CAPITOLO III LE NARRAZIONI DEL LIVRO DE LINHAGENS
4. TRADIZIONI FAMILIARI
Tra le narrazioni contenute nel Livro de Linhagens è stato isolato dagli studiosi142 un gruppo comunemente riunito sotto il nome di “tradizioni familiari”. La decisione di distinguere questi racconti da quelli inseriti nei precedenti paragrafi è stata presa in quanto questi senza aver alcun marcato carattere folklorico, epico o novellistico143, si pongono come obiettivo di dimostrare come l’antenato di una determinata famiglia abbia ottenuto o difeso il suo onore, identificando tale personaggio come modello da imitare da parte dei propri discendenti. Sono generalmente di lunghezza assai breve e di carattere aneddotico, presentando spesso toni assai diversi: le storie riguardanti una certa famiglia possono infatti essere volte a farne risaltare il prestigio o a denigrarla, generalmente a seconda dell’origine della narrazione. Nel secondo caso è alquanto improbabile infatti che gli episodi in questione siano stati scritti dai discendenti di quel particolare lignaggio e siano dunque nati presso famiglie nemiche; ne sono un esempio le narrazioni relative ai Bragançoẽs, ai Castro e ai Corutelo, probabilmente originate in seno rispettivamente ai Barbosa, ai Lara e, infine, ai Velho, tutte famiglie tra cui esistevano rivalità ampiamente documentate all’interno degli archivi storici144
.
Le narrazioni familiari presenti all’interno di LL sono: 1. Diego Lopez de Fenar (cap. IX) : 7 linee.
2. Visione di Nuno Gonçalves de Avalos (cap. X) : 9 linee. 3. Pero Fernandes de Castro (cap. XI) : 11 linee.
4. Il soprannome di Munho Guterres de Castanheda (cap. XIV) : 10 linee. 5. Échega Guiçoi e Gonçalo de Sousa (cap. XXII) : 25 linee.
6. Origine dei Gascos (cap. XXXVI) : 8 linee.
7. Fernão Mendes de Bragança (cap. XXXVII) : 11 linee. 8. Storia di Rui Capão (cap. [XLII]) : 8 linee.
9. Pero Velho e Simao de Corutelo (cap. LI) : 18 linee.
10. La vendetta di Paio Godins de Avezedo (cap. LII) : 43 linee. 11. Storia di Pero Novais (cap. LXV) : 19 linee.
142 Mattoso 1981 p. 88, Mattoso 1984 p. 75, Paredes 1995 p. 125.
143 Sono dunque relativamente privi di personaggi tratti dal folklore, elementi di sapore epico o passaggi connotati da un gusto particolare per la narrazione e la descrizione di particolari stati emotivi; tutti tratti che, come si è visto, sembrerebbero caratterizzare le narrazioni inserite nei paragrafi precedenti.
144 E che rendono dunque probabile questa identificazione. È comunque necessario sottolineare che, come sempre, si tratta di ipotesi per ora non dimostrabili, ma che sono parse comunque abbastanza convincenti se relazionate alle caratteristiche delle narrazioni in questione.
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12. Il soprannome di Rui Gonçalves Babilom (cap. LXXII) : 23 linee. 13. Il nome dei Turrichaos (cap. LXXIV) : 9 linee.
Alcune di queste narrazioni sembrano essere completamente isolate, in quanto uniche rappresentanti delle rispettive famiglie: ne sono esempio le storie di Diogo Lopes de Fenar e di Manho Guterres «Quatro Mãos». Altre, al contrario, sembrano far parte di un ciclo145, come quelle relative ai Sousa, ai Pereira, ai Lara e ai Castro. Altre ancora, infine, sono destinate a raccontare l’origine di una famiglia146
, quali le storie di Rui Capão, Pero Novais, Rui Babilom o Pero Arteiro Churrichão.
Tra quelle sopra menzionate, meritano particolare attenzione le due narrazioni incentrate sulla famiglia Sousa, ovvero quelle relative a Échega Guiçoi e Gonçalo de Sousa. La prima narrazione racconta di come il conte Mem Soares de Novelas accecò Échega Guiçoi e sei altri vassalli che erano con lui; la seconda narra di come Gonçalo de Sousa rispose sgarbatamente al re don Afonso Henriques dopo che questi aveva tentato di sedurne la moglie e si lega strettamente alla storia di Échega Guiçoi in quanto questi viene menzionato all’interno del discorso di don Gonçalo. Il fatto che il nobile portoghese possa permettersi di rispondere bruscamente al proprio sovrano porta a supporre che il periodo di redazione delle due narrazioni – evidentemente legate – debba situarsi in un momento storico in cui il prestigio della famiglia Sousa poteva rivaleggiare con quello re, ovvero probabilmente tra la fine del regno di Sancho I e l’inizio di quello di Afonso II. La comparazione delle versioni presenti in LV e LL mostra inoltre come la fonte debba essere stata la stessa per entrambi i libri, e che la lezione del Nobiliario non discende direttamente da quella presente nel Livro Velho; in base a tali considerazioni si può ammettere che i due racconti siano derivati da una medesima genealogia relativa alla famiglia Sousa, la cui origine si deve porre necessariamente prima della nascita di LV.
Particolarmente interessante è inoltre osservare all’interno di un altro episodio riguardante l’inimicizia tra il re e il membro di una nobile famiglia interessanti paralleli con il personaggio di Gonçalo de Sousa. Fernão Mendes de Bragança, protagonista della narrazione n. 7, è infatti descritto e presentato in maniera sostanzialmente identica a don Gonçalo nel momento in cui, mentre si trovava in Coimbra con a tavola con il re Afonso,
145 Un insieme di narrazioni che ruota attorno ai membri di un unico lignaggio.
146 Senza però far risalire queste origini a un mitico passato, e distinguendo dunque queste narrazioni da quelle presenti nel paragrafo 1.
