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Teoria di riferimento – procedura di Park e Mosalam (2012)

3 Resistenza dei nodi esterni trave-pilastro in c.a

3.2 Nuova Formula di Resistenza a Taglio

3.2.2 Teoria di riferimento – procedura di Park e Mosalam (2012)

Il secondo modello di riferimento adottato (Park & Mosalam, 2012) si riferisce a nodi esterni privi sia dell’armatura trasversale che di quella longitudinale intermedia del pilastro.

Gli autori propongono un modello analitico del tipo “tirante-puntone” per il calcolo della resistenza a taglio del nodo, considerando il contributo di due puntoni inclinati di calcestruzzo. La formazione del primo puntone (ST1), come ipotizzato da Paulay e Priestley (Fig. 3.5 (a)) e da Hwang e Lee (Fig. 3.8 (a)), è legata alla presenza di aree compresse in corrispondenza delle interfacce trave-pilastro ed alla piegatura (a 90°) dell’armatura longitudinale della trave nel nodo per l’ancoraggio. La formazione del secondo puntone (ST2) è legata invece all’aderenza presente tra le barre longitudinali della trave ed il calcestruzzo circostante.

Gli autori calcolano la deformazione principale a trazione, all’atto della crisi per taglio del nodo, attraverso la seguente espressione:

𝜀1 = 0,003 + 0,005(ℎ𝑏 ) 𝑐

dove:

𝑏 è l’altezza della sezione trasversale della trave;

𝑐 è l’altezza della sezione trasversale del pilastro nella direzione di carico (Fig. 3.16).

Per tenere conto del softening del calcestruzzo, gli autori assumo il modello costitutivo suggerito da Vollum (1998):

= 5,9 √𝑓𝑐

0,8+170 𝜀1[𝑀𝑃𝑎] tensione di compressione ammissibile nel cls con:

𝑓𝑐 resistenza cilindrica a compressione del calcestruzzo.

Con riferimento al nodo esterno schematizzato in Fig. 3.17, imponendo l’equilibrio delle forze agenti si ha:

𝑀𝑏= 𝑉𝑏∙ 𝐿 = 𝐴𝑠𝑓𝑠∙ 𝑗𝑑𝑏 𝑉𝑏 = 𝐴𝑠𝑓𝑠𝑗𝑑𝑏

𝐿 taglio nella trave;

𝑉𝑐 =𝐿+ℎ𝑐 2

𝐻 𝑉𝑏 taglio nel pilastro;

𝑉𝑗ℎ = 𝐴𝑠𝑓𝑠− 𝑉𝑐 taglio nel nodo

𝐿 distanza del punto di inflessione considerato nella trave dall’interfaccia con il pilastro;

𝐻 distanza tra il punto di inflessione superiore e quello inferiore nel pilastro; 𝐴𝑠 = 𝑛𝜋 𝑏2

4 area dell’armatura longitudinale tesa nella trave (all’interfaccia con il pilastro);

𝑛 numero di barre longitudinali tese nella trave (sezione di interfaccia con il pilastro);

𝑏 diametro delle barre longitudinali tese della trave;

𝑓𝑠 tensione di trazione nell’armatura longitudinale tesa della trave;

𝑗𝑑𝑏 braccio interno delle sollecitazioni risultanti nella sezione di interfaccia della trave (tipicamente 𝑗𝑑𝑏 = 0,875 𝑑𝑏 all’atto dello snervamento);

𝑑𝑏 altezza utile della trave.

Fig. 3.16. Modello “tirante-puntone” assunto per lo studio di nodi esterni trave-pilastro (Park & Mosalam, 2012). Si osserva la presenza dei due puntoni diagonali ST1 ed ST2.

Sostituendo l’espressione (3.53) nella (3.54) e successivamente il termine 𝑉𝑐 così ottenuto nell’equazione (3.55), si ha:

𝑉𝑗ℎ = 𝐴𝑠𝑓𝑠(1 −𝐿+ℎ𝑐 2 𝐻

𝑗𝑑𝑏

𝐿 )

L’espressione (3.56) può essere semplificata considerando che:

𝑑𝑏 ≅ 0,9ℎ𝑏

da cui:

𝑗𝑑𝑏 ≅ 0,8ℎ𝑏 𝑉𝑗ℎ ≅ 𝐴𝑠𝑓𝑠(1 − 0,85𝑏

𝐻)

Gli autori calcolano il taglio resistente del nodo sommando i contributi resistenti dei due puntoni inclinati ST1 ed ST2:

𝑉𝑗ℎ = 𝑉𝑗ℎ,𝑆𝑇1+ 𝑉𝑗ℎ,𝑆𝑇2

dove:

