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L’UE: un destino comune?

Nel documento L'Influenza della Turchia nei Balcani (pagine 116-121)

IV. UNA NUOVA ERA NELLA POLITICA ESTERA TURCA

4.6 L’UE: un destino comune?

La candidatura turca è senza dubbio la più lunga nella storia del processo di allargamento UE, se si considera che l’Accordo di Associazione di Ankara risale al 1963. La Turchia aveva applicato all’adesione come membro a pieno titolo nel 1987, tentativo non andato a buon fine. Sviluppi al riguardo partono dal Summit di Lussemburgo del 1997, in cui il Consiglio conferma l’idoneità della Turchia al processo di adesione all’UE alla quale veniva offerta una strategia ‘speciale’ europea, in poche parole alla Turchia era stato conferito uno status speciale a differenza degli altri 11 paesi i quali beneficiarono della strategia di pre-adesione.241 La decisione del Vertice di Lussemburgo accentuò la tendenza anti-europea nell’élite politica turca, già iniziata dopo il rifiuto del 1987, anno in cui la Turchia aveva presentato ufficialmente la propria candidatura. Tuttavia come suggerisce Atila Eralp, gli eventi della fine degli anni ’90 in Bosnia e in Kosovo avevano confermato il ruolo cruciale della Turchia nell’ambito della sicurezza dell’Europa insieme alla NATO. Di conseguenza, anche l’Unione Europea, tenendo conto del contesto geopolitico, iniziò a considerare la Turchia come un attore

240 Tratto dalla Conferenza di Hamid Akin Unver – Regional Security Complex Theory and Turkish Foreign Policy,

URL: https://www.youtube.com/watch?v=y_sYF43ydkE (consultato il 24 gennaio 2017)

241Conclusioni adottate dal Consiglio Europeo di Lussemburgo, (Luxembourg European Council-12/13 December 1997,

Presidency Conclusions), 12-13 dicembre 1997, URL: http://www.europarl.europa.eu/summits/lux1_en.htm (consultato il 26 gennaio 2017)

114 rilevante nel quadro di una cooperazione all’interno dell’UE.242 Con la motivazione che la crisi nella regione balcanica aveva contribuito a dare un nuovo impulso al processo di allargamento, enfatizzando anche il contributo essenziale svolto dall’integrazione Europea per la pace e la prosperità dell’Europa, il Summit dell’UE di Helsinki del 1999, lancia una nuova strategia di adesione. In base alla quale la Turchia ottiene lo status di candidato a pieno titolo.243

Quando salì al potere l’AKP, tra le altre sfide che dovette affrontare nell’ambito della politica estera, nei suoi primi anni assunse particolare rilevanza la questione della Turchia nel quadro del processo di allargamento dell’Unione Europea. Anche in questo caso l’agenda dell’AKP si è discostata dalla tradizione islamista, in quanto l’obiettivo primario di Erdoğan era quello di riformare la situazione politica ed economica turca portando avanti l’ambizione di vedere la Turchia nell’UE come annunciato dallo stesso Erdoğan e previsto dal programma politico dell’AKP.

Il governo intraprese un programma ambizioso di riforme politiche che portarono a dei risultati storici come l’abolizione della pena di morte (2004), la concessione di maggiori diritti culturali alle minoranze e la riduzione del ruolo militare nella politica. La volontà dimostrata dal governo turco nell’imboccarsi le maniche per soddisfare le aspettative europee venne premiato quando nel 2005 inizieranno ufficialmente i negoziati di adesione tra la Turchia e l’UE. Nonostante i tentativi e gli sforzi, i successi e i risultati raggiunti durante quella fase, il sogno europeo cominciò ad arenarsi. Da allora la relazione tra la Turchia e l’Unione Europea ha avuto i suoi alti e bassi, tuttavia la situazione rimane irrisolta e le negoziazioni procedono a passo di lumaca tanto da rendere il progresso insignificante e trascurabile. Attualmente le trattative UE-Turchia appaiono del tutto arenate, dopo quasi 12 anni sono stati aperti soltanto 16 capitoli negoziali su 35, e uno solo chiuso, inoltre fino a quando la Turchia non accetterà di applicare il Protocollo addizionale all’Accordo di Associazione di Ankara riguardante la questione di Cipro, 8 capitoli di negoziazione non verranno aperti e nessun capitolo sarà provvisoriamente chiuso.

