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Le vicende italiane

Quello che va dal giugno 1824 all’agosto 1825, non fu l’unico viaggio che Fossati condusse in Italia. Il 20 agosto 1846, partì nuovamente da Parigi per raggiungere Genova, in occasione dell’ottavo Congresso scientifico italiano. Data la situazione di frammentazione politica in cui si trovava la Penisola, le annuali riunioni degli scienziati rappresentavano anche un’occasione per impostare un discorso “italiano” sulla scienza frenologica. Nel corso di tali congressi i principali frenologi sfidarono a più riprese la comunità medica, cercando dignità scientifica e autorevolezza attraverso interventi e dibattiti. Durante il congresso di Genova, Fossati – come racconta nell’autobiografia –, fu protagonista di una spiacevole vicenda.199

Il congresso ebbe inizio il 15 settembre e Fossati avrebbe dovuto parteciparvi in qualità di uditore, ma ritrovandosi inserito nella sezione medica, dovette tenere malgrado le sue intenzioni, un discorso. Poiché durante l’adunanza erano state mosse molte critiche verso la frenologia, gli toccò difendere la teoria ed esporne correttamente i principi. Tuttavia – racconta – dopo aver letto solamente due pagine, fu interrotto dal Presidente col pretesto che le cose che stava dicendo erano già note a tutti. Che il vero motivo nascosto dietro questa giustificazione

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fosse che il Presidente non voleva sentir parlare di frenologia in termini positivi, pensò Fossati? L’intervento del Presidente e l’uditorio che aveva iniziato a gridare “cose nuove, cose nuove!” lo costrinsero a tacere. Evidentemente irritato, scrisse:

Il presidente della sezione era il Dottor Speranza,200 decano della facoltà di medicina di Pavia (…), di poco sapere e pieno di vanità. Aveva una fisionomia ed una fronte da scimmia, stretta, increspata, curiosissima a vedersi.201

L’episodio viene narrato anche nella lettera del 15 giugno 1847, inviata all’amico Miraglia, nella quale lamenta di essere stato ingiustamente accusato di aver “dimenticato tutto ad un tratto l’urbanità, le convenienze ed il rispetto ad una pubblica adunanza de’ dotti medici”.202 Egli, che ormai viveva da venticinque anni a Parigi, tenendo corsi pubblici e presiedendo diverse Società e adunanze, si vide per la prima volta costretto a interrompere la lettura di un suo discorso “senza alcun motivo plausibile”.203 In più, tali prepotenze venivano proprio dai suoi compatrioti, causa di ulteriore rammarico.

Fossati comunicò a Miraglia che il discorso interrotto sarebbe stato stampato come incipit alle Questions philosophiques, sociales et politiques traitées d'après

200 Carlo Speranza (1778 - 1867), medico e professore parmense, fu tra i più agguerriti oppositori delle idee di Gall. Cfr. Simone Baral, Il cranio dei grandi. Indagini scientifiche ottocentesche sui corpi di italiani illustri, p. 22.

201 G. A. L. Fossati, Autobiografia, cit., p. 194. Cfr. Id, Questions philosophiques, sociales et politiques, pp. 32-33: “Lui, (…) avait la plus pauvre organisation cérébrale qu’on puisse rencontrer: son front était petit, étroit, rabougri d’une manière remarquable, et les téguments qui le recouvraient se plissaient en tous sens et en plis très-petits. Évidemment les facultés intellectuelles d’un ordre supérieur n’avaient pas assez de place pour se loger dans cette tête”. 202

B. Miraglia, Giovanni Antonio Fossati frenologo italiano, p. 69. 203

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les principes de la physiologie du cerveau. Come preannunciato, il volume si apre

con la trascrizione del discorso che avrebbe dovuto leggere a Genova: Exposition

des Principes de la Phrénologie.

Durante la prima seduta, la dottrina frenologica venne attaccata da Carlo Ormea. Benedetto Trompeo,204 amico e sostenitore di Fossati, si sentì in dovere di chiedere a Fossati stesso di intervenire, poiché si era parlato di frenologia senza conoscerla. Fossati, suo malgrado, si trovò quindi a dover prendere parte alla discussione. Ciò che accadde il giorno seguente è noto: pur avendo da offrire al suo uditorio “du positif et du vrai”, fu costretto a tacere. Quanto si verificò, nella sua ottica un po’ ossessiva, fu – ancora una volta – opera del partito dei gesuiti.205

Fossati avrebbe voluto esporre pubblicamente i sette principi fondamentali della fisiologia del cervello, constatando che in molti parlavano della frenologia senza averne la minima idea. Gli Italiani – afferma – sarebbero generalmente ben organizzati per le scienze e per le arti che esigono penetrazione e perseveranza. Tuttavia questi studi passavano in secondo piano a causa dei numerosi pregiudizi diffusi dal clero e da personalità che avevano acquisito la reputazione di sapienti in altri campi, e che allontanavano i giovani talenti dallo studio della scienza.