𝑉𝑗ℎ,𝑆𝑇1= 𝐴𝑠𝑓𝑠− 𝑛𝜋𝑏∫ 𝜇(𝑓𝑙 𝑠) 𝑑𝑥

0 taglio resistente del puntone ST1

𝑉𝑗ℎ,𝑆𝑇2= 𝑛𝜋𝑏∫ 𝜇(𝑓𝑙 𝑠) 𝑑𝑥

0 − 𝑉𝑐 taglio resistente del puntone ST2 con:

𝜇(𝑓𝑠) distribuzione delle tensioni di aderenza lungo una barra longitudinale della trave (funzione della tensione di trazione 𝑓𝑠= 𝑓𝑠(𝑥) nella barra stessa - Fig. 3.16); 𝑙 = ℎ𝑐− 𝑎𝑐 lunghezza della porzione di barra longitudinale della trave soggetta alle

tensioni di aderenza 𝜇(𝑓𝑠) che generano il puntone ST2 (Fig. 3.16).

Come si osserva dalle eqq. (3.60) e (3.61), il taglio 𝑉𝑐 del pilastro è stato incluso nell’equazione di equilibrio del solo puntone inclinato ST2: tale scelta viene giustificata dagli autori osservando che, a causa della fessurazione - di origine flessionale - dovuta all’azione ciclica dei carichi, gran parte del taglio agente nella sezione di interfaccia viene assorbita dalla sola porzione centrale del pilastro stesso.

Il taglio resistente dei due puntoni viene espresso utilizzando un “fattore di partecipazione” 𝛼, che lega il contributo di ognuno rispetto alla forza resistente totale 𝑉𝑗ℎ:

𝑉𝑗ℎ,𝑆𝑇1= 𝛼𝑉𝑗ℎ taglio resistente del puntone ST1;

Il fattore di partecipazione 𝛼 dipende dal degrado dell’aderenza tra l’armatura longitudinale della trave nel nodo e il calcestruzzo circostante: il contributo del puntone diagonale ST1, quindi, diventa sempre più rilevante all’aumentare della tensione 𝑓𝑠, a discapito della quota resistente offerta dal puntone ST2 (Booth et al., 1994).

Il modello ipotizza inoltre che non vi sia mai crisi dell’ancoraggio.

Dalle espressioni (3.58), (3.60) e (3.62), attraverso semplici passaggi algebrici, si ha: = 𝐻 𝐻−0,85ℎ𝑏(1 −4 𝑏 ∫𝑙ℎ𝜇(𝑓𝑠)𝑑𝑥 0 𝑓𝑠 )

Il modello proposto assume un comportamento incrudente dell’armatura, definito estendendo il modello di Lehman e Moehle (2000) per l’aderenza tra acciaio e calcestruzzo. Il contributo resistente dovuto all’aderenza delle barre longitudinali della trave viene quindi calcolato sulla base di un modello tri-lineare uniforme (Fig. 3.18 (b)).

In particolare:

𝜇𝐸= 1,0√𝑓𝑐 [𝑀𝑃𝑎0,5] tensione di aderenza in condizioni elastiche (𝑓𝑠< 𝑓𝑦); 𝜇𝑌 = 0,5 𝜇𝐸 tensione di aderenza per barra snervata (𝑓𝑦≤ 𝑓𝑠< 𝑓𝑝);

𝜇𝑌 = 0,15 𝜇𝐸 tensione di aderenza residua (𝑓𝑝≤ 𝑓𝑠 ≤ 𝑓𝑟; da CEB-FIP Model Code 1990 (1993) - Fig. 3.18 (a))

dove:

𝑓𝑝 tensione di trazione nell’armatura della trave quando lo snervamento della stessa si è propagato per l’intera lunghezza 𝑙 (Fig. 3.19);

𝑓𝑟 tensione di trazione residua nell’armatura della trave (quando 𝛼 = 1) (Fig. 3.19).

Come indicato in Fig. 3.19, il contributo del puntone ST1 è trascurato fino a quando la forza resistente dovuta all’aderenza (puntone ST2) non è più in grado di assorbire l’intero taglio orizzontale agente nel nodo.

La tensione di trazione 𝑓𝑠= 𝑓0nell’armatura della trave (interfaccia), oltre la quale si forma il puntone ST1, è:

𝑉𝑗ℎ= 𝑉𝑆𝑇2 𝐴𝑠 𝑓0 = 𝑛 𝜋𝑏 𝜇𝐸𝑙  𝑓0=4 𝑏

𝜇𝐸𝑙

Il fattore di partecipazione 𝛼1 all’atto dello snervamento dell’armatura della trave (𝑓𝑠 = 𝑓𝑦) all’interfaccia con il pilastro, è:

1= 𝐻

𝐻−0,85ℎ𝑏(1 −4 𝑏

𝜇𝐸

La tensione nell’armatura tesa della trave (sezione di interfaccia) quando lo snervamento della stessa si è propagato per l’intera lunghezza 𝑙 (𝑓𝑠= 𝑓𝑝; 𝜇(𝑓𝑠) = 𝜇𝑌) è:

𝑓𝑝= 𝑓𝑦+4 𝑏

𝜇𝑌𝑙

(a) (b)

Fig. 3.18. Modelli resistenti per l’aderenza delle barre longitudinali della trave nel nodo: (a) CEB-FIP Model Code 1990 (1993); (b) legame tensione di aderenza / allungamento della barra adottato (Park & Mosalam, 2012).

