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LA TERAPIA DELLA RISATA

Nel documento ENERGIA DEL BUON UMORE (pagine 35-40)

Studi recenti affermano che da bambini si ride in media 400 volte al giorno, da adulti 15. Che cosa è andato storto? Dove sono tutte le risate che ci siamo persi per strada? Recuperiamone un po’. Ridiventiamo fanciulli, leggeri, flessibili, creati-vi. Prendiamola sul ridere. Anche senza motivo.

Ma come faccio a ridere senza nessun motivo? Spesso non riesco a ridere nean-che di fronte ai comici della TV, tante barzellette non mi fanno ridere, se poi apro il giornale o mi guardo intorno mi passa proprio la voglia di ridere.

Invece c’è una risata esterna da riscoprire, che porti dentro di te, che c’è sempre, che solo tu puoi risvegliare e spargere intorno a te. Il “trucco” consiste proprio nel ritrovare e tirare fuori questo ridere interno. Come? Con esercizi da fare in gruppo o anche da soli. Sono facili? Sì. Funzionano? Sì. Già il giorno dopo di un seminario si ride molto di più, e con più naturalezza.

E come è nata questa intuizione? È stato il giornalista americano Norman Cousin il primo a scuotere la classe medica per aver sperimentato personalmente i po-teri benefici della risata. Egli soffriva di un incurabile disturbo alla spina dorsale:

“spondilite anchilosante”. Era paralizzato dal panico e la scienza medica moderna aveva fallito nell’offrirgli i suoi rimedi. Egli sperimentò il potere benefico e curativo della risata guardando film comici. Il suo panico quasi scomparve, i suoi sintomi si placarono fino alla completa guarigione. Ha pubblicato un libro “Anatomy of an illness” nel 1978. Dopo questo episodio, scienziati di tutto il mondo conferma-rono gli effetti delle risate sui vari sistemi del corpo. Ispirandosi agli esperimenti di Norman Cousin, il medico indiano Madan Kataria ha deciso di sperimentare tutto questo praticamente. È andato in un giardino pubblico di Munbai esponendo alle persone presenti il suo progetto e come prima reazione esse risero di questa strana idea e così cominciò una prima seduta di risate a ruota libera; ma quando i salutari effetti di questa pratica furono evidenti, diventarono molte le persone che si interessarono e le attese cominciarono a crescere. All’inizio i partecipanti formavano un cerchio, qualcuno veniva invitato al centro per fare giochi o per rac-contare storielle umoristiche e barzellette. Ma dopo che l’assortimento di questi scherzi finì, gli stessi divennero a mano a mano triti e ritriti e anche un po’ pesanti.

Allora gli scherzi furono banditi e si decise di andare avanti provando a ridere sen-za alcuna causa scatenante. All’inizio molti membri trovarono difficile ridere sensen-za

motivo. I più grandi ostacoli che impediscono a qualcuno di ridere sono le inibizio-ni. Si cercò di formare gruppi sempre più numerosi per rimuovere queste cause.

Nei gruppi numerosi è più facile ridere perché ci si contagia a vicenda; le persone iniziano a ridere guardando le facce degli altri, il loro modo buffo di esprimersi. Si notò per esempio che per le persone è più facile ridere alzando le braccia al cielo in quanto ci si sente meno inibiti. Da allora ogni seduta di risata inizia con esercizi di respirazione profonda alzando in alto le braccia, stirandosi, e accompagnando la discesa delle stesse in espirazione con una fragorosa risata collettiva. Da questo esercizio base, che si ispira al “Pranayam” dello yoga, che aiuta a incrementare la capacità vitale dei polmoni, è scaturita una serie di altri esercizi che prendo-no ispirazione dalle posizioni yoga e abbinaprendo-no alla respirazione vari tipi di risata contagiosa di gruppo. Quando tutta l’atmosfera circostante si impregna di risate scatta un meccanismo di complice allegria che fa avvertire a ciascuno un senso di conquista, un passo avanti verso il superamento delle proprie inutili inibizioni e il piacere dello stare bene insieme, che apre all’altro e fa superare le paure.

Una volta capito il concetto e imparate le varie tecniche, è possibile utilizzarle insieme ad altre persone in gruppetti anche piccoli di due o tre persone motivate o, se si preferisce, si può ridere traendo beneficio anche da soli in casa, in auto o in altre situazioni. Ma per avere i massimi benefici è bene ridere in gruppi più grandi.

