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Tipologie di innovazione: l’innovazione “ambientale”

CAPITOLO 2: L’INNOVAZIONE AMBIENTALE

2.1 Tipologie di innovazione: l’innovazione “ambientale”

Si può tentare di apporre una distinzione tra le diverse tipologie di innovazione.

L’innovazione tecnologica più usuale può rappresentare uno dei fattori responsabili del miglioramento delle performance ambientali, ma l’innovazione ambientale vera e propria, può essere ben distinta dall’innovazione classica.

Non sempre è semplice districarsi nell’intreccio di che cosa definire come innovazione ambientale ed innovazione tecnologica tradizionale.

Esaminando la letteratura che si è occupata dell’argomento, ci si accorge dell’evoluzione e sviluppo del concetto di innovazione in generale, la quale assume caratteristiche sempre nuove.

Si può considerare l’innovazione come un cambiamento fondamentale, prodotto dalla tecnologia all’interno di un processo produttivo o in un prodotto o addirittura nell’intera gestione dell’impresa, a seconda dei casi si parla quindi di innovazione di prodotto, di processo o organizzativa.

Le innovazioni possono essere classificate come:

 Innovazioni radicali, perché generano un significativo miglioramento tecnologico, sono più “rivoluzionarie” in quanto si presentano in modo discontinuo o addirittura si manifestano nei periodi di recessione economica. Richiedono grossi investimenti sia interni che esterni al sistema produttivo, comportando il coinvolgimento del sistema gestionale e organizzativo, richiedere conoscenze complesse tanto che l’impresa potrebbe diventare un leader. Le innovazioni radicali muovono l’equilibrio dell’azienda, comportando forze centrifughe e centripete in merito alla conoscenza necessaria per lo sviluppo dell’innovazione.

 Innovazioni incrementali, sono quelle di bassa complessità, sono dette anche marginali, poiché si presentano in modo più frequente nell’economia e riguardano miglioramenti in prodotti o processi già esistenti. Per questo richiedono investimenti minori, generalmente sono i “follower” ad introduttore tali innovazioni grazie a strategie di network tra imprese.

35 potenzialità connesse ai cambiamenti incrementali.

Studi compiuti sullo sviluppo di innovazioni incrementali, dimostrano che in realtà i benefici cumulativi di efficienza sono spesso molto più consistenti di quelli ricavabili da occasionali cambiamenti radicali.

Negli ultimi anni, miglioramenti incrementali di questo tipo hanno introdotto e sviluppato il concetto del Total Quality Management4, che nasce appunto dall’osservazione dei benefici ottenuti dalle aziende manifatturiere giapponesi grazie ai miglioramenti incrementali sia della qualità che della produttività.

Sicuramente l’innovazione tecnologica è uno dei fattori indispensabili per il raggiungimento di buone performance anche in termini ambientali; ma non è affatto semplice distinguere tra i diversi tipi di innovazione, soprattutto quando ci si pone l’obiettivo di delimitare l’innovazione “classica” da quella “ambientale”.

Forse si può considerare che l’innovazione tradizionale può incorporare l’innovazione ambientale, in quanto l’innovazione “classica” può apportare migliorie all’ambiente oppure danneggiarlo.

Secondo Pickman (1998), l’innovazione ambientale può essere considerata come una tecnologia che controllo l’inquinamento, pone dei rimedi o suggerisce delle soluzioni per evitare emissioni inquinanti..

Secondo Kemp (2001), l’innovazione ambientale può essere intesa come un insieme di processi, tecniche o sistemi, prodotti nuovi o modificati, che eliminano o riducono i danni ambientali.

L’innovazione legate all’aspetto ambientale si può ritrovare su quattro livelli:

1) sul prodotto, divenendo importante l’eco-compatibilità del prodotto in sé stesso, considerando il suo intero ciclo di vita. Quindi ci si orienta non solo nel rendere i prodotti intrinsecamente meno inquinanti, ma anche nel renderli facilmente recuperabili in un’ottica di smaltimento.

4 Il TQM è l’insieme delle caratteristiche che permettono ad un prodotto / servizio di soddisfare le esigenze del mercato nel miglior modo possibile, ogni processo aziendale deve produrre un output che soddisfi le esigenze di chi lo acquisisce, quindi è necessario orientare continuamente l’azione manageriale verso la cattura delle esigenze dei clienti e verso la modifica e il controllo dei processi affinchè questi soddisfino le suddette esigenze. E’ connaturata con tale approccio l’idea del miglioramento continuo dei prodotti e dei processi.

