Antonio e Francesca sono italiani, una coppia di giovani sposi la cui esperienza aiuta a comprendere come la scelta buddista rappresenti un percorso spirituale e non solo una confessione di fede netta e precisa.
Antonio ha intrapreso da qualche anno questo percorso, che sua moglie Fran-cesca incoraggia e segue con interesse, anche se per vari motivi non lo pratica nello stesso modo del marito.
Io lavoro in un’azienda per otto-nove ore al giorno, torno a casa alle sette, per cui tra cena bambini e tutto il resto… il tempo (per la meditazione) non è molto ci vuo-le tempo, costanza e una forte motivazione per praticare.
E comunque anche per Antonio è un’esperienza quasi da pioniere, come lui stes-so dice
La strada del buddismo in occidente non è ancora segnata, nel senso che il buddi-smo, quando si è spostato dall’India in vari posti, in Cina, in Tibet, ha sempre subito delle trasformazioni. In questa società e in questo tempo, praticamente è un esperienza nuova per cui ci sentiamo un po’ come dei pionieri. È una sperimentazione continua.
Antonio e Francesca hanno due fi gli, Davide, 12 anni, e Diego di 7 anni. La vita quotidiana della famiglia si svolge del tutto normalmente. Antonio lavora come grafi co in una grossa azienda, Francesca è impiegata e i due bambini vanno a scuola. Antonio, nei limiti e nei tempi permessi dagli impegni quotidiani, dedica giornalmente del tem-po anche alla pratica religiosa, in particolare alla meditazione e alla preghiera. Periodi-camente frequenta la comunità buddista e anche dei corsi con i maestri spirituali.
Nelle giornate libere da impegni di lavoro e dalle pratiche religiose vanno a pas-seggio e appena possono fanno delle gite o dei viaggi.
Cure familiari e vita domestica
Le attività familiari sono state un po’ riorganizzate in seguito alla scelta spiritua-le di Antonio, così, se Francesca tiene conto e rispetta i tempi della meditazione e dei
ritiri, a sua volta Antonio si prende cura della famiglia quando Francesca ha i suoi impegni.
Per quanto riguarda la salute e le cure, prediligono la medicina naturale, ma que-sto in verità da sempre, anche prima della scelta buddista. Lo stesso vale per l’alimen-tazione vegetariana, che ora curano anche maggiormente e non solo per ragioni sa-lutiste, ma soprattutto per una scelta etica,
quella di non recare soff erenza ad alcun essere, perché se vado a comperare la car-ne tutti i giorni incremento il mercato dell’uccisiocar-ne degli animali.
Anche l’abbigliamento, nei limiti del possibile, rifl ette questa scelta.
Con i fi gli Antonio parla del buddismo e loro mostrano interesse e curiosità. Tal-volta li coinvolge nei festeggiamenti del Wesak e insegna loro la pratica della medita-zione, che, come dice il fi glio maggiore, mi aiuta a distendere i nervi dopo una gior-nata di scuola. Tuttavia Francesca e Antonio desiderano che Davide e Diego decida-no liberamente se seguire o medecida-no tale percorso, oppure un domani, se lo vorrandecida-no, farsi battezzare o seguire un’altra religione ancora. Quindi non impongono loro al-cuna scelta o comportamento, come ad esempio nell’alimentazione, che per Anto-nio e Francesca è vegetariana, mentre per i fi gli è libera. I bambini tuttavia stanno crescendo e cominciano a vivere alcune dissonanze rispetto a quelli che sono i com-portamenti che ci si aspetta da loro in alcuni spazi di aggregazione, come ad esem-pio la preghiera quando avevano frequentato, per breve tempo, il gruppo degli scout.
Quindi sentono la mancanza di spazi di aggregazione per ragazzi dove non esistano pratiche in qualche modo di demarcazione fra cattolici e non.
Mi dispiace per loro perché in alcune situazioni rimangono spiazzati, anche se cre-do che vivano la religione in mocre-do molto intenso proprio perché si interrogano sulla scelta del loro papà e in eff etti fanno molte domande e questo implica una ricerca.
I bambini dal canto loro confermano di sentirsi abbastanza orgogliosi di questa scelta dei genitori, soprattutto quando a scuola chiedono e si informano.
Essere buddisti oggi
L’avvicinamento al buddismo è arrivato gradualmente, nato come interesse intel-lettuale è sfociato poi per Antonio in una vera e propria scelta di vita.
Penso di aver intrapreso questo sentiero, esattamente attraverso il percorso che de-scrive il Buddha nelle “quattro nobili verità”, la prima delle quali sostiene che “non può esservi esistenza senza soff erenza”. In un periodo della mia vita, ho cominciato a spe-rimentare intensamente questa soff erenza dell’esistenza e ho cercato delle risposte, que-sto mi ha spinto a diventare buddista. Ho avuto sempre una certa predisposizione verso le fi losofi e orientali, per cui mi è stato facile, leggendo dei libri, capire che questa pote-va essere la mia strada. La causa scatenante di questo processo di conversione, se si può chiamare così, è stata soprattutto constatare che normalmente, per liberarci da questa soff erenza-insoddisfazione, ne creiamo sempre di più, diventando prigionieri di una ragnatela, come le mosche che nel tentativo di liberarsi, ne restano maggiormente invi-schiate. Questo avviene soprattutto, quando viviamo in modo inconsapevole e non ab-biamo alcun percorso spirituale da seguire.
