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Una prospettiva economico-aziendale: le dimensioni di analis

di Andrea Pontiggia

3. Una prospettiva economico-aziendale: le dimensioni di analis

Alcuni ricercatori (Svensson, 2005) hanno illustrato quanto sia cruciale l’indagine dell’illegalità economica utilizzando le categorie dell’analisi aziendale. L’utilità di una visione che parta dall’economia aziendale per comprendere il contenuto delle modalità dell’economia illegale discende da alcune premesse fondamentali. La prima nasce dalla osservazione che larga parte delle attività economiche vengono svolte all’interno del perimetro formale definito dalle forme aziendali e dove operano anche le dinamiche istituzionali socialmente costruite nelle norme, nelle pratiche e nei valori. La gran parte delle attività che noi definiamo economiche sono svolte tra e all’interno delle aziende. Anche considerando le aziende orientate a profitto si comprende che ciò che accade all’interno del perimetro delle aziende, ciò che è possibile ciò che è vietato, sanzioni e premi è una base imprescindibi- le per cogliere i comportamenti illegali agiti. Secondo, larga parte dei com- portamenti illegali si realizza nelle relazioni tra soggetti economici (spesso ma non sempre riconducibili alle transazioni); anche in questo caso ricono- sciamo che l’economia aziendale ci consente di mettere a fuoco la natura di queste relazioni inter organizzative. Quest’area di indagine si concentra sui rapporti di scambio tra le diverse aziende. Su entrambi i fronti, interno (aziendale) e (interaziendale) l’economia d’impresa ci offre utili strumenti di comprensione e di approfondimento. Ci consente di metter a fuoco le re- sponsabilità dei diversi soggetti, il livello di delega e quindi le responsabili- tà legali dei soggetti. Ci permette di illustrare quel che sono i limiti dei di- ritti e dei doveri dei singoli soggetti e come questi sono espressi all’interno degli scambi economici. È importante sottolineare che il riferimento al quadro normativo, e quindi ai sistemi di regolazione e di allocazione delle risorse, ci sono due aspetti: uno interno legato alla gestione delle risorse e l’altro esterno relativo al governo dei rapporti di scambio tra aziende. Due lati sui quali verificare l’efficacia delle diverse soluzione normative riferi- scono a: le modalità operative interno delle aziende e le forme di governo delle relazioni con l’esterno. Questa distinzione è funzionale al collegamen- to e all’integrazione degli altri contributi della micro economia. I fattori de-

scritti di seguito caratterizzano la prospettiva economica aziendale e sono critici nella fasi di prevenzione e di rilevazione delle forme di illegalità economica che interessano le imprese (Coda, 1987).

Imprenditorialità. Gli studi aziendali riconoscono un ruolo centrale all’imprenditore. Pongono l’attenzione sulle iniziative di sviluppo e di con- solidamento dell’imprenditorialità per lo sviluppo economico. L’attenzione cade sull’apporto personale svolto dall’imprenditore per poi estenderle alle funzioni della classe manageriale e dirigente (Coda, 2014). Su questo fronte si vuole comprendere l’evoluzione delle forme di imprenditorialità e la loro efficacia nella generazione di innovazione e nello sviluppo di nuove inizia- tive aziendali. I profili di imprenditorialità, la presenza di una capacità di “nuove imprese”, la composizione della classe imprenditoriale sono i temi analizzati per cogliere quali siano le possibili traiettorie di sviluppo futuro e quali le qualità personali e l’insieme degli interessi degli imprenditori. La conoscenza delle motivazioni e degli orientamenti degli imprenditori incide sulla creazione di nuove imprese e sullo sviluppo economico attraverso la costituzione e lo sviluppo delle imprese. Comprendere quali siano i prota- gonisti delle iniziative imprenditoriali fornisce un’importante indicazione delle energie disponibili per la crescita e il consolidamento. La presenza di una diffusa imprenditorialità è una caratteristica della tradizione economica e radicata nella storia dell’Italia. Alcune zone registrano una concentrazio- ne di nuove imprese a testimoniare vitalità ed energia. Più problematiche appaiono le prospettive di crescita, da sempre il tessuto industriale ha visto una preponderanza delle aziende di minori dimensioni, che faticano a cre- scere e che per molti versi incarnano perfettamente il modello imprendito- riale tradizionale. Tuttavia la ridotta crescita dimensionale e le difficoltà di mantenere un profilo competitivo è visto come un limite del modello im- prenditoriale.

