2.9.1. L’andamento della stagione turistica. Prime valutazioni
Premessa
L’analisi dell’andamento turistico si basa prevalentemente sui dati raccolti ed elaborati dalle Amministrazioni provinciali, con il contributo della Regione Emilia-Romagna. Sei province, comprese quelle costiere, sono state in grado di fornire la documentazione statistica aggiornata fino a settembre. A compendio dell’analisi della stagione turistica si è fatto ricorso al contributo dell’indagine condotta dal Centro Studi Turistici di Firenze, per conto di Assoturismo-Confesercenti Emilia Romagna e dei dati dell’indagine sul turismo internazionale della Banca d’Italia.
Al di là della parzialità e, soprattutto, della provvisorietà dei dati, le statistiche fornite dalle Amministrazioni provinciali, che vengono raccolte con non poca difficoltà, nella totalità degli esercizi, consentono di ricavare, quanto meno, una linea di tendenza abbastanza attendibile, come dimostrato dalle esperienze passate.
Il quadro generale. Le statistiche delle Amministrazioni provinciali.
I primi dati provvisori delineano una stagione turistica non priva di ombre, anche a causa del clima non sempre favorevole.
I dati provvisori raccolti da otto Amministrazioni provinciali, riferiti al periodo gennaio-giugno 2014, hanno evidenziato una crescita del 4,2 per cento degli arrivi, cui si è contrapposto il calo dell’1,4 per cento dei pernottamenti. E’ pertanto proseguita la tendenza negativa della durata del periodo medio di soggiorno (-5,4 per cento).
Se estendiamo l’analisi al periodo gennaio-luglio, senza considerare l’apporto delle province di Piacenza e Reggio Emilia, si ha una situazione simile, rappresentata da un aumento degli arrivi del 2,1 per cento e da un calo del 2,8 per cento delle presenze. Dal lato della nazionalità, la diminuzione dei pernottamenti, che servono da base al calcolo del reddito del settore, è stata determinata sia dalla clientela italiana (-3,0 per cento), che straniera (-2,1 per cento). Per quanto concerne la tipologia degli esercizi, sono state essenzialmente le strutture extralberghiere a far pendere negativamente la bilancia delle notti trascorse (-8,3 per cento), mentre gli alberghi hanno mostrato una maggiore tenuta (-0,8 per cento).
Anche l’analisi dei primi nove mesi, in questo caso limitata alle province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Parma, Ravenna e Rimini, non si discosta da quanto descritto in precedenza. Si conferma la buona disposizione degli arrivi (+2,8 per cento), ma permane il basso profilo dei pernottamenti (-2,1 per cento), con conseguente riduzione del periodo medio di soggiorno (-4,7 per cento). Le “altre strutture ricettive” sono state le più colpite, con una flessione delle presenze del 5,4 per cento, a fronte della moderata diminuzione degli alberghi (-0,7 per cento). Per quanto concerne la nazionalità, la clientela italiana ha ridotto le proprie presenze del 2,8 per cento, mentre quella straniera è apparsa sostanzialmente stabile (+0,2 per cento).
La stagione estiva
Se focalizziamo l’analisi dei flussi turistici relativi al quadrimestre giugno-settembre, che costituisce il cuore della stagione turistica (nel 2013 ha rappresentato circa i tre quarti del totale annuale dei pernottamenti), possiamo notare che nelle province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Parma, Ravenna e Rimini è emerso un andamento meno negativo rispetto alla tendenza emersa tra gennaio e settembre.
Per le notti trascorse è stata registrata una diminuzione pari all’1,9 per cento, mentre gli arrivi sono apparsi sostanzialmente stabili (+0,1 per cento). Il periodo medio di soggiorno si è attestato a 5,59 giorni, in calo del 2,0 per cento rispetto a un anno prima.
Il basso profilo dei pernottamenti è stato originato, soprattutto, dai mesi di luglio e settembre con diminuzioni rispettivamente pari al 4,4 e 4,9 per cento. Con tutta probabilità la frequente piovosità che ha colpito luglio è alla base del riflusso. E’ andato meglio giugno (+0,9 per cento), mentre agosto ha mostrato una sostanziale tenuta (-0,3 per cento).
