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Teoria di riferimento – procedura di Hwang e Lee (1999)

3 Resistenza dei nodi esterni trave-pilastro in c.a

3.2 Nuova Formula di Resistenza a Taglio

3.2.1 Teoria di riferimento – procedura di Hwang e Lee (1999)

Il primo modello di riferimento (Hwang & Lee, 1999) ipotizza un comportamento del tipo “tirante-puntone” dei meccanismi resistenti mobilitati all’interno del pannello nodale; tali meccanismi sono stati scelti dagli autori in modo tale da verificare le condizioni di equilibrio delle forze e congruenza delle deformazioni, rispettando al contempo le leggi costitutive dei materiali.

La procedura definita dagli autori ipotizza, in analogia a quanto indicato da Paulay e Priestley (1991), l’attivazione di un meccanismo resistente a puntone diagonale di calcestruzzo e di due meccanismi di confinamento a traliccio, dove i tiranti sono costituiti dalle staffe e dalle armature verticali intermedie del pilastro passanti nel nodo.

Come si vedrà nel seguito, la procedura per la stima della resistenza a taglio del nodo si presenta piuttosto complessa a causa delle numerose variabili ed al percorso iterativo delle equazioni risolventi formulate dagli autori.

Facendo riferimento alla Fig. 3.7, il valore dell’azione tagliante nel nodo è calcolata imponendo l’equilibrio alla traslazione in prossimità del lembo superiore del nodo:

𝑉𝑗ℎ = 𝑇𝑏− 𝑉𝑐1

dove:

𝑉𝑗ℎ forza di taglio orizzontale;

𝑉𝑐1 forza di taglio orizzontale proveniente del pilastro all’altezza della sezione di interfaccia con il nodo trave-pilastro considerato.

L’intensità della forza di taglio verticale viene invece stimata in modo approssimato attraverso la seguente espressione:

𝑉𝑗𝑣 ≈ (𝑏

𝑐) ∙ 𝑉𝑗ℎ

con ℎ𝑏 e ℎ𝑐 bracci interni delle coppie di sollecitazioni risultanti rispettivamente nella sezione di estremità della trave e nelle sezioni di interfaccia del pilastro con il nodo (Fig. 3.7).

Come premesso, il modello proposto dagli autori si compone dei meccanismi diagonale, orizzontale e verticale, evidenziati in Fig. 3.8 (a), (b) e (c) rispettivamente.

Il meccanismo a puntone diagonale (Fig. 3.8 (a)) comprende un unico puntone di calcestruzzo compresso la cui inclinazione è definita dalla geometria del nucleo di calcestruzzo confinato e quindi dal passaggio delle armature longitudinali di trave e pilastro all’interno del nodo stesso:

𝜗 = 𝑡𝑎𝑛−1(𝑏′′

𝑐′′)

con:

ℎ"𝑐 distanza orizzontale tra il baricentro delle barre longitudinali poste ai lembi opposti della sezione del pilastro (nel piano cui appartiene la trave; Fig. 3.8); ℎ"𝑏 distanza verticale tra le barre longitudinali poste ai due lembi opposti (superiore

ed inferiore) della sezione della trave (Fig. 3.8).

Si ipotizza una sezione costante del puntone diagonale, di area 𝐴𝑠𝑡𝑟 pari a:

𝐴𝑠𝑡𝑟 = 𝑎𝑠∙ 𝑏𝑠

dove, poiché la formazione del puntone diagonale è legata alla presenza di aree compresse in corrispondenza delle interfacce del nodo con le trave ed i pilastri, si ha:

𝑎𝑠 = √𝑎𝑏2+ 𝑎𝑐2 spessore del puntone diagonale,

con:

𝑎𝑏 altezza della zona compressa nella sezione di interfaccia della trave con il pilastro;

𝑏𝑠= min(𝑏𝑏; 𝑏𝑐) profondità del nodo; 𝑏𝑏 base della sezione della trave; 𝑏𝑐 base della sezione del pilastro.

Fig. 3.7: Nodo esterno - forze esterne e taglio interno (Hwang & Lee, 1999).

La formazione di cerniere nelle sezioni delle travi adiacenti al pilastro, osservata frequentemente nei test ciclici che producono la crisi dei nodi, indica l’impossibilità per la trave di trasmettere forze di compressione particolarmente significative; per questa ragione l’eq. (3.24) può essere ridotta a:

𝑎𝑠= 𝑎𝑐

In modo semplificato viene assunto: 𝑎𝑐= (0,25 + 0,85 𝑁

𝐴𝑔 𝑓′𝑐) ℎ𝑐

con:

𝑁 sforzo normale agente nel pilastro;

𝑓𝑐 valore medio della resistenza cilindrica caratteristica a compressione del calcestruzzo;

𝑐 altezza della sezione del pilastro;

(a)

(b) (c)

Fig. 3.8: Meccanismi resistenti a taglio: (a) meccanismo a puntone; (b) meccanismo di confinamento a traliccio mediante staffe; (c) meccanismo di confinamento a traliccio mediante barre verticali (Hwang & Lee, 1999).

