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VIII Confronto tra i portafogli azionari sostenibili, i portafogli di fondi SRI e il portafoglio di fondi convenzional

1. Confronto dei portafogli azionari sostenibili con il portafoglio di fondi comuni convenzionali

Un primo confronto sicuramente interessante si può avere tra i portafogli azionari sostenibili e il portafoglio di fondi comuni convenzionali. Il rendimento è nettamente superiore nel caso dell’investimento diretto in titoli azionari, anche considerando un livello di commissioni per l’acquisto, la vendita e la consulenza per la compravendita di azioni pari al 4%. Quando vengono considerate le spese correnti, le commissioni di sottoscrizione e di rimborso delle quote il rendimento netto del portafoglio di fondi diviene negativo, mentre il rendimento del portafoglio azionario, considerando un livello di commissioni pari al 4%, rimane positivo. La differenza, in termini di rendimento annuale netto, è pari a circa il 6% annuo a favore del portafoglio azionario. Tuttavia, quando viene considerato l’Expected Shortfall questo tende a favorire il portafoglio di fondi convenzionali, in quanto è leggermente meno negativo. La perdita, nel 10% peggiore dei casi, sarebbe stata superiore mediamente dello 0,2% settimanale a sfavore del portafoglio azionario. Di seguito vengono riportati alcuni grafici illustrativi.

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Grafico 13. Confronto del rendimento annuale lordo tra i portafogli azionari sostenibili e il portafoglio di fondi comuni convenzionali

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Grafico 14. Confronto del rendimento annuale netto tra i portafogli azionari sostenibili e il portafoglio di fondi comuni convenzionali

(periodo 01/01/2016 – 31/12/2018)26

26 Per i portafogli di azioni è stato considerato un livello di commissioni pari al 4%, mentre per il portafoglio di fondi convenzionali sono state considerate le spese correnti, le commissioni di sottoscrizione e quelle di rimborso delle quote.

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Grafico 15. Confronto dell’Expected Shortfall al 90% tra i portafogli azionari sostenibili e il portafoglio di fondi comuni convenzionali

(periodo 01/01/2016 – 31/12/2018)

2. Confronto dei portafogli di fondi comuni sostenibili con il portafoglio di fondi comuni convenzionali

Un secondo confronto, altrettanto interessante, si può avere tra i portafogli di fondi comuni SRI e il portafoglio di fondi comuni convenzionali. Il portafoglio di fondi convenzionali “batte” il portafoglio di fondi SRI ossia ha un rendimento lordo e netto superiore, la differenza è circa pari a 0,5 – 1%. Anche l’Expected Shortfall è meno negativo nel caso dell’investimento nei fondi convenzionali, la perdita settimanale sarebbe stata inferiore per

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circa lo 0,5% nel 10% peggiore dei casi. Di seguito vengono riportati alcuni grafici illustrativi.

Grafico 16. Confronto del rendimento annuale lordo tra i portafogli di fondi sostenibili e il portafoglio di fondi convenzionali (periodo 01/01/2016 – 31/12/2018)

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Grafico 17. Confronto del rendimento annuale netto tra i portafogli di fondi sostenibili e il portafoglio di fondi convenzionali (periodo 01/01/2016 – 31/12/2018)

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Grafico 18. Confronto dell’Expected Shortfall al 90% tra i portafogli di fondi sostenibili e il portafoglio di fondi convenzionali (periodo 01/01/2016 – 31/12/2018)

3. Confronto dei portafogli azionari sostenibili con i portafogli di fondi comuni sostenibili

Un ultimo confronto può essere fatto tra la performance dei portafogli formati da azioni di società responsabili con quella dei portafogli formati da fondi comuni di investimento sostenibili. I portafogli azionari “battono” i portafogli di fondi comuni, sia quando viene considerato il rendimento, sia quando si prendere a riferimento l’Expected Shortfall. Il rendimento dei portafogli costituiti da azioni è superiore sia al lordo, sia al netto dei costi. Vengono considerate commissioni pari al 4% per i portafogli azionari, mentre per i portafogli di fondi vengono prese a riferimento le spese correnti, le commissioni di sottoscrizione e quelle di rimborso delle quote dei fondi. Considerando il rendimento netto

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la differenza è circa pari al 7% annuo, a favore del portafoglio azionario, considerando lo stesso livello di sostenibilità del portafoglio. Anche considerando l’Expected Shortfall la situazione non cambia: i portafogli azionari avrebbero permesso di ridurre la perdita, nel 10% peggiore dei casi, per circa lo 0,4% settimanale, a parità di livello di sostenibilità. Di seguito vengono riportati alcuni grafici illustrativi.

