme nelle zone di transizione, il periodo migliore in cui effettuare la semina è la tarda primavera, quando la temperatura del suolo è abbastanza elevata da garantire la germinazione e il rischio di gelate tardive è bassissimo.

In generale, l’intervallo utile per la semina delle macroterme è compreso tra Maggio e Luglio. E’ possibile anche effettuare con successo una semina tardiva in estate, quando sono ancora presenti condizioni ambientali favorevoli alla nascita, anche se alcuni studi hanno dimostrato che l’insediamento delle macroterme nelle zone di transizione è difficoltoso se effettuato dopo il mese di Luglio, a causa della ridotta stagione di crescita ancora a disposizione delle piantine, che potrebbe impedire alla pianta di immagazzinare riserve di carboidrati necessari alla loro sopravvivenza durante il periodo invernale (Dunn, 2004).

Una prova triennale condotta da Patton (2003) su alcune specie macroterme, a West Lafayette, Indiana (U.S.A.), studiando diverse epoche di semina, comprese tra il primo di

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durante la prima stagione vegetativa, non è possibile posticipare la semina oltre il 1 Agosto.

Nello stesso studio, Zoysia japonica ‘Zenith’ ha raggiunto il 95% di copertura in 105 giorni quando seminata entro il 15 Giugno. Le epoche successive, non consentono il raggiungimento di percentuali di copertura soddisfacenti.

Le dosi di seme da impiegare, riportate in Tabella 2, sono determinate soprattutto dalle dimensioni e dal peso del seme, che varia da specie a specie.

Tabella 2. Dose di seme delle principali specie da tappeto erboso. (Da Beard, 1998.)

Specie Dose di seme (kg/ha)

Agrostis stolonifera 25 - 49 Buchloe dactyloides 73 - 123 Cynodon spp. 49 - 73 Ermerochloa ophiuroides 25 - 49 Festuca arundinacea 367 - 536 Festuca rubra 269 - 439 Festuca ovina 148 -220 Lolium perenne 342 - 512 Lolium multiflorum 341 - 536 Paspalum notatum 269 - 389 Poa pratensis 73 - 97 Poa trivialis 49 - 63 Zoysia japonica 73 - 122 Profondità di semina

La profondità di semina è determinata dalle dimensioni del seme, pur essendo sempre abbastanza superficiale. Un seme di piccole dimensioni (per esempio quello di Agrostis

stolonifera) dovrà essere interrato poco profondamente, mentre con un seme di grandi

dimensioni (come quello di Festuca arundinacea), si potrà arrivare fino ad una profondità di 1-2 cm.

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Metodi di semina

La semina può avvenire in modo manuale oppure avvalendosi di macchine operatrici. La semina manuale è adottata in superfici di piccole dimensioni, avviene a spaglio, deve essere effettuata in assenza di vento per evitare la dispersione del seme, e non garantisce una distribuzione uniforme e calibrata del seme sulla superficie. Generalmente si compone di almeno due passaggi incrociati a 90°.

Nelle grandi superfici la semina avviene tramite macchine operatrici che possono distribuire il seme a spaglio o a file.

Le seminatrici a spaglio distribuiscono il seme attraverso un distributore centrifugo.

Le seminatrici a file è bene che non abbiano una spaziatura superiore a 5 cm, per consentire velocemente la chiusura delle file stesse.

Per i terreni caratterizzati da grandi pendenze come scarpate o argini viene utilizzata una semina specializzata: l’idrosemina (Foto 9). Questo metodo si avvale di specifiche macchine che spruzzano a pressione una miscela di seme, acqua, fertilizzanti e materiali consolidanti (fibre vegetali e colle amidacee) che consentono l’aderenza al terreno.

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Cure pre e post-semina

Talvolta, in presenza di situazioni ambientali difficili o di tempi ridotti di insediamento, come in ambito sportivo, è possibile trattare il seme attraverso il processo della pregerminazione.

