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Tradizione e immaginazione come potenziale innovativo.

j L’agire generativo dell’artigiano e le sue dimensioni qualificant

5. Tradizione e immaginazione come potenziale innovativo.

L’agire artigiano, nel momento in cui viene esercitato secondo una ripetizione strutturata, genera nuove pratiche. Le innovazioni sono frutto di una pratica consolidata che crea nella mente una nuova visione del lavoro, attraverso l’esplorazione di nuove opportunità. La condizione necessaria per il darsi del cambiamento è l’essere depositari della tradizione in quanto solo tecniche assodate permettono la creazione, o l’uso diverso, di un artefatto, creando un “salto qualitativo” con il passato. Il motore del cambiamento è la curiosità che spinge l’artigiano ad esplorare nuovi metodi per raggiungere lo scopo desiderato. Per l’agire artigiano è quindi importante capire qual è il combustibile che può fare ardere di curiosità l’artigiano, in modo tale da poter creare le condizioni di possibilità per la valorizzazione del gesto artigiano.

L’immaginazione dell’artigiano può essere attivata dagli attrezzi o dagli oggetti con cui lavora.

Secondo il vocabolario “Treccani” il primo significato dell’immaginazione è:

“1. Particolare forma di pensiero, che non segue regole fisse né legami logici, ma si presenta come

riproduzione ed elaborazione libera del contenuto di un’esperienza sensoriale, legata a un determinato stato affettivo e, spesso, orientata attorno a un tema fisso; può dar luogo a una attività di tipo sognante (come nei cosiddetti «sogni a occhi aperti»), oppure a creazioni armoniose con

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contenuto artistico (i. artistica), o anche, con un meccanismo che si riallaccia all’intuizione, a conclusioni ricche di contenuto pratico.70

L’immaginazione, diversamente dalla fantasia, parte dalle esperienze sensibili per rielaborarle e cambiarne il contesto e il significato. Durante il suo lavoro l’artigiano viene posto davanti a queste situazioni grazie a circostanze pratiche. Gli strumenti e le riparazioni dinamiche hanno la capacità di aprire la nostra immaginazione e trasformare le nostre pratiche ed obbiettivi. Questa apertura al nuovo può nascere o dal senso di limitatezza dato da un certo attrezzo o dalle possibilità ancora inespresse dell’artefatto.

I salti intuitivi legati all’azione artigiana possono avvenire in quattro fasi:

➢ Fase di “riformattazione”: si ha quando l’artigiano immagina di usare un’abilità già acquisita in un contesto nuovo, ovvero un determinato attrezzo o tecnica può cambiare il suo uso e significato. Questo costringe la mente a riorganizzare le conoscenze in suo possesso;

➢ Fase della “contiguità”. Il cambiamento di prospettiva comporta il trasferimento di abilità tecniche da un campo ad un altro. Più i due contesti sono vicini e più veloce sarà la traduzione delle abilità. L’insegnamento del nuoto, all’inizio, si basa sul trasferimento delle capacità motorie terrestri alle capacità acquatiche di base71;

➢ Fase della “sorpresa”: il trasferimento di abilità da un contesto ad un altro può produrre esperienze inaspettate. Emerge un sapere tacito inaspettato, diverso da ciò che pensavamo e con esso nuove scoperte;

➢ Fase della “legge di gravità”: la potenza di una nuova scoperta o cambiamento di prospettiva è misurata con le nuove possibilità che apre. Compito di una nuova teoria, in accordo con Kuhn, è di aprire nuovi orizzonti e fornire spiegazioni più esaustive, non di eliminare tutti i problemi o elementi critici, pena cadere in una tautologia e quindi nella pseudo scienza (Sennett 2012).

70 http://www.treccani.it/vocabolario/immaginazione/

71 L’uomo non è un animale acquatico, è un animale terrestre; per insegnare le abilità acquatiche di base

bisogna sviluppare le capacità motorie terrestri per poi trasferirle in acqua. Il futuro nuotatore per imparare a tuffarsi e a gestire il suo corpo in aria deve prima essere in grado di saltare.

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6. Riflessività.

Il luogo di incontro tra l’artigiano e l’esperienza è il rapporto tra “la mano e la testa”, ovvero la modulazione e la strutturazione della ripetizione al fine di apprendere o affinare o modificare una tecnica. Questo tipo di apprendimento è basato sul ruolo positivo dell’errore, in quanto permette all’artigiano di farne proprio lo strumento di lavoro. Sostando momentaneamente nell’errore l’artigiano esperisce il caos. Il disordine costringe l’uomo a comprendere meglio i procedimenti del suo lavoro in modo da poterli ristrutturare a seconda del contesto. In questo senso il ruolo delle macchine e dei software è quello di potenziare e non di sostituire le capacità umana. L’obbiettivo dell’artigiano è la ricerca della perfezione della tecnica e della qualità assoluta. Oltre a fare propria la tecnica, il come, l’artigiano sostando nell’errore e nell’affinamento tecnico, viene tematizzato anche il “perché così e non altrimenti”.

La ricorsività strutturata dell’azione dà la possibilità al lavoratore di esercitare la riflessività intenzionale. È attraverso questa capacità che l’artigiano può esperire in modo attivo le proprie tecniche. La riflessività, durante l’allenamento, consente di congiungere l’immaginazione con la pratica. Quando l’artigiano agisce, portando nella realtà l’obiettivo immaginato nella sua mente, è la riflessività che informa l’artigiano sull’efficacia delle sue azioni.

Seguendo questa linea Dewey ricorda che non tutte le esperienze sono formative. L’apprendimento dall’esperienza non è un’arte grezza, per essere formativa merita di essere pensata e costruita. Lo strumento che l’uomo ha per dare senso al proprio vissuto è la riflessività (Dewey, 1961). L’esperienza senza il contributo della riflessività è come l’acqua che scorre su un vetro inclinato…scivola senza lasciare traccia. Per essere vivamente presente il soggetto deve essere attivo ricettore della propria esperienza e attraverso la riflessione conferire senso al proprio divenire. Perché soltanto usando l’osservazione riflessiva, chiamata riflessività, la persona è in grado di apprendere successivamente dall’esperienza, in modo da riorganizzare la propria significazione della realtà. Anche per Dewey l’apprendimento è caratterizzato dalla trasformazione diretta e continua della qualità dell’esperienza. Questo processo viene bene descritto dal modello di apprendimento, a spirale, di Dewey in tre fasi:

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Il modello è simile al ciclo di Lewin. Dewey si sofferma sull’importanza che ha l’esperienza nel dare origine e continuazione al processo di apprendimento. L’esperienza non è un’azione qualsiasi e non è neutra. L’esperienza è sempre qualitativamente connotata dal soggetto che la percepisce come impulso ed è sempre guidata dal soggetto. Attraverso l’osservazione dell’azione, la persona è in grado di guardare la propria persona distaccandosi momentaneamente dal contesto di significazione in cui è stata compiuta. Così da creare in sé una conoscenza e consapevolezza del proprio vissuto. Il soggetto, mettendo in atto questo tipo di osservazione, è in grado di dare giudizi pratici, ovvero dare un significato alle sue azioni di qualità superiore rispetto all’esperienza precedente. L’apprendimento così connotato dall’unicità dell’esperienza soggettiva valorizza l’identità e la libera attività. Gli impulsi che si verificano nell’esperienza portano forza motrice e innovazioni alle idee, le idee sviluppate dalla consapevolezza danno direzione agli impulsi. È l’integrazione di queste opposizioni, idee ed azione, simbolicamente collegate dal processo di apprendimento che fa emergere desideri consapevoli da impulsi irrazionali.