Anatol Lieven
“L’Ucraina ha già perso la Crimea, e non può recuperarla, come la Serbia non può recuperare il Kosovo. Il principio di base per risolvere tutte queste controversie deve essere che il destino dei territori interessati deve essere deciso da referendum democratici locali sotto la supervisione internazionale. Ciò dovrebbe valere anche per le repubbliche separatiste del Donbass”.
C’è ancora la possibilità di un accordo diplomatico che porterebbe ad una fine immediata di questa terribile guerra e al ritiro militare russo, salvaguardando gli interessi vitali dell›Ucraina. Infatti, se i russi si ritireranno mai, sarà necessario un accordo diplomatico sui termini del ritiro.
Il primo round di colloqui russo-ucraini si è svolto in Bielorussia, e un membro della delegazione ucraina ha dichiarato che “le parti hanno identificato una serie di argomenti prioritari in cui sono state delineate alcune soluzioni”.
L’Occidente dovrebbe sostenere un accordo di pace e il ritiro russo offrendo alla Russia la revoca di tutte le nuove sanzioni imposte. L’offerta all’Ucraina dovrebbe essere un programma di ricostruzione massiccio che aiuti anche l’Ucraina ad avvi-cinarsi all’Occidente economicamente e politicamente piuttosto che militarmente, proprio come la Finlandia e l’Austria furono in grado di fare durante la guerra fredda nonostante il loro status neutrale.
Le richieste da parte della Russia consistono nel fatto che l’Ucraina dovrebbe firmare un trattato di neutralità; impegnarsi nella “demilitarizzazione” e “denazi-ficazione”; e riconoscere la sovranità russa sulla Crimea, che è stata riconquistata dalla Russia dopo la rivoluzione ucraina. Queste richieste sono un misto tra l’ac-cettabile, l’inaccettabile e l’indefinito.
L’opzione della neutralità per l’Ucraina è stata spesso chiamata “finlandesiz-zazione”, e forse la determinata e unitaria risposta ucraina all’aggressione russa nell’ultima settimana ha dato un nuovo significato a questo termine. Perché come i finlandesi nella “guerra d’inverno” del 1939-40, anche gli ucraini sono stati abbandonati militarmente dall’Occidente, che ha dichiarato pubblicamente e ripe-tutamente di non avere intenzione di combattere per difenderli.
D’altra parte, sembra che lo straordinario coraggio e la risoluzione con cui i
finlandesi hanno combattuto abbiano convinto Stalin che governare la Finlandia sarebbe stata una sfida troppo grande. La Finlandia divenne l’unica parte dell’ex impero russo a non essere incorporata nell’URSS, e durante la guerra fredda, sebbene neutrale sulla base di un trattato, fu in grado di svilupparsi come una democrazia sociale di mercato con successo. Allo stesso modo dobbiamo sperare che il coraggio e la determinazione degli ucraini abbiano convinto Putin che sarà impossibile gestire l’Ucraina come uno Stato cliente della Russia, e la neutralità sia il miglior accordo che Mosca possa ottenere.
Il presidente Volodymyr Zelensky ha accennato pubblicamente che un trat-tato di neutralità potrebbe essere proposto; e a ragione. Perché due cose sono state rese assolutamente chiare da questa guerra: che la Russia combatterà per evitare che l’Ucraina diventi un alleato militare dell’Occidente, e che l’Occidente non combatterà per difendere l’Ucraina. Alla luce di questi due elementi, tenere aperta la possibilità di un’offerta di adesione alla Nato, che la Nato non ha alcuna intenzione di rispettare, e chiedere agli ucraini di morire per questa finzione, è peggio che ipocrita.
Per quanto riguarda la “demilitarizzazione” e la “denazificazione”, il signifi-cato di questi termini dovrà essere negoziato. La demilitarizzazione è ovviamente inaccettabile se significa che l’Ucraina deve sciogliere unilateralmente le sue forze armate; ma una dichiarazione del ministro degli esteri russo Sergei Lavrov ha sugge-rito che la Russia accetterebbe un divieto di installazione di missili nelle basi in Ucraina. Quindi questa demilitarizzazione potrebbe essere modellata su una garan-zia simile a quella con cui gli Stati Uniti misero fine alla crisi dei missili a Cuba.
Per quanto riguarda la “denazificazione”, significa presumibilmente che l’Ucraina dovrebbe vietare i partiti nazionalisti di estrema destra e le relative milizie su ordine della Russia. Si tratterebbe di un’interferenza completamente inaccettabile negli affari interni dell’Ucraina; ma forse l’Ucraina potrebbe fare una controfferta che risponderebbe alle preoccupazioni di Mosca sui diritti e sul futuro della minoranza russa in Ucraina, garantendo la minoranza russofona in base alla costituzione ucraina che, tra l’altro, l’Occidente dovrebbe sostenere in ogni caso seguendo i propri principi.
Rimane la richiesta di riconoscimento dell’annessione russa della Crimea. Qui, il rispetto del diritto internazionale (leggermente ambiguo nel caso della Crimea, che fu trasferita dalla Russia all’Ucraina solo per decreto sovietico nel 1954) deve essere temperato da considerazioni realistiche e per prevenire futuri conflitti, oltre
che per tutelare gli interessi della gente comune nella regione, il che è essenzial-mente ciò che è stato chiesto alla Russia nel caso del Kosovo.
L’Ucraina ha già perso la Crimea, e non può recuperarla, come la Serbia non può recuperare il Kosovo, senza una guerra sanguinosa e senza fine, che l’Ucraina quasi certamente perderebbe. Il principio di base per risolvere tutte queste contro-versie deve essere che il destino dei territori interessati deve essere deciso da referendum democratici locali sotto la supervisione internazionale. Ciò dovrebbe valere anche per le repubbliche separatiste del Donbass.
Tali proposte potranno essere attaccate come fossero una “ricompensa all’ag-gressione russa”. Ma se l’obiettivo originale di Putin era davvero soggiogare l’intera Ucraina, allora con un tale accordo Mosca si troverebbe molto al di sotto dei suoi obiettivi massimi. Inoltre un tale accordo non darebbe alla Russia nulla che non abbia già ottenuto in pratica prima di avviare l’invasione.
L’Occidente ha moralmente ragione ad opporsi alla mostruosa e illegale guerra russa e ad aver reagito con sanzioni estremamente severe alla Russia, ma sarebbe moralmente sbagliato opporsi ad un accordo ragionevole per porre fine all’invasione e risparmiare al popolo ucraino terribili sofferenze. La storia dell’America nell’ultima generazione non fornisce alcuna base per un tale iper-legalismo moralista.
The Guardian, 4 marzo 2022, traduzione di Giulia Carpino.