La procedura consiste nell’imbibire i semi in modo che questi si rigonfino, mantenerli ad una temperatura compresa tra 20 e 25°C per 1-2 giorni, e successivamente distribuirli sul terreno. In questo modo la germinazione inizia prima che il seme sia distribuito sul suolo consentendo di abbreviare l’emergenza in campo.

La germinazione, essendo un processo irreversibile, è il momento più critico dell’insediamento in quanto, se alcuni fattori ambientali sono sfavorevoli, è possibile che sopraggiunga la morte delle plantule.

Le condizioni ambientali generalmente necessarie per una germinazione rapida e completa del seme da tappeto erboso sono: un’adeguata umidità del terreno, una temperatura favorevole, un’adeguata ossigenazione e, in alcuni casi, una sufficiente esposizione alla luce.

Gli interventi irrigui successivi alla semina hanno lo scopo di mantenere la superficie umida attraverso leggere e frequenti irrigazioni che devono protrarsi fino all’emergenza completa.

Quando le superfici non sono molto estese, e soprattutto in caso di specie microterme, si può coprire il terreno con materiali pacciamanti i quali rallentano il processo di evaporazione dell’acqua dal suolo durante la germinazione. Questa pratica, denominata mulching, oltre a fornire condizioni microclimatiche favorevoli per la germinazione e la crescita delle piantine, svolge un ruolo importante nel controllo dell’erosione. La paglia è uno dei materiali pacciamanti più comunemente usati, ma vengono impiegati anche torba, legno, fibre naturali e tessuto non tessuto.

La pacciamatura può essere effettuata anche per mantenere la temperatura del suolo favorevole alla germinazione durante il periodo di insediamento.

A seguito del primo taglio, da effettuare seguendo la regola standard e cioè di non asportare più di 1/3 dell’altezza del tappeto erboso, è opportuno effettuare una concimazione con fertilizzante azotato.

Per il controllo delle infestanti nelle prime settimane di vita del tappeto erboso, è bene evitare l’uso di diserbanti in quanto le plantule sono molto sensibili e pertanto potrebbero manifestarsi effetti fitotossici. L’uso dei diserbanti è consigliato non prima di aver

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Nelle macroterme gli stoloni sono un fattore importante per la sopravvivenza invernale, infatti, le riserve di carboidrati solubili non impiegate per il supporto della pianta, o i carboidrati non strutturali totali, sono accumulati in questi organi e forniscono energia alla pianta nel periodo in cui l’attività fotosintetica è nulla (Lacey et al., 1994). Più stoloni sono prodotti dalle piante maggiori sono le chance di sopravvivenza invernale.

Un esperimento condotto a Lexington (U.S.A.) su Cynodon dactylon seminata con diverse dosi di seme e azoto durante la stagione di crescita, ha dimostrato che è possibile massimizzare il livello di carboidrati accumulato seminando 12,2 kg/ha di seme e applicando 48,8 kg/ha di azoto ogni due settimane (Munshaw et al., 2002).

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Stolonizzazione

La stolonizzazione è un metodo di insediamento vegetativo che si avvale degli stoloni: i fusticini striscianti in superficie che costituiscono il sistema principale di diffusione delle macroterme.

Questa tecnica consiste nella distribuzione di porzioni di stoloni a spaglio sul sito d’impianto. Gli stoloni vengono prelevati da appositi “vivai” dove sono raccolti da tappeti erbosi maturi tramite particolari macchine operatrici (Foto 10). Diversamente dalle zolle per il plugging e per il trapianto di tappeto erboso in rotoli, gli stoloni sono raccolti senza prelevare suolo; ciò implica una maggior predisposizione del materiale vegetale al disseccamento in condizioni di scarsa umidità. Per minimizzare il rischio di danni dovuti dal disseccamento, una volta raccolto, il materiale deve essere impiantato entro un breve periodo di tempo; se ciò non è possibile è opportuno provvedere allo stoccaggio in un ambiente refrigerato.

In aree dalle ridotte dimensioni lo spargimento degli stoloni può avvenire manualmente, mentre in aree di grandi dimensioni è possibile avvalersi di apposite macchine operatrici. Una volta terminata la distribuzione del materiale vegetale è necessario eseguire una discatura per il loro interramento seguita da una rullatura in modo da assicurare il contatto degli stoloni con il terreno (Foto 11).