L’ottavo mese dell’anno continua a essere il più vacanziero, ma questo primato tende tuttavia a stemperarsi. Se nel 1990 agosto copriva circa il 33 per cento del totale dei pernottamenti annuali, nel 2013 la percentuale scende al 26,4 per cento.
Nella stagione estiva la clientela straniera ha mostrato una migliore tenuta rispetto a quella italiana, facendo registrare, nel complesso degli esercizi, una crescita del 3,8 per cento dei pernottamenti e del 4,4 per cento in termini di arrivi. La clientela italiana ha invece accusato un decremento del 3,6 per cento dei pernottamenti, a fronte del calo dell’1,4 per cento degli arrivi.
Dal lato della tipologia degli esercizi, le strutture alberghiere hanno mostrato, in termini di pernottamenti, un andamento meno negativo (-1,1 per cento) rispetto alle altre strutture ricettive (-3,9 per cento). La moderata diminuzione delle presenze alberghiere è stata determinata dalla clientela italiana (-2,5 per cento), mentre quella straniera ha registrato un aumento del 3,2 per cento. Nell’ambito delle altre strutture ricettive, il calo complessivo del 3,9 per cento delle presenze è stato determinato dagli italiani (-6,1 per cento), a fronte della crescita del 5,6 per cento degli stranieri.
Focus sui flussi stranieri in Emilia-Romagna.
L’andamento dei pernottamenti della clientela straniera per nazionalità nel complesso degli esercizi1 è stato caratterizzato, in ambito europeo, dalla ripresa delle provenienze dalla Germania. Altri aumenti degni di nota, per la consistenza delle presenze, hanno riguardato i turisti polacchi, inglesi e spagnoli. Da sottolineare i forti incrementi di estoni e lettoni. I cali non sono mancati. Hanno segnato il passo i pernottamenti di Benelux e paesi scandinavi, mentre tra i principali clienti sono apparsi in moderato calo francesi e svizzeri, mentre più sostenute sono apparse le flessioni di olandesi e russi, seconda clientela in Emilia-Romagna dopo quella tedesca. In ambito extra-europeo è da annotare l’aumento a due cifre dei turisti statunitensi, cinesi e canadesi. Qualche vuoto è invece emerso per le provenienze da Giappone e Corea del Sud.
Come accennato in precedenza, i tedeschi sono la principale clientela con un’incidenza del 24,3 per cento sul totale dei pernottamenti. Seguono russi (12,5 per cento), svizzeri (9,4 per cento), francesi (8,3 per cento), olandesi (4,9 per cento) e polacchi (4,2 per cento). Le restanti nazioni hanno registrato percentuali inferiori al 4 per cento. Rispetto alla situazione di due anni prima, è aumentato il peso delle provenienze da Germania, Russia e Polonia, mentre ne hanno perduto Benelux e Scandinavia.,
L’indagine della Confesercenti regionale sulla stagione estiva.
Il basso profilo del trimestre giugno-agosto emerso dalle statistiche, sia pure provvisorie e parziali, delle Amministrazioni provinciali (-1,5 per cento i pernottamenti) ha trovato eco nella tradizionale indagine campionaria che il Centro Studi Turistici di Firenze esegue per conto di Assoturismo-Confesercenti Emilia Romagna. Nel trimestre giugno-agosto 2014 è stata stimata una diminuzione delle presenze del 3,0 per cento rispetto all’analogo periodo del 2013, con le punte negative più elevate a carico dell’”Appennino e Verde” (-7,3 per cento) e “Terme e benessere” (-6,4 per cento). Nella “Costa Adriatica” e nelle “Città d’arte” i cali dei pernottamenti sono apparsi più contenuti rispettivamente pari al 2,5 e 0,7 per cento. Tra le cause del riflusso c’è lo sfavorevole andamento climatico – luglio e agosto i mesi più colpiti - che con tutta probabilità ha amplificato il calo della domanda turistica italiana, sempre più condizionata dalla minore capacità di spesa. I risultati migliori sono stati registrati nel mese di giugno, con un leggero incremento degli arrivi e una crescita più consistente delle presenze. Nello stesso mese è stata registrata una ripresa degli italiani, dopo un lungo periodo di segno negativo, e un buon andamento delle provenienze dall’estero. Come accennato in precedenza, luglio è stato fortemente penalizzato dalle sfavorevoli condizioni meteorologiche, che si sono sovrapposte al trend di diminuzione della domanda italiana, solo parzialmente compensata dai mercati esteri. Agosto ha vissuto una fase altalenante, con una seconda metà del mese più intonata rispetto alla prima, grazie al buon andamento delle provenienze straniere e alla leggera ripresa della domanda italiana.
