Vojsava e Altin vengono da Fier, Albania. Vivono in Trentino da otto anni lui e da sette lei. Hanno due fi gli, un bambino, Endi, di cinque anni, nato in Italia e una bambina, Alneva, di nove anni, nata in Albania.
Altin è meccanico tornitore e Vojsava lavora per un’impresa di pulizie. Alneva frequenta la scuola elementare e Endi la scuola materna.
Durante la giornata recitano le tre preghiere prescritte. Al mattino, appena alza-ti, a mezzogiorno o nel primo pomeriggio e la sera prima di coricarsi.
Ci raccontano che le loro giornate si svolgono tranquillamente fra casa, lavoro e scuola, cercando sempre di “comportarsi da bahá’í”, ossia cercando di vivere in pa-ce con le persone che incontrano sul lavoro e nella vita di tutti i giorni, sperando in questo modo di dare un esempio concreto nella costruzione della pace, l’aspirazione più importante per ogni fedele bahá’í.
Si comincia dalla famiglia; se marito, moglie e fi gli sono uniti, sono di esempio per il quartiere. Se nel quartiere si convive in pace si è di esempio per la città, e così via, fi -no alle nazioni. Certo ci so-no diversi stadi e ci vorrà del tempo per arrivare alla pace mondiale.
Nel tempo libero frequentano varie persone, connazionali e anche non, sia di fe-de bahá’í sia di altra religione. Molti loro amici, pur non essendo formalmente bahá’í, vivono e si comportano come tali, partecipano alle loro feste e alle riunioni, condivi-dono i principi, sono bahá’í a tutti gli eff etti.
Alneva pratica il quarto anno di danza classica e Endi, seppure ancora piccolo, fa già gare di bicicletta e ne ha anche vinto una.
Una volta l’anno tutta la famiglia si reca in Albania e trascorre là un po’ di tempo, insieme ai familiari di Vojsava che sono rimasti nel paese, mentre quelli di Altin so-no qui.
Cure familiari e vita domestica
Seguendo i principi dichiarati da Bahá’u’lláh riguardo alla parità sessuale, i ruoli familiari si intersecano senza diff erenziazioni di sorta. Molto bella è l’immagine che ci presentano.
Marito e moglie viaggiano come ali di uccello. Se un’ala sta male l’uccello non può volare. Bahá’u’lláh ci paragona ad ali di uccello, uguali e con gli stessi diritti. Perciò in famiglia facciamo le stesse cose. Fuori ognuno di noi ha il suo lavoro, in casa tutti e due ci occupiamo delle pulizie, della spesa, della cura dei fi gli, senza alcuna divisione.
In casa parlano sia l’albanese sia l’italiano ed alternano entrambe le lingue con molta facilità. Pensano che sia importante che i bambini pur imparando l’italiano mantengano e curino anche la propria lingua di origine,
così apprendono due culture anziché una sola.
Per quanto riguarda cura e salute non hanno particolari prescrizioni o divieti. In campo alimentare Altin e Vojsava, come fedeli bahá’í, si astengono dall’uso di alco-lici. Non seguono particolari indicazioni per l’abbigliamento, pur ritenendo che ci si debba vestire con sobrietà.
Essere bahá’í oggi
Vojsava e Altin sono entrati casualmente in contatto con la fede bahá’í quando erano in Albania, dove non praticavano alcun credo, prima di questo.
La loro fede li sostiene molto nella vita quotidiana e nei momenti diffi cili, come sono stati quelli iniziali dopo il loro arrivo in Italia: problemi economici, anche di sa-lute, che hanno superato impegnandosi molto, ma anche, come dice Altin,
vivendo giorno per giorno con coraggio, non perdendo mai la speranza e la fede.
Senza la fede oggi non sarei dove sono, non so se ce l’avrei fatta.
Anche per Vojsava la fede è stato un forte sostegno nei primi tempi. Arrivata in Italia a seguito del ricongiungimento familiare,
non capivo una parola di italiano, ma mi sono fatta forza e la fede mi ha aiutato ad an-dare avanti, a convincermi che dovevo impegnarmi e così mi sono anche messa a studiare.
Con i colleghi di lavoro parlano tranquillamente della propria religione e Altin ne discute anche con colleghi di religione musulmana.
Alneva a scuola non segue l’ora di religione e si dedica ad altre attività. Vive questa situazione con naturalezza, gli altri bambini sono curiosi e chiedono, ma lei non si sen-te diversa e capisce di essere accettata per il suo modo di essere e di comportarsi.
Noi lavoriamo molto su di loro, hanno le loro canzoni, le loro preghiere e ricevono anche un giornalino, un corriere dedicato a loro, con disegni e poesie. Così anche loro si sentono coinvolti nella comunità.
Ogni diciannove giorni, inizio di mese secondo il calendario bahá’í, si riunisco-no con altri fedeli per pregare e discutere le riunisco-novità. Si trovariunisco-no quindi a festeggiare le loro ricorrenze, in particolare la nascita del profeta Bahá’u’lláh, quindi la dichiara-zione del profeta e il capodanno (festa del Naw-ruz), che si festeggia il 21 marzo, pri-mo giorno di primavera, dopo diciannove giorni di digiuno, praticato dall’alba al tra-monto come avviene nel Ramadan, e anche per i bahá’í senza costrizioni.
Le cose importanti nella vita
Amore per il prossimo e accettazione dell’altro sono due cardini nell’educazione dei fi gli delle famiglie bahá’í:
accettare e amare gli altri per quello che sono senza giudicare.
Vojsava e Altin danno naturalmente grande valore alla dimensione spirituale e all’insegnamento religioso
Ai nostri fi gli lo diamo insieme al latte questo amore per Dio.
E’ però anche importante impegnarsi nella vita per raggiungere condizioni di-gnitose, per garantire un futuro ai fi gli. La loro esperienza migratoria vissuta con fa-tica ma anche con fi ducia li ha molto raff orzati.
Inoltre i bahá’í credono molto nella scienza, ma in una scienza illuminata, una scienza bahá’í che proceda solo per il bene dell’umanità.
La scienza vera per noi sono i medici che curano le persone, sono le tecnologie nuove che migliorano la vita. Noi non vogliamo vivere come hanno vissuto i nostri antenati, il tempo va avanti e noi andiamo avanti con il tempo, ma non vogliamo neanche auto distruggerci (…), ma uno scienziato bahá’í… e ce ne sono molti…non farà mai cattiva scienza.
Come tutti i bahá’í, nutrono una profonda convinzione nell’unione e nell’ugua-glianza di tutta l’umanità, come ha insegnato Bahá’u’lláh:
“La terra è un solo paese e l’umanità sono i suoi cittadini”.
Incontro con
UNA FAMIGLIA BUDDISTA