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4 LE URGENZE IN PSICHIATRIA E IL RUOLO DEL DISTURBO DA USO DI SOSTANZE

La prima definizione del concetto di urgenza psichiatrica risale all'anno 1910, ad opera di Dupré, il quale la descrive come: “l'insieme delle psicopatie di cui l'esordio improvviso, l'evoluzione acuta e la particolare gravità impongono al medico l'obbligo e la responsabilità di una diagnosi precoce, di un intervento terapeutico immediato e di una decisione medico-legale rapida”. Successivamente è stata definita “un tentativo di risposta e di definizione sociale ad una situazione di crisi”, quest'ultima intesa come “improvvisa insorgenza di fenomeni morbosi e violenti” (Grassi, 1993).

Perno di questa seconda definizione è dunque il concetto di crisi quale imminente minaccia, caratterizzata da una gravità tale da richiedere un tempestivo intervento; essa si verificherebbe in seguito alla rottura dell'equilibrio omeostatico e conseguente incapacità, da parte dell'organismo, di far fronte alle richieste ambientali cui è sottoposto (Grassi, 1993).

In risposta a pressioni divenute insostenibili esso andrebbe incontro ad una sequenza di fasi aventi, come prodotto finale, lo stato di crisi sopra descritto: dopo una prima reazione emotiva piuttosto acuta subentrerebbero, infatti, il senso di impotenza e di disperazione seguiti dallo stadio di destrutturazione dell'equilibrio interiore e quindi dallo stato morboso.

L'intervento richiesto per affrontare quest'ultima fase deve possedere tutte le qualità necessarie a garantire la tutela e la gestione dell'episodio nei modi più efficaci ed efficienti consentiti, così che la persona ne risenta il meno possibile; a questo compito adempiono le strutture di urgenza psichiatrica, che come tali

accolgono e trattano quadri clinici anche molto differenti (Bolton, 2009).

In linea generale le cause di ricovero più frequenti sono rappresentate dagli episodi psicotici acuti, i quali possono essere di natura organica, funzionale o indotta da sostanze; altre cause abituali sono gli atti di autolesionismo e i tentativi anticonservativi, l'abuso di alcolici e gli stati di intossicazione indotti da sostanze. Un lavoro di ricerca condotto presso i dipartimenti di emergenza ha mostrato come gli accessi per casi di disturbi psichiatrici, abuso alcolico e Doppia Diagnosi superassero in frequenza i casi di malattie virali croniche come l'epatite e l'immunodeficienza (Minassian e Coll., 2013).

Altri ricercatori si sono invece concentrati direttamente sulla psichiatria d'urgenza, proponendosi di individuarne i “visitatori usuali” (frequent visits); dai dati emersi sono state indicate alcune caratteristiche quali probabili predittori di una maggiore assiduità di ricoveri (Agaard e Coll., 2014): queste sarebbero la presenza di malattia mentale grave, l'abuso di sostanze e in qualche misura l'età avanzata. Da queste poche righe emerge immediatamente una consistente incidenza di uso di sostanze e disturbi correlati nell'ambito delle urgenze, si evince il loro coinvolgimento anche nei quadri sindromici più acuti e severi nonché la necessità di una tempestiva presa in carico; un'ampia analisi demografica condotta di recente riporta ad esempio come su un totale di 19055 soggetti, reclutati presso i dipartimenti di urgenza psichiatrica, 2259 (il 27.6%) risulti essere positivo all'uso di droghe e alcol, mentre la restante parte presenti gravi problemi di natura psicopatologica (Hankin e Coll., 2013).

Ancora: una pubblicazione relativa alla popolazione statunitense stima come sia i consumatori di cannabis sia i poliabusatori (cannabis ed altre sostanze) abbiano notevolmente aumentato gli accessi presso strutture di urgenza psichiatrica nel

periodo compreso tra il 2004 e il 2011; i soggetti prevalentemente coinvolti sarebbero stati di giovane età e di etnia nera non ispanica (Zhu e Wu, 2016).

Ciò suggerisce come una parte consistente dell'utenza faccia uso di sostanze e come di conseguenza il contesto dell'emergenza guadagni interesse in qualità di sede per la prevenzione e il trattamento delle condotte d'abuso.

Alcuni studiosi della Georgia State University (Hankin e Coll., 2013) hanno mostrato come una buona parte dei pazienti rivoltisi presso strutture di urgenza avesse assunto sostanze stupefacenti o alcol nei trenta giorni precedenti la data del ricovero; secondo gli Autori le condotte d'abuso in questi casi sarebbero state la causa, o comunque l'aggravante, delle condizioni che hanno reso necessari i ricoveri.