Sotto l’aspetto della tipologia degli esercizi, la flessione più accentuata è stata percepita dal settore alberghiero (-3,7 per cento), mentre per le strutture extralberghiere la diminuzione stimata è stata dell’1,7 per cento.
Dal lato della nazionalità, il turismo straniero ha evidenziato una migliore tenuta rispetto alla clientela italiana. Le relative presenze sono cresciute dell’1,0 per cento, a fronte della flessione del 4,6 per cento accusata dagli italiani, frutto del 47,3 per cento degli operatori che ha subito diminuzioni, a fronte del 15,2 per cento che ha invece dichiarato aumenti. Secondo gli operatori intervistati, hanno evidenziato un trend ascendente le provenienze da Francia, Austria, Olanda, Paesi dell’Est, Belgio, Svizzera, Paesi
1 I dati sono riferiti alle province di Bologna, Ferrara, Forlì-Cesena, Parma, Ravenna e Rimini.
Scandinavi e Russia. Un trend discendente ha invece caratterizzato Germania, Stati Uniti d’America, Regno Unito, Giappone e Spagna. E’ da notare che i russi sbarcati all’aeroporto di Rimini nei primi otto mesi del 2014 sono cresciuti del 5,5 per cento rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente.
Dal lato del prodotto, nelle località della Costa Adriatica alla diminuzione della clientela italiana (-1,1 per cento) si è contrapposta la sostanziale stabilità degli stranieri (-0,7 per cento). Nelle “Terme e Benessere” spicca la flessione superiore al 7 per cento delle presenze italiane, cui ha fatto eco la diminuzione di quelle straniere (-2,4 per cento). Nell’”Appennino e Verde” la pesante riduzione dell’11 per cento delle presenze italiane è stata mitigata dal moderato incremento degli stranieri (+0,2 per cento).
Nelle “Città d’Arte”, la flessione degli italiani (-7,0 per cento) è stata compensata dall’aumento del 7,7 per cento della clientela straniera.
Alla diminuzione dei pernottamenti si è associata la riduzione di oltre quattro punti percentuali del tasso di occupazione delle strutture ricettive, sceso al 54,8 per cento. Tra i vari prodotti turistici, il valore più elevato ha nuovamente riguardato le località della “Costa Adriatica” (66,2 per cento), quello più contenuto le “Terme e Benessere” (36,6 per cento).
Per quanto concerne la redditività delle imprese, l’indagine commissionata da Assoturismo-Confesercenti ha registrato, tra giugno e agosto 2014, una situazione che ha ricalcato quella negativa descritta per le presenze. Il fatturato ha accusato una flessione del 6,1 per cento rispetto all’analogo periodo del 2013. Il calo più consistente ha riguardato gli operatori delle “Terme e Benessere” (-11,7 per cento) e ”Appennino e Verde” (-9,8 per cento) seguiti da “Costa adriatica” (-6,0 per cento) e “Città d’Arte”
(-2,6 per cento).
Secondo le previsioni degli operatori, settembre dovrebbe essere caratterizzato da un trend di stabilità o di leggera diminuzione, in particolare per le “Città d’arte” e per il comparto della ricettività complementare.
L’indagine sul turismo internazionale della Banca d’Italia.
Il basso profilo della spesa per consumi non si è riflesso sui viaggi all’estero degli italiani.
