DANACH E
E
INK
APITEL AUS MEINEML
EBENNel presente capitolo saranno analizzati tre testi a sfondo autobiografico in cui il ritorno alle origini ebraiche è delineato come percorso imprescindibile dall’esplorazione, spesso infruttuosa, del passato famigliare. Queste opere si attestano come tappe di un processo lungo il quale la Honigmann (ri)scopre le storie dei genitori. Il peso e l’importanza di tali storie risiedono nella loro costante presenza durante l’infanzia della scrittrice, la quale le ha interiorizzate a tal punto da sentirsene vincolata persino nelle decisioni del suo presente.
I due romanzi Eine Liebe aus nichts (1991) e Ein Kapitel aus meinem Leben (2004) ruotano attorno alla descrizione del rapporto tra la scrittrice-narratrice e i genitori. Il primo testo si presenta come una finzione letteraria incentrata sulla dinamica della relazione tra padre e figlia; tuttavia, al di là di alcuni minimi cambiamenti (come ad esempio la provenienza della madre dalla Bulgaria anziché dall’Ungheria, il trasferimento della protagonista da sola a Parigi, invece che a Strasburgo con la famiglia), esso non si allontana dall’impostazione autobiografica tipica della produzione narrativa della Honigmann. La ricostruzione del rapporto affettivo con il padre è collocata in un contesto storico più ampio che coinvolge anche la vita nella Repubblica democratica. Ritornano pertanto elementi già presenti in Roman von einem Kinde, come il desiderio di evasione dalla chiusura culturale e politica della DDR e la maturazione personale della protagonista che tuttavia, a differenza di quanto accadeva nel capitolo precedente, questa volta non è conseguenza della gravidanza bensì effetto della rinuncia a relazioni avvilenti costruite sulla distanza emotiva e sul silenzio. Ad ogni modo, se nell’opera d’esordio la Honigmann resta vincolata alla Germania dell’est come scenario dei suoi racconti (ad eccezione dei riferimenti al viaggio in
46
Russia e alla Wanderung in Cecoslovacchia), in Eine Liebe aus nichts viene descritta l’evoluzione del desiderio di emigrare e il conseguente arrivo della protagonista a Parigi.
Il secondo testo offre una testimonianza diretta delle diverse tappe della vita della madre della Honigmann, Alice Kohlmann, che lei stessa aveva chiesto alla figlia di pubblicare58. Il valore dell’opera risiede proprio nell’esposizione di una pagina di storia contemporanea da un punto di vista estremamente intimo. Si ritrovano dunque gli anni giovanili in una Vienna in cui emergono i primi segni di intolleranza antisemita; i tre matrimoni (il primo con un ebreo sionista che parte per la Palestina; il secondo con Kim Philby, appartenente al gruppo di spie inglesi per l’URSS noto come i «Cinque di Cambridge»; l’ultimo con Georg Honigmann, il padre della scrittrice); l’esilio dapprima in Francia e poi in Gran Bretagna, il trasferimento a Berlino e il ritorno occasionale a Vienna. Nonostante la narrazione sia condotta da una prospettiva interna, essa non cade nello struggimento emotivo che prova la protagonista di Eine Liebe aus nichts a causa della distanza dal padre e della freddezza della loro relazione. Al contrario, il tono del romanzo rimane su un livello neutrale, probabilmente dovuto al dubbio persistente che attanaglia il tentativo di discernere nelle storie riportate tra verità e menzogna, categorie che nella vita della madre si distinguono debolmente l’una dall’altra59.
Tra i due testi si inserisce Damals, dann und danach (1999), una raccolta densa di riferimenti storici, in cui gli echi delle trasformazioni passate della famiglia della scrittrice continuano a risuonare nel suo presente. Nei nove racconti, infatti, il ritorno all’ebraismo è descritto come conseguenza dell’assimilazione mancata che a lungo andare aveva provocato un divario insormontabile tra la dimensione ebraica e la cultura tedesca. Tale divisione aveva colpito in particolar modo la generazione dei genitori, ormai lontani dall’ebraismo e non ancora completamente
58 Si legge in proposito nel romanzo: «Erst im Jahr vor ihrem Tod, als sie eines Tages vor der Tür
meines Ateliers stand und vorschlug, einen Kaffee in der Caféteria zu trinken, forderte mich meine Mutter plötzlich auf, „diese Geschichte“ aufzuschreiben, „dieses Kapitel aus meinem Leben“ festzuhalten. Vielleicht in einem Zeitungartikel, für die Times oder die New York Times» (KL, p. 78). D’ora in poi, i testi saranno indicati in questo modo: Eine Liebe aus nichts (LN), Damals,
dann und danach (DDD), Ein Kapitel aus meinem Leben (KL).
