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4. Commento alla traduzione

4.5 Toponimi e nomi propri

Oyeyemi nei suoi racconti fa riferimento a diverse culture e ambienta i racconti in molteplici zone del mondo; sarà dunque importante trasportare con successo in italiano tutti i riferimenti culturali provenienti dai toponimi e dai nomi propri, che spesso si riferiscono a personaggi celebri o quantomeno tipici di determinate culture.

“Books and Roses” si apre subito con un riferimento geografico ben preciso:

Once upon a time in Catalonia a baby was found in a chapel. This was over at Santa Maria de Montserrat89.

88 Oyeyemi H., WNYNY, p. 138. 89 Oyeyemi H., WNYNY, p. 1.

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Per quanto lo stile possa ricordare quello di una fiaba, ci troviamo davanti a un riferimento a un luogo reale, un monastero benedettino situato in Catalogna che conserva all’interno della basilica, la scultura lignea di una Madonna nera. Nella traduzione si è scelto di usare “Catalogna” in quanto è così che è comunemente chiamata questa regione della Spagna, mentre si è mantenuto invariato il nome della località, scegliendo tuttavia di ripetere il riferimento alla cappella, che in inglese è implicito nell’utilizzo di this:

C’era una volta, in Catalogna, una bambina che fu trovata in una cappella. La cappella si trovava a Santa Maria de Montserrat.

Il racconto prosegue descrivendo il monaco che ha trovato la bambina, nel momento in cui va davanti alla Vergine di Montserrat. Per capire la descrizione della statua è necessario tenere a mente che si tratta di una statua in legno della Madonna, di colore scuro e ricoperta d’oro tranne che sulle mani e sul volto; la donna tiene sulle gambe il piccolo Gesù.

His eyes met the wooden eyes of the Virgin of Montserrat, a mother who has held her child on her lap for centuries, a gilded child that doesn’t breathe or grow90.

Diventa chiaro così perché si parla di «wooden eyes» e di «gilded child», e perché poco più avanti si faccia riferimento a una Black Madonna per descrivere il colore scuro della pelle della bambina ritrovata nella cesta.

Per quanto riguarda i nomi propri in “Books and Roses”, si è deciso di lasciarli invariati, ma dal momento che spesso i nomi vengono preceduti da Señora, in italiano si è deciso di usare l’articolo prima di “señora”, scritto in minuscolo.

Anche i toponimi sono stati lasciati invariati (fatta eccezione per alcuni adattamenti come Seville che diventa “Siviglia” in italiano) per mantenere il senso di

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estraneità che è presente anche nel testo originale. La scrittrice, infatti, è di origine nigeriana ed è cresciuta in Inghilterra quindi anche per lei la cultura spagnola o quella francese non sono del tutto familiari, come non lo sono per un lettore inglese che legga questi racconti.

In “Books and Roses” è presente il riferimento al «St Jordi’s Day», un giorno di festa a Barcellona durante il quale gli amanti si scambiano libri e rose. Si è deciso di tradurre con «Il giorno di Sant Jordi» mantenendo il nome catalano del santo, senza tradurlo nell’equivalente italiano «San Giorgio».

Al contrario in “Dornička and the St Martin’s Day Goose”, si è deciso di tradurre

St Martin’s Day con «Il giorno di San Martino». In questo caso infatti si fa riferimento a

una festa che non è circoscritta a una sola zona (com’era il caso del St Jordi’s Day, festa tipicamente barcellonese), ma si tratta di una ricorrenza che viene festeggiata in tutta Europa, compresa ovviamente l’Italia.

Per quanto riguarda i nomi propri, si è deciso di lasciarli nella maggior parte dei casi invariati. Si trovano spesso nomi proveniente da diverse parti del mondo, e trovando un equivalente italiano si sarebbe eliminato il riferimento alle varie culture. Ci sono tuttavia delle piccole eccezioni: in “Is Your Blood As Red As This” a Radha viene fornita una marionetta, quando, durante le audizioni per il posto di apprendista burattinaia, il burattino si rifiuta di fare alcunché; questa marionetta si chiama Gepetta nell’originale. Il riferimento, soprattutto per un lettore italiano, è evidente. Si è dunque deciso di adattare la grafia e raddoppiare la “p”, rendendo il riferimento a Pinocchio più naturale agli occhi di un italiano.

Un altro caso interessante è presente in “Drownings”, dove la dottoressa del tiranno si fa chiamare Lokum. Il nome si riferisce a un dolcetto turco, dei profumati cubetti gelatinosi a base di amido e zucchero. Dal momento che si tratta di un nome parlante, si è posto il problema di una resa in italiano che rendesse comprensibile il riferimento. Si sarebbe potuta inserire una nota per spiegare l’origine del nome, ma in questo modo si sarebbe spezzata la narrazione. Si è deciso allora di inserire all’interno del testo una piccola spiegazione del soprannome della dottoressa; ecco come è stato tradotto il passaggio:

50 One of his jobs was assisting the tyrant’s physician, who did not choose to be known by her true name – or perhaps was yet to discover it – and went by the nickname Lokum. Like the confection, she left traces of herself about anybody she came into contact with – sweetness, fragrance. «Ah, so you have been with her91…»

Questa la traduzione in italiano:

Uno dei suoi lavori era quello di assistere la dottoressa del tiranno, che non voleva essere chiamata col suo vero nome – o forse doveva ancora scoprirlo – e che si faceva chiamare Lokum. Come il dolcetto turco, lasciava tracce di sé addosso a tutti quelli che entravano in contatto con lei – aroma, fragranza. «Ah, allora sei stato con lei…»

Come si può notare, nell’originale viene usato il sostantivo confection, mentre in italiano si è deciso di definirlo, «dolcetto turco», esplicitandone la provenienza.

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