204 Benedetto Trompeo fu il primo direttore del manicomio torinese, inaugurato nel 1834. Come i suoi due successori, Cipriano Bertolini e Giovanni Stefano Bonacossa, aderì alle dottrine di Gall. Cfr. Simone Baral, Crani su misura. La frenologia in Piemonte, p. 421.

205 I vicepresidenti Bertini e Renzi, e il segretario Turchetti, tutto sommato ben organizzati, avevano gli organi dell’indipendenza e della fermezza molto deboli. Questi – sostiene Fossati – sarebbero stati paralizzati dalle intimidazioni dei gesuiti. B. Miraglia, Giovanni Antonio Fossati frenologo italiano, p. 33.

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Fossati spese molte parole per cercare di contrastare gli oppositori della dottrina, incoraggiare i frenologi e trovare nuovi adepti. Il 2 gennaio 1847, in occasione dell’apertura dei lavori della Société phrénologique de Paris, pronunciò un discorso riguardante la direzione da dare agli studi frenologici,206 al fine di ricordare ai membri i loro doveri, gli studi necessari per divenire buoni frenologi e gli ostacoli che dovevano essere vinti.

Affinché la frenologia venisse apprezzata, sarebbe stato necessario affiancare alla buona volontà e all’amore per la scienza, l’unità d’azione. Solo così la frenologia avrebbe potuto insegnarsi alla facoltà di medicina, di diritto o di lettere, ma soprattutto prendere il posto dell’antica filosofia. Grazie al suo carattere positivo, avrebbe portato verità nel chaos filosofico e la sua utilità pratica sarebbe stata universalmente riconosciuta:

la phrénologie est la science qui nous donne la connaissance la plus vraie de la nature humaine, la connaissance des ressorts qui font agir l’homme dans toutes les circonstances où il peut se trouver placé dans la vie; que c’est par elle que nous sommes en état d’expliquer l’origine des instincts, des penchants, des sentiments, des talents et de l’intelligence, non-seulement de l’homme, mais aussi de diverses facultés des animaux; enfin, nous répéterons que la phrénologie n’est que la philosophie la plus positive.207

Le conoscenze da acquisire per divenire frenologi erano numerose: abilità nel disegno, fisica generale e sperimentale, chimica, storia naturale, logica, fisiologia e anatomia. Il percorso, lungo e complesso, avrebbe richiesto da parte dei suoi

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G. A. L. Fossati, De la direction a donner aux études phrénologiques, in Questions philosophiques, sociales et politiques, pp. 101-116.

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adepti continui sacrifici di tempo e di denaro. Fossati era consapevole che ciò potesse costituire un ostacolo, ma altresì convinto delle potenzialità divulgative.

Fino all’ultimo dei suoi giorni, Fossati si mostrò fermamente convinto che la scienza a cui aveva consacrato la sua intera esistenza sarebbe riuscita ad imporsi e a ottenere il ruolo privilegiato che le spettava. Tuttavia, a partire dal 1842 la frenologia andò incontro a un destino di inarrestabile declino che – come è stato visto – raggiunse il suo apice nel 1848. 208 Quell’anno, in Italia, la “questione nazionale” fece irruzione nelle annuali riunioni di scienziati, e con esse anche il dibattito frenologico passò in secondo piano. Di contro, le conoscenze sul cervello continuavano ad avanzare e per i frenologi divenne sempre più difficile difendersi dalle critiche, così come trovare nuovi proseliti.209 Nonostante ciò, il 10 novembre 1847, durante una seduta della Société phrénologique de Paris, Fossati affermò: “La phrénologie n’est pas morte!”.210

Furono queste le parole con cui Fossati diede avvio al suo discorso volto a informare i membri della società circa lo stato della frenologia. Numerosi erano i progressi fatti fino a quel momento: dotti e società frenologiche di ogni parte del globo – dalle Indie all’America, dall’Europa all’Inghilterra – stavano lavorando assiduamente, e tra le diverse nazioni un ruolo di primo piano era assegnato all’Italia, che poteva vantare frenologi di grande merito. In seguito a queste considerazioni, Fossati invitò il suo uditorio alla riflessione: “maintenant vous

208 Cfr. Marc Renneville, Le langage des crânes, pp. 261-269. 209

Cfr. Simone Baral, Il frenologo in tribunale. Nota per una ricerca sul caso italiano, p. 3. 210

G. A. L. Fossati, De la phrénologie et de son état actuel, in Questions philosophiques, sociales et politiques, pp. 117-132, cit., p. 117.

