competenze artigianali e nuove funzioni digital
AZIENDALI PROCESSI INTERNI DA IMPLEMENTARE
2. Usare le tecnologie sociali per abbinare il talento ai vari compit
Per implementare questo tipo di processi è necessario che l’organizzazione modifichi il proprio modello organizzativo e di governance per potersi considerare una social organization a tutti gli effetti:
Si possono distinguere 4 step che vanno progressivamente a delineare le caratteristiche di una organizzazione social in tutti i reparti e in tutti i processi.
Outsourcing: Il primo stadio è quello in cui l’organizzazione è caratterizzata da una
incomprensione totale del cambiamento che sta avvenendo. I manager vedono i social media come una minaccia per produttività, capitale intellettuale, privacy, così scoraggiano e addirittura vietano l’utilizzo di qualsiasi social media sia interno che verso l’esterno. In questo caso spesso la soluzione se si vuole in qualche modo essere presenti, è quella di interfacciarsi con un agenzia a cui magari vengono forniti i contenuti ma la gestione è totalmente demandata.
Singole persone o singole funzioni: In questo secondo step prendono parte tutte quelle
management 2.0 e avvio di progetti pilota in alcune funzioni aziendali come Marketing, Ict e HR. Tutto ciò reso possibile dalla volontà e apertura imprenditoriale e/o dei top manager che sponsorizzano questo tipo di progetto. In questo caso vengono creati account sui principali social network ma solamente alcune persone di alcune funzioni che hanno delle guidelines dai vertici aziendali da rispettare, possono accedere a questi social e interagire attivamente o a nome proprio o per conto dell’azienda con gli utenti. Saranno poi queste figure a sensibilizzare chi di dovere su dati e informazioni utili derivanti dai social media.
Comunità trasversali diffuse: Qui i manager hanno un atteggiamento costruttivo e
hanno compreso come funziona una social organization. L’intera organizzazione sta cominciando a sviluppare competenze specifiche per raccogliere, alimentare e ottenere valore concreto dai social media. Il modello organizzativo può essere definito come “hub and spoke” ma tutto è più fluido: un gruppo di persone più esperte trasversali alle varie funzioni aziendali, collaborano insieme e si confrontano per individuare e aggiornare i contenuti chiave oggetto delle conversazioni, che poi verranno veicolati all’esterno sui social media o blog da chi di dovere. Ogni funzione ha le credenziali per accedere e interagire attivamente sui social. A seconda delle necessità degli utenti vengono coinvolte differenti persone di differenti funzioni per rispondere in maniera precisa a qualsiasi tipo di domanda. Lo stesso team trasversale è predisposto al coordinamento, all’ascolto e al monitoraggio dei risultati conseguiti. Attraverso reportistica e riunioni periodiche viene poi illustrata la situazione e attraverso il confronto con diverse figure di differenti funzioni si delineano nuove scelte strategiche.
Organizzazione flessibile: In questo tipo di organizzazione c è la completa integrazione
di tutta la popolazione aziendale con i social o comunque le interazioni che nascono a livello social con gli utenti si diffondono in tutta l’organizzazione fino ai vertici aziendali. Ad esempio quindi idee o suggerimenti dei clienti dopo averli analizzati possono costituire un nuovo progetto aziendale, tale progetto anche se proveniente al di fuori dell’azienda, verrà sviluppato e implementato secondo l’iter che seguono i progetti interni. Quindi tutta l’azienda è stimolata da un comportamento di ascolto e implementazione di quello che il mercato richiede e questo offre grosse possibilità. Per
allineare un’organizzazione interna ad una relazione social esterna in questo tipo di modelli flessibili potrebbe essere efficace creare un social network interno dove ci siano link con accesso semplice a tutti i social network dove ogni dipendente può controllare, presidiare, interagire con totale apertura aziendale.
Conclusioni
Dopo aver analizzato questi numeri e queste ricerche dovrebbe essere assodato come le nostre PMI non possono non aver capito le potenzialità dei social network in particolar modo, in questo momento Facebook, insieme agli altri strumenti digitali esaminati, sono uno dei fattori principali per rimanere competitivi.
