D I F RAIA G RIFONI C REMONESI 2007.
3. I N T USCORUM PAENE OMNIS I TALIA FUERAT L A PRIMA ETÀ DEL F ERRO
(IX-VIII
SECOLO A.C.)
TRA CONTINUITÀ E INNOVAZIONE.
CRONOLOGIA ASSOLUTA ITALIA EUROPA CENTRALE EGEO TRADIZIONALE CALIBRATA 1150- 1100 a.C. 1150- 1100 a.C. 1200-(1150) a.C. 1200-(1150) a.C.
BRONZO FINALE 1 HALLSTATT
A1
TARDO ELLADICO IIIC
MEDIO 1100- 1000 a.C. 1100- 1000 a.C. (1150)-1085 a.C. (1150)-1050 a.C.
BRONZO FINALE 2 HALLSTATT
A2
TARDO ELLADICO IIIC
TARDO 1000- 900 a.C. 1000- 900 a.C. 1085-1020 a.C. 1050-960 a.C.
BRONZO FINALE 3 HALLSTATT
B1 PROTOGEOMETRICO 900- 865 a.C. 900- 875 a.C.
1020-(980) a.C. 960-930 a.C. PRIMO
FERRO 1 A HALLSTATT B2 GEOMETRICO ANTICO 865- 830 a.C. 875- 850 a.C. (980)-950 a.C. 930-980 a.C. B1 830- 800 a.C. 850- 825 a.C.
950-(910) a.C. 890-850 a.C. B2 GEOMETRICO MEDIO I
800- 770 a.C. 825- 800 a.C. (910)-880 a.C. 850-810 a. C PRIMO FERRO 2 A1 HALLSTATT B3 GEOMETRICO MEDIO II 770- 750 a.C. 800- 750 a.C. 880-(810) a.C. 810-780 a.C. A2 750- 725 750- 725 (810)-750 a.C. 780-725 a.C. B1 B2 GEOMETRICO TARDO I 725- 630 a.C. 725- 630 a.C.
750-630 a.C. 725-630 a.C. PRIMO FERRO 3 HALLSTATT
C
GEOMETRICO TARDO II-
PROTOCORINZIO
Figura 33 – Cronologia del Bronzo finale-primo Ferro italiano comparata con la serie nordeuropea ed egea
(modificato da PERONI 1994A,CARANCINI et alii 1996, GUIDI 2000, PACCIARELLI 2000, BARTOLONI 2003,
CARANDINI 2003).
La prima età del Ferro nell’Italia centrale convenzionalmente comprende i due secoli iniziali del primo millennio a.C., prima della fondazione delle colonie greche nel sud della penisola392, ed in generale prima della recezione di nuovi
392 Il primo avamposto coloniale stanziato sull’isola di Ischia si data ancora agli inizi del
secondo quarto dell’VIII secolo, mentre la prima colonia sulla penisola è Cuma che viene fondata attorno al 730 a. C.. – Per un quadro aggiornato si vedano NIZZO 2007; MUSTI
modelli e stilemi di provenienza egea e vicino orientale che daranno luogo al così detto periodo Orientalizzante.393
Pianura Padana occidentale
Trentino Pianura Padana nord orientale
Emilia sud orientale
Romagna Liguria Etruria meridionale
BF 1 Protogolasecca Luco A Protovillanoviano Protovillanoviano Protovillanoviano Protoligure Protovillanoviano BF 2
Luco B
BF 3 Protoveneto
PF1 A Golasecca IA Vadena I
Este I Bologna IA Verrucchiese I Ligure IA Tarquinia IA
B1 Tarquinia IB1
B2 Bologna IB Tarquinia IB2
Veio 1C
PF2 A1 Golasecca IB Vadena IIA
Este IIA Bologna IIA1 Ligure IB Tarquinia IIA1 Veio 2A
A2 Este IIB Bologna IIA2 Tarquinia IIA2
Veio 2B
B1 Vadena
IIB
Este IIC Bologna IIB1 Verrucchiese IIA Tarquinia IIB1
Veio 2C
B2 Bologna IIB2 Verrucchiese IIB Tarquinia
IIC2
PF3 Golasecca IC Este IIIA Bologna IIIA Verrucchiese III Orientalizzante
Figura 34– Schema cronologico di correlazione tra le facies culturali dell’Italia settentrionale e centrale tra
Bronzo finale e primo Ferro (modificato da PERONI et alii 1975, PERONI 1996, CARANCINI et alii 1996,
GAMBARI 1998, TAMBURINI MÜLLER 2006).