Grafico 19. Confronto del rendimento annuale lordo tra i portafogli azionari sostenibili e i portafogli di fondi sostenibili (periodo 01/01/2016 – 31/12/2018)

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Grafico 20. Confronto del rendimento annuale netto tra i portafogli azionari sostenibili e i portafogli di fondi comuni sostenibili

(periodo 01/01/2016 – 31/12/2018)27

27 Per i portafogli azionari è stato considerato un livello di commissioni pari al 4%, mentre per i portafogli di fondi sostenibili sono state considerate le spese correnti, le commissioni di sottoscrizione e quelle di rimborso delle quote.

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Grafico 21. Confronto dell’Expected Shortfall al 90% tra i portafogli azionari sostenibili e i portafogli di fondi comuni sostenibili

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Conclusioni

L’obiettivo della tesi è stato l’analisi della convenienza, per un investitore privato molto facoltoso o per un investitore istituzionale di dimensioni ridotte, dell’investimento sostenibile, rispetto all’investimento convenzionale, in termini di rendimento corretto per il rischio, rappresentati in questa tesi dalla media e dall’Expected Shortfall al 90%. Per fare ciò sono state considerate quattro alternative di investimento: un portafoglio azionario sostenibile, un portafoglio di fondi comuni SRI, un portafoglio di fondi comuni convenzionali e un portafoglio composto da due ETF replicanti il mercato europeo. Il confronto è stato fatto prendendo a riferimento il mercato azionario europeo nel periodo 2016 – 2018.

Gli ETF che sono stati utilizzati per costituire il portafoglio d’investimento passivo e per la creazione dei portafogli con un intervallo di sostenibilità predefinito sono stati: Invesco Stoxx Europe 600 e Xtrackers Stoxx Europe 600, due ETF molto economici replicanti l’indice europeo Stoxx Europe 600.

Un primo passaggio è stato l’individuazione delle percentuali di sostenibilità ottimali per l’investitore, sia per il portafoglio azionario, sia per il portafoglio di fondi comuni SRI. A questo scopo sono stati creati 18 portafogli, con intervalli di sostenibilità decrescenti. Si è optato per la scelta di lasciare la possibilità all’ottimizzazione di variare la percentuale di sostenibilità in un range del 5%, al posto di imporre un livello di sostenibilità preciso, perché si è ritenuto che l’investitore, qualora avesse avuto la possibilità di migliorare la performance del portafoglio, variando leggermente la sostenibilità dello stesso, l’avrebbe ritenuta una scelta vantaggiosa. Per poter costituire un portafoglio con un certo livello di sostenibilità il capitale è stato investito per una certa percentuale negli strumenti finanziari sostenibili e per la rimanente parte in un portafoglio costituito dai due ETF.

L’universo investibile cui poter attingere per la creazione dei portafogli azionari è stato costituito prendendo a riferimento due parametri per la scelta delle azioni. Il primo è stato la presenza della società in un indice redatto dalla società Vigeo Eiris, provider globale specializzato nei temi dell’ESG, costituito da società del mercato europeo sostenibili, ossia l’indice SRI NYSE Euronext Vigeo Eurozone 120. Il secondo è stato la presenza della società nell’indice Stoxx Europe 600, preso come riferimento per poter effettuare un confronto con l’investimento convenzionale, rappresentato dall’acquisto di due ETF replicanti il suddetto indice europeo.

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L’universo investibile, tra cui selezionare i fondi per la creazione dei portafogli di fondi comuni di investimento SRI, è stato creato tenendo presenti alcuni vincoli: i fondi dovevano aver dichiarato, nella politica di investimento esposta nel prospetto informativo, di tenere in considerazione gli aspetti della sostenibilità, dovevano investire in azioni del mercato europeo, dovevano essere fondi a capitalizzazione dei rendimenti, dovevano essere sorti prima dell’inizio del 2013 e dovevano prevedere una quota minima sottoscrivibile coerente con il vincolo all’investimento minimo in ogni fondo sottoscritto, pari allo 0,1%, e con il capitale da allocare nel portafoglio, ossia 500.000 euro.