59
Lamenta la scrittrice: «Immer, wenn meine Mutter mit mir über „dieses Kapitel aus meinem Leben“ sprach, tat sie es in eine Mischung aus andeutungsvollem Erzählen und vielem Verschweigen, mit der sie mich gleichzeitig zur Mitwisserin machte und aus der Geschichte ausschloß» (KL, p. 75).
47
accettati nella società tedesca, e per di più nel neues Deutschland nella cui formazione avevano talmente creduto da ritornare in Germania dopo l’esilio60.
La raccolta stabilisce inoltre un collegamento narrativo tra i due romanzi, in quanto nei racconti Gräber in London e Der Untergang von Wien si fa riferimento per la prima volta alla vita della madre, la cui presenza in Eine Liebe aus nichts è marginale. In tal modo viene presentato il nucleo narrativo che sarà successivamente sviluppato e ampliato in Ein Kapitel aus meinem Leben.
In linea con la convinzione della Honigmann secondo la quale ogni testo è una diversa rielaborazione dello stesso tema61, che a volte si mostra chiaramente e altre si nasconde, nelle opere di seguito analizzate si assiste a un incessante, a volte ossessivo, lavoro di ricostruzione che vuole rispondere al bisogno di conoscere il passato dei genitori per poter gettare le basi della costruzione dell’identità personale nel presente. Per tale ragione è possibile affermare che i tre testi qui presentati costituiscono una sorta di «trilogia della memoria».
3.1. Identità e memoria: un percorso famigliare di ritorno alle origini
3.1.1. Assimilazione mancata e crisi identitaria
La decisione della Honigmann di avvicinarsi alle tradizioni ebraiche, in modo critico e consapevole, avviene quando è già adulta ed è determinata dalla volontà di colmare un vuoto identitario provocato dal contesto socio-culturale della DDR, ma soprattutto dal lungo processo di assimilazione alla cultura tedesca che la sua famiglia ha subito, come il resto degli ebrei residenti in Germania, tra l’Ottocento e il Novecento. La scrittrice sottolinea come questa progressiva metamorfosi emerga anche attraverso dettagli apparentemente banali. Nel racconto Von meinem Urgroßvater, meinem Großvater, meinem Vater und von mir, ad esempio,
60
Riferendosi a questa instabilità, la Honigmann scrive nel racconto Selbstporträt als Jüdin: «Vielleicht kam diese Kühle und Leere nicht nur davon, daß aus dem Sozialismus, den meine Eltern aufbauen wollten, nichts wurde, sondern auch davon, daß sie vollkommen zwischen den Stühlen saßen, nicht mehr zu den Juden gehörten und keine Deutschen geworden waren» (DDD, p. 14).
61 «Es kommt mir sogar so vor, als ob jeder Schriftsteller, jeder Künstler überhaupt, immer nur ein
Thema hat, ein einziges, das er mal besser und mal schlechter versteckt, auch vor sich selbst, um das er sein Leben lang kreist und das er nicht verlassen kann» (DDD, p. 49).
48
il graduale distacco dalle origini ebraiche è segnalato per mezzo dei nomi: dal bisnonno David, al nonno Georg Gabriel, al padre Georg Friedrich Wolfang62. Il progressivo distanziamento dalla cultura ebraica risulta tanto più evidente quando è riferito all’evoluzione della volontà di appartenenza alla società tedesca: viene infatti delineato un percorso che dal progetto di emancipazione degli ebrei prussiani, passando per l’assimilazione alla cultura tedesca, giunge fino alla netta separazione dalla religione, rispetto alla quale l’ultima generazione prima della Shoa era già completamente estranea («Mein Vater hat das Judentum nicht mehr verlassen müssen, es war ihm sowieso schon ganz entrückt und entfremdet», DDD, p. 43).