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êtes à même de juger si cette science, arrivée au point où elle est dans le monde scientifique, est éteinte ou près de disparaître?”. La riposta è facilmente anticipabile: “personne ne peut le croire”.211

Fossati s’illudeva di svolgere ancora il ruolo di guida degli adepti, ma le difficoltà si moltiplicarono e l’episodio di Genova non fu l’unico evento spiacevole che gli capitò in Italia.

Nel 1851 Fossati si sposò con una ricca ereditiera e, volendo festeggiare le nozze, intraprese assieme alla moglie un nuovo viaggio in Italia. Questa trasferta non fu migliore della precedente: si trovava a Roma da circa un mese, quando il 25 febbraio la sua casa venne perquisita dalla polizia. Tre agenti ispezionarono carte e lettere, e requisirono un foglio. Fossati diede poca importanza all’accaduto, ritenendo che niente potesse comprometterlo, ma la mattina seguente, mentre si recava all’ospedale, fu avvicinato dall’ispettore della polizia. Fossati dovette seguirlo in centrale, dove fu sottoposto a un interrogatorio che durò più di due ore. La carta sequestrata conteneva un brano di uno scritto pubblicato da Pierre-Joseph Proudhon contro la nazione francese. Nonostante le pressioni, Fossati affermò di non ricordare chi gli avesse dato quel foglietto. Il 26 febbraio venne quindi arrestato e tenuto in prigione fino al 1 marzo, quando gli fu intimato di uscire dai confini entro le successive ventiquattro ore.212

Sembra che niente potesse scoraggiare Fossati tanto che, nonostante fosse stato colpito da una malattia dalla quale non si riprese mai completamente, nel

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Ivi, cit., p. 132. 212

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1856 decise di mettersi nuovamente in viaggio. Nel mese di agosto si recò a Novara per assistere all’operazione di cataratta della sorella, che ebbe come esito la cecità. Negli anni 1856-1858 le sue condizioni di salute non furono buone, passò di malanno in malanno,213 ma nel 1857 – come è stato visto – potette recarsi a Londra, dove incontrò Combe, ormai anziano e gravemente malato ai polmoni.

Nell’ ottobre 1865, Fossati si recò ancora una volta in Italia.214 Avendo raccolto numerosi crani, aveva pianificato di offrirli alla città di Milano per dare vita ad un Museo frenologico. Nella corrispondenza con Andrea Verga,215 sottolinea che per la realizzazione del suo progetto, sarebbe stato fondamentale avere a disposizione gratuitamente un locale ampio per ospitare le collezioni, e chiede a Verga di aprire una sottoscrizione per coprire le spese di trasporto dei materiali e di allestimento.216

Fossati desiderava sconfiggere una volta per tutte la superstizione, la crudeltà, l’ignoranza e i pregiudizi, ancora largamente diffusi presso gran parte del mondo scientifico nei confronti della fisiologia del cervello. Si era impegnato a sfatarne i falsi miti, ma nonostante ciò si confondeva comunemente la frenologia con la

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Nella lettera del 27 dicembre 1858 a Miraglia, Fossati informa l’amico che nella notte tra il 21 e il 22 di aprile si ruppe il grosso tendine del tricipite, immediatamente al di sopra della rotula del ginocchio sinistro. Dopo sessantaquattro giorni di degenza, mentre provava a scendere alcuni gradini, il tendine si ruppe di nuovo. Fossati fu costretto a trascorrere molto tempo chiuso in casa e, a causa del fastidio provato alla gamba e alla coscia, non si occupò di nessuno studio. Cfr. B. Miraglia, Giovanni Antonio Fossati frenologo italiano, p. 76.

214

L’epidemia di colera che si sviluppò a Parigi costrinse Fossati, sua moglie e sua nipote, a fermarsi in Italia più di quanto previsto. Ivi, p.87.

