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In viaggio verso il 2030 Parte II: il lavoro del futuro *

Nel documento La nuova grande trasformazione del lavoro (pagine 77-82)

di Silvia Spattini

È ormai indubbio che “le nuove tecnologie e la digitalizzazione rappresentano per il mercato del lavoro … una vera e propria ri-voluzione” . Il report The Future of Work: Jobs and skills in 2030 non solo cerca di individuare quali lavori e quali competenze sa-ranno richieste nel 2030, ma affronta la questione dell’impatto ri-voluzionario della tecnologia sul posto di lavoro, sull’organizzazione, sulle modalità e sulle condizioni di lavoro.

L’analisi dei trend locali e globali relativi all’economica e all’impresa consente di identificare i futuri cambiamenti che si determineranno sul lavoro e sulle competenze. Più complesso e difficile da prevedere è, invece, l’impatto di eventuali novità radicali e rivoluzionarie (disruptions), potenzialmente destabiliz-zanti, che potranno trasformare completamente il futuro del lavoro. L’analisi di questi trend e l’ipotesi di scenari rivoluzionari non è soltanto un esercizio ameno, ma necessario per le imprese che devono essere lungimiranti, che devono prendere decisioni di lungo periodo, sviluppando nuove strategie e modelli di business

* Pubblicato in Nòva – Il Sole 24 Ore, 18 novembre 2014.

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per rimanere o essere competitive in un contesto economico completamente modificato.

Le principali tendenze evolutive (trends) – definite come svi-luppi relativamente stabili, osservabili per diversi anni, non sog-getti a repentine modifiche, a fluttuazioni o a congiunture – che riguardano l’economica e la società sono già da tempo ricono-sciute e individuabili:

nel cambiamento demografico, relativo all’invecchiamento della popolazione,

nella crescente diversità sul luogo di lavoro (crescente componente femminile e gruppi etnici diversi),

nella crescente incertezza del reddito delle famiglie e disu-guaglianze regionali,

nel crescente desiderio di una migliore conciliazione tra vi-ta e lavoro,

nella modifica dell’ambiente di lavoro determinata dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ICT), dall’outsourcing, dall’internazionalizzazione e dalla necessi-tà di una maggiore flessibilinecessi-tà,

nelle tecnologie e nelle competenze interdisciplinari,

nella digitalizzazione della produzione (per esempio stam-pa 3D),

nello sviluppo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione e nell’utilizzo di grandi quantità di dati (big data),

nelle modificate prospettive economiche, dovute alla glo-balizzazione e al cambiamento tecnologico (accresciuta complessità del sistema economico e finanziario, volatilità e bassa crescita economica),

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nello spostamento verso l’Asia e i paesi emergenti del po-tere economico e nella contemporanea perdita di impor-tanza delle economie del G7,

in nuovi ecosistemi di business, in cui le imprese sono arte-fici di reti di creazione di valore,

nella crescente scarsità delle risorse naturali e nel degrado degli ecosistemi,

nella diminuzione della portata delle azioni politiche (nell’ambito del lavoro e dell’educazione) a causa dei vin-coli alle finanze pubbliche vincolate.

Accanto e legate a questi trend, sono state ipotizzate dieci tra-sformazioni radicali e rivoluzionarie che sono considerate plausibili e che determinerebbero un notevole scostamento dall’attuale modello di business, così come importanti conse-guenze sul lavoro e le competenze. Questi possibili cambiamenti radicali sono:

la migrazione inversa (gli immigrati nei paesi industrializza-ti potrebbero ritornare nei paesi di origine, a causa del pro-trarsi della crisi economica)

la modificazione dei valori dei lavoratori dipendenti (i lavo-ratori cercano datori di lavoro dei quali condividano i valo-ri)

il predominio del contratto a zero ore (a chiamata) (il mer-cato del lavoro altamente competitivo consentirà ai datori di lavoro di utilizzare contratti flessibili)

le nuove modalità di erogazione della formazione ovunque e in ogni momento (istruzione e università on-line)

lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e dei robot (che au-tomatizzano processi e servizi svolti attualmente da esperti con elevati compensi)

la de-globalizzazione

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lo sviluppo in paesi emergenti di centri di eccellenza in set-tori economici chiave

l’interruzione dello sviluppo di internet, a causa di questio-ni inerenti alla privacy e della criminalità informatica

la fornitura di risorse minacciata dalle controversie sul loro utilizzo e dai disastri climatici

la parziale frammentazione dell’Unione Europea.

A prescindere dal realizzarsi di queste possibili trasformazioni radicali o dalla misura di esso, indubbiamente il lavoro del futu-ro sarà sempre più condizionato dalla tecnologia.

La competizione internazionale e lo sviluppo tecnologico rende-ranno necessaria non soltanto una crescente flessibilità dei lavo-ratori, ma anche una loro maggiore resilienza e adattabilità ai cambiamenti.

Il lavoro sarà interconnesso, mobile, non più localizzato nello spazio (ufficio) e nel tempo (orario di lavoro fisso); la collaborazione tra colleghi di lavoro avverrà attraverso la rete.

Nei luoghi di lavoro convivranno quattro generazioni di lavo-ratori, saranno pertanto necessarie specifiche competenze per gestire tale convivenza.

Le nozioni tradizionali di gerarchia e di anzianità divente-ranno meno importanti. L’organizzazione delle imprese sarà sempre meno gerarchica e sempre più snella, con maggiore responsabilità dei lavoratori con riferimento ad attività e processi.

Tutto questo comporterà per le aziende la necessità di sviluppare nuove modalità di gestione delle risorse umane e nuove forme contrattuali che tengano conto delle modificate

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dalità e condizioni di lavoro, affrontando questioni come la fi-ducia e la trasparenza.

Lo sviluppo tecnologico e la globalizzazione determineranno inoltre una polarizzazione del mercato del lavoro, causando una crescente disuguaglianza. Tenderanno a scomparire le qualifiche intermedie, i lavoratori scarsamente qualificati porte-ranno il peso della ricerca delle flessibilità e riduzione dei costi da parte delle imprese, mentre i lavoratori maggiormente qualificati avranno un forte potere contrattuale nel mercato del lavoro.

In questa prospettiva, per un verso è necessario che i decisori po-litici regolino il mercato del lavoro per prevenire la “corsa al ribasso” delle condizioni di lavoro, per l’altro verso i lavora-tori dovranno cambiare mentalità per quanto riguarda la natu-ra del lavoro, in quanto sarà un lavoro a cicli e a progetto, diven-terà meno localizzato e ad alta intensità tecnologica, maggior-mente basato sulla rete e l’interconnettività, modificando pertan-to i modelli di business. Per quespertan-to sarà necessaria una grande adattabilità da parte dei lavoratori, possibile soltanto attra-verso la capacità di acquisire nuove abilità e competenze e una effettiva formazione continua.

© 2017 ADAPT University Press

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