Secondo l’indagine compiuta dalla Banca d’Italia, nei primi nove mesi del 2014 gli italiani che hanno scelto l’estero come meta delle vacanze sono passati a 14 milioni e 322 mila rispetto ai 13 milioni e 769 mila dello stesso periodo dell’anno precedente, per un aumento del 4,0 per cento. La crescita dei viaggiatori si è coniugata all’aumento dei pernottamenti saliti da poco più di 80 milioni a 82 milioni e 744 mila (+3,4 per cento). L’incremento di viaggiatori e pernottamenti si è ripercosso sulla spesa, che è passata a 6 miliardi e 798 milioni di euro rispetto ai 6 miliardi e 299 milioni dei primi nove mesi del 2013 (+7,9 per cento). Chi si è recato all’estero ha speso mediamente un po’ di più: 475 euro contro i 457 di un anno prima.
Se si restringe l’analisi ai residenti in Emilia-Romagna, si hanno dati un po’ disallineati con quelli nazionali.
Gli emiliano-romagnoli andati all’estero per turismo sono scesi da 980 mila a 964 mila, comportando un analogo andamento per i pernottamenti, che sono diminuiti del 3,8 per cento, a fronte dell’aumento nazionale del 3,4 per cento. La spesa non ha tuttavia risentito di tali andamenti. Nei primi nove mesi del 2014 sono stati spesi per le vacanze all’estero 578 milioni di euro, vale a dire il 4,5 per cento in più rispetto all’importo dei primi nove mesi del 2013. Ogni viaggiatore residente in Emilia-Romagna ha mediamente speso 600 euro contro i 564 euro di un anno prima, denotando una capacità di spesa superiore del 26,3 per cento a quella nazionale, peculiarità questa che nasce dagli elevati livelli di reddito capacità di spesa2.
L’indagine della Banca d’Italia, relativa al turismo internazionale, ha evidenziato una situazione meno rosea rispetto a quella evidenziata dai dati delle Amministrazioni provinciali. Nei primi nove mesi del 2014 i turisti stranieri hanno speso per vacanze in Emilia-Romagna 781 milioni di euro contro gli 835 milioni dell’analogo periodo del 2013, per un decremento del 6,5 per cento, in contro tendenza rispetto a quanto registrato in Italia (+4,6 per cento). L’intera spesa, comprendendo gli altri motivi, è ammontata a 1 miliardo e 490 milioni di euro, vale a dire il 3,4 per cento in meno rispetto a un anno prima (+3,1 per cento in Italia). Occorre ricordare che chi si ferma nelle strutture ricettive non sempre ha come scopo la vacanza, ma anche motivi personali oppure concernenti il lavoro. E’ da evidenziare che i dati raccolti dalle Amministrazioni provinciali non riportano la motivazione per la quale un viaggiatore pernotta in una struttura ricettiva
2 Secondo i dati Istat, nel 2013 l’Emilia-Romagna è risultata la terza regione italiana in termini di spesa media mensile familiare con 3.762,17 euro, preceduta da Lombardia (2.774,07) e Trentino-Alto Adige (2.967,75).
Il riflusso della spesa destinata alle vacanze ha avuto origine dai concomitanti cali dei relativi viaggiatori e dei pernottamenti.
Nei primi nove mesi del 2014 i pernottamenti dei viaggiatori stranieri venuti per vacanze in Emilia-Romagna sono ammontati a poco più di 8 milioni rispetto agli 8 milioni e 807 mila dell’anno precedente, per un calo percentuale del 9,1 per cento, in contro tendenza rispetto a quanto registrato in Italia (+2,2 per cento). La situazione resta dello stesso segno, ma in termini meno accentuati, se vengono comprese tutte le motivazioni (-4,8 per cento). I viaggiatori stranieri sono ammontati a 1 milione e 502 mila, con un calo del 2,4 per cento rispetto ai primi nove mesi del 2013 (+1,5 per cento in Italia). Se si comprendono tutte le motivazioni dei viaggi, il calo si attesta al 2,0 per cento, anche in questo caso in contro tendenza rispetto a quanto avvenuto in Italia (+1,9 per cento).
La spesa dei viaggiatori stranieri nelle strutture alberghiere della regione è diminuita del 4,0 per cento, traducendo il concomitante calo dei relativi ospiti (-6,6 per cento) e dei pernottamenti (-8,9 per cento).
