4. Strategie sintattiche alternative al congiuntivo
4.3. Valutazioni
Nella maggior parte dei casi, le alternative al C esposte negli ultimi due paragrafi, rappresentano una strategia sintattica volta ad evitare la selezione di complementi [+Tempo; +AGR], in linea con il principio di economia linguistica. I parlanti preferiscono associare un argomento semplice o una frase infinitiva, riducendo il contenuto informativo rispetto alla subordinazione esplicita (ipotizzata in 21b; 22b; 23b; 24b), ma semplificando la rappresentazione sintattica come mostra il confronto fra le due soluzioni:
(21) a. A me dispiace [PP della parabola negativa di Mario Monti].
b. A me dispiace [CP che Mario Monti [IP stia vivendo [NP una
parabola negativa]]].
(22) a. Mi sembra [AP esagerato].
b. Mi sembra [CP che [IP sia esagerato]].
(23) a. Chiedo [ NP coerenza].
b. Chiedo [CP che [IP ci sia [NP coerenza]]].
(24) a. pro Bisogna [VP salvaguardare [NP la sacralità [PP dei
bambini]]].
b. pro Bisogna [CP che [IP si salvaguardi [NP la sacralità [PP dei
bambini]]]. voglio/vorrei/volevo
Altri intoduttori Bisogna/bisognerebbe predicati reggenti argomenti semplici
0 50 100 150 200 250 300
Grafico 15
In questi casi, la strategia sintattica può essere definita una scelta pragmatica con la quale i parlanti favoriscono una maggiore fluidità del discorso. Optare per una subordinazione esplicita potrebbe risultare meno incisivo da un punto di vista comunicativo, in quanto il C rende l'enunciato più complesso e meno sintetico, conferendogli una minore intenzionalità a livello pragmatico.
Nel paragrafo precedente si è parlato della subordinazione implicita in presenza di predicati volitivi alla prima persona singolare. Al contrario degli esempi illustrati in (21)-(24), nei casi seguenti la frase infinitiva non è opzionale, come mostra l'agrammaticalità degli esempi ipotizzati in (25a), (26a), e (27a), messi a confronto con gli esempi attestati nel corpus:
(25) a. * proi Voglio che proi senta il direttore Orfeo
b. proi Voglio PROi sentire il direttore Orfeo.
(26) a. * proi Vorrei che proi facessi un passo avanti.
b. proi Vorrei PROi fare un passo avanti.
(27) a. * Ioi volevo che proi terminassi il discorso.
b. Ioi volevo PROi terminare il discorso.
Il corpus presenta ulteriori esempi del predicato volitivo con altre coniugazioni, messi a confronto con l'ipotesi agrammaticale (28b; 29b):
(28) a. Questo è quello che luii vuole PROi dire.
b. * Questo è quello che luii vuole che proi dica.
(29) a. È un movimentoi che proi vuole PROi rifiutare
le politiche economiche.
b. * È un movimentoi che proi vuole che proi rifiuti
In particolare, l'ipotesi (29b) mostra che la condicizzazione dei soggetti rappresenta un ostacolo all'interpretazione solo nel secondo CP, in presenza del C.
Tuttavia, la scelta dell'I nel secondo CP come ipotizzata in (30) non cambierebbe l'esito agrammaticale:
(30) *È un movimentoi che proi vuole che proi rifiuta
le politiche economiche.
L'effetto estraniante della coindicizzazione fra soggetto della frase matrice e soggetto della frase incassata, è riscontrabile sia con predicati volitivi, sia con predicati epistemici e fattivi come notano Giorgi [2009] e Costantini [2005]:
(31) a. Giannii crede che proj/*i parta. [Giorgi 2009:1841]
b. Giannii si rammarica chepro*i/j
parta domani. [Costantini 2005:122]
Costantini [2005] analizza il subjunctive disjoint reference effect o obviation, sostenendo che esso sia legato al C selezionato dal predicato nella frase matrice. Alla luce delle sue analisi, tale effetto avrebbe maggiore o minore intensità a seconda del tempo verbale nella frase incassata: in presenza del C trapassato, ossia nei casi in cui l'eventualità della frase incassata è anteriore rispetto alla frase matrice, la coindicizzazione sarebbe ammissibile.