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2) sul processo di produzione e trasformazione del bene, in cui ci si focalizza sull’ottimizzazione dell’utilizzo di materie prime, di energia e sulla minimizzazione degli scarti.

3) Sui Sistemi di gestione e monitoraggio, poiché una corretta politica ambientale necessita anche delle procedure di controllo e l’individuazione delle responsabilità utili al monitoraggio della gestione aziendale ed eventualmente procedere al miglioramento delle performance ambientali dell’impresa.

4) Sul sistema di smaltimento e riciclaggio, che considera le tecnologie che hanno come obiettivo la risoluzione a valle dei problemi legati alle emissioni nocive o dei rifiuti (le cosiddette tecnologie end of pipe)5.

L’innovazione ambientale, chiamata a spaziare in questi quattro campi, diviene un elemento distintivo dell’impresa, capace di migliorarne la competitività e l’immagine. L’introduzione dell’aspetto ambientale nella strategia d’impresa non è più quindi considerato come un costo, ma diventa un fattore funzionale alla gestione aziendale orientata al successo competitivo, sociale e reddituale dell’impresa.

Si innesta quindi una specie di circolo vizioso tra qualità ambientale ed innovazione, in quanto la variabile ambientale promuove e incoraggia l’innovazione tecnologica, che a sua volta conduce a soluzioni environment oriented, in una logica del tipo push & pull. Rogers (2005) fa una comparazione tra un’analisi dei fattori che influenzano il processo di diffusione della tecnologia e l’aspetto ambientale.

Se è la natura stessa della tecnologia ad influenzare lo sviluppo dell’innovazione, questa potrebbe fungere da propulsore anche per l’adozione di nuove tecnologie che apportano benefici a livello ambientale.

Se invece sono i fattori interni all’impresa, che influenzano lo sviluppo di tecnologie, sempre secondo Rogers (2005), è importante la percezione, da parte dell’impresa, dei vantaggi derivanti dall’innovare.

Infine, se sono i fattori esterni ad influenzare l’innovazione, essi riguardano appunto l’ambiente esterno che circonda l’impresa.

5 Le tecnologie “end of pipe” o di fine ciclo devono la loro definizione al fatto che intervengono sul trattamento dell’inquinamento dopo che esso è stato prodotto, agendo quindi a valle del processo produttivo, ne sono un esempio gli impianti di abbattimento delle emissioni gassose e gli impianti di trattamento dei reflui biologici o chimico fisici, le tecnologie per il trattamento dei rifiuti, le tecnologie per l’abbattimento del rumore.

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Secondo Rothenberg e Zyglidopoulos (2004) due importanti fattori esterni sono la munificenza e dinamismo.

Con il termine munificienza gli autori si riferiscono alla ricchezza o alla scarsità di risorse nello spazio in cui l’impresa si trova ad operare, mentre per dinamismo intendono il grado di instabilità o turbolenza che caratterizza l’ambiente. In particolare gli autori cercano di analizzare l’impatto che queste due dimensioni hanno sull’adozione dell’ innovazione ambientale.

Essi arrivano a conclusioni interessanti, considerando come la munificienza non risulti avere un impatto sull’adozione di innovazione ambientale, mentre il dinamismo sembra giocare un ruolo positivo significativo.

Questi risultati sono contrari all’assunzione secondo la quale le imprese potrebbero abbattere le spese non essenziali (come quelle ambientali) in casi di incertezza economica. Evidentemente questo non accade perché le imprese non considerano gli investimenti in tecnologie ambientali come non essenziali, ma al contrario, percepiscono la necessità di innovare come risposta all’instabilità economica.

Inoltre, può accadere che in ambienti molto dinamici, siano proprio le imprese più innovative che riescono ad evolvere, seguendo i repentini cambiamenti del mercato, anche grazie ad una buona gestione ambientale.

Utile per l’analisi del rapporto tra produttività ed innovazione tecnologica, è la distinzione tra due sostanziali tipologie innovative, che potremmo chiamare “terapeutiche o curative” e “precauzionali”

Nel caso di innovazioni “precauzionali”, ci riferiamo a tecnologie che possono considerarsi integrate all’interno del processo produttivo, mentre nell’altro caso si potrebbero definire come tecnologie additive, le cosiddette tecnologie end-of-pipe. Spesso le imprese si concentrano su tecnologie di abbattimento, perché sono più facilmente incorporate nei processi produttivi rispetto alle tecnologie integrate.