Fig. 3.19. Relazione trilineare per il calcolo del fattore di partecipazione (Park & Mosalam, 2012).

Il fattore di partecipazione 𝛼2 viene raggiunto quando lo snervamento dell’armatura della trave si è propagato per l’intera lunghezza 𝑙 (𝑓𝑠 = 𝑓𝑝 nella sezione di interfaccia e 𝜇(𝑓𝑠) = 𝜇𝑌):

2 = 𝐻

𝐻−0,85ℎ𝑏(1 −4 𝑏

𝜇𝑌

(𝑓𝑦+4𝑏 𝜇𝑌𝑙)𝑙)

La tensione di trazione residua nell’armatura della trave (𝑓𝑠 = 𝑓𝑟) viene calcolata attraverso l’eq. (3.64), imponendo 𝛼 = 1:

𝑓𝑟 =4 𝑏

𝐻

0,85 ℎ𝑏∫ 𝜇(𝑓𝑙 𝑟)

0 𝑑𝑥 ≥ 𝑓𝑝

La resistenza al taglio orizzontale del puntone ST1 viene assunta pari a:

𝑉𝑗ℎ,𝑆𝑇1,𝑚𝑎𝑥= 𝑐0𝐷𝑐𝑜𝑠𝜃

dove:

𝐷 = 𝜎𝑏𝑗𝑠 forza resistente a compressione del puntone compresso; 𝑏𝑗= (𝑏𝑏+ 𝑏𝑐) 2 profondità media del nodo;

𝜃 = tan−1(𝑏

𝑐) angolo compreso tra l’asse del puntone ST1 e l’orizzontale (Fig. 3.16);

𝑠= 𝑎𝑐

sin 𝜃̃= 𝑠 ℎ𝑐 larghezza del puntone ST1 (Fig. 3.16);

𝑐0 coefficiente da determinare su base sperimentale;

𝑎𝑐 larghezza della zona compressa nel pilastro (interfaccia con il nodo - Fig. 3.16); 𝑠 coefficiente da determinare su base sperimentale;

𝜃̃ angolo di inclinazione del nodo C-C-T (Fig. 3.16), da determinare su base sperimentale.

Sostituendo le espressioni (3.51), (3.52) e (3.71) nella (3.70), si ha: 𝑉𝑗ℎ,𝑆𝑇1,𝑚𝑎𝑥= 𝑐̅ 𝑏𝑗𝑐√𝑓𝑐 ′cos 𝜃 1,31+0,085(ℎ𝑏 ℎ𝑐) con:

𝑐̅ coefficiente che raccoglie il contributo dei parametri 𝑐0, 𝑎𝑐, 𝑠, 𝜃̃, da determinare su base sperimentale.

La capacità resistente del puntone ST1 può essere stimata come il minimo taglio resistente del nodo in assenza del contributo del puntone ST2 (𝛼 = 1).

Al fine di determinare il coefficiente 𝑐̅, gli autori fanno riferimento alle indicazioni di Hakuto, Park, & Tanaka (2000), secondo i quali il taglio resistente di un nodo con fattore di forma 𝑏

𝑐 =500

460≈ 1,1 (𝜃 = 𝜋

𝑉𝑗ℎ = 𝛾 𝑏𝑗𝑐√𝑓𝑐

con: 𝛾 = 0,33 𝑀𝑃𝑎0,5 (= 4 𝑝𝑠𝑖0,5).

Sostituendo tali valori nell’eq. (3.72) si ottiene 𝑐̅ = 2,07 ∙ 𝛾 = 0,68. Esprimendo le tensioni in 𝑀𝑃𝑎, si ha: 𝑉𝑗ℎ,𝑆𝑇1,𝑚𝑎𝑥 = 0,68 𝑏𝑗𝑐√𝑓𝑐 ′cos 𝜃 1,31+0,085(ℎ𝑏 ℎ𝑐)

L’algoritmo risolutivo per il calcolo della resistenza a taglio di nodi esterni attraverso il metodo analitico semi-empirico proposto da Park e Mosalam è riportato in Fig. 3.20.

