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UN AMICO IN PIÙ»

Nel documento Legalità, responsabilitàe cittadinanza (pagine 63-67)

di Rosina Caruso Dirigente Scolastico in servizio presso l’Ufficio di Gabinetto – MIUR Il concetto di sicurezza rappresenta lo sfondo e la cornice culturale di riferimento da cui muovono e in cui si legittimano i diritti riconosciuti all’infanzia

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Da un esame attento, volto a selezionare i lavori più significativi e originali tra i tanti che erano pervenuti, sono emersi due elementi ricorrenti, individuabili in tutte e tre le categorie espressive:

1) lo stretto legame tra legalità e sicurezza;

2) la sicurezza come bisogno essenziale alla pari del cibo, del sonno, del gioco. La considerazione e la percezione della sicurezza come bisogno primario danno ragione del perché di una risposta di partecipazione, da parte dei giovani, così ampia su un tema certamente più vicino alla realtà degli adulti.

È ancora più sorprendente l’interesse al tema, se si considera che ai parteci-panti al concorso si chiedeva di mettere in relazione la legalità con i diritti dei bambini: un tema, a sua volta, non facilmente riconducibile al vissuto perso-nale e culturale dell’infanzia.

Ciononostante, i lavori hanno risposto in maniera pertinente alla traccia, dividuando nell’atavico sentimento della paura il filo rosso con cui tenere in-sieme legalità, sicurezza e diritti: paura dell’ignoto, del male, della sofferenza, della malattia, della miseria, della solitudine, dell’abbandono, dell’ignoranza. Specularmene a queste paure, i ragazzi auspicano e sognano il diritto: • alla vita;

• all’amore di una famiglia; • all’assistenza;

• all’istruzione; • al gioco; • alla libertà;

• a una vita di relazione, rispettosa delle esigenze e dei bisogni di ciascuno; • al riconoscimento della dignità della persona, indipendentemente dalla

razza, dal colore, dalla religione, dal ceto.

Emerge, dalla ricostruzione dei ragazzi, il convincimento che quella attuale sia una generazione fondamentalmente aperta e sensibile a una società multiet-nica, multirazziale e multiculturale, libera da pregiudizi culturali e da sovra-strutture sociali.

Si rileva, inoltre, un atteggiamento complessivamente positivo e solidale nel-l’approccio alla convivenza con lo straniero, seppure con qualche «distinguo» a seconda che si tratti di straniero adulto o straniero bambino.

Il primo è visto come persona che fa paura perché lo si associa a colui che ruba, scippa, aggredisce, violenta. Ed è questo il caso più citato come situazione di aiuto/difesa da parte del poliziotto.

Il secondo, invece, è visto, dai bambini, come uno di loro: lo si legge da dise-gni raffiguranti bambini di colori e razze diverse, che giocano insieme, siedono

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Quella attuale è una generazione in definitiva aperta e sensibile a una società multietnica, multirazziale e multiculturale, libera da pregiudizi culturali e da sovrastrutture sociali

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allo stesso banco, studiano nella stessa scuola, frequentano gli stessi spazi, fanno le stesse cose.

Emerge, infine, anche la piena consapevolezza che, a fronte di coetanei fortu-nati per «poter vivere da bambini», ce ne sono tanti altri a cui vengono negate l’infanzia e l’adolescenza: sono le vittime dello sfruttamento, del lavoro mino-rile, della guerra, della povertà, della fame, dell’analfabetismo, dei maltratta-menti e della violenza.

È ragionevole ritenere, dai contenuti espressi, che i nostri ragazzi hanno una vi-sione abbastanza realistica della società in cui vivono: una società complessa, articolata e spesso contraddittoria tra il reale e l’ideale, tra ciò che è e ciò che si vorrebbe che fosse.

La consapevolezza di ciò che essi hanno o vorrebbero avere è una buona base di partenza per la costruzione del proprio progetto di vita futura, ma non basta: occorre anche sapere altro.

L’«altro», a cui i ragazzi devono necessariamente e contemporaneamente essere educati, è la cornice giuridica dei doveri, all’interno della quale esercitare re-sponsabilmente e correttamente i propri diritti.