Il desiderio iniziale si traduce quindi in un allontanamento dalle tradizioni ebraiche che non coincide con l’emancipazione degli ebrei e la loro accettazione in seno alla società tedesca; al contrario provoca la frammentazione di un’identità in bilico tra due dimensioni altrettanto importanti ma reciprocamente esclusive. Nonostante i tentativi di respingerlo, infatti, l’ebraismo si presenta come condizione dalla quale non è possibile uscire, non fosse altro perché il più delle volte si attesta come costruzione degli altri. Riflettendo sull’assimilazione mancata e sulla conseguente delusione, la Honigmann scrive:
Mein Urgroßvater, mein Großvater und mein Vater haben davon geträumt, in der deutschen Kultur »zu Hause« zu sein, sie haben sich nach ihr gesehnt, sich ihr entgegengestreckt und gereckt und unglaublich verrenkt, um sich mit ihr vereinigen zu können. Statt Vereinigung haben sie meistens Ablehnung und Abstoßung erfahren, und meinem Vater ist es dann vergönnt gewesen, den endgültigen Untergang der deutsch-jüdischen Geschichte mit eigenen Augen anzusehen (DDD, p. 45).
A causa del divario tra la volontà di appartenenza alla società tedesca e la sua irrealizzabilità («vom Abstand zwischen großen Erwartungen und der Erfüllung dieser Erwartungen», DDD, p. 50), la scrittrice comprende la necessità di recuperare l’eredità ebraica e questo processo di riappropriazione della memoria logorata avviene soprattutto attraverso la scrittura63.
62 Si legge nello stesso racconto: «Man sieht schon an diesen Vornamen, daß vom Judentum nichts
mehr übrig war, nicht mal ein zweiter oder dritter Vorname. Er promovierte auch, frei nach dem bekannten Witz: Welches ist der häufigste jüdische Vorname in Deutschland? – Doktor!» (DDD, p. 43).
63 In questo modo la Honigmann si inserisce nella tradizione paterna: il bisnonno scriveva per
«Der Israelit», il nonno per la rivista scientifica «Hippokrates», il padre aveva collaborato con
49
3.1.2. Ricostruire il silenzio dei genitori
L’esigenza di scavare nel passato dei genitori deriva dalla necessità di conoscere le storie alle quali i figli non hanno mai potuto sottrarsi. In questo senso gli avvenimenti personali della Honigmann diventano paradigmatici dell’esperienza di un’intera generazione che non ha potuto esimersi dal peso del passato («Denn es war schwer, der Geschichte und den Geschichten unserer Eltern zu entrinnen», DDD, p. 11). D’altra parte vista la carenza, o l’assenza, di comunicazione tra le due generazioni, a causa della cesura storica della Shoa, queste storie assumono connotati mitici e leggendari (paragone che si ritrova spesso sia in Eine Liebe aus nichts sia in Damals, dann und danach). Si legge in Eine Liebe aus nichts:
Ihre Emigrationsrouten und Erlebnisse in den fremden Ländern waren Mythen unserer Kindheit und unseres Lebens überhaupt, wie die Irrfahrten des Odysseus; Legenden, tausendmal erzählt. Jetzt wiederholten wir sie uns gegenseitig, sangen sie fast im Chor, wie verschiedene Strophen ein und desselben Liedes (p. 55).
Naturalmente questa analogia non è il risultato del dubbio e della miscredenza verso le esperienze dei genitori. Al contrario, come sottolinea Jutta Gsoels- Lorensen, in questo modo esse vengono arricchite di un valore performativo (performative value) e di una componente ritualistica (ritualistic component)64. D’altra parte, le storie si riducono alla semplice elencazione di momenti essenziali, in quanto non è data la conoscenza dei passaggi intermedi. Nel racconto Selbstporträt als Judin esse vengono presentate nel modo seguente:
Die Routen des Exils
Überfahrten bei stürmischer See Versunkene Städte
Die Treue der Gefährten Die Untreue der Gefährten Das rettende Land
Die Insel des Überlebens Eine fremde Sprache Wien vor dem Krieg Berlin vor dem Krieg Paris bis zur Okkupation London
64 Cfr. G
SOELS-LORENSEN,Jutta: “Un drame interdit d'accès”: Remembrance and the Prohibited
Past in Barbara Honigmann’s Generational Texts, p. 375, in «The German Quarterly», Vol. 80,
50 Bomben auf London
der Blitz (DDD, p. 12).
Le parole chiave si riferiscono a momenti precisi nel passato dei genitori, i quali hanno peraltro un’indiscutibile risonanza storica; d’altro canto, si può supporre che, a causa del silenzio generazionale, i figli conoscano soltanto gli avvenimenti fondamentali, non i dettagli. Di conseguenza, viene a formarsi una condivisione della memoria, in quanto tutti gli ebrei di seconda generazione possiedono la medesima conoscenza del passato dei genitori65.