Con la destabilizzazione del Medio Oriente a seguito della Primavera Araba del 2011, i rapporti tra l’Europa e la Turchia si baseranno fondamentalmente sulla condivisione di una visione comune riguardo alla democratizzazione del Medio Oriente, distogliendo l’attenzione della Turchia riguardo alle riforme domestiche per accedere all’UE.244 Tuttavia nel 2015 con l’intensificazione della crisi in Siria e dell’emergenza umanitaria, il crescente flusso di rifugiati nella frontiera turca

242 Atila ERALP, Turkey and the European Union, in “The Future of Turkey Foreign Policy”, Op. cit. pp. 63-82

243 Conclusioni del Consiglio Europeo di Helsinki, (Helsinki European Council 10-11 December – Presidency

Conclusions), 10-11 dicembre 1999, http://www.europarl.europa.eu/summits/hel1_en.htm (consultato il 26 gennaio 2017)

244 M. SCHAAKE, Between Rhetoric and Reality: Turkey’s Foreign Policy, Turkish Policy Quarterly, 2013, Vol. 12 n.

1, URL: http://turkishpolicy.com/Files/ArticlePDF/between-rhetoric-and-reality-turkeys-foreign-policy-spring-2013- en.pdf (consultato il 31 gennaio 2017)

115 porta la Turchia e la UE nel tavolo dei negoziati, le quali adottano un piano d’azione comune nel novembre del 2015, ma senza portare alcun progresso nell’avanzamento delle trattative. Per quanto le porte dell’Europa nei confronti della Turchia rimangano ufficialmente aperte, o per meglio dire socchiuse, il prospetto di una Turchia all’interno della famiglia europea è da considerare comunque un prospetto distante. Ormai l’entusiasmo iniziale di Erdoğan sull’europeizzazione si è spento da tempo, e sembra che da parte della Turchia ci siano più interessi ad ottenere un accesso senza visti dei suoi cittadini all’interno dell’UE e ad assicurare un supporto finanziario per affrontare la crisi umanitaria dei rifugiati siriani.

La relazione tra la Turchia e l’Unione Europea è diventato un tema complesso e controverso da entrambe le parti in un periodo che va oltre il mezzo secolo. I fattori di questa emblematica situazione riguardano innanzitutto le caratteristiche del paese, la sua vastità territoriale, la crescita demografica, la sbilanciata distribuzione della ricchezza e il patrimonio culturale e storico. La Turchia è un paese prevalentemente musulmano e questo fatto assume ancora più rilevanza se si pensa che la Turchia potrebbe essere il primo paese musulmano nell’Europa cristiana. Un’ Europa con la Turchia per il momento sarebbe impensabile date le circostanze politiche, tuttavia un’Europa senza una visione strategica sulla Turchia aggraverebbe ulteriormente l’instabilità regionale e sarebbe inconveniente per entrambe le parti. È nell’interesse dell’Europa tenere vicino a sé una Turchia filoccidentale, saldamente ancorata alla NATO, e seppur con difficoltà, altrettanto impegnata nei colloqui interminabili con la UE. Il ruolo della Turchia è cruciale in termini di cooperazione in diverse aree geografiche, tra cui i Balcani, l’Euroasia, il Medio Oriente.

Dall’altro canto anche i paesi dei Balcani occidentali a seguito della normalizzazione dei conflitti degli anni ’90, hanno intrapreso il cammino verso la famiglia europea, quando nel Vertice di Salonicco del 2003, li venne offerta la prospettiva di piena integrazione a seguito del Processo di Stabilizzazione e Adesione. Attualmente, se escludiamo la Croazia la quale è l’unica ad aver aderito all’UE, degli altri paesi dei Balcani occidentali soltanto il Montenegro, la Serbia, l’Albania, l’ex Repubblica della Macedonia sono candidati ufficiali, mentre la Bosnia ed Erzegovina con il Kosovo rimangono potenziali paesi candidati.