Come illustrato in Fig. 3.9 e Fig. 3.10, il modello tirante-puntone proposto dagli autori per un nodo esterno trave-pilastro permette di imporre l’equilibrio delle forze concorrenti nel nodo superiore sommando i contributi di tre diversi meccanismi. Il taglio resistente orizzontale 𝑉𝑗ℎ e quello verticale 𝑉𝑗𝑣 si possono allora calcolare come espresso di seguito:

𝑉𝑗ℎ= 𝐷 𝑐𝑜𝑠𝜗 + 𝐹+ 𝐹𝑣 𝑐𝑜𝑡𝜗;

𝑉𝑗𝑣 = 𝐷 𝑠𝑖𝑛𝜗 + 𝐹𝑡𝑎𝑛𝜗 + 𝐹𝑣

dove:

𝐷 forza di compressione nel puntone diagonale;

𝐹 forza di trazione complessiva agente nelle staffe orizzontali del pilastro;

Nel caso in cui il pilastro sia sprovvisto di barre longitudinali intermedie, la resistenza a taglio viene fornita solo dai meccanismi resistenti diagonale ed orizzontale; la forza 𝐹 si può calcolare come:

𝐹 = 𝛾∙ 𝑉𝑗ℎ;

con:

𝛾 frazione del taglio orizzontale trasferita dal tirante orizzontale (staffe del pilastro nel nodo) in assenza del tirante verticale (barre longitudinali intermedie del pilastro); dove:

𝛾 =2 𝑡𝑎𝑛𝜗−1

3 per 0 ≤ 𝛾 ≤ 1.

L’equazione (3.29) si ottiene (Jennewein & Schafer, 1992; Schäfer, 1996) effettuando l’interpolazione lineare di 𝐹 tra i due casi limite, ovvero quando il taglio orizzontale viene portato unicamente dall’armatura trasversale del pilastro (𝐹 = 𝑉𝑗ℎ; 𝜗 ≅ 27°), o, viceversa, quando l’intero taglio orizzontale viene trasferito attraverso il puntone di calcestruzzo compresso (𝐹 = 0; 𝜗 ≅ 63°).

Il taglio resistente verticale è fornito dai soli meccanismi diagonale e verticale, senza lo snervamento dell’armatura orizzontale nel nodo, da cui:

𝐹𝑣 = 𝛾 𝑣∙ 𝑉𝑗𝑣

con:

𝛾𝑣 frazione del taglio verticale trasferita dal tirante verticale (barre longitudinali intermedie del pilastro) in assenza del tirante orizzontale (staffe del pilastro nel nodo); dove:

𝛾𝑣 =2 𝑐𝑜𝑡𝜗−1

3 per 0 ≤ 𝛾𝑣 ≤ 1.

Sulla base delle eqq. (3.27), (3.29) e (3.30), le quote di taglio orizzontale da assegnare ai tre meccanismi resistenti sono definite dall’espressione seguente:

𝐷 𝑐𝑜𝑠𝜗 ∶ 𝐹 ∶ 𝐹𝑣 𝑐𝑜𝑡𝜗 = 𝑅𝑑 ∶ 𝑅 ∶ 𝑅𝑣

dove 𝑅𝑑, 𝑅, 𝑅𝑣 sono le quote di taglio resistente portato, rispettivamente, dai meccanismi diagonale, orizzontale e verticale.

Fig. 3.9: Forze agenti nella regione nodale (Hwang & Lee, 1999); il tratteggio di maggiore ampiezza indica la direzione dei puntoni mobilitati dai diversi meccanismi resistenti.

Fig. 3.10: Forze agenti nei nodi 1, 2 e 3 (Hwang & Lee, 1999).