Per poter individuare le percentuali di investimento sostenibile ottimali è stata effettuata un’ottimizzazione vincolata, con l’obiettivo di minimizzare l’Expected Shortfall al 90%, utilizzando i rendimenti settimanali degli anni 2013, 2014 e 2015. I vincoli introdotti, che sono stati usati anche nella fase successiva, sono stati relativi alla percentuale di liquidità da detenere, variabile dal 5 al 6%, al rendimento minimo, che nella fase di ottimizzazione doveva essere almeno pari a quello ottenibile investendo in un portafoglio passivo equipesato composto da ETF, all’investimento minimo e massimo in ciascun strumento finanziario sottoscritto, ossia qualora questo fosse stato acquistato doveva esserlo almeno per lo 0,1% e al massimo per il 40% del capitale.

Da questa prima ricerca è risultato che per l’investitore gli intervalli di investimento ottimali, sia per il portafoglio azionario, sia per il portafoglio di fondi comuni SRI, erano 97,5-100%, 92,5-97,5%, 87,5-92,5%. Infatti è risultato che al diminuire della sostenibilità del portafoglio il rendimento tendeva a ridursi e l’Expected Shortfall tendeva ad aumentare. I portafogli così composti sono stati successivamente rivisti semestralmente, aggiustando l’investimento sulla base dei rendimenti dall’inizio del 2013 alla data di revisione del portafoglio, sempre cercando di minimizzare il rischio e rispettando i vincoli.

Nel periodo dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2018 i portafogli azionari avrebbero permesso di ottenere un rendimento netto superiore al rendimento dell’investimento passivo in ETF. Per i portafogli azionari sono state considerate commissioni del 2, del 3 e del 4%, mentre per il portafoglio di ETF sono state considerate le spese correnti caricate dal gestore, visto che non erano previste commissioni né di sottoscrizione, né di rimborso delle quote. Il rendimento sarebbe stato nettamente superiore, visto che, anche considerando commissioni del 4%, la differenza sarebbe stata superiore al 2,5%. Infatti il portafoglio di ETF avrebbe avuto un rendimento annuale negativo pari a -0,154%, mentre i portafogli azionari sostenibili avrebbero avuto rendimenti annuali positivi pari a 2,616% (portafoglio sostenibile al 97,5-100%), 3,168% (portafoglio sostenibile al 92,5-97,5%) e

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2,778% (portafoglio sostenibile al 87,5-92,5%). Anche il rischio, misurato dall’Expected Shortfall al 90%, sarebbe stato inferiore nel caso dell’investimento azionario. Infatti il portafoglio composto da ETF avrebbe potuto perdere, nel 10% peggiore dei casi, 3,618% settimanalmente, mentre i portafogli azionari sostenibili avrebbero potuto perdere settimanalmente, sempre nel 10% peggiore dei casi, il 3,065% (portafoglio sostenibile al 97,5-100%), il 3,078% (portafoglio sostenibile al 92,5-97,5%) e il 3,057% (portafoglio sostenibile al 87,5-92,5%).

Nello stesso periodo i portafogli di fondi comuni SRI avrebbero avuto rendimenti più negativi, rispetto al portafoglio rappresentativo dell’investimento passivo nel mercato europeo, composto principalmente dagli ETF. Per tutti i portafogli sono state considerate le spese caricate dal gestore del fondo, ossia le spese correnti, le commissioni di sottoscrizione delle quote e le commissioni di rimborso delle stesse. I rendimenti dei portafogli di fondi sostenibili sarebbero stati decisamente inferiori, rispetto al portafoglio convenzionale: il portafoglio costituito principalmente dagli ETF, rappresentativo dell’investimento convenzionale passivo, avrebbe avuto un rendimento annuale negativo pari a -0,113%, mentre i portafogli composti da fondi comuni sostenibili avrebbero avuto rendimenti annuali negativi pari a -4,487% (portafoglio di fondi sostenibile al 97,5-100%), -4,347% (portafoglio di fondi sostenibile al 92,5-97,5%) e -3,948% (portafoglio di fondi sostenibile al 87,5-92,5%). Tuttavia il rischio per il portafoglio costituito quasi esclusivamente da ETF sarebbe stato maggiore, visto che l’Expected Shortfall è inferiore per i portafogli sostenibili. Il portafoglio costituito per la quasi totalità da ETF avrebbe perso settimanalmente, nel 10% peggiore dei casi, il 3,612%, mentre i portafogli sostenibili avrebbero potuto perdere settimanalmente, sempre nel 10% peggiore dei casi, il 3,429% (portafoglio sostenibile al 97,5-100%), il 3,430% (portafoglio sostenibile al 92,5-97,5%) e il 3,429% (portafoglio sostenibile al 87,5-92,5%). L’investimento di una piccola percentuale, inferiore all’1%, in alcuni fondi comuni sostenibili, del capitale investito nel portafoglio costituito prevalentemente dagli ETF, avrebbe permesso di migliorare di poco il rendimento e il rischio, passando dal -0,154% di rendimento del portafoglio costituito solamente dagli ETF al -0,113% del portafoglio costituito anche da fondi comuni SRI e il rischio si sarebbe ridotto dal 3,618% al 3,612% di perdita settimanale nel 10% peggiore dei casi. Sicuramente una differenza minima, ma che denota che anche l’investitore “convenzionale”, disinteressato alle questioni della sostenibilità, dovrebbe tenere in considerazione i fondi comuni SRI, al pari delle alternative presenti nel mercato.