La situazione è apparsa negativa anche nell’ambito delle case in affitto, agriturismi e bad & breakfast.
In questo caso la spesa dei turisti internazionali è scesa del 17,5 per cento, rispetto all’aumento nazionale del 12,9 per cento. Gli ospiti sono invece cresciuti del 4,4 per cento senza tuttavia ripercuotersi sui pernottamenti apparsi in diminuzione del 12,5 per cento (+6,8 per cento in Italia).
Nei primi nove mesi del 2014 ogni viaggiatore straniero giunto in Emilia-Romagna per vacanze ha speso mediamente circa 520 euro, con un calo del 4,2 per cento rispetto a un anno prima. In Italia è stato registrato un valore più contenuto, pari a circa 378 euro, ma in crescita del 3,0 per cento rispetto all’anno precedente. Se si estende l’analisi a tutte le motivazioni, la spesa pro capite si attesta a 425 euro, in leggero calo rispetto all’anno precedente (-1,4 per cento), in contro tendenza rispetto all’andamento nazionale (+1,2 per cento).
vacanzieri e non…
Nel 2013 sono stati circa due milioni e 331 mila gli emiliano-romagnoli che si sono recati in vacanza per almeno quattro notti consecutive negli ultimi dodici mesi, equivalenti al 52,5 per cento della popolazione. Si tratta della percentuale di vacanzieri più bassa mai riscontrata dal 1994, in linea con quanto avvenuto nel Paese. Il succedersi ravvicinato delle fasi recessive si è ripercosso anche sulle spese destinate alle vacanze. Nel 2013 la spesa media mensile nazionale per famiglia, destinata ad alberghi, pensioni e viaggi organizzati, è ammontata a valori correnti a 53,39 euro, vale a dire il 6,9 per cento in meno rispetto al valore medio del quinquennio precedente. Nella ripartizione nord-orientale, di cui fa parte l’Emilia-Romagna, la spesa è rimasta sostanzialmente invariata.
In ambito regionale i più propensi ad andare in vacanza sono risultati nuovamente gli abitanti della Lombardia, con una percentuale sulla popolazione pari al 61,2 per cento, davanti a Trentino-Alto Adige (59,0 per cento), Valle d’Aosta (54,3 per cento), Piemonte ed Emilia-Romagna, entrambe con una quota del 52,5 per cento. Come si può notare, le regioni più vacanziere sono tra quelle a più elevato reddito per abitante. Man mano che si discende la penisola la percentuale di vacanzieri sulla popolazione tende a ridursi, quasi a ricalcare i minori livelli di reddito esistenti tra il Sud e il resto d’Italia. Le ultime otto posizioni sono tutte occupate da regioni del Sud, in un arco compreso tra il 31,3 per cento della Campania e il 15,0 per cento della Calabria.
Il rovescio della medaglia è rappresentato da chi non va in vacanza. Nel 2013 sono stati circa 2.104.000 gli emiliano-romagnoli che non hanno fatto vacanze negli ultimi dodici mesi, pari al 47,4 per cento della popolazione. Anche in questo caso siamo di fronte alla percentuale più elevata dal 1994.
In Italia le prime otto posizioni sono state tutte occupate dalle regioni del Sud. Le percentuali più elevate, superiori all’80 per cento, di non vacanzieri sono state riscontrate in Calabria e Sicilia. Oltre la soglia del 75 per cento troviamo Sardegna e Abruzzo.
Il principale motivo delle mancate vacanze è stato rappresentato dai problemi economici, dichiarato dal 50,1 per cento degli emiliano-romagnoli che non è andato in vacanza (59,8 per cento in Italia). Si tratta della percentuale più elevata dal 1994, dopo quella del 44,9 per cento rilevata nel 2012, anch’essa effetto delle fasi recessive avviate dalla Grande Crisi del 2009.
In ambito nazionale sono per lo più le regioni del Meridione che hanno manifestato i maggiori problemi economici, con in testa Sicilia (70,3 per cento), Campania (67,9 per cento), Calabria (67,3 per cento) e Lazio (65,2 per cento). I minori problemi economici sono stati evidenziati dagli abitanti di Trentino-Alto Adige (41,3 per cento) e Valle d’Aosta (46,8 per cento). L’Emilia-Romagna si è collocata a ridosso di queste due regioni, assieme al Friuli-Venezia Giulia (47,9 per cento), precedendo Liguria (51,2 per cento) e Umbria (51,6 per cento).