Le specie insediate tramite la stolonizzazione sono gli ibridi sterili o le migliori varietà

Zoysia matrella, Paspalum vaginatum e Stenotaphrum secundatum.

Generalmente occorrono da 152 a 304 litri di materiale vegetale per insediare 100 m2 di terreno (Turgeon, 2004).

La stolonizzazione nelle macroterme può consentire insediamenti più veloci rispetto alla semina. Questo metodo viene impiegato per la realizzazione di tappeti erbosi ornamentali, campi sportivi, fairways e green di campi da golf. La dose di stoloni delle varietà ibride di

Cynodon dactylon x transvaalensis da impiegare per tappeti erbosi ad uso sportivo è

compresa tra 348 e 696 litri/100 m2 (McCarty et al., 2002).

Un aspetto da considerare nella diffusione della stolonizzazione è rappresentata dalla legislazione italiana che non consente l’importazione di materiale propagativo da Paesi extracomunitari con la sola eccezione di quelli che si affacciano sul bacino mediterraneo (punto 19 dell’allegato 3, parte A del Decreto ministeriale del 31 gennaio 1996 sulle “Misure di protezione contro l’introduzione e la diffusione nel territorio della Repubblica Italiana di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali”) (Croce et al, 1999).

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Cure post-impianto

Appena terminate le operazioni di impianto è necessario effettuare irrigazioni frequenti e ripetute in modo da mantenere umida la superficie del terreno e gli stoloni, al fine di evitare il loro disseccamento (Rodriguez et al., 2000). Durante il periodo dell’insediamento può essere utile praticare un topdressing con sabbia: questa operazione crea condizioni favorevoli alla crescita degli stoloni ed incoraggia la radicazione ai nodi.

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Sprigging

La tecnica denominata sprigging è una modificazione della stolonizzazione che consiste nella collocazione del materiale vegetale in piccoli solchi (una sorta di stolonizzazione localizzata).

I solchi, o righe, sono generalmente distanziati tra di loro da 15 a 45 cm, mentre gli stoloni sono solitamente posizionati sulla riga ad una distanza di circa 10 a 15 cm l’uno dall’altro. La profondità di impianto degli stoloni è mediamente di 2,5-5 cm, è infatti preferibile interrare gli stoloni in modo da garantire più facilmente un’adeguata umidità del terreno. Ovviamente, minore sarà la distanza tra le righe e tra gli stoloni e minore sarà il tempo impiegato dal tappeto erboso per raggiungere la copertura completa. Sebbene la creazione dei solchi implichi un dispendio di tempo maggiore per la messa a dimora degli stoloni rispetto alla stolonizzazione, lo sprigging permette un attecchimento più sicuro con l’impiego di una quantità minore di materiale vegetale e con un minore tasso di mortalità dello stesso.

Gli stoloni riescono a svilupparsi ed a colonizzare il terreno grazie ai nodi; il materiale vegetale più idoneo per lo sprigging deve possedere da due a quattro nodi. Secondo la distanza tra le righe e tra gli stoloni, possono essere necessari da 38 a 152 litri di materiale vegetale per insediare 100 m2 (Turgeon, 2004).

Le specie adatte all’insediamento tramite sprigging sono le stesse della stolonizzazione. Uno studio condotto da Johnson (1973) in Georgia, che prevedeva l’insediamento di C.

dactylon x transvaalensis varietà ‘Tifway’ tramite sprigging, ha dimostrato che durante la

prima stagione di crescita il tasso di insediamento è stato influenzato dalla dose di stoloni impiegata, dalla dose di azoto applicata e dal trattamento con erbicidi. Tale esperienza ha indicato che la quantità di stoloni è importante se la stagione di crescita utile all’insediamento è breve (occorrono 2 m2 di stoloni per una superficie di 100 m2), mentre se lo sprigging è effettuato all’inizio della primavera, e quindi il tappeto erboso ha davanti a se un’intera stagione per l’insediamento, è sufficiente una dose più bassa (0,5-1,0 m2 di stoloni/100 m2).