La governance aziendale. Un secondo aspetto che gli studi di economia aziendale hanno da tempo messo a fuoco si riferisce alle forme di governo e quindi alle caratteristiche istituzionali di espressione degli interessi dei di- versi soggetti economici e portatori di interesse. Comunemente la corporate governance riguarda l’insieme di strumenti, regole, relazioni, processi e si- stemi aziendali finalizzati ad una corretta ed efficiente gestione dell’impresa, con particolare attenzione alla gestione delle responsabilità e degli interessi dei portatori di interesse. Da questi studi si apprende della centralità delle relazioni tra i conferenti di capitale (a esempio tra i soci di minoranza e di controllo) e della necessità di soddisfare i diversi interessi che convergono sulle aziende. Si approfondisce il ruolo e la composizione degli organi statutari e degli amministratori, l’insieme delle responsabilità e i meccanismi di controllo e di verifica della gestione per comprendere quali possano essere le alternative di Corporate Governance all’interno del qua- dro normativo. I processi e sistemi di governance si riferiscono ai meccani-

smi di delega, ai sistemi di misurazione delle performance, all’auditing e al reporting. Il tema della governance è centrale per l’analisi dei fenomeni di illegalità, perché consente di meglio comprendere quali siano i rapporti tra gli amministratori ed eventuali soggetti esterni, quale sia il livello di con- formità dei comportamenti dei responsabili rispetto alla normativa esisten- te, quanto gli adempimenti previsti siano soddisfatti. Dietro alle diverse forme di governance si possono annidare efficacemente nascosti alcune delle azioni illegali di maggior portata. È sufficiente pensare ai comporta- menti illegali nella gestione delle società e alla relazione tra i diversi sog- getti economici dell’azienda per capire quanto numerose e articolate siano le forme (più o meno gravi) di illecito nell’azione degli organi di governo istituzionale delle aziende (per esempio dalle mancate registrazioni, alle false comunicazioni, a mancato rispetto degli obblighi societari e statutari). Dal controllo in via preventiva dell’applicazione corretta dei principi di go- vernance si ottengono delle indicazioni importanti di potenziale rischio di illegalità così come la verifica dei processi di auditing, di certificazione, di misurazione dell’efficienza e di rilevazione delle irregolarità operative di gestione del rischio operativo e reputazionale (Masciandaro, Ruozi, 1999).

Il ricorso sempre più frequente a tecniche sofisticate di auditing, il ri- corso a certificatori esterni, il coinvolgimento di esperti esterni, all’impiego di forme di benchmarking di settore riducono la probabilità di comporta- menti di non compliance che possono essere un segnale di comportamenti illeciti.

Economicità aziendale. L’analisi della redditività, della struttura dei co- sti e dell’assetto finanziario consentono di comprendere i meccanismi di generazione di valore delle aziende. La misurazione longitudinale dei risul- tati e dell’andamento del fatturato e delle voci di bilancio sono un ausilio fondamentale nella individuazione dei rischi di fenomeni illegali. Nono- stante la creatività dimostrata, in taluni casi, nel celare e modificare le sole poste contabili, o nell’imprecisa e non corretta imputazione o nell’applicazione di artifici contabili tali comportamenti tendono a lasciare delle tracce. Se consideriamo ad esempio il caso dei fenomeni di corruzione gli effetti economici sono di incremento dei costi di transazione, di creazio- ne di situazioni di “rent seeking” a discapito dell’efficienza e della produt- tività. Tutto ciò contribuisce al rafforzamento dell’economia sommersa, ri- duce le entrate pubbliche e costituisce una “tassa” regressiva sulle attività commerciali e sulle imprese di minori dimensioni.

La valutazione di congruità e la costruzione dei profili di rischio eco- nomico finanziario insieme all’analisi dei trend di settore e all’analisi delle fonti e degli impieghi del capitale, della natura e dei rendimenti degli inve- stimenti sono un prezioso supporto alle attività di prevenzione e controllo. C’è da registrare che negli ultimi anni si sono avvertiti gli effetti delle ri- forme attuate, dell’applicazione e del miglioramento dei modelli di elabo-

razione dei dati (per esempio di interrogazione e di data analysis e integra- zione tra dataset diversi).