Essa occupa quindi un arco cronologico ben definito e collocabile tradizionalmente durante tutto il corso del IX e buona parte dell’VIII secolo a. C., in corrispondenza delle fasi dei Campi di Urne europei Halstatt B2- Halstatt B3 e del Geometrico antico e medio della serie egea (figg. 33-36).394
393 PALLOTTINO, 1989, p. 206; PERONI 1994, pp. 210-216; CARANCINI et alii 1996, GUIDI
2000, p. 142 (fig. 1), pp. 194-195.
394 Studi recenti hanno dimostrato come la separazione tra Bronzo finale e primo Ferro
posta tra il X ed il IX sec. a.C. non costituisca una linea di confine significativa per tutto il territorio italiano, ma sia valida in linea di massima solo per l’area mediotirrenica (BIETTI SESTIERI 1998, p. 15). Inoltre, sulla base di alcune datazioni calibrate, alcuni
studiosi tendono oggi a retrodatare gli inizi dell’età del ferro da 50 a 100 anni, ovvero entro la prima metà del X sec. a. C. (PERONI 1994, pp. 214-215, figg. 79-80; PERONI
1996, p. 408, fig. 1; BIETTI SESTIERI 1998, pp. 8-9; GUIDI 2000, p. 142; PACCIARELLI
2000, p. 68; BARTOLONI 2002, p. 112; BARTOLONI 2003, p. 29; CARANDINI 2003, pp. XXX, 595-598).
Ertruria meridionale
Piceno Lazio Campania Calabria Puglia
BF 1 Protovillanoviano Protovillanoviano Protovillanoviano Protovillanoviano Protovillanoviano Protovillanoviano /Protogeometrico Iapigio BF 2 BF 3 Laziale I PF 1
A Tarquinia IA Piceno I Laziale IIA1 Pontecagnano IA
Sala Consilina I
Torregalli 1A Geometrico Iapigio antico
B1 Tarquinia IB1 Laziale IIA2 Torregalli 1B B2 Tarquinia IB2
Veio 1C
Laziale IIB1 Pontec. IB Sala C. IIA Torregalli 2 PF 2 A1 Tarquinia IIA1 Veio 2A
Piceno II Laziale IIB2 Pontec. IIA
Nicotera Geometrico Iapigio medio
A2 Tarquinia IIA2 Veio 2B
Laziale IIIA Pontec. IIB Sala C. IIB Canale Ianchina B1 Tarquinia IIB1 Veio 2C
Laziale IIIB Orientaliz. antico Sala C. III B2 Tarquinia IIC2
Figura 35 – Schema cronologico di correlazione tra le facies culturali dell’Italia centrale e meridionale tra
Bronzo finale e primo Ferro (modificato da PERONI 1996,CARANCINI et alii 1996, PACCIARELLI 2000, CARANDINI 2003).
In questa fase in tutta la penisola, dalla Pianura Padana sino alle coste più meridionali, si assiste ad un graduale ma profondo mutamento della società, con il progressivo emergere di forti distinzioni sociali, ben leggibili in particolare nei corredi funerari dove, soprattutto nelle fasi più avanzate, iniziano a comparire con sempre più frequenza particolari indicatori di status come armi, monili ed oggetti esotici. 395 Questo fenomeno è stato interpretato come il risultato del passaggio da un sistema fondato su comunità tribali a base territoriale, caratteristico dell’età del Bronzo, ad uno legato a gruppi gentilizio-clientelari che esercitano il controllo diretto sulle risorse del territorio e che saranno responsabili dello sviluppo di realtà complesse come i primi centri protourbani.396 Tale trasformazione avviene in tempi e modi differenti, a seconda dei diversi territori, e nell’Italia centrale ha come centro propulsivo l’Etruria meridionale, dove i primi segnali sono chiaramente leggibili già tra la fine del X e gli inizi del IX sec. a.C..397 In altri
settori della penisola, questo processo sembra continuare sino in pieno periodo orientalizzante ed arcaico, con la sopravvivenza nelle aree più interne e marginali
395 B
ARTOLONI 2003; PERONI 1996A, pp. 410-585. 396 P
ERONI 1996A, pp. 24-43; BIETTI SESTIERI 1998, p. 16.
