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CAPITOLO 3: DA IMBRATTAMENTO AD ARTE TUTELATA?

3.2 I diritti del creatore dell’opera

3.2.3 Verso un riconoscimento artistico

Un caso molto importante per un primo riconoscimento del diritto d’autore è quello esaminato dal Tribunale di Milano in cui lo street artist Marco Kayone Mantovani ha querelato un suo rivale (Nicola Leonetti) accusandolo di aver copiato le sue opere per pur scopi commerciali. Il writer Kayone ha esposto alla Biennale del 2011, nel padiglione Lombardia, sua regione natale, selezionato da Vittorio Sgarbi.

La sentenza risulta molto importante in quanto il writer viene definito artista e come tale è protetto dalla legge sul diritto d’autore. Marco Kayone è passato dal dipingere su muro a creare le opere su tela ed ha accusato il rivale per aver copiato delle opere per poi rivenderle. Le opere sono caratterizzate dal colore bianco, sgocciolature, schizzi e linee appuntite; per queste peculiarità il Tribunale ha potuto constatare che le opere di Nocola Leonetti erano delle pure copiature per fini commerciali. Il giudice ha quindi ordinato a Leonetti di rimuovere dal suo blog (in cui vendeva le opere) le opere contestate e ha autorizzato Kayone e la società “Stradedarts srl” al sequestro delle opere contestate167.

167 Luigi Ferrarella, il graffitaro benedetto dal giudice, le sue opere vanno tutelate, in Cronaca, milano.corrierre.it, 7 novembre 2011 (11 gennaio 2017).

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Con il passare degli anni la street art ha iniziato un percorso di apprezzamento da parte del pubblico, non vedendola più solo come una minaccia, ma anche come un fenomeno dal valore artistico, che non ha nulla a che fare con il vandalismo.

Alcuni episodi sono diventati emblematici nel definire il cambiamento di opinione da parte del pubblico, ma anche del legislatore.

Nel maggio del 2010 due writers si erano appostati di fronte al muro del campo sportivo Cameroni di Milano ed avevano iniziato un throw

up coprendo la parete già precedentemente imbrattata. Già dalla

prima sentenza è risultato che i due imputati avessero agito pensando di abbellire la parete, anche se non erano presenti autorizzazioni per dipingere su quel muro. I due ragazzi avevano in precedenza dipinto su altri muri previa autorizzazione, e quindi risulta ovvia la loro attenzione verso il carattere artistico delle loro azioni, non rivolto quindi a deturpare la superficie. Il muro era già compromesso da altri e i due hanno agito per abbellire la parete e non per sporcarla. L’avvocato Domenico Melillo ha affermato che si tratta di una sentenza senza precedenti in quanto ha sostenuto che i writers non sono solo imbrattatori ma hanno anche un’attenzione estetica. Anche nel throw op infatti c’è una profonda ricerca dello stile e della calligrafia che è paragonabile ad una forma d’arte.

Con una sentenza della Corte di Cassazione del 20 aprile 2016, numero 16371, l’imputato Manu Invisible, di fama internazionale, accusato di aver imbrattato un muro nei pressi della stazione milanese di Lambrate con delle scritte il 20 giugno 2011, viene assolto in primo grado, perché il fatto non costituisce reato. Su ricorso del Pubblico Ministero, la Corte d’Appello di Milano ha poi parzialmente riformato

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la sentenza di primo grado assolvendo l’imputato perché non punibile ai sensi dell’articolo 131 bis del Codice Penale. Nel testo della sentenza si legge che l’accusato “è stato imputato del delitto di cui all’art.639 del Codice Penale comma 2, per aver imbrattato un muro posto sulla pubblica via con diverse bombolette di colore spray, imprimendo la scritta ‘(OMISSIS)’. […] Il tribunale meneghino sottolineava la circostanza che la parete in questione era già stata completamente imbrattata e deturpata da ignoti; che l’imputato aveva agito con l’intendo di abbellire la facciata e di effettuare un intervento riparatore, realizzando un’opera di oggettivo valore artistico”168.

Segue inoltre affermando le indiscusse doti artistiche dell’imputato vincitore anche di un bando per la rivalutazione della piatta mediante l’intervento di uno street artist. Di notevole importanza sono le ultime parole utilizzate dal giudice per chiarire l’innocenza dell’imputato “…il giudice di prime cure escludeva che l’intervento del M. costituisse imbrattamento del muro, bensì l’esecuzione di un’iniziativa di valore artistico”169. Il ricorso del Procuratore Generale rincara la dose

sostenendo che la pulitura comporterebbe il lavoro di un imbianchino e che la motivazione della sentenza sarebbe quindi carente, sostenendo inoltre che la firma dell’artista ‘Manueinvisibile.com’ costituisce la denominazione del sito internet, posto sulla parete quindi a scopo lucrativo. Il ricorso venne poi considerato inammissibile e Manu Invisibile fu considerato innocente.

Per la prima volta uno street artist è stato assolto in primo170 e secondo

grado dal reato di imbrattamento, si tratta di un traguardo per tutto

168 www.neldiritto.it/appgiurisprudenza.asp?id=13016 169 Op. cit.

170 L’assoluzione di primo grado avvenne nel 2014 quando venne accusato di imbrattamento per aver disegnato uno “scorcio notturno dei Navigli”.

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l’ambiente dei graffiti che permette di poter affermare che la street art ha forse quasi ufficialmente raggiunto l’apice, con la definizione nel mondo dell’arte.

In primo grado venne assolto dopo che il giudice dichiarò le sue obiettive capacità artistiche, mentre in secondo grado venne assolto per la tenuità del fatto, ad ogni modo il riconoscimento delle capacità artistiche dello street artist da parte del giudice fanno ben sperare che anche in un futuro possano esserci molti più casi di accettazione della street art come forma d’arte che deve quindi anche essere tutelata.

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