Il Progetto Nazionale «Cittadinanza e Costituzione», promosso dal MIUR e de-stinato alle scuole di ogni ordine e grado, può essere un’opportunità interessante per studiare, approfondire e, come suggerisce il Presidente della Repubblica Gior-gio Napolitano, praticare la Costituzione.

Troppo insistentemente, e direi unilateralmente, negli ultimi decenni, si è ce-lebrata, da ogni parte, la stagione dei diritti, dimenticando, erroneamente, quella dei doveri.

L’esercizio dei doveri, in termini di assunzione di responsabilità verso se stessi e gli altri, oltre che come contributo alla costruzione di un Paese sano e civile, non ha rappresentato un imperativo morale, ma solo una prerogativa dei «de-boli» e degli «ingenui», con buona pace, ovviamente, delle non poche ecce-zioni che confermano comunque la regola.

Le famiglie chiedono alle istituzioni di coprire i vuoti della sfera psicologica ed etico-affettiva degli adolescenti, creati dalla loro assenza nei momenti critici e delicati della crescita; chiedono di essere supplite nella creazione di contesti re-lazionali comunicativi basati sull’ascolto, il dialogo, l’orientamento, l’aiuto. Ma la domanda più pressante e più urgente che rivolgono, specificatamente alla scuola, è il ripristino del rigore, della severità, dell’autorevolezza, dell’impegno nello svolgimento dei propri doveri, dello studio come attività intellettuale, dell’acquisizione approfondita di conoscenze e competenze, spesso e volentieri sostituite da un sapere superficiale, generico, inutile ed effimero.

Riportare le nuove generazioni sui campi del sapere, del saper fare e dell’es-sere, altro non è che contribuire alla diffusione e alla promozione della cultura della legalità. L’esercizio dei doveri, in termini di assunzione di responsabilità verso se stessi e gli altri, oltre che come contributo alla costruzione di un Paese sano e civile, non ha rappresentato un imperativo morale, ma solo una prerogativa dei «deboli» e degli «ingenui»

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Essa, infatti, andando oltre il senso letterale del termine, passa anche e priorita-riamente attraverso una corretta e integrale formazione delle generazioni future. Educare giovani informati dei propri diritti, ma anche dei propri doveri, capaci di rispondere del proprio agire, fin da piccoli, educati ad avere secondo meriti e capacità, è una delle condizioni per correggere le storture della società e su-perare le criticità di cui pagano essi stessi un prezzo alto.

«La legalità – ha scritto un alunno di scuola media – è la strada che porta alla giustizia».

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«La legalità – ha scritto un alunno di scuola media – è la strada che porta alla giustizia»

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PREMESSA

Il disagio scolastico è un aspetto del disagio giovanile che può manifestarsi con varie modalità, tra cui comportamenti di disturbo in classe, irrequietezza, ipe-rattività, difficoltà di apprendimento, di attenzione, difficoltà di inserimento nel gruppo, scarsa motivazione, basso rendimento, abbandono, dispersione scolastica.

Vi sono coinvolte variabili personali (per esempio l’autostima, l’autoefficacia, le componenti cognitive) e variabili contestuali e relazionali (per esempio l’am-biente di vita, l’aml’am-biente scolastico, il rapporto tra l’alunno e l’insegnante, tra la famiglia e l’insegnante), e a seconda del grado di coinvolgimento possiamo par-lare di disagio di origine interna al soggetto e disagio di origine esterna al soggetto. Tra le possibili manifestazioni del disagio a scuola troviamo:

Difficoltà di apprendimento

I soggetti in questione manifestano spesso una discrepanza tra il potenziale co-gnitivo stimato e le modalità di funzionamento a livello di apprendimento sco-lastico. Questi soggetti, in altri termini, manifesterebbero capacità e potenzialità normali: le difficoltà di apprendimento dipenderebbero da uno scarso utilizzo delle proprie risorse cognitive, riconducibile a cause diverse in rapporto alle diverse scuole di pensiero e soprattutto alle diverse situazioni.

Disinvestimento/flessioni del rendimento

Da non confondere con la situazione di difficoltà di apprendimento.

L’EDUCAZIONE

Nel documento Legalità, responsabilitàe cittadinanza (pagine 63-67)

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