di comunità ancora organizzate con insediamenti di medie e piccole dimensioni, apparentemente senza legami di tipo gerarchico.398
Le differenze regionali nei processi di sviluppo della prima età Ferro sono diretta conseguenza del livello di complessità sociale raggiunto nel corso del Bronzo finale e si legano strettamente sia allo sfruttamento delle risorse naturali del territorio (agricole e minerarie), sia alle nuove rotte commerciali mediterranee che, soprattutto a partire dall’VIII secolo, vedono privilegiare la costa tirrenica.399 A livello generale, la dimensione unitaria di questa fase appare chiaramente se ne osserviamo non solo le evoluzioni di età storica (dove ormai le culture italiche sono nettamente definite), ma anche e soprattutto i legami con il Bronzo finale.400
Tuttavia, al di là di questa apparente omogeneità culturale, che abbraccia soprattutto la sfera ideologica funeraria e parte del repertorio decorativo, già a partire dalla primissima fase dell’età del Ferro si percepisce una forte differenziazione in facies regionali e macroregionali401, la maggior parte delle quali estesa su un territorio corrispondente a quello che sarà occupato dalle popolazioni storiche note dalle fonti classiche.402
Il settore compreso tra l’Emilia Romagna sud occidentale403 e l’alto Lazio è interessato a pieno dal “fenomeno villanoviano”, con profonde differenze locali che rispecchiano quelle divisioni emerse già durante il Bronzo finale. Esso si estende inoltre con alcune enclaves nella Campania e nelle Marche, facendo ipotizzare fenomeni di veri e propri spostamenti di gruppi centro italici in queste aree.404
398 Si pensi ad esempio al popolamento della Liguria, dove ai pochi centri costieri più
strutturati, noti solo a partire dai primi del VII sec. a.C. (Chiavari, Genova e Albenga), si affianca una moltitudine di piccoli villaggi sparsi ed arroccati sulle montagne (i così detti castellari) di più antica presenza, con un modulo insediativo che resisterà sin oltre la conquista romana. – TORELLI 1986, p. 23; GIANNATTASIO 2007; DEL LUCCHESE 2004B. 399 T
ORELLI 1986, pp. 22-23; BIETTI SESTIERI 1998, p. 6; BIETTI SESTIERI 2009, p. 10.
400 H
ENCKEN 1968, pp. 74 e sgg.; BARTOLONI 2002, pp. 65-96; BIETTI SESTIERI 1998.
401 A nord si distinguono le facies di Golasecca (Piemonte, Lombardia e Liguria
settentrionale), Ligure (Piemonte meridionale e Liguria), di Vadena (Trentino) e Veneta (coi centri di Este e Padova). Al centro quelle Villanoviana (Emilia Romagna sud orientale, Toscana, Umbria, alto Lazio e Campania), Laziale (Lazio) e Picena (Marche e Abruzzo). A sud infine quella Enotrio-Japigia sulla costa adriatica e ionica (Puglia, Basilicata e Calabria) e la facies di Torregalli su quella della Calabria tirrenica. – BIETTI
SESTIERI 1985, pp. 113-126; BIETTI 1996; DE JULIS 1985; YNTEMA 1990; PERONI 2001, p. 293; PERONI 1996; GAMBARI 1998; BALDELLI-D’ERCOLE 1999.
402 P
ALLOTTINO 1984; TORELLI 1986, p. 23.
403 S
ASSATELLI 1994; 1996; 2000, p. 169; 2008.