215

G. A. L. Fossati, Lettere ad Andrea Verga, in «Aspi - Archivio storico della psicologia italiana. Le scienze della mente on-line», https://www.aspi.unimib.it/collections/object/detail/10537/. 216

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cranioscopia.217 Il suo gabinetto, rivolto principalmente ai giovani studiosi – più aperti alle teorie e alle idee innovative – sarebbe stato un utile strumento per formare buoni frenologi e far progredire la scienza.

Nella lettera del 29 maggio 1864, Fossati espresse a Verga il desiderio che la sala dove sarebbe stata esposta la sua collezione, venisse allestita secondo le disposizioni contenute nel Manuel pratique de phrénologie,218 che include una sezione dedicata alle collezioni frenologiche, strumento indispensabile per apprendere e esercitarsi nella scienza di Gall.

Secondo le indicazioni di Fossati, ogni collezione deve essere suddivisa in due grandi classi: la prima, comprendente la frenologia umana; la seconda, dedicata alla frenologia comparata. Ogni classe articolata in serie, ognuna con uno scopo ben preciso. La prima serie della frenologia umana avrebbe dovuto provare che il cranio è modellato sulla forma del cervello; la seconda mostrare le difformità causate delle varie malattie del cervello; la terza – la più numerosa e interessante – comprendente l’organologia, contenere la localizzazione dei vari penchants. Infine, alla quarta era affidato il compito di esibire le differenze tra i crani delle diverse razze umane. I crani naturali sarebbero stati affiancati da teste e cervelli in pietra e da dipinti. L’anatomia comparata sarebbe stata costituita da cervelli e crani di animali, posizionati a partire da quelli più vicini alla specie umana, e le varie forme di sistema nervoso avrebbero completato la classe. Ogni elemento doveva essere poi etichettato e minuziosamente descritto.

217

Ibid. 218

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Miraglia riporta le parole di Verga sulla Collezione Fossati:

Chi visita il museo di storia naturale di questa città, trova a destra del medesimo, al primo ingresso, saliti pochi gradini, una sala lungo la cui parete sinistra sono disposti in bell’ordine crani di uomini e di animali e particolarmente gessi rappresentanti le teste di persone celebri per talento, per virtù, per delitti (…). Qui stanno i tesori scientifici regalati dal dott. Fossati al Municipio di Milano, gli avanzi di parecchie famose raccolte frenologiche, tutto ciò che l’infaticabile novarese potè sottrarre al gran cataclisma che sommerse la frenologia. Or che la cranioscopia appartiene al passato proclameremo noi un utile ingombro la singolare eredità del dott. Fossati? Non avrà alcun pregio la di lui faticosa raccolta? Si dovrà abbandonare come ozioso ogni studio che riguardi la testa ed il cranio umano? Io mi guarderò bene dal proferire simili bestemmie. La collezione del Fossati è anzitutto un monumento storico importantissimo. Essa rappresenta le grandi ruine di un tempio antico che non cessano di essere anguste ed ammirande perché il nume che vi si adorava non è più, o se meglio vi garba il paragone essa è un arsenale di macchine, con le quali dei nuovi titani volevano dar la scalata al cielo; il tentativo abortì, ma quelle macchine sono sempre degne di meditazione. 219

Fossati vedeva nel gabinetto frenologico un mezzo attraverso cui dare un nuovo impulso alla studio della fisiologia del cervello. Mentre lui era ancora convinto che in Italia sarebbero sorti grandi cultori di questa scienza, Verga riteneva la frenologia una teoria ormai tramontata: avendo ormai fatto il suo corso, nessun futuro le era riservato.

Durante l’incontro di Fossati con Verga, questi affermò che la frenologia non avrebbe potuto espandersi poiché in Italia “ripugna il fare in frammenti la coscienza e chiudere questi cassetti nel cranio come un forziere a cassetto, e ancora più ripugna il segnare ai cassetti sul cranio i confini precisi e il misurarne

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dalle prominenze il valore”.220 Si può immaginare il disappunto che queste parole devono aver suscitato in Fossati, affezionato oltre misura alla frenologia e al suo fondatore. Secondo lo psichiatra lombardo, l’indirizzo positivo che la scienza aveva intrapreso in Italia non avrebbe lasciato ulteriore spazio a una dottrina che non incontrava il favore del mondo scientifico. Nonostante Fossati fosse stato messo in guardia circa un probabile fallimento, volle persistere e inserire Verga fra i suoi patroni.