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In una fase successiva è stata introdotta un’alternativa attuabile dall’investitore, ossia l’investimento in un portafoglio di fondi comuni tradizionali. Il processo di ottimizzazione e i vincoli erano i medesimi degli altri portafogli. Il portafoglio è stato creato il 1° gennaio 2016 e successivamente rimodulato semestralmente, prendendo a riferimento i rendimenti settimanali dal 1° gennaio 2013 alla data di revisione del portafoglio.

Per costituire l’universo investibile dei fondi comuni convenzionali sono stati selezionati i fondi comuni che nel prospetto informativo abbiano evitato di indicare di seguire un approccio responsabile nella scelta delle azioni in cui investire, che investono in azioni di società europee, che sono denominati in Euro, che prevedono la capitalizzazione dei rendimenti, che siano sorti prima del 1° gennaio 2013 e che prevendono una quota minima sottoscrivibile coerente con gli altri vincoli del processo di creazione del portafoglio. È stato poi creato un campione casuale costituito da 100 fondi tra quelli presenti nell’intero universo investibile, per creare un universo investibile gestibile dal punto di vista computazionale.

Questo portafoglio di investimento avrebbe fatto incorrere l’investitore, nel periodo dal 1° gennaio 2016 al 31 dicembre 2018, a rendimenti annuali negativi pari a -3,501%, tenendo conto delle spese correnti, delle commissioni di sottoscrizione delle quote e di quelle di rimborso delle stesse. Il portafoglio costituito da ETF avrebbe avuto una performance migliore, pur ottenendo mediamente una perdita, e anche i portafogli azionari avrebbero permesso di guadagnare di più, visto che le performance sarebbero state positive. Tuttavia il portafoglio costituito da fondi comuni tradizionali avrebbe permesso di ottenere perdite inferiori, rispetto a quelle ottenibili con i portafogli composti da fondi comuni sostenibili. La perdita settimanale cui sarebbe potuto incorrere l’investitore nel 10% peggiore dei casi sarebbe stata 2,846% per il portafoglio costituito da fondi comuni convenzionali. Quindi l’Expected Shortfall sarebbe stato inferiore nel caso del portafoglio di fondi comuni tradizionali rispetto a tutti gli altri portafogli d’investimento, tuttavia la differenza rispetto ai portafogli azionari sostenibili sarebbe stata poco rilevante, inferiore allo 0,235%. Riassumendo i risultati trovati, i portafogli azionari sostenibili avrebbero avuto i rendimenti migliori e gli unici positivi e il portafoglio di fondi comuni convenzionali avrebbe permesso di avere la perdita inferiore nel 10% peggiore dei casi. Di conseguenza un investitore molto avverso al rischio avrebbe dovuto scegliere l’investimento nei fondi comuni tradizionali, per gli altri investitori sarebbe stato consigliabile l’investimento azionario in società sostenibili. Questo è coerente con quanto trovato nelle precedenti ricerche effettuate sul tema da altri studiosi. I portafogli composti da fondi comuni SRI

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sarebbero stati la peggior scelta, secondo questa ricerca, visto che avrebbero avuto un rendimento inferiore a tutte le alternative e la perdita nel 10% peggiore dei casi sarebbe stata inferiore solamente a quella ottenibile investendo nel portafoglio costituito dagli ETF, tuttavia la differenza sarebbe stata molto limitata.

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