Partendo da questo concetto, in questo lavoro di tesi, il primo argomento analizzato è stato la situazione dell’e-commerce in Italia e nel mondo, ci si è accorti in base ai dati esaminati che il commercio on-line è in fase di espansione, si è visto come l’Italia sia un po’ indietro rispetto ai principali paesi europei ma da un paio di anni a questa parte il trend di crescita sia significativo ed in previsione il nostro paese dovrebbe recuperare terreno sempre più velocemente nei confronti degli altri principali paesi. Si sono approfondite le principali piattaforme mondiali di e-commerce e si è compreso come e perché si differenziano i modelli di business tra Amazon, Alibaba e Ebay ed in che modo mantengano una posizione di leader nel mercato.
Il secondo argomento su cui si è focalizzata l’attenzione può essere considerato l’evoluzione dell’e-commerce, ovvero il social commerce, in estrema sintesi il commercio elettronico integrato nei social network e nonostante le posizioni e le opinioni siano contrastanti, le previsioni tracciate da Gartner sono tutte a favore del commercio sociale.
Secondo le stime di questa società, infatti, entro il 2015 le aziende genereranno circa il 50% delle vendite via web tramite la loro presenza social e applicazioni mobili, c è chi addirittura si spinge oltre e afferma che Facebook diventerà il principale marketplace sociale per il commercio on-line.
E’ stata data particolare evidenza a Blomming, come piattaforma/applicazione che permette di fare social commerce, integrando attraverso un unico strumento il nostro shop in più “luoghi” della rete, come il nostro sito, la nostra pagina Facebook, il nostro blog. E’ stato scelto Blomming in quanto pionieri nel settore e caso 100% made in Italy che è riuscito a farsi apprezzare e premiare a livello internazionale.
Il terzo argomento di interesse riguarda l’artigianalità, le PMI eccellenze del made in Italy nel loro settore. Il ritorno alla manifattura non è un tema “caldo” solamente nel nostro paese, che pur è tra i paesi più ricchi di competenze artigianali e di saper fare, ma
anche oltre oceano sono nati movimenti che hanno raccolto migliaia di adesioni sostenendo il ritorno della manifattura nei paesi d’origine contro quindi la delocalizzazione produttiva nei paesi a basso costo di manodopera (es. Makers e DIY). Ci si è interrogati su come le nostre piccole-medie imprese potessero sfruttare le loro abilità artigianali abbinate ai nuovi strumenti digitali per espandere la propria immagine e vendere su scala internazionale.
L’analisi anche attraverso lo studio di alcuni casi di successo ha evidenziato come alcune lungimiranti imprese abbiano già iniziato a sfruttare questi strumenti, ripensando il proprio modello di business in chiave social per uscire da una crisi che aveva portato stagnazione nei rispettivi settori.
I fattori chiave del successo di queste imprese sono stati proprio commercio on-line, commercio sociale, mobile commerce, multi-canalità, multi-lingua, sapersi raccontare (ruolo chiave dello storytelling), artigianalità, made in Italy, internazionalizzazione, clienti al centro, ascolto, interazione, co-creazione, attraverso le potenzialità offerte dalle nuove funzioni digitali.
Per questo motivo come ultima analisi sono stati mappati i modelli organizzativi e i processi chiave da implementare perché le imprese abbiano una maggior probabilità di successo in chiave social, così da sfruttare gli strumenti analizzati e acquisire nuove quote di mercato anche oltre confine.
Ciò su cui si dovrà lavorare e sperimentare in futuro per supportare maggiormente le vendite attraverso i canali social, sarà una migliore integrazione con il canale mobile. Come evidenziato nella tesi, milioni di utenti accedono quotidianamente ad internet e nei social network attraverso gli smartphone, purtroppo però non c è possibilità di accedere allo shop sulla pagina Facebook aziendale, attraverso questi ultimi.
Questo provoca una perdita di migliaia di potenziali acquirenti e clienti. In questo senso dovranno concentrare la loro attenzione e le loro ricerche gli “addetti al lavori”.