2.9.2. La consistenza delle imprese
A fine settembre 2014 le attività più influenzate dal turismo, vale a dire i servizi di alloggio, ristorazione, agenzie di viaggio, tour operator e servizi di prenotazione, si articolavano in Emilia-Romagna su 30.208 imprese attive, vale a dire lo 0,8 per cento in più rispetto all’analogo periodo del 2013 (+1,6 per cento in Italia).
La nuova crescita della consistenza delle imprese “turistiche”, che è maturata in un quadro generale di segno opposto (-1,2 per cento), è da attribuire all’afflusso netto delle “variazioni”, che traducono in buona parte l’attribuzione del codice di attività in un secondo tempo rispetto alla data di iscrizione. Il saldo fra iscrizioni e cessazioni, escluso quelle di ufficio che non hanno alcuna valenza congiunturale, è infatti risultato negativo per 403 imprese, in misura più ampia rispetto alla situazione dell’anno precedente (-359).
Tra i vari comparti, è stato quello più consistente, rappresentato dai servizi di ristorazione (82,6 per cento del totale “turistico”) a trainare la crescita delle imprese attive (+1,1 per cento), a fronte della stabilità rilevata nei servizi di alloggio (appena due imprese in meno) e del calo dell’1,7 per cento del gruppo delle agenzie di viaggio, tour operator, ecc.
Sotto l’aspetto della forma giuridica, ad aumentare sono state le società di capitale (+7,1 per cento) assieme alle imprese individuali (+2,2 per cento), trainate quest’ultime dalla crescita del 2,9 per cento delle attività dei servizi di ristorazione. Le società di persone sono invece apparse in calo del 2,4 per cento. Stessa sorte per il piccolo gruppo delle “altre forme societarie” (-3,0 per cento).
Il costante aumento della popolazione straniera si rispecchia anche sulla struttura imprenditoriale. A fine settembre 2014 le imprese straniere “turistiche” sono risultate 3.761, con un incremento del 7,4 per cento rispetto all’analogo periodo del 2013. Le altre imprese sono invece diminuite dello 0,1 per cento.
Sotto l’aspetto della forma giuridica, le imprese straniere si differenziano dalle altre imprese per la maggiore incidenza d’imprese individuali (59,1 per cento contro 40,5 per cento) e per il minore peso di società di capitali (8,6 per cento contro 14,9 per cento) e di persone (31,8 per cento contro 43,5 per cento). Gli stranieri tendono pertanto più degli italiani a mettersi in proprio. Non esistono consorzi, mentre la cooperazione è limitata ad appena tredici società equivalenti allo 0,3 per cento del totale rispetto alla percentuale dello 0,5 per cento delle altre imprese.
L’imprenditoria straniera “turistica” si articola pertanto su piccole imprese, poco capitalizzate. A fine settembre 2014 la percentuale di imprese straniere prive di capitale sociale aveva inciso per il 48,0 per cento del totale, in termini più ampi rispetto alla quota delle altre imprese (32,9 per cento). Le imprese maggiormente capitalizzate, con capitale sociale superiore ai 500.000 euro, erano appena quattro, equivalenti allo 0,1 per cento del totale, a fronte della percentuale dello 0,9 per cento delle altre imprese.
Gran parte dell’imprenditoria straniera si concentra nei servizi di ristorazione, con una incidenza del 94,1 per cento sul totale, più elevata di quella rilevata nelle altre imprese (80,8 per cento).
L’incidenza delle imprese straniere sul totale del turismo è stata del 12,5 per cento, superiore a quella media del Registro delle imprese (10,4 per cento). Un anno prima era dell’11,7 per cento. La percentuale
L’incidenza delle imprese straniere sul totale del turismo è stata del 12,5 per cento, superiore a quella media del Registro delle imprese (10,4 per cento). Un anno prima era dell’11,7 per cento. La percentuale