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Tecnologie educative e sperimentazioni nella didattica

CAPITOLO 3. METODI E MEDIA PER LA DIVULGAZIONE DELLA SCIENZA

3.4 Tecnologie educative e sperimentazioni nella didattica

Le tecnologie educative non vanno intese come pura e semplice strumentazione didattica, ma come l’insieme di applicazioni risultanti del complesso sviluppo del processo pedagogico nel campo delle conoscenze disciplinari e interdisciplinari. Una valutazione significativa delle tecnologie educative deve avvenire a partire dai processi pedagogici a loro volta basati sulle teorie psicologiche dell’apprendimento. Numerosi sono i modi, le circostanze in cui, nel corso del tempo o in riferimento a diverse teorie, si è sviluppata la Tecnologia Educativa. In particolare, in Italia, il trasferimento di tecnologie negli ambiti didattici è stato per lo più limitato al trasferimento degli strumenti e non, più in generale, alla gamma di innovazioni scaturite dalle ricerche educative nel campo dell’istruzione. Per meglio comprendere la terminologia in uso si cercherà di distinguere i vari ambiti e le possibili applicazioni. La "Tecnologia degli Strumenti" è stata la prima dal punto di vista storico e ha posto l’attenzione sull’impiego, a fini educativi, di "modelli didattici", di "macchine per insegnare", di "giochi educativi", di "materiale audiovisivo", della televisione, di film e

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del computer. L’introduzione alla "Tecnologia degli Strumenti" può essere facilitata se non è separata dallo studio della "Tecnologia dei Sistemi Educativi", che si occupa del modo in cui gli strumenti educativi possono essere utilizzati in maniera efficace nell’ambito di un particolare sistema scolastico. I temi di studio della "Tecnologia dei Sistemi Educativi" sono infatti quelli della pianificazione e dell’organizzazione dell’intervento educativo delle tecniche di diffusione dell’innovazione, per esempio l’insegnamento a distanza, la selezione di strumenti e i sistemi di insegnamento. In pratica l’"Educational Technology", diventa oggi "New Information Technology" tendendo a una progressiva fusione con una "Multimedia Technology". La Tecnologie Educative, volte a introdurre tecnologie della comunicazione e dell’informazione nella scuola, aprono molte prospettive, non ultima quella di chiarire il compito della ricerca. In un campo segnato da continue evoluzioni come quello delle tecnologie dell’elaborazione e della comunicazione dell’informazione, le Tecnologie Educative non aspirano soltanto ad adeguare la scuola al mondo che cambia, ma al contrario tendono ad adeguarle al fine principale della scuola ossia innalzare la qualità e la quantità degli apprendimenti. Dunque, piuttosto che parlare di una scuola che insegue il mondo per adeguarsi, si dovrebbe riflettere, con consapevolezza e capacità di analisi, su una scuola che impiega gli artefatti e i concetti che emergono dal mondo tecnologico, adattandoli alle proprie necessità. I programmi di ricerca e i filoni derivati dalle Tecnologie Educative sono vari e differenti, qui di seguito ne sono elencati alcuni:

- come supporto all’istruzione tradizionale (uso di lavagna luminosa, slideshow, audiovisivi, a supporto delle lezioni frontali);

- come costruzione di ambienti d’apprendimento (gioco, micromondo, simulazione al computer, simulazione come costruzione di un contesto sociale);

- come mutamento epistemologico indotto dall’impiego di nuovi artefatti;

- come analisi delle trasformazioni indotte dai cosiddetti "nuovi media" nei processi di lettura/scrittura;

- come strumento per "adeguare" processi di lettura/scrittura alle caratteristiche cognitive umane (ipertesti, ipermedia).

Le teorie storiche della didattica che si affermano nell’ottocento e, a seguire, nel novecento portano con se una varietà di approcci didattici che si possono sintetizzare nel seguente elenco:

- idealistico-gentiliano in cui l’accento è posto sull’insegnamento;

- positivistico-sperimentale orientato all’elaborazione di tecniche altamente razionalizzate e sperimentalmente verificabili;

- l’attivismo di derivazione deweyana (individualizzazione, socializzazione, espressività);

- strutturalista-cognitivista, centrato sull’apprendimento come funzione della connessione delle strutture della mente alle strutture della disciplina;

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- comportamentistica-tecnologico, in cui l’apprendimento è modificazione deterministicamente programmata del comportamento e la didattica diventa tecnologia dell’istruzione;

- costruttivista, per molti versi collegata alla categoria sociale e filosofica della complessità (Prellezo, 1995).

