Trans Europa Express è un libro di Paolo Rumiz, scritto nel 2013, dopo
l’esperienza di viaggio ai confini dell’Europa. Il libro di Rumiz inizia con la fine del viaggio, con l’arrivo del treno presso la città di Odessa. Secondo lo scrittore la città ucraina rappresenta Istanbul, Lisbona, Trieste e Pietroburgo. È un modo simbolico con il quale l’autore racchiude città che sono molto lontane e allo stesso tempo punti cardinali. Esse sono un punto di riferimento per il continente europeo. Anche in questo caso, dalle prime pagine del libro riusciamo a percepire l’amore che prova Paolo Rumiz per queste terre del profondo est.
Il treno per Odessa fila a centocinquanta orari nella luce verde della sera, scavalca fiumi color rame, scende verso il Mar Nero sul lungo piano inclinato dell’Ucraina”… “Alla partenza mi ha chiesto: “Di dove sei?”. Gli ho risposto “italiano”, e lui ridendo incredulo, ha detto: “ Ma che ci vieni a fare in questo paese?”. Gli ho risposto con un sospiro, “La vostra è una terra meravigliosa”56. Trans Europa Express è una relazione del viaggio di Rumiz intrapreso nell’estate del 2008. Lo scrittore ha percorso ben 6000 chilometri, cercando di rispettare la linea verticale dei confine dell’Europa, percorrendo strade deserte e dimenticate nel tempo, frontiere cancellate dalle carte geografiche contemporanee. Inoltre ha
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vissuto a contatto con popolazioni che sono state inglobate in regioni e nazioni nate dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica, ma che tuttavia hanno mantenuto la mentalità e le usanze di un secolo fa. Egli sottolinea il loro carattere così pieno di emozioni e l’attaccamento alla propria patria, cosa che nell’Europa occidentale sembra essere ormai scomparsa. All’interno del suo libro parla di alcune regioni: la Botnia, la Carelia, la Livonia e la Curlandia. Questi nomi non dicono niente alla maggior parte degli europei, ma in realtà sono i veri confini dell’Europa ed esistevano ancora prima del primo conflitto mondiale, quando la Prussia e la Russia controllavano l’intero territorio dell’Europa. Sembra che il desiderio di Rumiz di viaggiare e di visitare i confini estremi del continente europeo, nasca dalla voglia di ripercorrere quella che è stata la frontiera per moltissimi anni, prima del trattato di Schengen che face cadere le barriere che precedentemente erano state imposte. Rumiz in questo modo, grazie al viaggio intrapreso, ha capito che i confini vanno oltrepassati per cercare di ritrovare le vere identità delle popolazioni e dei paesi. La mancanza di confini imposta dai trattati dell’Europa unita crea una specie di apatia nei confronti delle tradizioni popolari e questo sentimento secondo Rumiz è ben presente in tutta l’Europa occidentale, dove l’individuo è portato a pensare soltanto a se stesso, senza ragionare in funzione del paese dove vive. Paolo Rumiz dichiara espressamente di sentirsi a casa ogni volta che percorre i territori dell’Est, soprattutto in prossimità del Mar Nero, dove l’Est rappresenta il centro del suo mondo. Prova invece un sentimento di indifferenza, quasi fastidio per l’Europa occidentale. È un mondo che non attira Rumiz per niente, poiché le persone sono prive di personalità e si sentono superiori alle altre popolazioni del mondo, soprattutto a quelle orientali. Questo perché vi è l’incapacità di apprezzare ciò che è diverso dalla nostra cultura.
Il viaggio dello scrittore triestino ha inizio dalla città norvegese di Kirkenes, posta ai confini tra l’Unione Europea e la Russia. Egli racconta il suo viaggio, attraverso descrizioni dettagliate che riportano le caratteristiche tipiche dei
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paesaggi e le usanze dei popoli che incontra. I colori sono scuri, il freddo è molto intenso, e Rumiz incontra uomini dai tratti e dal carattere completamente diversi da quelli occidentali. Il desiderio di Rumiz è quello di conoscere le storie del popolo, cercare il contatto e il confronto e ama sentir raccontare aneddoti e scambiare le proprie opinioni. Secondo il triestino è questa la vera anima del viaggio, lo scopo è quello di conoscere e imparare da quelle popolazioni che hanno tanto da dare.
Il suo viaggio continua, attraversando paesi, fiumi, laghi e intere regioni da Nord a Sud: Borea, Barents, Kola, Mar Bianco, Carelia, Baltico, Terre di Mezzo, La città di Kappa, Vistola, Niemen, Carpazi, Dnestr e Mar Nero. È davvero interessante notare come l’esperienza personale di Rumiz riesca a far provare al lettore dei veri e propri sentimenti; è come se anche lui fosse all’interno della storia e partecipasse al viaggio.
Scendendo sempre più verso Sud, i paesaggi cambiano e spesso sono accompagnati da grandi corsi d’acqua e da laghi. L’acqua è un elemento fondamentale, è una protagonista costante e madre dei popoli che le abitano vicino. Paolo Rumiz compie un viaggio davvero incredibile, arrivando a visitare i luoghi meno accessibili dell’estremo oriente europeo, incontrando popoli dai caratteri e fisionomie completamente diverse. Nonostante questi luoghi siano dimenticati dal mondo e la gente viva in condizioni di disagio, visto la lontananza dai centri culturali e la sfida continua contro la natura, non si perdono certamente d’animo e raccontano allo straniero le loro storie che sono piene di elementi folkloristici. Lo scrittore triestino ritiene che da questi popoli si riceva tanto a livello emotivo, perché spesso chi possiede poco cerca comunque di offrire qualcosa. Per Rumiz queste interazioni con il popolo sono la parte più preziosa del suo viaggio. Il viaggio che Rumiz intraprende è da intendersi propriamente come un’esperienza di vita. Attraverso la narrazione di viaggio Rumiz aiuta il lettore a comprendere quali siano gli aspetti davvero importanti
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durante un viaggio e di come il turismo moderno si sia così allontanato da quello che può definirsi come il vero scopo del viaggio.
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