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C. Gli orientamenti funzionalisti.

II.2 Social dominance Theory (SDT)

II.2.2 La teoria nei suoi più recenti svilupp

La SDT è una teoria delle relazioni intergruppo che si focalizza sulla natura degli equilibri necessari al mantenimento delle gerarchie, dunque alla stabilità sociale (cfr. rappresentazione schematica, Fig. 1).

La teoria parte dall’osservazione secondo cui in tutte le società sono presenti gruppi organizzati in gerarchie che differiscono dal possedere valori positivi (dominanti), ad es. ricchezza, potere, accesso alle risorse etc.., o negativi (subordinati), ad es. povertà, minori cure, più basso status occupazionale, abitazioni più modeste etc.. (Sidanius, Pratto 1999, p. 31; Kahn et al. 2009; Peňa, Sidanius 2002).

Sebbene le modalità di organizzazione gerarchica varino da società a società, tale tipologia risulta essere universale (Sidanius, Pratto 1999; Brown, 1991; Pratto et al. 2006) e più “semplice” da elaborare cognitivamente (secondo Zitek, Tiedens 2012; Foels, Reid 2010).

La “gerarchizzazione” origina da tre “sistemi”:

Età: in tutti i gruppi umani è individuabile un sistema di disparità centrato sul fatto che gli adulti debbano

possedere più potere dei giovani e degli anziani.

Genere: tipo di disuguaglianza basata sulla differenza sessuale che attribuisce ai maschi più potere. Arbitrary set system: sistema di differenziazione flessibile consistente in un set di criteri arbitrari che

individuano caratteristiche socialmente salienti ad un particolare contesto sociale/societario, ad es: appartenenza etnica, razziale, nazionale, territoriale, religiosa, di classe etc..40

Si delineano tre assunti fondamentali:

1. la gerarchia basata sull’età e sul sesso esiste in tutti i sistemi sociali mentre quella vincolata all’arbitrary set system compare solo in società dove è presente surplus economico;

2. la maggior parte delle forme di oppressione (razzismo, etnocentrismo, sessismo, nazionalismo, classismo, territorialismo etc..) dipende dalla predisposizione umana a formare gruppi gerarchizzati;

3. tutti i sistemi sociali sono sottoposti a “tensioni” interne tra forze che alimentano la gerarchia (Hierarchy Enhancing, HE) e che l’attenuano (Hierarchy Attenuating, HA);

40 Per fare un esempio, la gerarchia razziale negli U.S.A. è fondamentalmente dicotomica, bianchi/neri (Pratto et al. 2006, 273), mentre quella della Repubblica Dominicana ha sei strati sociali (Sidanius et al. 2001a).

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Nonostante il confronto tra parti sociali possa anche essere intenso (sul tema: Henry et al. 2005) è possibile che non produca effetti deflagranti a causa della tendenza al mantenimento del punto di equilibrio

gerarchico (Pratto et al. 2006, 51), una sorta di “momento di bilanciamento” tra forze che tendono

all’incremento e alla riduzione della stratificazione sociale. La “stabilità” si mantiene attraverso tre modalità:

I) incremento sproporzionato. Ben sintetizzato dalla “legge dell’incremento sproporzionato” di Putnam

(1976) secondo cui più un’autorità politica esercita attraverso una posizione politica definita, più è probabile che appartenga alla classe dominante, in altre parole al set di criteri: età, genere e arbitrary set system41.

II) consensualità gerarchica. Corrispondente al grado di consenso che gode il sistema di stratificazione

all’interno della società.

III) resilienza. Secondo cui i miti a sostegno degli arbitrary set system non cessano immediatamente di

esistere quando vengono abbandonati come riferimento. La loro influenza continua nonostante i cambiamenti storico-culturali (ad es. rivoluzioni), mutando forma (Sidanius, Pratto 1999, 54).

Per mantenere l’equilibrio gerarchico l’uomo da sempre usa miti, ideologie (comunismo, capitalismo etc..), credenze (meritocrazia, supremazia del più forte etc..) religioni (ad es. il diritto divino del re) in grado di giustificare l’ineguaglianza e mitigare le spinte al cambiamento. Sidanius e Pratto (1999, 45) li chiamano

miti di legittimazione. Sistemi di comprensione del mondo che organizzano attitudini, valori, credenze,

desideri, in strutture di significato coerenti che consentono giustificazioni morali e intellettuali dell’ineguale distribuzione dei positive social value (intuizione peraltro compatibile con l’idea di Gramsci dell’egemonia ideologica, di Moscovici di rappresentazione sociale e di Durkheim di rappresentazione collettiva).