In presenza di più livelli di incassamento, il soggetto della frase matrice può essere coindicizzato con il soggetto nel secondo CP [Costantini 2005:128]:
(32) Giannii sperava[CPche Mariaj desiderasse [CP che proi/*j partisse]].
Nell'esempio ipotizzato in (29b), riproposto in (33a), si nota che questo è ammesso solo in alternanza con un soggetto non coindicizzato (32;33b):
politiche economiche]].
b. È un movimentoi [CP che Gianni/proj vuole [CP che proi/*j rifiuti
le politiche economiche]].
In linea con le analisi di Farkas (in Costantini [2005]) sulle eccezioni all'obviation, Costantini precisa che anche in italiano i casi in cui il verbo incassato è di tipo modale, passivizzante o perfettivo, la coindicizzazione non dà esito agrammaticale [cfr. Costantini 2005:102;127]22.
A questo proposito, Farkas sostiene che la conindicizzazione è ammessa nei casi in cui il soggetto non intrattiene una relazione di responsabilità “(RESP)” [cfr. Costantini 2005:102] con il predicato incassato, ossia quando il soggetto è ininfluente rispetto all'eventualità asserita. Il corpus contiene alcuni esempi in cui il soggetto non ha una relazione RESP col predicato, rendendo più ammissibile una coindicizzazione nelle ipotesi (34b) e (35b), benché non sia la soluzione preferibile:
(34) a. Matteo Renzii vuole PROi rappresentare qualcosa di diverso dalla situazione attuale.
b. (?) Matteo Renzii vuole che proi rappresenti qualcosa di diverso dalla situazione attuale.
(35) a. Obamai non vuole PROi passare alla storia come il presidente spione.
b. (?) Obamai non vuole proi che passi alla storia come il presidente spione.
Valutando i dati a disposizione, emerge che rispetto alla totalità delle frasi infinitive e degli argomenti semplici selezionati da predicati volitivi, epistemici o fattivi, la coindicizzazione fra soggetto matrice e soggetto incassato ha un ruolo fondamentale. Benché nella maggior parte dei casi, la frase infinitiva o l'argomento
22 Costantini analizza inoltre in maniera più approfondita alcuni predicati che anche al C non inibiscono la coindicizzazione, come ad esempio dovere, stare (in funzione di ausiliare nelle perifrasi progressive) [cfr. Costantini 2005:123]
semplice sia una scelta del parlante dovuta a motivi di economia linguistica, una parte consistente delle alternative sintattiche alla subordinazione esplicita non è opzionale, bensì obbligatoria a causa del subjunctive disjoint reference effect. Quest'ultimo è più frequente con il volitivo volere ed è legato alle sue proprietà particolari.
Secondo Cinque [2006] le strutture con il verbo volere, analizzato come verbo modale a ristrutturazione, sono strutture monoclausali, in cui il predicato non seleziona direttamente la frase infinitiva o l'argomento frasale23. Cinque ipotizza che ci sia un
complemento verbale astratto di volere, la cui testa seleziona un sintagma nominale, come nell'esempio seguente:
(35) Gianni vuole [XP AVERE [DP una bicicletta]]. [da Cinque 2006:36] Anche l'argomento frasale con C, come vedremo anche nel cap. 5, sarebbe complemento di una testa verbale astratta selezionata da volere:
(36) Gianni vuole [VP OTTENERE [CP che Maria resti]]. [da Cinque 2006:61]
L'analisi come struttura monoclausale spiega la mancata subordinazione nei contesti volitivi in cui i soggetti della frase matrice e della frase incassata sarebbero coreferenti.
23 Gli argomenti a favore della monoclausalità di strutture con volere è l'esito agrammaticale della ripetizione di un avverbio in presenza di salita del clitico (36a), movimento lungo di NP (36b), salita di loro (36c) e ausiliare essere (36d)
[da Cinque 2006:17]:
(i) a. *Maria lo vorrebbe già aver già lasciato.
b. *Esperienze come queste si vorrebbero sempre aver sempre. c. *Maria vorrà loro già esser già stata presentata.