Sicuramente il comune traguardo verso la prospettiva europea, considerata una priorità strategica, ha contribuito ulteriormente alla normalizzazione delle relazioni tra i paesi balcanici, tra la Turchia e i paesi balcanici e in generale nell’ambito europeo. La Turchia infatti, come abbiamo visto nei paragrafi precedenti, ha cercato di esportare la sua esperienza di successo nei suoi vicini balcanici, offrendosi essa stessa come esempio nell’implementare le riforme richieste da Bruxelles,

116 promuovendo iniziative di cooperazione ed integrazione regionale, come nel caso dei meccanismi di consultazione in ambito politico, economico e culturale. Sotto questo aspetto infatti, la cooperazione tra la Turchia e i paesi dei Balcani occidentali assume un’importanza rilevante, in quanto la Turchia costituisce una delle economie più importanti nella regione, per cui i benefici di tale interazione turco- balcanica sono fondamentali in termini di opportunità di investimento, crescita di capitali, maggiore circolazione e più qualità nella disseminazione delle informazioni, riduzione dell’insicurezza, incremento dell’attrazione di investimenti da altri paesi. Inoltre la cooperazione economica accresce e approfondisce i legami politici e culturali e tutto questo contribuisce a migliorare la reputazione di entrambi le parti anche a beneficio del cammino verso l’Unione Europea. Come riferisce un recente comunicato della Commissione Europea sulla politica di allargamento dell’UE, l’iniziativa regionale nel quadro del Processo di Cooperazione dell’Europa sud-orientale continua a svolgere un compito fondamentale nel cementare la stabilizzazione e la cooperazione. Le relazioni di buon vicinato e la cooperazione regionale sono elementi essenziali per il processo di stabilizzazione, associazione e allargamento.245 2016

Nello stesso comunicato, particolare attenzione viene attribuita anche alla recente crisi migratoria divenuta ormai una questione rilevante anche nell’ambito della politica di allargamento nella regione. Infatti la Commissione riferisce che la cooperazione con la Turchia e i paesi dei Balcani occidentali soprattutto Serbia e Macedonia che sono i paesi più affetti dalla crisi, ha costituito un elemento fondamentale nel fronteggiare la crisi migratoria. La commissione infine ribadisce che la ‘Turchia è un partner chiave per l’Unione Europea’246.

Il problematico processo di adesione della Turchia all’UE tuttavia ha influenzato anche la sua politica estera. Infatti, lo stallo della relazione turco-UE nell’ambito delle negoziazioni di adesione è stato considerato uno dei motivi importanti che hanno spronato l’orientamento pluridimensionale e diversificato della politica estera turca verso le regioni non europee, come nel caso del Medio Oriente. Questo cambio di rotta della politica estera turca verso metà degli anni 2000 è coincisa con la ‘disaffezione europea’ dovuta alla stagnazione del processo di integrazione che a sua volta ha subito anche gli effetti della crisi economica globale del 2008. Nonostante i rapporti o comunque l’interesse verso la regione balcanica si era già mostrata sia durante gli anni ’90 che nei primi anni dell’AKP, questo coinvolgimento è stato rinvigorito attraverso nuovi strumenti e anche in ambito dell’integrazione UE.

245 Comunicato sulla politica di allargamento UE (Communication on EU Enlargement Policy), 9 novembre 2016, URL:

http://europa.ba/wp-content/uploads/2016/11/20161109_strategy_paper_en.pdf (consultato il 2 febbraio 2017)

117 L’importanza dei Balcani per la Turchia assume maggiore rilevanza anche nel contesto delle relazioni Turchia-Europa, in quanto diversi punti di vista sostengono che la regione costituisca una ‘porta di accesso’ verso l’Europa, ossia attraverso i Balcani si possono raggiungere anche altri stati europei. In questo senso quindi la cooperazione per promuovere pace, stabilità e prosperità nella regione assume uno strategico interesse per la Turchia.247

Per quanto si possano fare delle previsioni, date le poco ottimiste prospettive di ingresso nell’UE, e considerando che alcuni paesi che hanno ricevuto la candidatura UE dopo la Turchia e che hanno ottenuto l’adesione prima di questa, come nel caso della Croazia, la Turchia in un prossimo futuro continuerà sicuramente a concentrare il suo peso nella regione balcanica, e quindi ad impegnarsi nel promuovere e nell’assicurare stabilità, prosperità e interdipendenza regionale.

247 Mehmedin TAHIROVIC, Relations between Turkey and the Balkan Countries as in a Function of Improving the Regional Peace and Stability, Cilt, 4 febbraio 2014, pp.59-76 (consultato il 9 febbraio 2017)

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Nel documento L'Influenza della Turchia nei Balcani (pagine 116-121)