gnore dipi n ta da An uihale Cuacci , nella quale fra l' altre figure vedesi la Madonna Saòtissima a piè dell.t Croce quasi giacen
t1o tt·am"rrita. Questo che fu uno dei più belli iutagli che partorisse il bulino di questo artefice , fu mandato in Francia a cagione di non avet· mai voluto il maestro del sacro Palazzo darne il publicetur , con dire esser questo contro la Chiesa , che dice :
Stabat,
nonjacebat mater dolorosd
..Dico final mente ch' egli (che da gra n tem
po i n qua aggravato non Jmre dagli anni . ma dalle molte cadute fatte in istrana ma
�iera più volte ,
ed un�
particolar�ente non ha molto sopra ilfuoco
ohe gli arse
-'l Il
costò al nostro Cornelio ))er fargli intaglia
re le sue belle pitt ure , come neJla vita eli
D r Co:rtNELIO BLoEMAER.T r6r ehe non veggiamo. Co-nduce egli al presen·
te sua vita , che può dirsi molto reli
g
iosa 9più tosto all' eremitica che altrimenti , per er1tro una 'Camera modestamente abbiglia ta , ma ricca sì bene per lo nobilissimo arredo di sua persona , adorna di tu
t
teq
uelle virtù
che ricercansi in un buono e devoto cristiano, sofferendo con indicibile allegrezza il peso dell' età e d�' tant i malori rt.i cui poc' a nzi parlammo ; conten:asi d' uno scarso sovvenimento di sei scudi il mese che mandangli dalla patria i suoi congiunti, costantissimo in ricusat·e ogn'al tt·o :1j u to che benè spesso hanno desidera
to d' offerirgli petsone dell' arte suoi ami
cissimi , e che l' hanno in gran venerazio
ne ; nè è bastato loro per conseguire il proprio in tento il procurare con veri pre
testi ù' ingaunarlo . Tanto è lontano da ogni appetito d' applausi di mondo , che · non ha mai permesso , tutto che con vive istanze ricercato , e quasi forzato , che sia f�tto il ritratto di . sua persona , sempre Circo 1spetto e guardmgo nel profferi r cosa c
�
e i.n qualsisia m�niera pos�a punto contrtbUire al con�egmmento dt quel1a gloria che per ahro s'è meritat
a
la sua virtù.Baldinucci Pol. I, I I
.
-l
ll
V I 'f A
DI STEFANO DELLA BELLA
INTAGLIATORE FIORENTINO
Discepolo di Cesare Dandini, nato
il
I 6 I o. , morto nel 1664.F
ra coloro che verso la fined
el passatosecolo nella celebre stanza di Gio. Bologna da Oovai attesero alla scultura ajutand
o
, al
medesimo , e secondo lamaggiore
o minore abilità di ciascheduno ( come ne giova il credere
)
eranv anche da lui sala·riati , furono due fratelli , Francesco e Guasparri di Girolamo della Bel!a. France·
sco accasatosi colla molto onesta donzella Dian ora di Francesco Buonajuti , n' ebbe più figliuoli , i quali tutti essendo nati in seno a queste !.elle arti , attesero al dise
gno.
11maggiot·e,
chefu
Girolamo, si dett�1 64 V I T A.
alla pittnra , Lorlovico fece la professione dell' Orefice , e
il
nostro Stefano fu poi quel tan t o celebre disegnatore e i ntagliatore che al mondo è uoto . Fu dunqut! il natale di Stefano nella prima ora della notte sus�seguente al giorno 1 7. di Maggio del I 6 J o.
ed ebbe i l b;;t tesimo nel solito Tempio di S. Giovanni Battista , a�sis1end.ogli per Com
pare il valente scultore Pietro
di J
acopo
Tacca , stato ancor egli appres�o a Gio. Bo
logna ; anzi quegli che fu a lui fra' suoi di
icepoli il più caro, e che sempre il seguitò, -ed il quale ancm·a a gt-an t'agione si conta.
fra' pi ù eccellt>nli artefici che partorisse quel la scuola . Non fil appena giunto Ste
fJ no all' età di trenta mesi che il Padre suo mancò di vita, ond' egli cogli altri suoi tì-atelli si rimase in istato assai bisognoso ; egli è hen vçeu che •la q uel che poi si ri
conobbe possiamo comprendere, che il fan
ciullo fi · 1 dagli aQni pi ù teneri incomincias. -se a
dar hwri
q11alche seg·;o del1a forte inclinaìione che a neo e E>gli a"Veva al disegno, giacchè i suoi no!\ tat·tlaron punto a provvederlo d' impiego, in cui egli potesse o po
co o snol to e'iet·ci tarvisi . E que�to fu l'eser
zio deH'orefice ot>lla b.otteg,.. d'un certo Gio.
�bltistél, Fossi uomo in tal professiope di non gt·a n talento , tanto che fu.
d'
t1,opo il toglierlo a tal mestiere. Trattenev:;tsi in quel tempo al se rvigio della Casa Serenissirn�Gas,paro Mola , irnpl'ontatore rino(Jlatissimf?
�d operava nella Real
Galleria
j efa,rve
DI
STEFANO DEt.LA BELLA. I55 buona fortuna di Stefano l'essere stato da' suoi con esso allogato : ma non fu così , perchèil lVI
ol�
tut�o inten to a' su?i lavori uiun pensiero SI prese del fancmJJo , e m
;
JJa mai gl' insegnò ; �n de di ciò afflitta la madre e' fra lellì , procura rono di trov�trgli altro impiego , e q uesto fu nella bottega d'Orazio Vanui, il quale olt1·e aBa grau pra
tica che tanto egli , quanto i figliuoli Jaco
ro e Niccolò ebbero in
.
og�1Ì C?Sa appartenente a quell'arte , segmtall p01 fino al pre
sen te da�li altri di lor casa , fu singolare in Jar giudizio d'ogni sorta dì gioje ed in )eaarle egregiamente. Non era appena Stefa
ng (
che per la sua tenera età di circa tredici anni , e per l'avvenenza dd suo t rattare eravi p8r vezzi chiamato col nome d"
Stefa nino ) di worato in quella ''irtuosa seno•
Ja otto giorni
,
che tale sua grande iodina�ione a ì di seguo fu a tutti fatta palese , con
ciofossecosachè essendogli stato dato per prima occupazione i l disegnare queiJa sorte di boti che fannosi alla grossa , con dozzi
nale d' intorno d i sot1 ilissima piastra d'ar•
gento , Stefano conducevagli con tanta gra
zia che a tu tti era d'ammir:JzÌone . ma non fumavansi q ui i primi saggi del suo bel seuio ' perchè aveva ancora tanta facilità
m copiare le bel lissime carte pure allora mcite fuori di Jacopo Ca llot , delle quali disegnava quante mai ne pote\'a a vere ch' era cosa da st upi re , ed io quel tempo medesi
mo non si faceva in Fireuze pubblica fe:>ta
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