Ci sono dati sufficienti e convalidati dalla ricerca medica, per i quali il corpo pro-duce sostanze chimiche contemporaneamente a uno stato di felicità, ma questo succede anche se il sentimento di gioia viene “recitato” o indotto come esercizio volontario. Conformemente ai principi della PNL (Programmazione Neuro Lin-guistica), comunque si rida, spontaneamente per una situazione comica oppure eseguendo un esercizio in cui mi impongo di ridere come fossi un attore che deve recitare la parte di uno che sta ridendo, si ricava lo stesso effetto. Il corpo e la mente inconscia non conoscono la differenza fra il pensare di fare una cosa o farla realmente. Qualunque sia la motivazione e il meccanismo che scatena la risata, questa attiva comunque nel nostro corpo gli stessi cambiamenti fisiologici. Così al contrario è accaduto di sovente che attori professionisti si siano ammalati dopo aver recitato per lungo tempo ruoli tristi o penosi. Perché allora non recitare ruoli felici, se ciò può mantenerci sani o darci una mano a guarire da una malattia?

La Terapia della Risata si fonda su questa filosofia che prende spunto, come già accennato, dalla teoria detta “The motion creates emotion”, ossia “l’azione crea

emozione” o anche “l’atto crea il fatto”: se fate eseguire al corpo una rappresen-tazione di felicità, anche la mente la metterà in atto. Provare per credere! Durante l’allenamento che vi propongo, ricordatevi sempre che una bella fragorosa risata ci invita a godere pienamente del grande privilegio della vita!!!

Ecco alcuni esercizi pratici di Terapia della Risata, che personalmente utilizzo nei miei stage esperienziali, da fare in gruppo o anche da soli.

Ricevo energia & Spargo allegria: in piedi in cerchio o sparsi nella stanza si inspira l’aria alzando le braccia, pensando mentalmente come atteggiamento interiore

“ricevo energia”, e poi in espirazione si fanno scendere le braccia pensando men-talmente “spargo allegria”. Poi al posto della semplice espirazione si fa partire una sonora risata tutti insieme (3 volte). Unisce molto il gruppo perché si basa sul meccanismo terapeutico del prendere coscienza del proprio respiro e di quello degli altri, unito all’aspetto benefico e tonificante dello scoppio di risata che mette in vibrazione tutto l’organismo.

Risata dell’autoironia: mettiamo una mano sopra la testa come se dovessimo pro-teggerci dalla pioggia; questa identifica i miei errori e i miei difetti; poi mettiamo l’altra mano sopra alla prima, che identifica gli errori e i difetti degli altri, in modo da formare come dei pioli di una scala che simboleggia la scala della mia crescita interiore; siccome ho imparato che non devo farmi condizionare da questi accadi-menti, non devo drammatizzare più di tanto per le mie defaillances quotidiane, per i miei piccoli fallimenti, ma anzi devo far leva su questi e farne tesoro per miglio-rare le mie performance in futuro, io su queste cose ho imparato a riderci sopra.

E allora, oscillando il busto di lato a destra e a sinistra (con le braccia come sopra descritto), rideremo beatamente sui nostri errori. Questo esercizio ci allena a non essere troppo severi con noi stessi e a non spendere energie a colpevolizzarci più di tanto, ma anzi a impegnare le nostre energie migliori per un rilancio pieno di fiducia.

Il leone ridens: la posizione è da seduti o in piedi; il sedere in fuori, la testa protesa in avanti, le orbite degli occhi spalancate, la lingua completamente di fuori… si ride così 3 volte. È un esercizio molto divertente; è indicato per togliere le timidezze, è molto liberatorio e prepara lo spirito per affrontare una giornata da leoni.

Risata delle aiuole: si ride insieme con tutte le vocalizzazioni dell’alfabeto, in A, in I, in U, in O, in E. Questo esercizio è ottimo per allenare ad estendere la gamma espressiva nelle persone.

Risata del caffè: con la gestualità del versare il caffè in una tazza accompagnata dal verso eeh, eeh, eeh… e poi si beve il caffè dalla tazza… E dopo il caffè si può passare a una spremuta…

Risata del telefonino: in crescendo perché l’interlocutore ci fa morir dal ridere, con la mano incollata all’orecchio come se si tenesse un telefonino.