L’analisi del mercato. La capacità di soddisfare o generare i bisogni dei clienti e le dimensioni della domanda è un’altra area dove lo studio econo- mico aziendale fornisce un supporto determinante nell’individuazione di iniziative illegali. Se guardiamo il peso dell’economia sommersa e dell’evasione fiscale e lo correliamo alla presenza di iniziative (ad esempio di piccolo commercio) non giustificabili per potenzialità di mercato, si pos- sono rilevare delle possibili situazioni di riciclaggio di risorse finanziarie. Così come l’andamento dei ricavi non giustificati o spiegabili dall’andamento del mercato o scelte di localizzazione delle attività econo- miche senza alcun riferimento ai mercati di sbocco sono esempi di situa- zioni critiche che possono celare il perseguimento di finalità economiche illegali.

Controllo dei fattori produttivi. Una parte rilevante dell’analisi econo- mica delle aziende vede la gestione e il controllo dell’accesso dei fattori produttivi come una condizione importante, segnale di un contesto poten- zialmente segnato da tratti di illegalità. Allo stesso modo si presta attenzio- ne a: la concentrazione del controllo delle risorse o ad esempio dell’erogazione del credito o l’intervento distorsivo sul mercato del lavoro determinando la disponibilità e i costi di accesso ai fattori produttivi. Rien- trano in quest’area di attenzione anche le modalità di gestione della concor- renza volte ad ostacolare le aziende nell’accesso alla risorse. Le conse- guenze negative derivanti dalla minor concorrenza e dalla minore traspa- renza non sono per nulla trascurabili e i vincoli sul fronte dell’accessibilità alla risorse è da sempre uno dei maggiori ostacoli all’efficienza economica delle imprese. La presenza di forme di corruzione consente di ottenere pro- fitti senza promuovere alcuna innovazione o miglioramento dei processi aziendali. I fenomeni illegali riconducibili in senso ampio alla sfera della corruzione sono frequenti barriere ai processi di innovazione e di trasferi- mento tecnologico delle aziende.

Risorse intangibili. Una parte importante della prospettiva economico aziendale si concentra sulla creazione, diffusione e impiego efficiente delle risorse intangibili. Anche questo tema è toccato in modo evidente da uno spettro molto articolato di comportamenti illegali. Per esempio la falsifica- zione, la diffusione illegale, il mancato rispetto dei diritti di proprietà e di uso o della normativa sull’origine dei prodotti sono solo alcuni dei più dif- fusi reati economici. Un ampio insieme di azioni che dal “micro” commer- cio si estende alle azioni di imitazione di prodotti e di servizi coperti da di- ritti di proprietà intellettuali. Brevetti, licenze, marchi e segreti industriali che sono illecitamente impiegati e scambiati.

Sul fronte dell’individuazione di possibili marcatori economici o indica- tori delle attività illegali molto lavoro è stato fatto, anche se richiede un

continuo perfezionamento per far fronte alle nuove forme d’illegalità. L’analisi condotta dai ricercatori dell’Università Cattolica di Milano (Sa- vona, Riccardi, 2017) testimonia come sia stato possibile individuare degli indicatori che a livello contabile ed extra contabile facilitino l’individuazione di aziende che hanno compiuto operazioni sospette. Oltre a questo esercizio continuo di affinamento delle tecniche di analisi e la ne- cessaria sempre maggiore integrazione degli archivi di dati disponibili, un contributo importante è nella misurazione della redditività e nella determi- nazione dei patrimoni di origine potenzialmente illegale. Negli ultimi anni dall’analisi incrociata di diversi dataset e dalle indagini svolte sul campo sono emersi dei fenomeni di corruzione di grande entità nella gestione del ciclo dei rifiuti (Comunemente definita Ecomafia). Questo è per portata un “macro” fenomeno, ma anche nelle indagini meno estese è determinante la capacità di leggere in modo congiunto e integrato le dimensioni appena de- scritte.

4. Le diseconomie in presenza di diffusa illegalità: il caso della