• Non ci sono risultati.

2. Dal dato linguistico al “carattere nazionale”: modelli di analis

3.0 Una questione dogmatica, ovvero un atto di fede

In un volume dal titolo Obraznyj stroj jazyka (“Il sistema figurato della lingua”; Tomsk, 2005) Elena Jurina scrive:

На сегодняшний день тезис о том, что язык является «зеркалом культуры» народа, хранилищем и средством межпоколенной трансляции культурных ценностей, важнейшим инструментом познания действительности; о том, что язык задает человеку параметры мировосприятия, стереотипы повседневного поведения и участвует в формировании концептуальных структур сознания личности, не требует доказательства и скорее является аксиомой / Attualmente la tesi secondo cui la lingua rappresenta lo “specchio della cultura” di un popolo, il deposito e il mezzo di trasferimento intergenerazionale dei valori di una cultura, lo strumento più importante di cognizione della realtà, e che essa fornisca all’individuo i parametri della percezione del mondo, i modelli del comportamento quotidiano e partecipi alla formazione delle strutture concettuali della coscienza dell’individuo non ha bisogno di prove, anzi rappresenta un assioma [Юрина 2005: 3].

La costruzione sintattica di questa formulazione è complessa, ci sono una serie di secondarie in cui troviamo rappresentati contenuti arci-noti a partire dalla metafora della lingua-specchio, passando per le determinazioni di cultura e popolo, via poi con i processi di

percezione, gli stereotipi comportamentali, fino a giungere a parlare di sistema concettuale, coscienza, personalità (ličnost’); tutti gli ingredienti della lingvokul’turologija, insomma. Piccola digressione: sarà interessante sapere che Obraznyj stroj jazyka non è un testo propriamente di lingvokul’turologija, ma uno studio di carattere lessicologico delle metafore linguistiche «в лексико-семантическом, когнитивном и лингво-культурологическом аспекте» / «sotto i profili lessico-semantico, cognitivo e linguo-culturologico» [Ivi: 1]. Questa pubblicazione, dunque, rende conto, perlomeno sulla carta, di un aspetto che avevamo sottolineato nelle primissime battute di questo scritto: la lingvokul’turologija, oltre a costituire una disciplina a tutti gli effetti, può rappresentare un profilo d’indagine che presta principi teorici e percorsi metodologici ad altre discipline (cfr. § 1.0.); in questo caso alla lessicologia. Detto ciò, torniamo alla nostra citazione. Se isoliamo la proposizione principale, leggiamo come questa «tesi» – quella, cioè, del determinismo linguistico – «non ha bisogno di prove, anzi rappresenta un assioma». Fermiamoci a questa parola. Secondo il Dizionario Garzanti nel linguaggio comune un assioma indica una «verità, [un] principio che per la sua evidenza non ammette discussioni»; in filosofia e matematica sottende una «verità di per sé evidente e indiscutibile, che sta alla base

di ogni dimostrazione»1. Dunque, un assioma è una verità auto-evidente che per questo non

viene messa in discussione, «non ha bisogno di prove», per tornare a Jurina. Anzi, una qualsiasi discussione si rivela sterile astrazione, mera speculazione, come del resto ci dice Oleg Kornilov in Jazykovye kartiny mira kak proizvodnye mentalitetov (“Immagini linguistiche del mondo come derivati delle mentalità”; Mosca, 2011) che, a proposito del principio di relatività linguistica, scrive: «дискуссия просто беспредметна, поскольку многие положения не доказываются, а предлагаются фактически в качестве аксиом» / «la discussione è semplicemente inconsistente, dal momento che molte posizioni non si dimostrano, ma si assumono, di fatto, come assiomi» [Корнилов 2011: 110]. La stessa cifra assiomatica declinata da Jurina e Kornilov si riscontra in una serie di asserzioni; per esempio queste:

Мы знаем, что ярким отражением характера и мировоззрения народа

является язык / Sappiamo che chiaro riflesso del carattere e della visione del mondo di un popolo è la sua lingua [Зализняк, Левонтина, Шмелев 2005: 25; qui e oltre il corsivo è mio];

Уже доказано, что мы не просто говорим на разных языках – мы, носители

разных языков, по-разному членим реальный мир, имеем разные языковые

картины мира, мир предстает не сам по себе, а преломляясь через языковое сознание народа (у каждого народа свое) / È già stato dimostrato che non solo parliamo lingue diverse, ma, parlando lingue diverse, in modi diversi frazioniamo la realtà e diverse sono le nostre immagini linguistiche del mondo; il mondo non si offre così com’è, ma rifrange attraverso la coscienza linguistica del popolo (ciascun popolo ha la sua) [Пантелеенко 2007];

Нет сомнения, что слова, словосочетания, фразеологические единицы всех

видов, то есть все то, из чего складывается лексический состав языка, играет основную роль в реализации функции языка как орудия культуры и средства формирования личности / È indubbio che le parole, le locuzioni, le unità fraseologiche di ogni tipo, ovvero tutto ciò che costituisce l’assetto lessicale della lingua, svolgono un ruolo fondamentale nella realizzazione di quella funzione della lingua che la vede strumento della cultura e mezzo di formazione della personalità [Тер-Минасова 2008: 185].

Come emerge implicitamente da queste considerazioni, i principi del determinismo e della relatività linguistici sarebbero fatti risaputi, già dimostrati e che non destano dubbi. Coerente al carattere di pretesa incontestabilità di queste tesi è la natura dei risultati:

Анализ русской лексики позволяет сделать выводы об особенностях русского видения мира / L’analisi del lessico russo permette di trarre conclusioni sulle peculiarità della visione del mondo russa [Зализняк, Левонтина, Шмелев 2005: 25];

Правомерным представляется вывод о том, что в лингвокультуре США имеет

место утилитаристский взгляд на дружбу в противоположность русскому концепту, предполагающему близкие сокровенные взаимоотношения во всех сферах жизни / Risulta fondato concludere che nella linguo-cultura degli Stati Uniti vi è una visione utilitaristica dell’amicizia, in contrasto con il concetto russo che sottende rapporti intimi e stretti in tutti gli ambiti della vita [Антология концептов 2004: 198];

Очевидно, что русские и итальянские имена имеют различную семиотическую нагрузку. Кроме того, приведенные факты не могут не

свидетельствовать об особенностях итальянского национального характера, в

частности о стремлении итальянцев подчеркнуть индивидуальность каждого человека, выделиться из общей массы / È evidente che i nomi russi e italiani

possiedono una diversa carica semiotica. Inoltre i dati presentati non possono che

testimoniare le peculiarità del carattere nazionale italiano e in particolare la tendenza

degli italiani a porre l’accento sull’individualità del singolo, a metterlo in rilievo rispetto alla massa [Рылов 2006: 173-174];

Наличие только одной формы настоящего времени русского глагола связано, очевидно, с «незначимостью», «неважностью» для русского человека настоящего / La presenza di una sola forma di tempo presente del verbo russo è legata, evidentemente, al fatto che per l’uomo russo il presente sia “insignificante”, “ininfluente” [Сабитова 20015: 242].

L’indiscutibilità delle tesi permette di ricavare incontestabili testimonianze e trarre conclusioni che sono evidenti, fondate, ovvero indiscutibili a loro volta, poiché ciò che ne costituisce fondamento è un fatto la cui veridicità si sottrae a discussione. Sottraendosi a discussione, i fondamenti della lingvokul’turologija vengono assunti aprioristicamente, acriticamente, nel senso che non partecipano alla riflessione critica, sono stabiliti antecedentemente al sistema di determinazioni teoriche che da essi prende le mosse, sono pre-stabiliti, pre-determinati, appunto, pre-teorici, si collocano, cioè, al di fuori della teoria. Questo vuol dire che essi non sono negoziabili, né mai potranno essere negoziati, nel quadro della stessa teoria, ma richiedono una presa di posizione pre-teorica, un atto di fede.