In generale, si caratterizza per la diffusa e pressoché esclusiva pratica incineratoria nel rito funerario con l’impiego di recipienti caratteristici quali il vaso biconico come contenitore delle ceneri e la scodella a labbro rientrante usata come coperchio. Inoltre, presenta un’apparente omogeneità nel repertorio decorativo e nelle tecniche con cui è replicato sulle forme vascolari: si tratta principalmente di motivi geometrici a meandri, linee spezzate e triangoli campiti eseguiti a pettine e falsa cordicella.405 Più variabile è la morfologia delle forme vascolari che, seppur riconducibili allo stesso repertorio tipologico, presentano redazioni diverse a livello areale. Anche la produzione di oggetti in metallo, pur sviluppando varianti locali, rivela la presenza di un'unica ampia koinè culturale. Il fatto di essere considerato a tutti gli effetti il primo aspetto culturale pienamente riferibile al popolo etrusco ne ha influenzato profondamente gli studi, a lungo condizionati dalla tradizione storiografica ed antiquaria.406 Inoltre, essendo in
piena continuità sia con la precedente fase “protovillanoviana” che con la successiva orientalizzante, i periodi di passaggio sono stati variamente definiti, soprattutto sula base dell’attardamento di alcuni caratteri del Bronzo finale407 e della prima età del Ferro.408
Un punto tutt’oggi irrisolto rimane la definizione del “fenomeno villanoviano”409, inteso ora come manifestazione etno-culturale connessa con la formazione della civiltà etrusca410, ora come epifenomeno socio politico svincolato da ogni connotazione di tipo etno-culturale,411 oppure ancora come manifestazione di una specificità culturale collegata agli sviluppi della civiltà etrusca, la cui diffusione su scala interregionale sarebbe frutto di un progetto unitario e pianificato nel quale avrebbe svolto un ruolo fondamentale una componente orientale della popolazione412. 405 D E ANGELIS 2001B, pp. 293-362. 406 P ALLOTTINO 1969, pp. 81-117; BRIQUEL 1984, 1991; 1993; 2000.
407 Per il sito di Sorgenti della Nova (Farnese) N. Negroni Catacchio distingue come Bronzo finale 4 una fase di attardamento culturale – NEGRONI CATACCHIO 1998B, p. 86;
NEGRONI CATACCHIO 2000,pp. 242-243.
408 L’Orientalizzante antico corrisponde in letteratura al Villanoviano IVa di Bologna.
(CARANCINI 1969; PINCELLI-MORIGI GOVI 1975, pp. 21-25; MORIGI GOVI 1976; BARTOLONI 2003, pp. 27-29). Per l’ambiguità del passaggio tra periodo protostorico e
periodo etrusco: BARTOLONI 2009.
409 M ARINO 2015, p. 103. 410 D’A GOSTINO 2011. 411 P ERONI 1992, p. 33; 1994; 1996, pp. 434-436. 412 BIETTI SESTIERI 2008, pp. 12-17; 2012.
Il periodo, nel suo complesso, convenzionalmente viene suddiviso in tre fasi413 che coprono circa due secoli414 e corrispondono interamente alla prima età del
Ferro (fig. 36). Cron. tradiz. Cronologia relativa Periodo convenzionale Facies dell’Emilia Romagna Facies dell’Etruria settentrionale Facies dellEtruria meridionale Facies dell’Etruria campana 900- 800 a.C.
FE1 A Villanoviano I Bologna IA Verrucchiese I Volterra I Tarquinia IA Pontecagnano IA Sala Consilina I B1 Tarquinia IB1 B2 Bologna IB Populonia I Vetulonia I Tarquinia IB2 Veio 1C Pontec. IB Sala C. IIA 800- 750 a.C. FE2 A1 Villanoviano IIa Bologna IIA1 Volterra IIA Firenze Sesto Fiorentino Tarquinia IIA1 Veio 2A Pontec. IIB A2 Bologna IIA2 Populonia 2 Vetulonia 2 Volterra IIB-C Tarquinia IIA2 Veio 2B Pontec. IIB Sala C. IIB 750- 725 B1 Villanoviano IIb Bologna IIB1 Verrucchiese IIA Tarquinia IIB1 Veio 2C Orientaliz. antico Sala C. III 725- 680 a.C. . B2 Villanoviano III- Orientalizzante antico Bologna IIB2 Verrucchiese IIB Volterra IIIA1-2 Tarquinia IIC2 Artimino 680- 630 a.C. FE3 Orientalizzante medio Bologna IIIA Verrucchiese III Orientalizzante
Figura 36 – Schema cronologico di correlazione tra le facies villanoviane ed orientalizzanti (modificato da
CARANCINI et alii 1996, PACCIARELLI 2000; BARTOLONI 2003;TAMBURINI MÜLLER 2006; NASCIMBENE 2009).
La prima (Villanoviano I) occupa tutto il IX sec. a.C., la seconda (Villanoviano II a) si colloca nel corso della prima metà dell’VIII sec. a.C., ed infine la terza (Villanoviano II b) che prosegue fino a terzo quarto dello stesso.415 Nel corso
413 F. Delpino fa iniziare il villanoviano I (o antico) nella prima metà del IX con una
durata di un secolo, colloca il villanoviano IIa (o evoluto iniziale) tra il 780 ed il 760 a. C., ed infine il villanoviano IIb (o evoluto avanzato) tra il 760 e il 720 a. C.. Leggermente diversa la cronologia proposta da G. Bartoloni 2003: villanoviano iniziale (I): 900-820 a. C.; villanoviano intermedio (IIa): 820-770 a. C.; villanoviano finale (IIb): 770-720 a. C.. – DELPINO 2003, pp. 27-31; BARTOLONI 2003, pp. 28-31.