Risata della doccia: sulla parola inglese shower: SHhhhh (diventa un suono che imita l’acqua a scroscio che viene giù dalla doccia), A, U, ER (ridendo in A, U, E) con la mano sulla testa a mo’ di doccia.

Risata del brindisi: bottiglia in mano: pum! si stappa… trinca! si beve, … evviva!

alzando il calice, aaah! si ride bevendo…

Risata della scossa: può essere fatta ogni tanto durante il workshop di risate, per verificare se l’energia sta circolando. Si avvicina la punta del proprio dito alla punta del dito di un’altra persona e mentre i polpastrelli si toccano si fa un sobbalzo con risata, come di uno che ha preso la scossa elettrica.

Il Ris-abbraccio - Risata cuore a cuore: a coppie ci si abbraccia ridendo. La risata dona un effetto benefico e solare che toglie imbarazzo a un gesto così umano ma allo stesso tempo così intimo come l’abbraccio, di cui se ne ha tutti un gran biso-gno. Molto benefico e accogliente massaggiare con il palmo della mano la schiena della persona abbracciata all’altezza del chakra del cuore.

Si scopre che la risata non è solo svago e divertimento, né solo scherzi e battute;

c’è anche una risata che viene direttamente dall’anima, la quale può essere speri-mentata quando siamo semplici e abbiamo intenzione di dare gioia agli altri, oltre che a noi stessi.

È per mezzo di questo tipo di atteggiamento che le risate, all’inizio di una seduta solamente “recitate”, come esercizio risorio, a mano a mano diventano sempre più autentiche e spontanee. L’arte della risata passa attraverso la preparazione di

un’atmosfera di allegria di gruppo, di spirito volutamente naif, un che di fanciulle-scamente giocoso.

C’è un proverbio che dice: “Noi non smettiamo di giocare perché diventiamo vecchi, ma diventiamo vecchi perché smettiamo di giocare”. L’allegria dà una grandissima gioia specialmente in un gruppo. Se osservate la gente mentre gioca, non per sfida o competizione, ma per il gusto di abbandonarsi alla giocosità della situazione, vedrete sempre dei sorrisi e spesso delle risate. I bambini ridono molto mentre giocano, in qualunque tipo di gioco. La nostra allegria comincia a essere limitata a cominciare dai primi anni della scuola e il gioco viene man mano abbandonato mentre si cresce. Nell’età adulta le persone diventano molto seriose e si convinco-no che giocare abbia senso soltanto per i bambini oppure, se si gioca da adulti, lo si fa solo per ammazzare il tempo e quando iniziano un gioco lo accompagnano ra-ramente con sorrisi e risate, mentre i bambini giocano solo per puro divertimento.

In una sessione di risata di gruppo per adulti può essere di aiuto, per accorciare le distanze interpersonali, eliminare le inibizioni e favorire una sana allegria liberato-ria, comportandosi come fanciulli. Fare “il pagliaccio”, “il matto” è il primo scalino verso la creatività. La parola ‘buffone” significa benedetto, felice, giocondo. Tutti lo siamo stati nell’infanzia e abbiamo giocato a fare i matti con un’infinità di versi e gesti senza senso, assurdi e sciocchi. È, allo stato nascente, un tipo di follia simile a quella di chi si lascia andare all’ispirazione, di chi si lascia trasportare da una visione della realtà diversa da quella corrente, di tipo puramente utilitaristico, per volare su altre lunghezze d’onda. È la “follia” dei santi, degli spiriti liberi, dei grandi artisti e scienziati che sono stati all’inizio trattati da stravaganti a causa dei loro comportamenti anomali e delle loro invenzioni. Poi il resto ha fatto la storia…

Nel giocare a fare i buffoni si scopre in modo incredibile la propria creatività. Fare i comici è una delle necessità fondamentali per rimuovere le inibizioni e scoprire il meglio di se stessi.

Una persona seriosa non ne coglierà mai l’occasione perché temerà di apparire ridicola agli occhi degli altri, mentre una persona disposta a ridere di se stessa avrà l’opportunità di sgonfiare e relativizzare un po’ il proprio “ego”. Tanto spesso il nostro è un “ego” ingombrante, nutrito com’è di emozioni negative come la rab-bia, la paura, la gelosia, l’avidità, l’avarizia; vizi che avvelenano la nostra esistenza e infestano il mondo.

Nel documento ENERGIA DEL BUON UMORE (pagine 35-40)

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