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l’uso della forma verbale , che, come si è notato, si ritrova anche nel testi di Zenobio (

il testo del Lessico di Arpocrazione Il lessicografo parla della

2) l’uso della forma verbale , che, come si è notato, si ritrova anche nel testi di Zenobio (

e, con due leggere varianti in quello di Fozio (

Tali elementi potrebbero essere spia di un possibile rapporto tra il testo elianeo e l’opuscolo aristotelico458. Se davvero tutto il racconto di Eliano avesse alla base il testo della Lac. Pol., potrebbero conseguirne interessanti implicazioni: gli altri poeti ricordati insieme a Terpandro potrebbero essere stati menzionati da Aristotele forse all’interno di un discorso più ampio sulla tradizione poetica a Sparta. In tal modo si andrebbe anche a recuperare il nome di una personalità come Tirteo così importante per Sparta, che lo Stagirita pure menziona nella Politica ma che è assente nell’estratto eraclideo presumibilmente per il taglio di notizie operato dall’excerptor.

Ancora, se si considera l’estratto eraclideo (Exc.9), si nota come sia presente, in maniera apparentemente decontestualizzata459, proprio la menzione di

Alcmane, che si ritrova anche nell’elenco elianeo460.

In base a tale ragionamento, si propone dunque il riconoscimento almeno come frammento dubbio dell’intera sezione elianea presa in esame.

Ricapitolando, dunque, i testi riconosciuti come frammenti dalle precedenti edizioni e la relativa notizia presente nell’estratto si soffermano sugli onori tributati a Terpandro e sullo sviluppo della pratica agonale connessa alla vicenda che lo aveva visto protagonista, ma nulla, - si nota - viene riferito sulle motivazioni dell’intervento di Terpandro, cioè, in buona sostanza, su quale sia stato il motivo della stasis che colpì la polis lacedemone. Un

458A tal proposito, bisogna notare come, oltre ad altre notizie di ambito spartano, già per altre politeiai, sia possibile evidenziare la presenza nell’opera elianea di resoconti che, seppur privi del riferimento nominale allo Stagirita, ricalcano il racconto aristotelico. La costante assenza del riferimento esplicito ad Aristotele si potrebbe spiegare con il fatto che Eliano utilizzasse le politeiai di seconda mano.

459 La citazione di Alcmane, nell’estratto, segue l’affermazione secondo cui alcuni attribuiscono l’intera costituzione degli Spartani a Licurgo dunque senza un apparente

rapporto, in un ipotetico ragionamento d’insieme, con tale notizia.

460La stessa presenza di un poeta come Ninfeo Cidonio, altrimenti sconosciuto, potrebbe andare in direzione

di un utilizzo di fonti locali che potrebbero, sì, provenire da una delle tante politeiai su Sparta, ma, allo stesso tempo, troverebbe un interessante parallelo proprio nell’opuscolo aristotelico: in fr. 541C (Schol. in Aristoph.

Lys. v. 453) all’interno della citazione aristotelica sono riportati i nomi dei cinque lochoi che non (Edolos, Sinis, Arimas, Ploas, Mesoates) che non si ritrovano in nessun’altra fonte. Allo stesso modo la citazione di

una personalità come

Ninfeo Cidonio ben si adatterebbe al modo di procedere di Aristotele, che poteva, nella sua indagine su Sparta, recuperare nomi di personalità culturali che avevano operato nella polis nelle varie epoche, rifacendosi ad un patrimonio di storiografia locale.

elemento utile ad individuare le ragioni della stasis potrebbe essere contenuto in Exc. 12, in una breve pericope di testo che segue la notizia relativa al poeta lesbio:

Heracl. Exc. 12

Vendere la terra per i Lacedemoni è considerato motivo di vergogna. Neppure dell’archaia moira è permesso.

In questa sezione dell’estratto eraclideo si fa riferimento ad divieto per gli Spartani di vendere l’archaia moira.