La riservatezza dei genitori si riversa in modo particolare sull’ebraismo, dimensione che avevano accantonato per motivi personali da una parte, poiché erano diventati comunisti, e culturali dall’altra, a causa dell’incompatibilità della dimensione religiosa con lo spirito politico della DDR66. La Honigmann stessa confessa di aver sentito nominare Auschwitz molto tardi e soltanto in relazione alla malattia di un’amica della madre, senza che fosse peraltro esplicitato il collegamento tra i due eventi. La scrittrice ricorda così quel momento:
Das Wort Auschwitz hörte ich zum ersten Mal, als ich mit meiner Mutter eine ihrer Freundinnen im Krankenhaus besuchen ging. Meine Mutter sagte, daß die Toni, so war der Name der Freundin, sehr krank sei und sowieso nie mehr gesund werden würde, weil sie ja in Auschwitz gewesen sei (DDD, p. 23).
Il tacere sulla Shoa è conseguenza di un silenzio generale su qualsiasi evento del passato, poiché da esso non si può attingere alcuna conoscenza utile nel presente («die Geschlechter sind tot, die Vergangenheit ist vorbei und die Gräber sind leere Orte», DDD, p. 31). Il mutismo è anche la risposta a qualsiasi tentativo altrui di indagare il passato («Auf jede Frage hat meine Mutter geantwortet: Ich weiß nicht. Kann mich nicht erinnern», DDD p. 24). D’altra parte, per la Honigmann scavare nelle esperienze dei suoi genitori è un passaggio obbligato per poter ricostruire una dimensione famigliare che le è sempre mancata. Da tale punto di vista, i cimiteri rappresentano i luoghi in cui più che altrove è data la
65
«[...] sie waren Juden und natürlich Kommunisten, ehemalige Flüchtlinge und Widerstandskämpfer, Partisanen, KZ-Überlebende und manchmal alles zusammen. Der antifaschistische Adel» (KL, pp. 32-33).
66 «Sie schufen nun mit ihrer im sozialistischen Staat fest etablierten Stellung ein ganz neues
Genre bürgerlicher Existenz, etabliert, protegiert, ja privilegiert und doch gebrochen durch die vielfältigen Entwurzelungen, Ausgrenzungen und Verfolgungen als Juden und Kommunisten und abgelöst von den alten Bindungen ihrer Familien, von deren bildungsbürgerlichem Hintergrund sie doch immer geprägt blieben» (KL, p. 35).
51
possibilità di riallacciarsi al passato67. Scrive a tal proposito nel racconto Gräber in London:
Es schien mir, als ob auf diesem unübersichtlichen, halb zugewachsenen Ort, mit den labyrinthartigen Wegen, auf denen man sich immer verlief, mit seinen fremden
Zeichen und immer wiederkehrenden Namen, Orten und Lebensaltern, eine Netz spannte, in das meine Eltern und Großeltern und auch ich selber verwoben waren, und daß wir vielleicht doch gar nicht so isoliert nur jeden für sich geboren waren, jeder ein einzelner, ganz wurzelloser Mensch (DDD, p.28).
La Honigmann è in grado di ricostruire la genealogia paterna, come dimostra il racconto Von meinem Urgroßvater, meinem Großvater, meinem Vater und von mir; la ricostruzione del ramo materno della famiglia, al contrario, si presenta lacunosa e la stessa figura della madre le appare sfuggente e complessa, oltre che scevra di qualunque possibilità di categorizzazione68. L’impossibilità di decifrarne l’enigmatica esistenza non è dovuta soltanto al silenzio sugli eventi della sua vita; più che altro deriva dall’incertezza e dalla vaghezza in cui essi restano nel momento in cui sono riferiti: da particolari banali, come il colore originario dei suoi capelli, alla data di nascita (che anticipava volutamente al 1 maggio in modo da farla coincidere con la Festa dei lavoratori), dai nomi69 alla data della morte. A tal proposito si legge:
Und sogar ihr Sterbedatum konnte sie noch im Unklaren lassen, denn sie starb in der Nacht vom 18. auf den 19. Mai in einem Wiener Seniorenheim, allein in ihrem Zimmer, wohl im Schlaf; […] Nur nach der jüdischen Zählung ist ihr Sterbetag eindeutig, da der jüdische Kalender den Tag nicht in der Mitte der Nacht bricht (KL, pp. 46-47).