Gli abusatori si configurerebbero quindi come soggetti ad alto rischio, e l'uso di sostanze risulterebbe essere un fattore in grado di aumentare le probabilità di insorgenza e aggravamento della malattia mentale, con conseguenze sia sul piano psicologico e psichiatrico sia su quello medico e sociale.

Un altro studio ha raccolto e confrontato dati relativi a 686 pazienti in età adulta che, per varie ragioni, si sono rivolti presso due dipartimenti di emergenza ammettendo in un secondo momento di far uso di droghe; in base alle sostanze coinvolte e al pattern d'assunzione, i soggetti sono stati distinti in consumatori di cannabis, a loro volta differenziati in quotidiani e sporadici, e consumatori di altre sostanze.

Queste tre categorie sono state successivamente comparate in relazione ad indici di gravità drug-related e variabili sociodemografiche: i dati mostrano come il 45% del campione risulti avere un problema da uso di sostanze; inoltre, nonostante i tre gruppi non presentino sostanziali differenze per la maggior parte dei fattori

indagati, coloro che hanno riferito un uso di sostanze diverse dalla cannabis risultano particolarmente a rischio relativamente agli indicatori di gravità drug- related e ai problemi correlati, quali i disturbi psichiatrici e la severità nell'uso di alcolici; infine, i consumatori usuali di cannabis si sono differenziati da quelli sporadici mostrando indici di gravità più elevati e scarso senso di autoefficacia nell'evitare il consumo della sostanza. (Woodruff e Coll., 2016).

Una variabile la cui influenza è stata ampiamente indagata in riferimento all'uso di sostanze è rappresentata dall'età: diversi lavori testimoniano infatti come questa abbia un'incidenza diversa attraverso le varie fasce della popolazione, delineando in particolare una frequenza piuttosto elevata tra i giovani.

Una ricerca condotta in Italia, nella provincia di Taranto, mostra come da un campione di 300 soggetti d'età compresa tra 15 e 35 anni sia emerso un marcato utilizzo di diversi tipi di sostanze: il 91% avrebbe infatti riferito un consumo occasionale di alcol, il 73% di superalcolici, il 57,3% di hashish o marijuana; alcuni avrebbero fatto uso anche di cocaina (14%), popper (11%) ed ecstasy (6%) (Mele e Coll., 2003).

Anche dati più recenti testimoniano come il consumo di alcolici sia più elevato nella popolazione giovanile rispetto a quella anziana: se si considera in particolare la fascia d'età compresa tra i 18 e i 24 anni, risultano infatti più frequenti gli episodi di abuso nonché la soddisfazione dei criteri previsti per la diagnosi di dipendenza (secondo il DSM IV) (Pabst e Coll., 2012).

Nonostante la fascia giovanile risulti essere più coinvolta, il fenomeno dell'addiction sta rapidamente diffondendosi anche tra le persone più anziane: alcuni dati relativi alla popolazione statunitense riportano ad esempio come, nell'anno 2000, il numero di consumatori di età superiore ai 50 fosse pari a 1,7

milioni; non solo: in base alla sua rapida ascesa, si stima che nel 2020 il numero degli interessati possa raggiungere i 4,4 milioni (Gfroerer e Coll., 2013).

Per quanto attiene invece all'incidenza dei disturbi psichiatrici, la letteratura mostra una minor prevalenza nella popolazione anziana rispetto a quella giovanile (Kohn e Coll., 2008); è noto infatti come la maggior parte delle sindromi psichiatriche si caratterizzi per un esordio in tarda adolescenza o in prima età adulta, perciò i casi riscontrabili in età avanzata rappresentano solitamente una cronicizzazione di disturbi preesistenti: alcuni dati riportano ad esempio come i Disturbi d'Ansia, quali la Fobia o il Disturbo Ossessivo-Compulsivo, si riscontrino in tarda età solo se presenti sin dalla giovinezza o associati ad altri quadri clinici (Flint, 1994).

5 SCOPO

Lo scopo principale di questa tesi è valutare l’impatto dell’uso di sostanze illegali e voluttuarie, della Doppia Diagnosi e del Disturbo da Uso di Sostanze sull’espressione psicopatologica di pazienti ricoverati in regime d'urgenza presso un Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (SPDC).