La presenza di una notizia riguardante usi economici legati alla fruizione delle terre da parte degli Spartani, subito dopo la vicenda di Terpandro, ha già in passato condotto la critica ad ipotizzare un collegamento tra le due notizie. In altre parole - come notava Bertelli - il riferimento a Terpandro «potrebbe aver dato il via ad una discussione sul problema fondiario a Sparta»461.

461 Sul problema fondiario e la nozione di archaia moira cfr. WALBANK 1957, pp. 728 ss.;

ASHERI 1963, pp. 1-20; FINLEY 1968, pp. 25-32; COZZOLI 1979; MARASCO 1980, pp. 131-145; DUCAT 1983, pp. 194-225; FIGUEIRA 1984, pp. 87-109; 2002, pp. 203-204; HODKINSON 1986, pp. 378-406; 2000; MAC DOWELL 1986, pp. 89-110; SCHÜTRUMPF 1987, pp. 441-457; SINGOR 1993, pp. 31-60; LINK 1991, pp. 92-95;1994, pp. 45-46; LAZENBY 1995, pp. 87-91; POMEROY 2002, pp. 77-82; WELWEI 2002, pp. 437-439; LUPI 2003, pp. 151-172 con bibliografia raccolta.

Fr. 15 a (= 544 A Rose = 550, 2 Gigon) - Zenob. prov. 2, 24 (Diogen. prov. 2, 36; Plutarch. prov. 43; Macar. 1, 68):

Il desiderio di ricchezza rovinerà Sparta, nient’altro. Questa espressione è pronunciata a proposito di coloro i quali vogliono, più di ogni altra cosa, accumulare ricchezze. Ne è stato adattato il senso dall’oracolo che fu dato agli Spartani, con il quale un tempo il dio vaticinò che sarebbero stati rovinati nel momento in cui avessero onorato l’argento e l’oro. Dell’oracolo si ricorda Aristotele nella Politeia degli Spartani.

Fr. 15b (= 544 B Rose = 550, 1 Gigon) - Schol. ad Eurip. Androm. v. 446 p. IV Dind.:

O tra i mortali i più odiosi a tutti gli uomini, abitanti di Sparta dai turpi guadagni…Di seguito maledice questi e tra le altre cose anche il loro amore per la ricchezza. Anche Aristotele narra questo nella Politeia dei Laconi ed aggiunge l’espressione spontaneamente pronunciata dal dio: l’amore per la ricchezza rovinerà Sparta, nient’altro.

Fr. 15 è conservato da diversi testi: da una parte alcuni testi paremiografici,

Nello specifico, Fr. 15a è conservato dalla raccolta paremiografica di Zenobio462, ma il frammento – bisogna evidenziare – si ritrova in una forma praticamente identica anche in altre tre raccolte paremiografiche (Ps. Diogeniano, Plutarco e Macario).

Zenobio riporta l’espressione proverbiale

glossandone il significato nel modo seguente: tale proverbio riguarderebbe coloro i quali desiderano accumulare ricchezze più di ogni altra

cosa ( Il

paremiografo specifica che tale proverbio sarebbe nato dall’adattamento del senso di un oracolo dato agli Spartani (

anche se non specifica in quale occasione Con questo responso, il dio aveva vaticinato la rovina di Sparta nel momento in cui gli Spartani avessero cominciato ad assumere atteggiamenti crematistici, onorando le ricchezze (

supporto della sua interpretazione, Zenobio chiama a testimone Aristotele che, secondo il paremiografo, ricordava questo oracolo nella sua Politea degli Spartani (

L’articolazione della notizia di fr. 14 b è invece la seguente: lo scoliaste, glossando l’espressione del verso 446 dell’Andromaca di Euripide, riferita agli Spartani,

evidenzia nella sua spiegazione la riprovazione nei confronti dell’eccessivo desiderio di ricchezza degli Spartani, che emerge dale parole della troiana. A tal proposito, chiama in causa Aristotele, che avrebbe esposto nella Politeia le stesse considerazioni critiche (

; a completamento del suo giudizio negativo, lo Stagirita – secondo lo scoliaste - avrebbe aggiunto (

le parole attribuite all’oracolo ( sulla