Al di là dell’ambiguità di un’esistenza e di un’identità inafferrabili, la figlia si sente tagliata fuori dalla vita della madre anche a causa della lingua. Benché fosse nata a Vienna, infatti, la sua famiglia era originaria del sud dell’Ungheria, del villaggio di Kerkaszentmiklos, e l’accento ungherese che lasciava trasparire di
67
I cimiteri sono uno dei Leitmotiv della produzione della Honigmann. In Roman von einem Kinde viene ricordato l‘incontro con Gerschom Scholem, avvenuto nel cimitero di Weißensee a Berlino; in Eine Liebe aus nichts la visita alla tomba del padre è l’elemento che si presenta in apertura e in chiusura del romanzo; in Damals, dann und danach è descritto lo stato di incuria in cui riversano le tombe dei nonni materni a Londra.
68 In Ein Kapitel aus meinem Leben è il padre stesso a lamentarsi della personalità impenetrabile
della madre della scrittrice: «Je besser ich deine Mutter kennengelernt habe, um so unverständlicher ist sie mir eigentlich geworden, sagte mein Vater oft, wenn er sich wieder einmal mit mir über sie aussprechen wollte» (pp. 37-38).
69Non è solo il cognome a modificarsi in seguito ai diversi matrimoni, bensì anche il nome, che
cambia a seconda del periodo e del luogo, oltre ad essere indizio di una personalità multiforme: Lizzy, Litzy, Lizy, Lisa, Jelisaweta.
52
proposito nel suo tedesco era un segno distintivo che rendeva evidente la sua diversa provenienza70. In effetti la Honigmann descrive il distacco emotivo della madre da una terra alla quale sente di non appartenere, e sostiene che ella non è mai realmente ritornata dall’esilio71. Nella raccolta Am Sonntag spielt der Rabbi Fußball, ad esempio, è riportato un aneddoto sulla vita della madre: durante la permanenza a Berlino, continuava a farsi spedire copie di Vogue dall’Inghilterra, non tanto per passione o interesse, piuttosto come forma di dissenso nei confronti della Germania dell’est. Si legge infatti:
Die Zeitschrift war wirklich aus einer sehr fernen Welt zu uns gekommen, sehr kapitalistisch und sehr dekadent. Viel später erst habe ich begriffen, daß meiner Mutter trotziges Beharren auf der Opposition oder wenigstens des Non-konformismus war. Sie hatte in Paris und London gelebt, und sie wollte sich nicht auf den biederen, provinziellen Geschmack, der in der DDR herrschte, hinunterziehen lassen (p. 13).
3.2. La riscoperta dell’identità ebraica fuori dalla Germania
Per affermare la propria identità è necessario riconoscere il ruolo e l’importanza della componente ebraica nella propria vita e, soprattutto, farla conoscere agli altri72. Nel racconto Ich bin nicht Anne, in apertura alla raccolta Damals, dann und danach, la Honigmann ripercorre i suoi giorni da studentessa a Berlino. In quel periodo una signora che abitava nel suo stesso palazzo la importunava spesso scambiandola per la ragazzina ebrea che aveva nascosto «in der schlimmen Zeit» (DDD, p. 7) e che era stata ripresa dalla madre subito dopo la fine della guerra, senza nessun ringraziamento. Quando si diffonde la voce che la donna, Frau Schulze, abbia offeso la studentessa chiamandola «Dreckjüdin», gli altri condomini si sentono in dovere di chiedere conferma. Questo interessamento non
70 Questa insofferenza si riflette anche nella repulsione della parola «Mutti» che trovava «preußig
und spießig – zwei Kategorien, die sowieso den absoluten Tiefstand aller Werte anzeigten» (KL, p. 114).
71 «[...] meine Mutter [war] seit fast 20 Jahren aus dem englischen Exil zurückgekehrt. Eigentlich
war sie nicht „zurückgekehrt“, da sie Berlin in ihrem ganzen Leben vorher noch nie betreten hatte, sondern sie war meinem Vater gefolgt, der in Berlin an ein früheres Leben als Journalist bei der
Vossischen Zeitung anknüpfen konnte, währen meine Mutter den Bruchstücken ihres Lebens nur
ein neues hinzufügte» (KL, pp. 6-7).
72 Si legge a tal proposito nel racconto Selbstporträt als Jüdin: «Mein Judentum ist eine wichtige
Dimension meines Lebens, jedenfalls etwas, aus dem ich nicht heraus kann, selbst wenn ich es wollte; etwas, das mehr wie Liebe ist, die einen reich macht und trotzdem weh tut und außerdem das Denken darauf verengt, die Welt immer nur unter einem Aspekt zu betrachten, in diesem Falle ob sie nun gut für die Juden ist oder schlecht» (DDD, p. 17).