Una prova condotta da Carrol (1996) all’Università del Maryland (U.S.A.), ha studiato l’influenza di erbicidi e di dosi di azoto sul tempo necessario ad ottenere la copertura di

Zoysia japonica ‘Meyer’ insediata tramite sprigging.

Dalla prova è emerso che durante il primo anno di crescita la copertura era fortemente aumentata nelle parcelle trattate con l’erbicida oxadiazon; tali parcelle presentavano una

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copertura di cinque o sei volte maggiore (dal 52% al 69%) rispetto a quelle non trattate con l’erbicida (dal 10 all’11%).

Inoltre nella stessa prova si è osservato che applicazioni mensili di 48 kg/ha di azoto durante la prima stagione di crescita non hanno mostrato un incremento della copertura di

Zoysia rispetto al testimone non concimato.

In Giappone, Miyachi (1993) ha studiato un metodo innovativo di insediamento per la

Zoysia spp. chiamato Zoysian-Net planting system, che consiste nel posizionare sul terreno

stoloni racchiusi in reti di cotone in rotoli.

Ogni rotolo è costituito da una doppia rete di cotone di 53 m2 di superficie che pesa circa 18 kg. Tra le due reti sono contenuti da 200 a 300 stoloni/m2.

La procedura d’impianto si articola in quattro fasi e prevede: la stesura dei doppi rotoli di cotone contenenti stoloni sul terreno, un topdressing di 10-20 mm con sabbia, una rullatura ed infine un’irrigazione con 4 litri di acqua al m2.

I risultati ottenuti hanno evidenziato un insediamento piuttosto veloce, con il raggiungimento della copertura totale dopo 85 giorni.

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Trapianto del tappeto erboso in rotoli (sodding)

L’industria del tappeto erboso in zolle si è sviluppata nel Nord America alla fine degli anni cinquanta. Questa tecnica di insediamento vegetativo consiste nel coprire un’intera superficie attraverso il trapianto di zolle di tappeto erboso maturo precostituito in appositi “vivai”, permettendo l’insediamento di un manto erboso di qualità in tempi brevi.

Il trapianto di tappeto erboso in rotoli permette di svincolarsi da due fattori che risultano importanti e che possono condizionare buona parte dei tradizionali metodi d’impianto: l’epoca di impianto ed il problema delle infestanti. Per quanto riguarda l’epoca d’impianto, questa non è importante come nella semina, infatti la zolla può essere insediata in qualsiasi momento dell’anno, purché il suolo non sia gelato. Le infestanti, invece, non rappresentano un problema come nell’insediamento tramite semina, stolonizzazione, sprigging o plugging, in quanto la copertura del terreno con i rotoli è totale per cui non lascia spazio vitale ad eventuali erbe indesiderate.

Tramite il sodding possono essere potenzialmente propagate tutte le specie da tappeto erboso, sia esse microterme che macroterme.

L’unico difetto di questa tecnica d’impianto è rappresentato dal costo elevato, dovuto ai costi di coltivazione, raccolta, trasporto e posa in opera delle zolle.

Qualità e raccolta della zolla

Il tempo necessario alla maturazione delle zolle varia da sei mesi a due anni in relazione a: specie, condizioni climatiche e pratiche colturali. Zolle di Cynodon dactylon e di Poa

pratensis, ad esempio, maturano più velocemente rispetto a zolle di Zoysia spp. e Stenotaphrum secundatum, mentre Agrostis stolonifera ed Ermerochloa ophiuroides

impiegano un periodo intermedio rispetto ai due gruppi citati.

Una zolla di qualità deve essere uniforme, priva di infestanti, insetti e malattie, presentare uno strato di feltro minimo ed avere riserve di carboidrati sufficienti per permettere la radicazione.