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Sancho Nuniz e lo stesso Gonçalo de Sousa, si trovò a ridere insieme agli altri vassalli di un po’ di crema caduta sulla barba del sovrano147
.
Sempre relative alla nascita di una famiglia o di una discendenza sono le storie di Rui Capon e Pero Novais il Vecchio, tra le quali però la seconda si presenta decisamente di maggiore interesse. La narrazione – che tratta sostanzialmente della cattura del cavaliere galego da parte dei mori e della sua liberazione grazie all’aiuto del re Afonso di León – si contraddistingue per il fatto di trattare un tema alquanto diffuso in poesia, quello della povertà della piccola nobiltà, ma da un punto di vista completamente diverso da quello generalmente burlesco tipico delle cantigas d’escarnho e maldizer. In questo caso infatti l’argomento appare elaborato in funzione dell’esaltazione di una solidarietà di classe, insistendo particolarmente sull’aiuto che lo “scudiero povero” ha ricevuto dai nobili della penisola e dunque ponendosi in sostanziale consonanza con quella dottrina di amore e amicizia sostenuta dal conte di Barcelos. È particolarmente interessante notare inoltre, come sostenuto da Luis Kruz148, che la regione di Galizia appare in questo racconto associata alla protezione e al dominio del regno di Portogallo, in quanto la narrazione, oltre a suggerire che i «boos fidalgos» galeghi derivino dal lignaggio dei Maia, si preoccupa allo stesso tempo di attribuire alla nobiltà galega uno status inferiore rispetto a quello dei grandi signori portoghesi.
Estremamente curiose a opinione di Mattoso149sono le due versioni del duello tra Pero Velho e Simão de Corutelo presenti in LL e in LD150, che paiono aver avuto origine da una fonte comune senza però derivare l’una dall’altra. Le storie presentate dal Livro do Deão e dal Livro de Linhagens si distinguono infatti l’una dall’altra poiché si concentrano su dettagli diversi: la prima sulla codardia del Corutelo, la seconda sull’inverosimile nervosismo del padre di Pero Velho, il quale in uno scatto d’ira arriva a strapparsi un occhio151.Il conte Pedro deve aver dunque deciso di attenuare nel suo Nobiliario i dettagli maggiormente offensivi – poiché al tempo del regno di D. Dinis alcuni Corutelos erano
147 D’altra parte, è necessario notare come la prepotenza e il carattere di Fernão Mendes qui trattati trovino ulteriore riflesso negli aneddoti che evidenziano la sua collera e i suoi eccessi che si trovano presso il capitolo XXII di LD, ovvero nelle narrazioni riguardanti l’origine della famiglia Bragançao.
148 Kruz 1989, p.438.
149 Mattoso 1984, pp. 75-78.
150 LD 14Y5.
151 L’aneddoto presenta comunque in entrambi i casi note abbastanza burlesche, le quali hanno portato Mattoso (Mattoso 1941, pp. 75-78 , ripreso poi in Paredes 1995, pp. 125-145 ) a ipotizzare che derivi da una
cantiga d’escarnho composta con l’intento di caricaturare gli aspetti ridicoli della situazione. Per quanto sia
vero che questa narrazione si distingua da tutte le altre proprio per questi particolari, non vi sono tuttavia prove certe che permettano di accettare a pieno l’ipotesi dello storico portoghese. Tale teoria, per quanto affascinante, necessita infatti di maggiori investigazioni.
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riusciti a raggiungere posizioni importanti all’interno della corte – preferendo rimarcare i gli elementi che mettevano l’avversario di Simão in una situazione dai tratti fortemente ridicoli – senza tuttavia arrivare a negare la sconfitta del Corutelo. L’attribuzione dell’episodio al tempo di Afonso VI, infine, è da ritenersi un’interpolazione tardiva in quanto Simão de Corutelo visse tra la fine del secolo XII e l’inizio del seguente.
La storia n.10 è una delle tipiche narrazioni che raccontano le lotte tra due famiglie nobili con le successive vendette. È probabile che l’origine del racconto sia da legarsi a un’occasione di particolare attrito tra i lignaggi Silva e Avezedo, certamente tarda rispetto all’epoca in cui vissero i protagonisti – ovvero verso la fine dell’XI secolo.
L’episodio legato alla figura di Rui Babilon presenta un carattere differente da tutti i precedenti: sebbene infatti si tratti di una delle tante narrazioni nate per spiegare l’origine di un nome, la sua particolare struttura la avvicina ai romanzi di cavalleria e, in particolare, all’episodio de A Demanda do Graal in cui il cavaliere Boorz aiuta una povera dama contro la sorella che le aveva sottratto l’eredità. La narrazione si svolge in questo caso interamente in Babilonia, ove Rui si guadagna il suo soprannome combattendo come campione per una vedova. In base al parallelo con il famoso romanzo cavalleresco è possibile concludere che la storia sia abbastanza tarda, ma è ancora ignoto se debba attribuirsi alla famiglia del protagonista – che visse nella regione di Maia intorno alla metà del XIII secolo – o se, nella forma a noi giunta, sia da attribuire al conte Pedro o al rimaneggiatore del 1380.
Molto simile a questo è, infine, il racconto su Pero Arteiro “Churrichão”, del quale si riferisce come intervenne in duello in favore del vescovo di Ourense e fu così chiamato a causa delle sue dimensioni, a quanto pare, eccezionali. In questo caso è molto probabile che la narrazione sia stata composta per rivendicare una serie di diritti della famiglia Turrichao sul vescovato di Ourense, con lo scopo di favorire un ramo portoghese del lignaggio.