414 Nelle ultime datazioni calibrate la durata del periodo oscilla da un minimo di 215-235
anni, ad un massimo di 270-295 anni. Non tutti sono comunque concordi nell’utilizzare datazioni assolute, in quanto basate su una documentazione ancora troppo esigua. Per un’analisi completa dei problemi: DELPINO 2003.
415 Il Villanoviano IIb corrisponde al Villanoviano III bolognese. – C
ARANCINI 1969; MORIGI GOVI 1976.
dell’VIII sec. a. C. le distinzioni regionali si fanno sempre più marcate e a partire dalla seconda metà del secolo la piena definizione di realtà preurbane rafforza le identità delle varie comunità locali, tanto da far nascere all’interno di ciascuna di esse stilemi e modelli caratteristici. Inoltre se l’impianto delle prime colonie greche nel sud Italia condizionerà maggiormente i centri dell’Etruria meridionale, in aree più periferiche come l’Emilia Romagna si assiste ad una evoluzione stilistica più autonoma, dove i caratteri prettamente villanoviani continuano ad evolversi per tutta la prima fase del periodo orientalizzante.416
Un tratto distintivo della fase iniziale è il diffuso abbandono di buona parte dei piccoli villaggi del Bronzo finale e la formazione di più estesi insediamenti collocati in aree strategiche, spesso naturalmente difese. Questi si sviluppano solitamente lungo le maggiori vie di comunicazione, in prossimità di corsi d’acqua, aree coltivabili e risorse minerarie. Questi nuovi abitati si pongono in un rapporto di piena continuità topografica e culturale con la fase precedente, ma al contempo se ne distaccano per la comparsa al loro interno di dinamiche sociali nuove che, soprattutto a partire dalla metà dell’VIII secolo, preludono ad una riorganizzazione complessiva del territorio e delle forme di potere.417
L’articolazione interna di questi abitati inizialmente non appare molto complessa: i dati in nostro possesso ci permettono comunque di ricostruire un sistema formato da gruppi di capanne, distribuite su un’ampia superficie e divisi tra loro da spazi aperti, probabilmente usati a fini agricoli secondo uno schema in uso fino dal Bronzo finale.418 Nelle loro immediate vicinanze si dispongono solitamente le aree sepolcrali il cui primo impianto risale spesso a questa fase, se non alla fine della precedente, e il cui utilizzo si prolunga anche nei periodi successivi, rivelando sia un forte legame delle comunità con i luoghi abitati che l’esistenza di stretti vincoli sociali all’interno della popolazione.
Le maggiori dimensioni di questi centri, il loro ruolo egemone sul territorio e la presenza delle prime chiare distinzioni sociali all’interno delle necropoli ha portato a definire questi agglomerati come protourbani.419 La loro formazione,
416 La fase villanoviana del territorio emiliano abbraccia anche l’orientalizzante antico e
medio definiti tradizionalmente Villanoviano IV a-b – CARANCINI 1969;MORIGI GOVI
1976.
417 A
MPOLO 1970-71;BONGHI JOVINO 2008;MARTINELLI 2000; DE SANTIS 2008.
418 V
AN KAMPEN 2003, pp. 23-29; BARTOLONI 2001; NEGRONI CATACCHIO 2001.
419 M
ARINO 2015, pp. 105-107, 129; PACCIARELLI 2000, pp. 128-139, 165-170; BARTOLONI 2002, pp. 115-157; BARTOLONI 2003, pp. 87-114;
frutto della riorganizzazione delle comunità e di una rinnovata e pianificata gestione del territorio, è stata interpretata come un elemento di rottura rispetto alla fase precedente, tanto da far parlare di “rivoluzione villanoviana”. 420 Il fenomeno
assume caratteri “rivoluzionari” nell’Etruria meridionale, dove si possono cogliere gli indizi di una precoce pianificazione territoriale nella regolarità della distribuzione degli abitati maggiori che assumono il ruolo di central places con il controllo di vasti territori.421 Tutto ciò è meno evidente per altre aree, dove la stessa strategia insediativa presenta forme in parte differenti.422 Tuttavia si tratta di un fenomeno unitario dato che tutti i nuovi agglomerati vengono a collocarsi in punti strategici lungo gli assi di collegamento principali e in prossimità delle risorse, siano esse le miniere delle Colline metallifere e della Tolfa, o le fertili pianure alluvionali a vocazione agricola dell’interno (fig. 37).
