Europa vs Stati Unit
3. I risultati conseguiti dai due sistemi di vigilanza.
3.1 La vigilanza bancaria europea.
Dall’ultimo rapporto annuale sulla vigilanza bancaria della BCE si evince come nel 2016 le banche dell'area dell'euro hanno conseguito profitti stabili, seppur modesti. Al
81 contempo, le sfide e i rischi che sono chiamate ad affrontare sono rimasti sostanzialmente invariati rispetto al 2015. Il rischio principale riguarda la sostenibilità dei modelli di business e la redditività delle banche; altri rischi di rilievo derivano, invece, dall'elevato livello dei prestiti deteriorati.
I rischi individuati nel 2016 rimangono, in massima parte, validi per il 2017. Le banche nell'area dell'euro continuano a operare in un contesto caratterizzato da bassa crescita economica. I modesti andamenti dell'economia influiscono sui tassi di interesse e sulla ripresa, e sono all'origine dei principali rischi per il settore bancario dell'area dell'euro.
Figura 12. I rischi del sistema bancario nell’area dell’euro89
Il prolungato periodo di bassi tassi di interesse esercita pressioni sui modelli di business delle banche, poiché il livello contenuto dei tassi comprime il reddito da interessi in un momento in cui la redditività complessiva è già esigua. Nel 2016 i rischi per la sostenibilità dei modelli di business e la bassa redditività sono rimasti le principali fonti di preoccupazione per il settore bancario dell'area dell'euro.
89Fonte: BCE; le frecce indicano i potenziali canali di trasmissione da un fattore di rischio all'altro (sono
rappresentati soltanto gli effetti di primo ordine); NPL: questo fattore di rischio rileva unicamente per le banche dell'area dell'euro che presentano una quota elevata di crediti deteriorati. Rapporto annuale della BCE sulle attività di vigilanza, 2016 − Il contributo della vigilanza alla stabilità finanziaria.
82 Altra preoccupazione è l’elevato stock di crediti deteriorati (NPL) che pesa su diverse banche dell'area dell'euro. Tali crediti rendono gli intermediari più vulnerabili ai mutamenti dei mercati e occorre pertanto che le banche adottino strategie credibili e incisive per risanare i bilanci.
Oltre alla prova di stress nell’ambito dello SREP90, nel 2016 la vigilanza bancaria della BCE ha eseguito la prova di stress dell’Autorità bancaria europea (ABE) per le banche dell'area dell'euro. In entrambi gli esercizi è stata impiegata sostanzialmente la stessa metodologia per valutare la resilienza degli enti finanziari ad andamenti avversi del mercato e individuare dati e informazioni utili allo SREP.
I risultati delle prove di stress hanno mostrato che:
il sistema bancario può sostenere l'impatto di tensioni anche più gravi di quelle simulate nella valutazione approfondita del 2014, mantenendo in media lo stesso livello di capitale;
i principali fattori alla base delle differenze fra i risultati delle prove di stress nello scenario di base e in quello avverso sono stati: maggiori perdite su crediti, diminuzione del reddito netto da interessi e maggiori perdite da rivalutazione delle posizioni esposte al rischio di mercato;
le banche con un merito di credito più basso e quote più elevate di NPL evidenziano in media una performance peggiore in termini di impatto, sia sulle perdite su crediti sia sul reddito netto da interessi; ciò non fa altro che sottolineare l'importanza di risolvere la questione degli elevati volumi di crediti deteriorati. Il risultato qualitativo delle prove di stress viene considerato ai fini della determinazione del requisito di secondo pilastro (Pillar 2 requirement o P2R), a differenza dei risultati quantitativi utilizzati invece per la determinazione del livello degli orientamenti sui fondi propri aggiuntivi nell’ambito del secondo pilastro (Pillar 2 guidance o P2G). Oltre ai rischi già individuati nell'ambito della normale attività di vigilanza, le prove di stress hanno anche evidenziato le principali vulnerabilità delle banche dell'area dell'euro in caso di shock avversi. Ad esempio, si è riscontrato che le perdite su crediti originavano soprattutto dalle esposizioni al dettaglio non garantite e dalle esposizioni verso imprese.
83 Figura 1391. Priorità per la vigilanza.
Per quanto riguarda invece la redditività degli enti significativi, i risultati dei primi tre trimestri mostrano che nel 2016 è rimasta stabile. Il rendimento medio del capitale su un campione rappresentativo di 101 enti significativi si collocava nel terzo trimestre 2016 al 5,8 per cento, in lieve calo rispetto all’anno precedente (6,0 per cento nel terzo trimestre 2015). Va comunque notato che dietro questi dati aggregati si celano andamenti assai diversi: i ricavi della gestione caratteristica degli enti si sono contratti nel 2016: il reddito netto aggregato da interessi degli enti significativi è calato del 3 per cento, malgrado un leggero aumento dei prestiti (+0,5 per cento sull'anno precedente), in particolare di prestiti alle imprese (+2,8 per cento). Il calo si è concentrato nel primo trimestre 2016; in seguito il reddito da interessi si è stabilizzato. Anche i ricavi da commissioni sono diminuiti (-2,8 per cento sull'anno precedente), in ampia misura per effetto di un calo delle commissioni relative all'asset management e alle attività nei mercati dei capitali durante i primi tre trimestri del 2016. È possibile che nel quarto trimestre questa tendenza si sia invertita, in quanto è tornata ad aumentare l'attività nei mercati dei capitali.
Esaminando, infine, i dati aggregati sulla composizione dello stato patrimoniale, redditività, solvibilità e rischio di credito delle banche vigilate si può osservare una
91Fonte: BCE. Rapporto annuale della BCE sulle attività di vigilanza, 2016 − Il contributo della vigilanza
alla
84 tendenza al rialzo dei coefficienti patrimoniali dall’inizio del 2015. Il coefficiente patrimoniale complessivo si è collocato al 17,2 per cento nel terzo trimestre del 2016, in rialzo dal 16,1 per cento registrato dodici mesi prima. Incrementi analoghi si possono osservare per il coefficiente CET1 e il coefficiente relativo al patrimonio di base (Tier 1). Figura 1492. Coefficiente patrimoniale complessivo e suoi componenti.
Inoltre, l’incidenza complessiva dei crediti deteriorati (NPL) è diminuita costantemente, dal 7,3 per cento nel terzo trimestre del 2015 al 6,5 per cento nel terzo trimestre del 2016. Figura 15. Crediti deteriorati.
Da tali studi emerge quindi una capacità di tenuta degli intermediari molto più forte negli ultimi anni e un aumento delle riserve di capitale in misura significativa. Al tempo stesso, però, le banche continuano a dover affrontare una serie di rischi e di sfide. Oltre a ricercare le modalità volte a incrementare gli utili in un contesto sfidante, a cedere gli attivi deteriorati dalla crisi e a difendersi da criminalità e rischi informatici, si trovano attualmente ad affrontare una serie di altre problematiche come quelle legate alla concorrenza dei soggetti diversi dalle banche o agli andamenti evolutivi dell’economia dell’area dell’euro Le banche operano in un mondo caratterizzato da rischi e da mutamenti. Devono, dunque, gestire costantemente tali rischi e adattarsi velocemente al cambiamento.