Negli ultimi tempi però, essendo la problematica ambientale più nutrita anche dal lato delle imprese, stiamo assistendo all’aumento di diverse tipologie innovative, che possono riguardare le tecnologie di processo, piuttosto che l’innovazione organizzativa. L’innovazione di processo di carattere ambientale ha così come obiettivo l’attuazione di produzioni “pulite”, allo scopo di ridurre l’utilizzo delle risorse impiegate e di diminuire il processo di inquinamento ambientale già a monte della catena produttiva.

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Sarebbero queste tipologie di innovazione quelle meglio auspicabili, sia per ragioni economiche che ambientali, soprattutto se confrontate alle tecnologie di tipo end of pipe, che agiscono solamente a valle del processo produttivo, inserendo delle misure aggiuntive non di tipo radicale.

Tuttavia può accadere che siano queste ultime ad essere introdotte, perchè le scelte tecnologiche sono anche influenzate da problemi ambientali specifici o dal processo regolatore che può vedere l’introduzione di standard. In questo caso la migliore risposta risulta essere una tecnologia end of pipe.

L’adozione di tecnologie precauzionali del tipo cleaner production6

, sembrano essere collegate più a fattori di mercato (quindi non regolamentativi) e l’obiettivo di risparmiare nei costi, favorisce quindi queste misure integrate di processo.

Infine, le tecnologie integrate possono essere introdotto anche dagli strumenti di management, per esempio attraverso investimenti in ricerca e sviluppo capaci di apportare innovazioni di processo o di prodotto legati all’aspetto ambientale.

L’innovazione quindi si trova al centro della scena e secondo Baumol una buona espressione per definire il concetto è: “innovation breeds innovation” (Baumol 2002, come citato da Horbach 2006), da cui si conferma il forte legame esistente tra innovazione in termini generali ed innovazione ambientale.

L’investimento in tecnologie produttive mette in luce una certa propensione dell’impresa ad esporsi al rischio di innovare che può allargarsi anche all’innovazione di carattere ambientale.

Sicuramente alcune motivazioni alla base del processo innovativo possono essere rappresentate dal fatto che l’adozione di innovazione può generare ricadute positive sulla gestione ambientale.

Non si può dimenticare che lo scopo principale al fine che l’innovazione sia introdotta è la sua capacità di fornire ritorni di produttività per l’impresa. Questo obiettivo però può essere annullato. Infatti se da un lato, l’introduzione di politiche di sostenibilità ambientale producono effetti positivi grazie alle loro ricadute su tutta l’economia, dall’altro possono frenare la spinta innovativa aziendale; inoltre il ritorno di produttività

6 A differenza delle tecnologie end-of-pipe, la cleaner production si basa sul principio di precauzione: l’attenzione si sposta verso la

causa dell’inquinamento, ossia il processo industriale. Il concetto di cleaner production include anche l’uso efficiente delle risorse e la riduzione dei rifiuti. Il miglioramento delle prestazioni ambientali secondo i principi della cleaner production richiede modifiche ai processi, ai prodotti, alle strutture organizzative. Anche se la pratica della cleaner production rimane all'interno dei confini organizzativi della singola azienda, essa costituisce il primo passo verso un approccio ambientale più integrato.

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causato processo innovativo ha senso finché l’impresa è tra le poche a godere di questo vantaggio sul mercato e questo diventa possibile a seconda delle caratteristiche della tecnologia (quando ad es. è sottoposta a copertura brevettale), ma anche dalla conformazione della struttura del mercato.

Da un lato le imprese possono essere disposte ad innovare solo se avranno la certezza di ricavare una rendita dalla loro attività, possibile solo in caso di protezione dei first mover.

Questo però automaticamente può generare una restrizione delle ricadute positive sull’economia, con conseguenti effetti negativi sulla diffusione tecnologica.

In realtà sembra opportuna la presenza comunque di misure protettive senza le quali le imprese non si muoverebbero verso l’introduzione di nuove tecnologie, le quali sebbene protette, presto o tardi verranno poi rese note e l’intero sistema potrà quindi trarne un beneficio.