Figura 37 – Le facies culturali della prima età del Ferro del settore tirrenico settentrionale ed i principali siti
villanoviani toscani e delle regioni limitrofe con in tratteggio il territorio collegato ad essi: 1. Bologna; 2. Verucchio; 3. Fiesole; 4. Pisa; 5. Volterra; 6. Populonia; 7. Vetulonia; 8. Roselle; 9. Arezzo; 10. Cortona; 11. Perugia; 12. Chiusi; 13. Orvieto; 14. Vulci.
420 C
ARANDINI 2003; GUIDI 2000 p.198; PACCIARELLI 1994; PERONI 1989; TUILLEUR
2008, pp. 115-118.
421 D’E
RCOLE et alii 2002.
Nell’area tirrenica centro-meridionale i grandi abitati che origineranno le città etrusche vanno ad occupare due aree ben distinte e caratterizzate: il settore costiero e il bacino del Tevere. Nel primo caso i centri si collocano preferibilmente in luoghi relativamente vicini al mare sia in posizione arretrata (Cerveteri, Tarquinia, Vulci) che in prossimità di grandi aree umide costiere (Vetulonia) che continuano ad essere frequentate per i facili approdi e per le attività connesse alla pesca e al sale. Nel secondo caso essi si sviluppano su pianori e colline che dominano la valle fluviale del Tevere (Veio, Perugia) e dei suoi affluenti (Orvieto, Chiusi), lungo vie di penetrazione verso l’alta val Tiberina e il Valdarno superiore, su un itinerario che conduce ai passi dell’Appennino tosco-umbro-marchigiano e alle regioni adriatiche. Questa divisione tra due ambiti territoriali distinti e interconnessi la cogliamo anche nell’Etruria settentrionale, dove l’abitato di Populonia sorge su un promontorio sul mare posto tra due lagune con facili approdi, e Volterra, pur in posizione più arretrata, si sviluppa su una collina posta a cavallo tra la valle dell’Arno e quella del Cecina, con facile accesso sia alle aree interne del senese e delle colline del Chianti, che alla costa. Questi due centri assieme a Vetulonia devono, inoltre, la loro fortuna al distretto minerario delle colline metallifere, sul quale sembrano sviluppare precoci forme controllo.423
Nella piana fiorentina, invece, nella fase iniziale della prima età del Ferro le uniche aree note che mostrano una qualche continuità con il Bronzo finale sono le pendici del Monteferrato (Case Ciabatti)424 e della Calvana (Carraia)425 ed il colle di Fiesole.426 Nei primi due siti i pochi dati conservati indicano una qualche frequentazione dell’area all’imbocco delle valli del Bisenzio e della Marina, mentre il terzo, la cui sommità pare frequentata senza soluzione di continuità, si pone in posizione dominante sulla pianura sottostante e a controllo di percorsi di crinale in direzione sia del Mugello e dell’alta val di Sieve che del Valdarno superiore.427
Già a partire da questa fase sembra esercitare una forte capacità di attrazione l’emergente abitato di Bologna che proprio nel corso del IX secolo a.C. viene ad
423 B ARTOLONI 2011; CYGIELMANN 1994. 424 G UIDI 2011, pp. 172-173, fig. 6. 425 P OGGESI et alii 2012, pp. 133-134. 426S
ALVINI 2007, p. 19; SALVINI 1990; BRUNI 2002B, p. 296. 427 SALVINI 2007, p. 18.