La scelta è stata quindi graduale e intima, non sbandierata, anche perché ancora oggi nella nostra realtà c’è un po’ di confusione su queste diverse religioni, non solo su quella buddista, che a volte, dice Antonio, viene scambiata per una setta. Però non c’è rifi uto o intolleranza. Anche sul luogo di lavoro
hanno saputo in qualche modo che io sono buddista, ma questo non ha cambiato i nostri rapporti assolutamente, anzi quando io devo aff rontare alcuni argomenti non lo faccio mai in nome del buddismo perché questo sarebbe il modo più sbagliato… In-vece, per esempio, dato che il buddismo aff ronta con grande forza il tema della soff e-renza, quando c’è una persona che soff re, oppure quando un amico o conoscente ha dei problemi o ha una persona ammalata, in quel caso viene fuori questa mia inclinazio-ne e faccio di tutto per essergli vicino o rendermi utile.
Al di là della pratica formale, essere buddisti, dice Antonio, signifi ca vivere in un certo modo: essere pazienti, non off endere nessuno, essere generosi e pronti ad aiu-tare, coltivare sentimenti benevoli ed essere soprattutto sempre consapevoli di ciò che si è e si fa, del valore della vita e del dovere di non sprecarla, del lavoro che si svol-ge, del cibo di cui ci si nutre. In altre parole essere sempre presenti a se stessi, a quel-lo che accade dentro di sé e anche agli errori che si fanno.
Per quanto riguarda la scuola, hanno deciso di far frequentare ai fi gli l’ora di re-ligione, per evitare separazioni. Tuttavia hanno parlato con gli insegnanti della loro fede buddista, chiedendo quindi di non forzare i bambini e lasciare che esprimano le proprie idee e domande. La scuola, dicono, anche se a volte trasmette con i libri di testo informazioni non del tutto corrette sulle altre religioni, è comunque attenta e Antonio stesso è stato invitato a parlare in classe del buddismo.
La presenza di altre religioni è sempre più sentita e forse dobbiamo ringraziare il fatto che c’è stata l’immigrazione e quindi oggi i nostri bambini vivono con altri bambi-ni di cultura e religione diversa. Questo è un aspetto positivo.
Antonio e Francesca con i fi gli continuano a festeggiare le ricorrenze del Nata-le e della Pasqua, come hanno sempre fatto e comunque questo non contrasta con la scelta buddista, poiché anche il buddismo riconosce l’importanza della fi gura di Ge-sù, anche se non lo identifi cano in Dio. Le ricorrenze buddiste non sono ancora af-fermate qui ma in ogni caso da un po’ di tempo festeggiano il Wesak, che comme-mora la nascita, l’illuminazione e il paranirvana del Buddha, e ricorre nel giorno di luna piena fra aprile e maggio.
Le cose importanti nella vita
La meta più importante per un buddista è quella di raggiungere l’illuminazione, lo stato di conoscenza superiore, anche se non è detto che questo avvenga nella vita in corso.
Per il resto ogni buddista si impegna a seguire i cinque precetti fondamentali: non uccidere, non rubare, non avere rapporti sessuali scorretti, non fare uso di droghe e non usare la parola per danneggiare gli altri; precetti che si possono riassumere in una sola cosa che è quella di non provocare soff erenza ad alcun essere vivente.
Quindi ci si deve impegnare nello sviluppare la generosità, l’altruismo, la pazienza.
Ogni sera, quando si va a letto, si fa un riassunto della giornata e si cerca di capire se si è stati fedeli agli impegni presi, e se così non è, proporsi di fare meglio il giorno successivo.
Ancora è importante la consapevolezza delle proprie azioni. Come esempio An-tonio dice che una delle pratiche buddiste potrebbe svolgersi nell’ora del pasto,
restare un attimo in silenzio, e meditare sul fatto che tutto quello che noi abbia-mo nel piatto ha lo scopo di nutrirci per fare in abbia-modo che noi possiaabbia-mo continuare su questa strada; e per fare in modo che questo cibo possa essere di benefi cio agli altri, at-traverso le nostre azioni. Dovremmo riconoscere che quello che abbiamo sulla tavola è frutto del lavoro di altri esseri, per cui nel piatto non ci sono solo gli spaghetti, c’è il con-tadino che con il suo sudore ha coltivato il grano, c’è il lavoro del sole, della luna, della pioggia. Quindi attraverso questo cibo noi siamo integrati con tutto l’universo. Questa è una pratica breve che però si fa maggiormente nei momenti di comunità; a volte la fac-ciamo anche in famiglia, quando i ragazzi non si avventano sul cibo.
Incontro con
UNA FAMIGLIA CATTOLICA