La raccolta avviene attraverso apposite macchine operatrici che asportano strisce di manto erboso e le arrotolano; un operatore, lavorando sulla parte posteriore della macchina operatrice, provvede a posizionare i rotoli l’uno sopra l’altro (Foto da 12 a 15).

Lo spessore della zolla varia da specie a specie (Tabella 3), ma non deve essere mai eccessivo, generalmente non supera i 2-3 cm, sia per motivi di costo di trasporto che di maneggiabilità della zolla stessa.

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Le dimensioni delle zolle sono variabili: la dimensione standard è 1 m2 (0,4 x 2,5 m), ma, per grandi superfici, ad esempio per tappeti erbosi ad uso sportivo, vengono impiegati rotoli di circa 10 m2 (0,6 x 16 m), i cosiddetti big-roll.

Tabella 3. Spessore di taglio della zolla in relazione alla specie (misurato dalla superficie del suolo).

(Da Beard, 1973).

Specie Spessore della zolla (cm)

Agrostis stolonifera 0, 6 - 0,8 Basso

Poa pratensis Cynodon spp. Zoysia spp.

1,2 - 2,0 Medio basso

Festuca rubra

Festuca arundinacea 1, 8 - 2,5 Medio alto Stenotaphrum secundatum

Paspalum notatum Ermerochloa ophiuroides Lolium perenne

2,5 - 3,3 Alto

Cura della zolla, trapianto e cure post-trapianto

Se l’ambiente di stoccaggio non è climatizzato le zolle devono essere impiantate al massimo entro trentasei ore dall’espianto dal vivaio di produzione altrimenti si corre il rischio che surriscaldandosi diano vita al processo di fermentazione che può portare alla morte delle stesse. Per tale motivo, a parità di specie e qualità, è opportuno scegliere il vivaio più vicino al sito di impianto.

I fattori che contribuiscono ad accelerare il riscaldamento della zolla possono essere la temperatura del suolo al momento della raccolta, la quantità di foglie presenti, il livello nutrizionale di azoto, il livello di umidità del suolo e la presenza di malattie.

E’ possibile adottare alcuni comportamenti in modo da ritardare il riscaldamento: la raccolta dovrà essere effettuata al mattino presto in modo da avere una temperatura del suolo non troppo alta; inoltre una bassa altezza di taglio può ridurre parte dei processi

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In estate i mezzi di trasporto più adatti sono quelli che prevedono un sistema di refrigerazione in modo da consentire anche lunghi spostamenti senza problemi per le zolle. Il trapianto deve avvenire su terreno leggermente umido e le zolle devono essere disposte in modo sfalsato per impedire il movimento delle stesse. Se il sito presenta una pendenza, devono essere perpendicolari ad essa per evitare eventuali problemi di scorrimento e fissate a monte con picchetti di legno o di ferro.

Una volta steso il materiale vegetale si procede ad una leggere rullatura in modo da eliminare eventuali sacche d’aria formatesi e garantire un buon contatto tra zolla e terreno. Si procede infine con un’abbondante irrigazione del sito: l’acqua deve penetrare al di sotto della zolla fino ad arrivare al terreno sottostante.

Per un periodo di circa quindici giorni dopo l’impianto si deve provvedere ad una irrigazione regolare ed uniforme affinchè le radici della zolla si siano sufficientemente sviluppate nello strato di suolo sottostante.

Foto 12: Macchina operatrice taglia zolle. Bindi Pratopronto, Roma.

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Foto 13: Zolla arrotolata dalla macchina operatrice. Bindi Pratopronto, Roma.

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Foto 15: Rotoli pronti per il trasporto. Bindi Pratopronto, Roma.

Figura

Foto 2: Tappeto erboso ad uso ricreazionale: parco pubblico.
Foto 3 e 4: Tappeto erboso in un giardino di rappresentanza.  Villa Garzoni, Collodi, Pistoia
Foto 5: Tappeto erboso ad uso sportivo: campo da calcio.  Stadio Olympiacos Pireo F.C., Atene, Grecia
Tabella 1.  Caratteristiche delle tre specie di Zoysia impiegate per i tappeti erbosi
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