I miti di legittimazione forniscono un modo per gestire cognizioni e emozioni finalizzato all’organizzazione delle relazioni tra individuo e società. Gli studi dimostrano che possono essere ricondotti al terzo sistema della SDT. Esistono quelli che approvano e promuovono la stratificazione sociale (razzismo, elitarismo culturale, pregiudizio etnico etc..) e quelli che concorrono a ridurla producendo uguaglianza (comunismo, socialismo, femminismo, molte istanze del cristianesimo etc..). Possono dunque essere classificati per funzione (functional type), a seconda che promuovano o si oppongano alla gerarchia, e per intensità (potency), a seconda che possiedano o no la forza per affermarsi socialmente.

41 Ad es., nel governo inglese, più alta è la carica politica maggiore è la probabilità che la persona che la occupa si sia laureato a Cambridge o Oxford (Pratto et al. 2006, 52; Sidanius et al. 2006);

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Una volta che un mito è stato legittimato, la gerarchia è mantenuta attraverso tre processi: la

discriminazione individuale aggregata, la discriminazione istituzionale aggregata e l’asimmetria del comportamento.

Nel primo tipo rientrano tutte quelle azioni individuali di discriminazione che possono essere compiute nei confronti di un'altra persona, ad es. promuovere soggetti a discapito di altri solo basandosi sull’appartenenza a un gruppo, usare criteri razziali etc...

Il secondo riguarda tutti quegli atti di discriminazione perpetrati dalle istituzioni (ad es. agenzie finanziarie che erogano prestiti solo a un certo tipo di persone e non a un altro etc..) in modo palese (attraverso regole sancite) o nascosto (con criteri celati, dissimulati) nei confronti di chi appartiene a gruppi subordinati. Anche ricorrendo alla violenza, come: nel terrore ufficiale, fatto dagli organi di stato: polizia, militari etc.. (ad es. le sanzioni circoscritte ai palestinesi dei territori di Gaza emanate dalle autorità Israeliane); nel terrore semiufficiale, ordito da organizzazioni parallele: polizia segreta, squadroni della morte etc.. (ad es. il fenomeno dei desaparecidos, persone sequestrate, torturate e uccise per motivi politici durante l’epoca dei regimi militari nell’America latina); o nel terrore non ufficiale promosso da falangi armate organizzate da privati, spesso socialmente tollerate, con caratteristiche assimilabili a formazioni tipo Ku Klux Klan (come ad es. il caso dei “meninos da rua”, bambini di strada brasiliani che vivono di espedienti e piccoli furti nelle metropoli, sistematicamente giustiziati da una polizia privata illegale al soldo di commercianti).

Il terzo tipo di processo, l’asimmetria di comportamento, sostiene la stratificazione sociale attraverso l’interazione tra gruppi. In questo caso è centrale l’atteggiamento accondiscendente e rispettoso dei gruppi di basso livello verso quelli di alto. Si tratterebbe di un effetto della capacità manipolativa e di controllo dei gruppi sovraordinati (capacità di convincere ad adottare modelli culturali che enfatizzano le differenze piuttosto che attenuarle).

Sono state individuate quattro varietà di acquiescenza che sostengono la stratificazione sociale:

- il pregiudizio ingroup simmetrico: tendenza a includere gli appartenenti al proprio gruppo sociale in una categoria separata da quella degli altri (Guimond et al. 2003; Schmitt et al. 2003; Levin, Sidanius 1999; Sidanius et al. 1994e; Pratto, Shih 2000b, Sidanius, Pratto 1999, 44);

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- il favoritismo outgroup o deferenza: azione controintuitiva atta a favorire gli appartenenti al gruppo dominante anziché al proprio (alla “zio Tom”, in cui vengono approvati i comportamenti del dominante per adesione pedissequa al ruolo) (Meyer, 2003; Levin, 2004);

- la debilitazione di sé: implica realizzazione attiva dello stereotipo negativo del subordinato (Spencer, 1999) per adesione agli «script o schemi di comportamento per il subordinato» (Sidanius 1999, p. 44);

- e l’asimmetria ideologica: assunzione di ideologie che giustificano la disuguaglianza, benché non sia nell’interesse della persona, per fini secondari (Sidanius, Pratto 1999; Sidanius et al.1997); come nel caso del tema sessista della sottomissione della donna all’uomo, assunto da quest’ultimo solo per legittimare l’esercizio del proprio potere in famiglia.