Fig. 3.20. Algoritmo risolutivo per il calcolo della resistenza a taglio di un nodo esterno (Park & Mosalam, 2012).

Gli autori propongono anche un altro metodo per il calcolo del taglio resistente dei medesimi pannelli nodali, che, rispetto al metodo sopra riportato, viene semplificato sulla base dell’osservazione dei risultati sperimentali raccolti dagli autori stessi.

In particolare, come mostrato in Fig. 3.21, il rapporto tra i tagli resistenti di due diversi nodi esterni (privi di armatura resistente a taglio) risulta simile al rapporto tra i coseni degli angoli di inclinazione dei rispettivi puntoni ST1, ovvero:

𝑉𝑗ℎ,𝑆𝑇1(1)

𝑉𝑗ℎ,𝑆𝑇1(2)cos 𝜃1

cos 𝜃2

Fig. 3.21. Considerazioni sull’effetto dei fattore di forma (joint aspect ratio) 𝒉𝒃 𝒉𝒄

nel modello semplificato (Park & Mosalam, 2012).

Per un fattore di forma 𝑏

𝑐 = 1,0 (ovvero 𝜃 =𝜋

4𝑟𝑎𝑑), si assume che il taglio resistente del puntone ST1 sia pari a:

𝑉𝑗ℎ,𝑆𝑇1,𝑚𝑎𝑥= 𝛾𝑆𝑇1 𝑏𝑗𝑐√𝑓𝑐

con:

𝛾𝑆𝑇1= 0,33 𝑀𝑃𝑎0,5 corrispondente al limite inferiore del taglio resistente normalizzato in Fig. 3.22.

Utilizzando l’espressione (3.74) e, successivamente, l’eq. (3.62), il taglio resistente 𝑉𝑛 del nodo risulta pari a:

𝑉𝑗ℎ,𝑆𝑇1,𝑚𝑎𝑥= 𝛾𝑆𝑇1 𝑏𝑗𝑐√𝑓𝑐 𝑐𝑜𝑠𝜃

cos (𝜋 4 )𝑉𝑛= 1

𝛼𝛾𝑆𝑇1 𝑏𝑗𝑐√𝑓𝑐 𝑐𝑜𝑠𝜃

cos (𝜋 4 )

Il fattore di partecipazione 𝛼 viene quindi sostituito da un nuovo “fattore di resistenza” 𝑘, definito come:

𝑘 = 1

𝛼 𝛾𝑆𝑇1√𝑓𝑐

𝛾𝑒𝑥𝑡

dove, per nodi con fattore di forma 𝑏

𝛾𝑒𝑥𝑡 = 1,0 𝑀𝑃𝑎0,5 corrispondente al limite superiore del taglio resistente normalizzato (Fig. 3.22).

Il fattore di resistenza 𝑘 risulta compreso tra i valori 0,4 ed 1,0 a cui corrispondono, rispettivamente, il massimo ed il minimo fattore di partecipazione (0,33 ÷ 0,80 − Fig. 3.22).

Fig. 3.22. Confronto tra i limiti superiore ed inferiore della resistenza a taglio calcolati con l’eq. (3.75) per diversi fattori di forma ed i risultati dei test sperimentali raccolti dagli autori. (Park & Mosalam, 2012).

Così come il fattore di partecipazione dipende dalla tensione di trazione nell’armatura della trave, la variazione del fattore di resistenza 𝑘 può essere legata all’indice di taglio del nodo (𝑆𝐼𝑗), ottenuto dall’eq. (3.58) ipotizzando lo snervamento dell’armatura:

𝑆𝐼𝑗= 𝐴𝑠𝑓𝑦

𝑏𝑗𝑐√𝑓𝑐(1 − 0,85𝑏

𝐻)

Al crescere di 𝑆𝐼𝑗 si osserva come la crisi per taglio del nodo avvenga per tensioni di trazione, nelle barre longitudinali della trave, sempre più piccole. L’indice di taglio del nodo è quindi inversamente proporzionale alla tensione di trazione nelle barre longitudinali della trave all’inizio della crisi per taglio del nodo.

Il fattore di resistenza viene riscritto introducendo i due coefficienti 𝑋1 e 𝑋2: 𝑋1= 𝛾𝑆𝑇1 cos 𝜃

𝑋2= 𝛾𝑒𝑥𝑡 cos 𝜃

cos(𝜋 4 ); 𝑘 = 0,4 + 0,6 (𝑆𝐼𝑗−𝑋1

𝑋2−𝑋1)

La resistenza a taglio del nodo, calcolata con il metodo semplificato di Park e Mosalam, risulta quindi:

𝑉𝑛 = 𝑘 [𝛾𝑒𝑥𝑡 𝑏𝑗𝑐√𝑓𝑐 𝑐𝑜𝑠𝜃

cos (𝜋 4 )]