All’interno dei paradigmi teorici di riferimento sono stati privilegiati negli anni anche gli strumenti tecnologici a disposizione per la didattica, a tal proposito si deve considerare come sono notevolmente cambiate le prospettive. A cominciare dagli anni settanta i sistemi di ICAI (Intelligent Computer Assisted Instruction) e di ITS (Intelligent Tutoring Systems) si affiancarono progressivamente quelli di CAI (Computer Assisted Instruction) o CBT (Computer Based Training), ai quali si demandava interamente l’iniziativa dell’interazione didattica basata su un approccio di tipo tutoriale ed esercitativo. Con il termine tecnologie didattiche si indicano le tecnologie utilizzabili in ambito educativo e la loro storia generalmente si riferisce alla storia delle tecnologie informatiche. Il computer, infatti, ha sostituito nel metodo la sua funzione educativa aumentando in flessibilità e varietà. Basti pensare, per esempio, alle modificazioni subite con il passare del tempo dalle interfacce, che sono oggi basate molto più massicciamente su finestre, menù a tendine e icone, modalità che facilitano molto la comprensione di particolari applicativi e agevolano l’uso per chi non ha competenze tecniche. Attualmente lo scopo delle interfacce è quello di partecipare al processo di apprendimento-costruzione attraverso vari meccanismi. Un aspetto di particolare importanza delle interfacce è la “multimedialità”, ricercata nel mondo delle tecnologie educative molto tempo prima che fosse disponibile dal punto di vista tecnologico. Con il termine “multimedialità” si fa riferimento quasi esclusivamente a una forma di comunicazione che, supportata da tecnologie informatiche, si fonda sull’impiego integrato di audio, video, testi e immagini statiche. La caratteristica fondamentale del mondo virtuale sintetizzata dal computer è quella di essere indistinguibile dal mondo reale e risale agli anni settanta il primo ingresso dell’intelligenza artificiale nell’ambito della didattica. Le due appendici dell’intelligenza artificiale di particolare interesse per la didattica sono: i Sistemi Esperti e gli Intelligent Tutoring System (ITS). I programmi didattici basati sui sistemi esperti non offrono risultati eccellenti perché tendono a riproporre, a chi impara, il punto di vista dell’esperto; per cui andrebbero utilizzati come strumento di supporto per chi deve svolgere un compito professionale. Al contrario gli ITS nascono dal desiderio dei ricercatori in intelligenza artificiale di trovare applicazioni su cui esercitare la propria disciplina. Generalmente gli ITS esistenti sono oggetti pre- costruttivisti, ed hanno lo scopo di trasferire una determinata conoscenza al discente, cercando di farlo nel modo migliore e rispettando i ritmi individuali di apprendimento, ma pur sempre trasferendo l’informazione nel tradizionale rapporto precettore-studente. Le tecnologie didattiche si sono quindi sviluppate secondo due linee distinte e parallele:

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- la scienza dei mezzi utilizzabili nella didattica e l’applicazione alla didattica dei principi dell’istruzione programmata, "teaching machines" (ricerca di strumenti in grado di gestire percorsi individualizzati), CAI (inizia l’uso del computer con il cosiddetto Computer Assisted Instruction);

- l’attivismo: un approccio più sociale che mentale, cioè il fare la motivazione, la socializzazione, l’antiautoritarismo.

Nel 1954 Skinner pubblica: “La scienza dell’apprendimento e l’arte dell’insegnamento” segnando la nascita di un campo di studi basati sull’istruzione programmata e sull’utilizzazione di macchine nei processi di apprendimento. In Italia lo sviluppo di questo settore di ricerca, ebbe inizio negli anni settanta con la comparsa del termine Tecnologie Didattiche. A partire dagli anni ottanta in poi verrà messo profondamente in crisi il paradigma comportamentista-cognitivista questo perchè la struttura della mente è complessa e i modelli deterministici nella didattica così come nelle scienze non funzionano più. Spiega infatti Calvani: "L’attività della mente è descritta come un processo di elaborazione delle informazioni (…) ma via via si scopre che la mente non funziona sempre secondo il modello della rete semantica, (…) la conoscenza ha carattere distribuito, ovvero è situata nella mente, ma contestualmente distribuita negli strumenti esterni di supporto" (Calvani, 2000). Sempre negli stessi anni si afferma la didattica che dalla progettazione curricolare si sposta gradatamente verso l’allestimento di ambienti di apprendimento, si va affermando il paradigma del costruttivismo: la conoscenza deve essere intesa come esplorazione e costruzione attiva di significati (Prellezo, 1995).

Oggi, definitivamente tramontate le speranze di sistemi didattici in grado di sostituirsi interamente alla figura dell’insegnante, le nuove generazioni di strumenti, dagli ipertesti multimediali agli ambienti virtuali per la comunicazione basati su reti telematiche, dalla realtà virtuale alle costruzioni cibernetiche, fino ai videogiochi educativi, si collocano in quei contesti in cui anche il recupero degli aspetti comunicativi ed emotivi profondamente legati all’apprendimento umano diviene una componente essenziale (Eisenberg, 1986). Da quanto detto risulta, dunque, che le Nuove Tecnologie sono in grado di favorire modalità di pensiero complesse e articolate, di produrre ed elaborare nuovi significati, valori e letture del mondo, oltre che di fornire risposte diversificate a istanze che provengono da stili di apprendimento diversi.