assumere un ruolo centrale negli scambi tra l’area padana orientale ed occidentale e l’Italia centrale.428
Figura 38 – I siti del primo Ferro della Toscana centro settentrionale (in rosso sono indicati i ripostigli ed i
bronzi isolati): 1. Pariana (Massa); 2. Colle Le Banche (Camaiore); 3. Lucca-Ospedale S. Luca; 4. Chiarone di Capannori; 5. Fossa 5; 6. Romita di Asciano; 7. Pisa (via di Gello, via Buonarroti, area Scheilber, via delle Cascine, via Marche-via Porta a Lucca, Campaldo, via Pietrasantina, via Bragazzi); 8. S. Ruffino di Lari; 9. Montacchita di Palaia; 10. Ortaglia (Peccioli); 11. Parrana di S. Martino (Collesalvetti); 12. Livorno-Fortezza Vecchia; 13. Colognole di Castell’Anselmo; 14. Quercianella; 15. Vada-S. Gaetano; 16. La Mazzanta; 17. Belora (Riparbella); 18. Cerreta di Casaglia; 19. Casalvecchio (Casale Marittimo); 20. Volterra (Ripaie, Piano di Castello, Fonte S. Felice; teatro romano, piazzetta dei Fornelli, Torricella, viale Trento-Trieste, via lungo le mura; Ortino, Monte Bradoni, Badia, Guerruccia, S. Martino al Foro, Poggio alle Croci); 21. Lucciana (Casole d’Elsa); 22. Quartaia (Colle di Val d’Elsa); 23. Le Gabbra (Colle di Val d’Elsa); 24. Radicondoli (Le Pianacce, Podere Certaldo); 25. Monteriggioni (Campassini, Casone, I Colli, Busona, Pieve al Poggiolo); 26. S. Donato-La rotta (S. Gimignano); 27. Poggibonsi (Poggibonizi, Vada, Poggio Luco); 28. Boscone; 29. S. Appiano, S. Martino ai Colli (Barberino Val d’Elsa); 30. Fornaci (Castellina in Chianti); 31. Poggio la Croce (Radda in Chianti); 32. Ginestra Fiorentina; 33. Poggio di Firenze (Rignano sull’Arno); 34. Lastra a Signa- Poggio Carboni; 35. Scandicci (Poggerello, via Boito); Firenze (Gambrinus, via Pellicceria, via dei Vecchietti via Sassetti, Palazzo delle Poste, via Calimala-via Porta Rossa, Piazza della Signoria, via Laura-via Borgo Pinti); 37. Fiesole; 38. Sesto Fiorentino (Padule 3, Frilli ovest, Frilli 2000, via Lazzerini-val di Rose, Dogaia, Madonna del Piano 4c, Madonna del Piano-necropoli, val di Rose, Lazzerini 5; Petrosa area D, Petrosa Sud area H, Querciola, Sassaiola), Quinto Fiorentino (Palastreto); 39. Carraia (Calenzano); 40. Prato-Case Briganti; 41. Monte Ferrato-Galceti Case Ciabatti; 42. Pontassieve; 43. Marradi.
Nella piana del Bientina il grande villaggio di Fossa 5 sembra interrompersi a ridosso della prima età del Ferro, probabilmente anche a seguito di una serie di eventi alluvionali.429 Tuttavia, a partire del IX secolo a.C., non è da escludere un’accresciuta capacità attrattiva dell’area alla foce dell’Arno presso Pisa, dove
428 S
ANTOCCHINI GERG 2015; SASSATELLI 2008.
recenti scavi hanno individuato in via Marche una necropoli con trentasette sepolture rimasta in uso dagli inizi dell’età del Ferro fino al periodo orientalizzante, e nella quale sono evidenti già nella fase villanoviana chiari elementi di distinzione sociale, come ci rivela la presenza di un elmo fittile posto a copertura di un vaso cinerario.430 Inoltre, la scoperta della necropoli di Parrana
di S. Martino che, sulla base dei dati preliminari, sembra sia stata utilizzata tra Bronzo finale e prima età del Ferro431, potrebbe implicare l’esistenza di un abitato di discrete dimensioni anche tra le colline pisane e livornesi, il cui popolamento in questa fase era per altro già indiziato per il ritrovamento ottocentesco delle tombe di Quercianella432, immediatamente a sud del promontorio di Calafuria e per il
recupero di alcuni materiali dalla collina di Castell’Anselmo presso Collesalvetti433. Tuttavia, allo stato attuale delle ricerche, almeno per la sua fase
iniziale non può essere totalmente esclusa anche una funzione di area sepolcrale collettiva pertinente a più insediamenti sparsi sul territorio, sul modello ipotizzato per Pianello di Genga.434
Nella stessa Volterra, sull’area sommitale di Piano di Castello e sui terrazzi immediatamente sottostanti sia del versante settentrionale che di quello meridionale, è possibile cogliere la piena continuità di vita dell’abitato tra Bronzo finale e primo Ferro.