L’espressione (3.31) può essere rielaborata ed espressa in un sistema di tre equazioni: 𝐷 = 1 𝑐𝑜𝑠𝜗𝑅𝑑 (𝑅𝑑+𝑅+𝑅𝑣)∙ 𝑉𝑗ℎ; 𝐹 = 𝑅 (𝑅𝑑+𝑅+𝑅𝑣)∙ 𝑉𝑗ℎ; 𝐹𝑣= 1 𝑐𝑜𝑡𝜗𝑅𝑣 (𝑅𝑑+𝑅+𝑅𝑣)∙ 𝑉𝑗ℎ dove: 𝑅𝑑 =(1−𝛾ℎ)(1−𝛾𝑣) 1−𝛾 𝛾𝑣 ;

𝑅 =𝛾ℎ(1−𝛾𝑣)

1−𝛾 𝛾𝑣;

𝑅𝑣=𝛾𝑣(1−𝛾)

1−𝛾 𝛾𝑣

La configurazione assegnata al modello tirante-puntone proposto fa sì che le medesime frazioni del taglio verticale 𝑉𝑗𝑣 vengano assegnate ai tre diversi meccanismi resistenti:

𝐷 𝑠𝑖𝑛𝜗 ∶ 𝐹𝑡𝑎𝑛𝜗 ∶ 𝐹𝑣 = 𝑅𝑑∶ 𝑅 ∶ 𝑅𝑣

Come evidenziato in Fig. 3.11 le quote di taglio resistente da assegnare ai tre meccanismi sono scalate in modo tale che: 𝑅𝑑+ 𝑅 + 𝑅𝑣= 1.

Fig. 3.11: Quote del taglio resistente assegnate ai diversi meccanismi al variare dell’inclinazione del puntone diagonale rispetto all’orizzontale (Hwang & Lee, 1999).

Si osserva come per un’inclinazione del puntone di calcestruzzo di 45°, il contributo resistente principale è assicurato dal meccanismo a puntone diagonale (𝑅𝑑= 0,5).

Al fine di verificare che la resistenza del nodo sia stata raggiunta, si fa riferimento al valore massimo della tensione di compressione 𝜎𝑑,𝑚𝑎𝑥 agente nel nodo in cui convergono le forze di compressione corrispondenti ai diversi meccanismi.

Assumendo che una delle direzioni principali, indicata con il pedice 𝑑, coincida con l’asse del puntone compresso, si ha:

𝜎𝑑,𝑚𝑎𝑥 = 1 𝐴𝑠𝑡𝑟{𝐷 + 𝑐𝑜𝑠(𝜗−𝑡𝑎𝑛−1(ℎ𝑏′′ 2 ℎ𝑐′′)) 𝑐𝑜𝑠(𝑡𝑎𝑛−1(ℎ𝑏′′ 2 ℎ𝑐′′)) 𝐹 + 𝑐𝑜𝑠(𝑡𝑎𝑛−1(2 ℎ𝑏′′ ℎ𝑐′′)−𝜗) 𝑠𝑖𝑛(𝑡𝑎𝑛−1(2 ℎ𝑏′′ ℎ𝑐′′)) 𝐹𝑣}

La legge costitutiva del calcestruzzo, soggetto ad un regime tensionale biassiale (Fig. 3.12), è stata assunta come indicato in uno studio precedente (Zhang & Hsu, 1998):

𝜎𝑑 = − 𝑓 𝑐 [2 (−𝜀𝑑  𝜀0) − (−𝜀𝑑  𝜀0)2] dove: = min (5,8 √𝑓′ 𝑐1 √1+400 𝜀𝑟 ; 0,9 √1+400 𝜀𝑟) è il coefficiente di softening con: −𝜀𝑑  𝜀0≤ 1;

𝜀𝑑 deformazione media del calcestruzzo nella direzione principale 𝑑, coincidente con l’asse principale del puntone diagonale;

𝜀𝑟 deformazione media nella direzione principale 𝑟, ortogonale all’asse del puntone; 𝜀0 deformazione assiale corrispondente al valore medio della resistenza cilindrica

caratteristica a compressione 𝑓𝑐 del calcestruzzo: 𝜀0= 0,002 + 0,001 (𝑓𝑐−20

80 ) per 20 ≤ 𝑓𝑐 ≤ 100 𝑀𝑃𝑎

Fig. 3.12: Influenza dell’effetto di softening nel legame sforzo-deformazione del calcestruzzo (Hwang & Lee, 1999).

Sulla base dell’eq. (3.40), la massima resistenza del nodo, che corrisponde al raggiungimento della massima tensione di compressione 𝜎𝑑,𝑚𝑎𝑥 sopportabile dal calcestruzzo nella zona nodale, si ottiene quando la tensione di compressione e la deformazione del puntone diagonale 𝜀𝑑 si accordano alle seguenti due espressioni (Fig. 3.13):

𝜀𝑑= −∙ 𝜀0

Trascurando l’effetto di irrigidimento fornito dal calcestruzzo, il comportamento delle barre di acciaio è assunto dagli autori come elastico-perfettamente plastico:

𝑓𝑠 = 𝐸𝑠 𝜀𝑠 se 𝜀𝑠< 𝜀𝑦;

𝑓𝑠 = 𝑓𝑦 se 𝜀𝑠≥ 𝜀𝑦

dove:

𝐸𝑠 modulo elastico dell’acciaio nelle barre; 𝑓𝑠 tensione nelle barre di armatura; si pone:

- Eq. (3.45):

𝑓𝑠 = 𝑓 ; 𝜀𝑠= 𝜀 se applicata alle staffe del pilastro;

𝑓𝑠 = 𝑓𝑣 ; 𝜀𝑠 = 𝜀𝑣 se applicata alle barre intermedie del pilastro; - Eq. (3.46):

𝑓𝑠 = 𝑓𝑦ℎ ; 𝜀𝑠= 𝜀 se applicata alle staffe del pilastro;

𝑓𝑠 = 𝑓𝑦𝑣 ; 𝜀𝑠= 𝜀𝑣 se applicata alle barre intermedie del pilastro.

La relazione tra tensione e deformazione nei tiranti, introdotti nel modello per descrivere il comportamento delle staffe e delle barre longitudinali intermedie del pilastro all’interno del nodo, è descritta dalle due seguenti espressioni:

𝐹 = 𝐴𝑡ℎ𝐸𝑠𝜀 ≤ 𝐹𝑦ℎ;

𝐹𝑣 = 𝐴𝑡𝑣𝐸𝑠𝜀𝑣 ≤ 𝐹𝑦𝑣

dove:

𝐴𝑡ℎ area complessiva della sezione delle staffe nel nodo;

𝐴𝑡𝑣 area complessiva della sezione delle barre longitudinali intermedie del pilastro nel nodo.

Ipotizzando che la direzione principale 𝑑 della tensione di compressione sia definita dall’angolo 𝜗, è possibile esprimere la deformazione 𝜀𝑟 nella direzione principale 𝑟, ortogonale a 𝑑, in funzione della deformazione orizzontale 𝜀, della deformazione verticale 𝜀𝑣 e del valore di deformazione 𝜀𝑑 nella direzione principale 𝑑 (Hsu, 1993):

𝜀𝑟 = 𝜀+ (𝜀+ 𝜀𝑑)𝑐𝑜𝑡2𝜗;

Noti i termini 𝜗, 𝑓′𝑐, 𝑓𝑦ℎ, 𝑓𝑦𝑣, 𝐴𝑠𝑡𝑟, 𝐴𝑡ℎ, 𝐴𝑡𝑣, 𝐸𝑠, 𝜀0, il calcolo del taglio resistente orizzontale 𝑉𝑗ℎ avviene attraverso un lungo procedimento iterativo, descritto nelle figure seguenti (Fig. 3.14 e Fig. 3.15).

Fig. 3.13: Identificazione delle direzioni principali di deformazione del calcestruzzo (indicate con le lettere 𝒅 ed 𝒓) in un regime tensionale biassiale (Hwang & Lee, 1999).

La notazione utilizzata nei diagrammi riportati (Fig. 3.14 e Fig. 3.15) si riferisce direttamente all’articolo nel quale gli autori discutono la formulazione da loro proposta (Hwang & Lee, 1999); le stesse equazioni citate dagli autori nei due grafici, presentano in questa tesi la seguente diversa numerazione:

numerazione articolo (Fig. 3.14e Fig. 3.15) numerazione utilizzata numerazione articolo (Fig. 3.14e Fig. 3.15) numerazione utilizzata

Eq. (8) Eq. (3.27) Eq. (20) Eq. (3.39) Eq. (10) Eq. (3.29) Eq. (21) Eq. (3.40) Eq. (11) Eq. (3.30) Eq. (22) Eq. (3.41) Eq. (13) Eq. (3.32) Eq. (24) Eq. (3.43) Eq. (14) Eq. (3.33) Eq. (28) Eq. (3.47) Eq. (15) Eq. (3.34) Eq. (29) Eq. (3.48) Eq. (16) Eq. (3.35) Eq. (30) Eq. (3.49) Eq. (17) Eq. (3.36) Eq. (31) Eq. (3.50) Eq. (18) Eq. (3.37) Fig. 9 ; Fig. 10 Fig. 3.14 ; Fig. 3.15

Tab. 1: numerazione impiegata dagli autori (illustrata in Fig. 3.14 e Fig. 3.15) e corrispondente numerazione utilizzata in questa tesi.

Fig. 3.14: Diagramma riassuntivo del procedimento adottato dagli autori per il calcolo della resistenza a taglio di un nodo esterno – prima parte (Hwang & Lee, 1999).

Fig. 3.15: Diagramma riassuntivo del procedimento adottato dagli autori per il calcolo della resistenza a taglio di un nodo esterno – seconda parte: armatura in campo post-elastico (Hwang & Lee, 1999).