Mentre Fossati vedeva nella frenologia la dottrina attraverso cui sarebbe stato possibile riorganizzare ogni campo del sapere, e quindi la stessa società, Verga riconosceva solamente il contributo che questa avrebbe potuto dare per la ricerca sui “crani illustri”. Nel frattempo, infatti, molte altre istituzioni scientifiche avevano iniziato ad allestire collezioni craniologiche, dove venivano esposti teste e calchi di scienziati, compositori, scrittori, uomini di Stato e di chiesa, patrioti e pittori. Nonostante la frenologia fosse caduta in declino con il 1848, non venne meno l’idea di una diretta correlazione tra l’eccezionalità dei personaggi illustri e la conformazione particolare del loro cranio. Negli anni successivi, le indagini sul cranio di “grandi italiani” si moltiplicarono, con il conseguente rimpatrio delle salme sepolte all’estero, riesumazione di scheletri ed esposizione di reliquie. La circolazione delle notizie riguardanti crani illustri,

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inoltre, andò di pari passo con i tentativi volti a rintracciare tanto le tipologie fisiche regionali, quanto quelle di una ricercata “italianità”.221

La collezione di Fossati, destinata in un primo tempo all’Ospedale Maggiore, venne poi assegnata al Museo Civico e collocata al piano terra di Palazzo Dugnani. Come informa Paola Livi,222 che ha ricostruito la storia delle raccolte del Museo Civico di Storia Naturale di Milano, le poche notizie che ad oggi abbiamo sulla collezione di Fossati derivano da una relazione stilata nel 1893.

Quando nel 1866 Emilio Cornalia223 assunse la direzione del Museo, progettò di istituire una raccolta antropologica, realizzata nel 1868 e, secondo la relazione del 1893, comprendente molti esemplari della Raccolta Fossati:

La raccolta di frenologia del legato Fossati possiede tre cataloghi. Uno è più che altro un abbozzo di catalogo scritto sopra un piccolo libretto intitolato Raccolta Fossati. Il secondo è un catalogo in ordine di collocazione intitolato Raccolta frenologica e segnato con n. 42, il quale contiene registrato anche parte degli oggetti di antropologia e con le annotazioni arriva sino al 1890. Il terzo è un catalogo sistematico scritto a quanto pare dal Fossati stesso224 e

nel quale nessun altro più mise mano.225

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Cfr. Simone Baral, Il cranio dei grandi. Indagini scientifiche ottocentesche sui corpi di italiani illustri, pp. 29-30.

222 Paola Livi, La storia naturale dell’uomo nella Milano dell’Ottocento. Un viaggio attraverso le raccolte del Museo Civico di Storia Naturale, in Atti della Società italiana di scienze naturali del Museo Civico di Storia Naturale di Milano, vol. 149, fasc. II, Milano, Società Italiana di Scienze Naturali di Milano, 2008.

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Emilio Cornalia (Milano, 21 luglio 1824 – Milano, 8 giugno 1882), zoologo, paleontologo e naturalista italiano.

224 A tal proposito, nella lettera del 18 aprile 1866 inviata a Miraglia, Fossati scrisse: “Voi desiderate una copia del catalogo del Gabinetto da me mandato a Milano: io non l’ho ancora terminato e devo mandarlo a quel Direttore del Museo signor professor Cornalia. Le ricerche che ho dovuto fare a quest’oggetto furono noiosissime e difficili, perché nulla trovai nelle carte dell’ex Società frenologica: tutto fu malamente disperso da chi n’ebbe la custodia”. B. Miraglia, Giovanni Antonio Fossati frenologo italiano, cit., p. 89.

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Dopo il 1880 l’acquisizione di nuovo materiale antropologico avvenne grazie ai fondi destinati originariamente al premio Fossati e devoluti in parte, su proposta di Cornalia e di Verga, ad accrescere la collezione del Museo.

Dopo la morte di Cornalia, avvenuta nel 1882, i materiali della raccolta di Paletnologia ed Etnografia caddero in uno stato di abbandono tale che Pompeo Castelfranco226 propose di istituire nel Castello Sforzesco un nuovo museo preistorico ed etnografico, nel quale far confluire anche le raccolte del Museo Civico. Il trasferimento avvenne nel 1904. Da quel momento in poi, le fonti sulle vicende della collezione di Antropologia sono poche e frammentarie e inspiegabilmente andarono perduti i registri ricordati nella relazione del 1893. È solamente in una relazione in cui vengono elencati i danni subiti in seguito al devastante incendio del 1943,227 che si incontrano di nuovo notizie precise sugli esemplari della raccolta Antropologica.

Per completare il quadro della ricerca documentaria, è stata stilata una

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