Il carattere assiomatico dei principi del determinismo e della relatività linguistici assunti dai linguo-culturologi si traduce nella loro mancata possibilità di essere sottoposti a verifica, o, rovesciando la questione, a falsificazione. Non è un caso che Jurina parli di tesi («тезисы»), e non di ipotesi (in russo «гипотезы»), dispensando già questi stessi principi dalla necessità di essere suffragati da prove («не требуют доказательства»), e compiendo, come si diceva, un atto di fede, proprio come accade per i dogmi religiosi: «la sacra dottrina non dimostrerà i propri principi, che sono gli articoli di fede; ma da essi procede alla dimostrazione di qualche altra cosa, come fa l’Apostolo, il quale dalla resurrezione di Cristo prova la resurrezione di tutti» [Tommaso d’Aquino 1984: 59]; e ancora: «è chiaro, infatti, che poggiando la fede sulla verità infallibile ed essendo impossibile dimostrare il falso da una cosa vera, le prove che si portano contro la fede, non sono delle vere dimostrazioni, ma degli argomenti solubili» [Ibidem]. Questi frammenti tratti dalla Summa Theologica di Tommaso d’Aquino si prestano in modo più che mai opportuno per ricavare la nostra summa linguo-culturologica: i principi non si dimostrano; i principi rimandano alla dimostrazione di qualcosa d’altro; non è possibile dimostrare che i principi non sono veri; anzi, qualsiasi tentativo di dimostrazione è un

argomento effimero. Non è un caso che le parole di Tommaso d’Aquino possano essere benissimo accostate a quelle di Anna Wierzbicka: «Is it “unscientific” to claim that lexical differences such as those concerning negative words for different nationalities directly reflect culture and history? Wouldn’t it rather be “unscientific” to close our eyes to such facts?» [Wierzbicka 1992: 374]. Parafrasando: è talmente evidente che è così, che non è concepibile pensare che non sia così. Tautologico? Certamente. Ma c’è dell’altro: «the fact that neither brain science nor computer science has anything to say about links between ways of speaking and ways of thinking and about differences in ways of thinking associated with different languages and cultures hardly proves that such links and differences do not exist» [Wierzbicka 1997: 5- 6]. Quindi, se per parte del principio le prove vengono svuotate di qualsiasi validità – non ce n’è bisogno – per parte degli argomenti che si opporrebbero al principio, le prove tornano a essere valide, nel senso che la loro assenza diviene a sua volta prova del principio.

Per fare il punto del nostro ragionamento, diciamo che Jurina in Obraznyj stroj jazyka ha inconsapevolmente centrato il fulcro della questione linguo-culturologica: la lingvokul’turologija è assiomatica nel senso che si fonda su assiomi e «da essi procede alla dimostrazione di qualche altra cosa», la quale risulta confermare gli stessi assiomi. Ecco allora finalmente giunto il momento di far entrare in campo Karl Popper. In La scienza: congetture e confutazioni lapidariamente scrive: «il criterio dello stato scientifico di una teoria è la sua falsificabilità, confutabilità, o controllabilità» [Popper 1969: 67]. Applicato al nostro studio ciò significa che se guardiamo alla questione linguo-culturologica, ovvero all’idea che la lingua determini la visione del mondo, il “carattere nazionale”, la coscienza di un popolo, in termini assiomatici, stiamo automaticamente estromettendo la lingvokul’turologija dal novero delle scienze, poiché i suoi fondamenti non rispondono al criterio di scientificità. E infatti la lingvokul’turologija si colloca al di fuori della scienza, nel senso che è, insieme, pre-scientifica (nelle premesse e nei costrutti terminologico-concettuali che assume), a-scientifica (nella metodologia impiegata e nei risultati cui giunge) e dunque pseudo-scientifica nel complesso. È questa la posizione che tenterò di testimoniare in questo capitolo.